I PICCOLI COMUNI MONTANI DEL TERNANO SI COALIZZANO PER CREARE “GREEN COMMUNITY”

mercoledì 20th, aprile 2022 / 10:03
I PICCOLI COMUNI MONTANI DEL TERNANO SI COALIZZANO PER CREARE “GREEN COMMUNITY”
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Potrebbe diventare una grande scommessa vinta dal vulcanico e indomabile Valentino Filippetti, sindaco di Parrano, che sta lavorando da un paio d’anni al progetto di trasformare in una comunità sostenibile, green community, vari comuni dell’Orvietano: Parrano, Allerona, Fabro, Ficulle, Castel Viscardo, San Venanzo, Baschi e, in fase di arrivo, Guardea. La comunità si chiamerà “Green community Umbria Etrusca” ed è stata presentata ufficialmente il 14 aprile scorso a San Venanzo. Per l’occasione tutta la vitalità di un territorio considerato “marginale”, ma classificato dall’Unesco «riserva di biodiversità», è emersa chiaramente.  Si tratta di un territorio in parte montuoso e molto boscato, costellato di piccoli comuni, tutti sotto i 3.000 abitanti, per un totale di circa 15 mila e 700 residenti. Comuni peraltro in calo demografico, come moltissime realtà simili in tutta Italia: nel 2011 gli stessi comuni contavano più di 17 mila abitanti. Quindi uno degli obiettivi della green community è anche quello di offrire opportunità per invertire questa tendenza e far rimanere la popolazione in loco, magari attraendone di nuova.

Lo scenario in profonda trasformazione costituito dagli orientamenti europei e nazionali in fatto di sostenibilità, mitigazione dei cambiamenti climatici, economia circolare ha riaperto possibilità insperate fino a poco tempo fa per i piccoli e piccolissimi comuni che hanno recuperato la delega “allo sviluppo” sottratto alle amministrazioni locali.

Tutto parte dal varo della Strategia nazionale per le aree interne (Snai) elaborata da Fabrizio Barca nel suo ruolo di ministro della Coesione nei governi Monti e Letta: la strutturazione della rete dei comuni ha fatto scattare una nuova stagione di proposte con significative contraddizioni, a cominciare dalla scarsa convinzione manifestata dal comune capofila, Orvieto, dopo l’elezione della sindaca Tardani. Eppure il confronto tra sindaci e decine di operatori economici locali, con una significativa componente femminile, ha dato la sensazione di una nuova sensibilità per l’urgenza di pensare possibili formule per reggere il futuro anche nelle aree problematiche e in fase di spopolamento.

Nella Serra comunale, l’antica villa Faina, a San Venanzo, si è compiuta una nuova tappa di un percorso che ha nella progettazione partecipata necessaria a definire i progetti un passaggio vincolante voluto dall’Unione europea nell’attribuzione dei fondi pubblici. Cinquanta milioni di euro: questa la stima dell’ammontare complessivo delle risorse intercettabili grazie ai vari Fondi strutturali (sviluppo regionale, sociale, agricolo, coesione, servizi ecosistemici, Pnrr, Strategia forestale nazionale, Patto Vato). L’Umbria è stata recentemente classificata tra le  “regioni in transizione”, ovvero con Pil al di sotto della media europea, destinata quindi a usufruire dei sostegni previsti dall’Obiettivo 2 dell’Unione europea.

Per far nascere la “Green community Umbria Etrusca” verranno attivati tre laboratori di progettazione: bosco-acqua, agricoltura-turismo-produzione, benessere sociale. Serviranno a irrobustire un contesto sociale e ambientale, che ha il suo perno geografico nel massiccio del Monte Peglia, dove i segnali di recupero si vanno moltiplicando: la comunità energetica rinnovabile a San Vito in Monte, una delle prime in Umbria con una decina di aderenti, gli accordi di rete volontari tra aziende agricole che stipulano contratti di rete nella frazione di Doglio, qui si sta lavorando per la costruzione di un molino olivicolo per le prime 10 aziende firmatarie con 450 ettari coperti da quasi 25mila piantoni. C’è chi lavora (cooperativa Pane e Olio) a ricostruire la zootecnia a pascolo brado per dare luogo a pratiche di agricoltura “rigenerativa” che restituisca al terreno di tutte le componenti naturali indispensabili alla fertilità. Il tutto su oltre 1.000 ettari di superficie demaniale. Un desiderio di futuro incarnato da chi ha riaperto a Rotecastello un’osteria che sta facendo “tendenza” intrecciando la propria attività di ristorazione con “Wao” (we are one), festival musicale agostano che attrae nel “Parco dei Sette Frati”  quasi 5mila persone (più del 50 per cento provenienti da fuori Italia) per i quattro giorni di programma. Un quadro che va a intrecciarsi con l’attività ultradecennale del movimento Città Slow che da Orvieto tiene i fili di una rete fatta di 300 città in 32 paesi, di cui 92 in Italia. E ancora: l’Ecomuseo del Paesaggio.

A fronte di questi elementi positivi c’è anche il progressivo arretramento nei servizi di tutela dei parchi e delle riserve naturali, oltre che del patrimonio demaniale, da parte dell’Agenzia regionale che ha soppiantato le comunità montane: un allarme lanciato da Maurizio Conticelli, già consigliere comunale ad Orvieto e per decenni quadro dirigente della Comunità montana del Peglia, anche a nome dell’associazione “Amici della Terra”.

A San Venanzo si è parlato anche della ripresa dell’attività da parte del Patto “Vato” (Valdichiana, Amiata, Trasimeno, Orvietano): il presidente Marco Ciarini ne ha illustrato le dinamiche, dopo vari anni di appannamento, e una messa in liquidazione poi evitata in extremis proprio attraverso il recupero di fondi non utilizzati da anni anche se destinati a progetti di sostegno alle realtà più periferiche.

I lavori della conferenza sono stati aperti e conclusi da Luca Lo Bianco, esperto di progettazione territoriale strategica. Partecipanti alla riflessione anche i sindaci di Panicale (Cherubini, attuale presidente dell’Unione comuni del Trasimeno) e il sindaco della prima “green community” italiana, Enrico Bini, a Castelnovo ne’ Monti (Appennino Reggiano).

Un’altra iniziativa simile, ovvero un’altra Green Community è nata poco più a sud, tra i comuni di Giove, Penna in Teverina e Attigliano, sempre nel ternano. Le piccole realtà periferiche si stanno insomma ingegnando per trovare vie d’uscita dalla crisi e per offrire spiragli di un mondo migliore, più solidale, meno campanilistico, più sostenibile, più giusto. E tutto ciò, compresa la trasversalità e l’unità di intenti tra amministrazioni di colore diverso, è anche un bel segnale in un momento segnato da tamburi di guerra e rumori di bombardamenti nel cuore dell’Europa.

(articolo pubblicato in collaborazione con “Cronache Umbre”)

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