UCRAINA, PUTIN ABBASSA I TONI. MACRON E LETTA TOLGONO L’ELMETTO… E NOI? SABATO 14 MANIFESTAZIONE PACIFISTA A CHIUSI SCALO

UCRAINA, PUTIN ABBASSA I TONI. MACRON E LETTA TOLGONO L’ELMETTO… E NOI? SABATO 14 MANIFESTAZIONE PACIFISTA A CHIUSI SCALO
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Sul fronte della guerra in Ucraina, quella di eri, 9 maggio, è stata una giornata importante. Intanto alla parata militare per celebrare la vittoria sul nazifascismo nel 1945, Vladimir Putin non ha dichiarato la “guerra totale” all’Ucraina e la “mobilitazione generale”, né ha annunciato, come qualcuno prevedeva, la vittoria nella parte orientale del paese invaso il 24 febbraio. Insomma ha tenuto bassi i toni. Con il discorso che ha fatto alla parata sul “dovere sacro della difesa della patria” e il richiamo alla Grande Guerra Patriottica contro l’invasore nazista, insieme allo sfoggio delle storiche bandiere dell’Unione Sovietica, anche quelle rosse con la falce e il martello, sia nella sfilata militare, sia nel “corteo degli immortali”, con i civili che hanno manifestato a Mosca e in molte altre città, anche nelle città ucraine del Donbass, portando in mano i cartelli con le fotografie dei caduti, Putin ha voluto rinsaldare l’unità dei russi, il loro patriottismo, ma anche dare una patina di copertura “ideologica” all’operazione militare contro l’Ucraina: la denazificazione, che pur essendo per certi versi un paravento, qualche motivazione reale ce l’ha. Perché l’Ucraina, anche quella d Zelensky qualche problema irrisolto e qualche buco nero con il nazismo non lo può negare. Comunque Putin non ha dato un colpo di acceleratore alla guerra. E questo è un fatto. Che si renda conto che si è impantanato e stia cercando anche lui una onorevole via d’uscita?E così come lo zar russo ha tenuto, diciamo, le mani in tasca, anche dalla parte occidentale che sostiene la resistenza ucraina si registrano abbassamenti di toni e qualche cautela in più rispetto alle settimane passate.

Il presidente francese Macron, che per la verità è sempre stato in questa vicenda il meno assatanato tra i leader europei, ha preso nettamente le distanze dalla posizione statunitense chiarendo che l’UE deve essere a fianco dell’Ucraina, senza che ciò significhi fare la guerra alla Russia, anzi l’UE dovrà adoperarsi per un accordo di pace evitando l’escalation del conflitto.

Macron ha detto pure che “la pace non si costruirà sull’umiliazione della Russia”. Una posizione che solo qualche giorno fa sarebbe stata bollata come “filoputin” da tutta l’informazione mainstream italiana (per dire), che lo ha fatto anche con il Papa…
Ma qualcosa, in giro per l’Europa, deve essere cambiato. Perché così come Macron, anche il segretario del Pd Enrico Letta, finora schieratissimo sulle posizioni della Nato, tanto che si fa il suo nome come probabile futuro segretario generale dell’Alleanza Atlantica, al posto di Stoltemberg, ha tolto l’elmetto: “Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia devono muoversi ora, uniti, per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin. Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l’Europa è adulta. Questa guerra è in Europa e l’Europa deve fermarla”,  ha detto Letta al Corriere della Sera, definendo “fuori luogo” certe affermazioni di Boris Johnson.
Alla buon’ora verrebbe da dire. Ma meglio tardi che mai. Benvenuto tra noi mr. Letta (tra quelli cioè che qualche dubbio sulla escalation del riarmo e sulla guerra per procura alla Russia con la pelle degli ucraini,  l’hanno sempre avuto). Anche il Ministro degli esteri Di Maio, sabato sera, da Fazio, è sembrato meno sicuro che in passato sulla linea bellicista e più cauto. Più orientato verso a strada del dialogo diplomatico che su quella della risposta armata.
Oggi Draghi incontra Biden, chissà se anche lui proverà a convincere il presidente Usa alla moderazione e verso la strada del negoziato e non della guerra ad oltranza.
Ormai, che gli interessi dell’Italia e dell’Europa non coincidano al 100% con quelli degli Usa lo hanno capito anche i sassi. Anche sulla stampa e sui canali televisivi nostrani dopo quasi tre mesi di martellamento a senso unico e di informazione del tutto “embedded” cominciano a circolare servizi giornalistici e filmati (come quello mandato in onda da Report sui civili evacuati dall’Azovstal a Mariupol) che raccontano verità diverse da quelle fin qui sparse a piene mani 24 ore su 24.
La tesi che la guerra è bella anche se fa male e che non c’è altra strada che la guerra, che in Ucraina è in atto un scontro tra dittatura e democrazia che può finire solo con la sconfitta e l’annientamento della potenza dittatoriale, cioè della Russia, comincia – come si vede – a vacillare. E pure il passaggio dal doveroso sostegno, anche in armamenti difensivi, ad un paese aggredito (l’Ucraina) alla guerra per procura e di lunga durata contro la Russia, tornata ad essere il nemico dell’Occidente, non trova tutti d’accordo. Le imprese italiane per esempio temono contraccolpi duri ai loro mercati. I sondaggi dicono che gli elettori non gradiscono la corsa al riarmo e potrebbero puniere chi la propugna. Il papa lo ha detto chiaramente che “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” abbia in qualche modo aiutato Putin a reagire con l’aggressione militare e imperialista all’Ucraina…
Ma nonostante questi flebili segnali, almeno per quanto riguarda la tendenza, nel frattempo la guerra continua. Si spara ancora sull’acciaieria Azovstal a Mariupol e da ieri anche su Odessa, una città simbolo  (è come se si sparasse su Firenze o su Genova) che  russi vogliono riprendersi.
Ecco, proprio perché ancora si spara e si muore in Ucraina; perché la parola pace, fatta sparire per due mesi e mezzo dal vocabolario, deve tornare al centro di ogni ragionamento; perché quando la guerra prende il sopravvento, la gente che vuole la pace non può e non deve rimanere in silenzio e in disparte; perché il movimento pacifista ha sempre contribuito, anche con le marce, le manifestazioni, le canzoni, la pratica attiva della non violenza, alla fine dei conflitti, anche noi nel nostro piccolo vorremo dare un contributo in tal senso.
Come Primapagina, dopo l’appello a replicare in qualche modo l’iniziativa di Santoro al teatro Ghione di Roma, abbiamo deciso di promuovere e organizzare insieme ad alcune forze politiche locali una MANIFESTAZIONE per la PACE. Parola d’ordine “Ridiamo la parola alla pace – Dialogo sì, armi no”. L’appuntamento è per Sabato 14 maggio, dalle ore 17,30 a Chiusi Scalo, Piazza Garibaldi
Come dicevamo, l’iniziativa è promossa da Primapagina e organizzata insieme a Possiamo, M5S, Sinistra Italiana e Sinistra Civica Ecologista ed è aperta ad altre adesioni e partecipazioni. Interverranno tra gli altri il Sen. Gianluca Ferrara (M5S), Antonio Canzano segretario provinciale di Sinistra Italiana, Siena; Simone Siliani, Direttore della Fondazione Finanza Etica ed esponente di Sinistra Civica ed Ecologista. Hanno già annunciato la propria presenza anche AnpiPotere al Popolo Siena e Partito Comunista. Il Pd per ora non ha ufficialmente aderito, adesso, dopo il cambio di linea del segretario Letta, chissà… Comunque vedere tutta insieme buona parte della sinistra diffusa (e non solo) è una bella sensazione…
I cittadini, i lettori, i navigatori del web, i pacifisti sono invitati a partecipare. Siamo convinti che molti parteciperanno, senza troppi distinguo. Non per sostenere una parte o l’altra, ma proprio per ridare la parola alla pace. Ce n’è bisogno.
Marco Lorenzoni
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