DIARIO DI GUERRA: CHI UCCIDE I CIVILI A MARIUPOL? QUANTI MARTIRI SERVONO ANCORA?

mercoledì 20th, aprile 2022 / 11:38
DIARIO DI GUERRA: CHI UCCIDE I CIVILI A MARIUPOL? QUANTI MARTIRI SERVONO ANCORA?
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Nuovo ultimatum di Mosca a Mariupol,  ma il battaglione Azov, che resiste nell’acciaieria Azovstal, non si arrende.
“La resa non è un’opzione contemplata, non ne abbiamo mai parlato, resisteremo fino alla morte. Ma i rinforzi arriveranno prima!” dice uno degli ufficiali del battaglione Azov, mentre un altro fa sapere che la sproporzione di forze, intorno all’acciaieria assediata, è grande: “per ognuno di noi almeno dieci russi”. E il Cremlino detta l’ultima condizione: “liberate l’area entro le 13 di oggi o attaccheremo”. Il vice primo ministro Vereshchuk ha intanto annunciato l’intesa su un nuovo corridoio umanitario.
Negli ultimi giorni si è appreso anche dalla stampa occidentale che nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal non ci sono asserragliati solo i “resistenti”, cioè militari e volontari ucraini, ma anche molti civili, comprese donne e bambini. Alcune dozzine di bambini.  Ma cosa ci fanno donne e bambini dentro una acciaieria assediata da un mese? Chi ce li ha portati e per quale motivo si trovano lì? Non è normale la loro presenza in un luogo del genere. Vi si sono rifugiati per salvarsi dai bombardamenti nei bunker sotterranei, oppure sono stati portati lì dentro per essere usati come scudi umani e cercare d impedire che i russi radano al suolo Azovstal? La domanda è più che legittima e se la stanno ponendo in molti, anche sui social. Meno sui media mainstream che si limitano per lo più a riferire che ci sono donne e bambini sotto assedio…
Ieri Vittorio Nicola Rangeloni, reporter italiano a Donetsk dal 2014, ha pubblicato un video girato sul viale Nikopolsky, di fronte all’acciaieria Ilycha a Mariupol (ne fornisce anche le coordinate 47.137581, 37.581970) e avverte: “immagini fortemente sconsigliate ad un pubblico sensibile!”. Rangeloni così scrive a corredo del video che ha postato:
“Queste immagini le ho girate due giorni fa, ossia un giorno e mezzo dopo l’ingresso dei fanti di marina russi nell’acciaieria che per settimane era stata trasformata in un fortino dai militari ucraini della 36esima brigata e dai reparti della guardia nazionale.
Lungo il viale ho trovato decine di cadaveri di civili. Questi corpi, ormai in avanzato stato di decomposizione, si trovano sull’asfalto da settimane. Le poche persone incontrate lungo questa strada mi hanno raccontato che si tratterebbe di civili, per gran parte operai della fabbrica, uccisi dai cecchini ucraini appostati nell’Ilycha.
In quest’area, per molto tempo, c’è stata una delle più ampie sacche di resistenza dei militari ucraini. Da pochi giorni, in seguito all’arrivo dei russi, gli abitanti del posto sono tornati a muoversi liberamente e a non aver paura di bombe e proiettili.” 
In un altro post successivo lo stesso Rangeloni (FOTO A DESTRA) scrive ancora: “Oggi sono stato nel porto dove si trovava la caserma della Guardia di Costiera ucraina. Ora la struttura, come tutto il distretto, si trova sotto il controllo dei militari dei Reparti Interni del Ministero degli Interni della Repubblica Popolare di Donetsk.
Di fatto la Russia e la DNR hanno il pieno controllo di tutto il mare d’Azov e di praticamente tutta l’area urbana, dove ormai non si registrano più bombardamenti. Le uniche esplosioni provengono dalla zona del l’acciaieria Azovstal”.
Anche alle testimonianze raccolte da Rangeloni va fatta – come abbiamo scritto tante volte, ormai – la tara. Perché in guerra la propaganda è spesso più forte della verità. Ma se fosse vero che i civili di Mariupol sono stati uccisi dai cecchini ucraini e non dai russi invasori e assedianti, questi ultimi rimarrebbero invasori e gli ucraini vittime di una invasione, ma la prospettiva della narrazione della guerra cambierebbe e non di poco. E forse sarebbe anche più facile capire perché ci sono civili nei sotterranei di Azovstal.
“Potrebbero essere le nostre ultime ore di vita” dice in un video uno dei comandanti del battaglione Azov, lo stesso che parlava della sproporzione di forze in campo. Ma il fatto che sia i militari asserragliati nell’acciaieria, sia il presidente Zelensky non contemplino la resa in una situazione del genere, mettendo a repentaglio anche la vita dei civili, fa pensare che se i russi vogliono radere al suolo l’Ucraina, qualcun altro sta solo cercando dei martiri da esibire e portare al tavolo di eventuali trattative future. I resistenti del battaglione Azov nell’acciaieria Azovstal, che nonostante le svastiche sulla divisa rifiutano l’etichetta di nazisti e non vogliono neanche pronunciare il termine resa, annunciando la difesa fino all’ultimo uomo nonostante un rapporto di 1-10 col nemico, non saranno nazisti, ma ricordano le ultime ore dei repubblichini di Salò, la retorica della bella morte e del martirio, proprio in questi stessi giorni di aprile del ’45…
L’invio di nuove armi, sempre più potenti, da parte di Paesi Nato (Usa e Canada, per esempio) va nella medesima direzione, perché allungherà il conflitto, ma difficilmente ne cambierà l’esito. E a questo proposito vale la pena citare un’altra notizia, comparsa tra le righe su alcuni giornali:
Gli Stati Uniti hanno pochi modi per rintracciare esattamente dove finiscono le armi inviate in Ucraina, ha detto il Pentagono alla CNN. In sostanza, il Dipartimento della Difesa Usa teme il rischio che a lungo termine alcune delle armi “possano finire nelle mani di altre forze armate e milizie che gli Usa non intendevano armare”.
Lo scenario insomma è tutt’altro che limpido. Il fumo delle esplosioni e dei bombardamenti rende tutto maledettamente più confuso. E in questo contesto cresce l’odore di morte e di macerie e la parola “negoziati” è scomparsa del tutto dalle cronache e pure dal vocabolario dei commentatori. Ultima notazione: L’acciaieria Azovstal era la più grande d’Europa e riforniva molte imprese metalmeccaniche anche in Italia, soprattutto nel nord est. L’impatto della guerra è anche economico e non solo a causa delle sanzioni alla Russia.
m.l.
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