TORNA IN BALLO LA DIGA DI SAN PIERO IN VALDORCIA?

venerdì 05th, agosto 2022 / 15:29
TORNA IN BALLO LA DIGA DI SAN PIERO IN VALDORCIA?
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RADICOFANI – Se in Valnestore (Comuni di Panicale, Piegaro, Marsciano, in Umbria) la secca del Tevere e dei suoi affluenti compreso il Nestore, sta facendo tornare d’attualità un progetto degli anni ’70, per un invaso sul torrente Ierna che potesse supplire ai periodi di siccità, nella più nota e celebrata Valdorcia, nel senese, terra dichiarata “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco, si torna a parlare della Diga di San Piero in Campo. Nel comune di Radicofani. Una diga che fu cominciata a costruire e fu in gran parte realizzata negli anni ’80 e che poi, in seguito agli scandali di Tangentopoli che coinvolsero alcune delle grandi imprese che la stavano realizzando, fu abbandonata a metà dell’opera. La diga mai nata è da allora uno dei tanti “monumenti allo spreco” del Bel Paese.
Nelle intenzioni doveva raccogliere l’acqua dell’Orcia e quella piovana e garantire acqua ad una vallata bella e superfotografata, ma da sempre siccitosa e arida, dove l’agricoltura è sempre stata fatica, sudore, lacrime e sangue, perché nelle crete e sui calanchi è difficile far crescere anche il grano… Una fatica che il Teatro Povero di Monticchiello, esperienza culturale e antropologica di prima grandezza, nell’arco di 55 anni ha raccontato tante volte.
Adesso, dopo più di 30 anni di abbandono, data la perdurante siccità, sembra che l’opera possa tornare in agenda. Da parte degli enti locali e della Regione ci sarebbe infatti la “volontà politica” di riprendere in mano il progetto e portarlo finalmente a termine.  In questi 30 anni sulla Diga di San Piero in Campo sono stati scritti decine di articoli di giornale (anche si primapagina), sono stati girati cortometraggi, documentari…Quel mostro si cemento nel cuore della Valdorcia è stato portato tante volte ad esempio delle “ferite” impresse al territorio. In un Convegno a “Cronache italiane” il forum della stampa autogestita organizzato da primapagina, nel 2010, se ne parlò diffusamente, con tanto di mostra fotografica intitolata “Pezzi d’Italia, Italia a pezzi”…
Nei primi anni ’90,  alla Commissione Tecnico-Politica che stava lavorando alla stesura del progetto del Parco Artistico Naturale della Valdorcia fu chiesto di esprimere un parere anche sulla diga di San Piero e quel parere fu positivo. A patto che fosse garantito lo scorrimento naturale e regolare del fiume Orcia e che la volumetria e il perimetro dell’invaso fossero ridotti rispetto a quelle elefantiache previste dal progetto originario. E oggi,, anche tra gli stessi comitati ambientalisti che negli anni si sono battuti per la tutela della Valdorcia e delle pendici dell’Amiata da interventi sconsiderati, c’è chi sostiene che il progetto può anche essere ripreso e la Diga si può anche portare a termine, purché si faccia “con tutti i crismi” riguardo alla sicurezza e alla tutela dell’ambiente e senza tante e inutili chiacchiere.
Del resto gran parte dell’opera, come dicevamo, è già fatta, così com’è non serve a niente se non a ricordarci uno spreco di denaro pubblico e una colata di cemento che non è servita a niente. L’acqua invece d’ora in avanti servirà. Immagazzinarla quando c’è, anche per i periodi di carenza, è una scelta intelligente e obbligata. Sono gli sprechi e i progetti faraonici che vanno evitati.
m.l.
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