CAMBIAMENTI CLIMATICI: IL TRASIMENO POTREBBE PROSCIUGARSI NELL’ARCO DI 50 ANNI. FORSE ANCHE PRIMA

CAMBIAMENTI CLIMATICI: IL TRASIMENO POTREBBE PROSCIUGARSI NELL’ARCO DI 50 ANNI. FORSE ANCHE PRIMA
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MAGIONE – “Oggi il Trasimeno misura circa 95 centimetri sotto lo zero idrometrico. È un dato allarmante. Dall’inizio di settembre sono stati recuperati appena venti centimetri d’acqua. Un autunno secco consegna alla stagione invernale un lago con il peggior dato idrometrico dell’ultimo decennio. Bisogna infatti risalire al 2012 per trovare un mese di gennaio con un livello così basso. Dopo quel 2012 arrivò un incredibile recupero con il triennio 2013-2015 straordinariamente generoso di piogge. Oggi come allora è però difficile prevedere cosa avverrà nel breve-medio termine, mentre le proiezioni di lungo termine – applicando i principali modelli predittivi sul cambiamento climatico – evidenziano un concreto rischio di prosciugamento entro la fine del secolo”.

A lanciare l’allarme è Giacomo Chiodini, sindaco di Magione dal 2014, cioè non il primo che passa, ma il primo cittadino di uno dei comuni rivieraschi del grande lago umbro. Chiodini prende spunto da una pubblicazione elaborata da un team di esperti dell’Università di Perugia nel 2014 e che sta per essere aggiornata con nuovi dati. Il team citato fa capo al Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie ed è guidato dal docente Alessandro Ludovisi, Ne fanno parte anche gli studiosi Elda Gaino, Michele Bellezza e Stefano Casadei.

Lo studio in questione  riguardante “l’impatto dei cambiamenti climatici sul lago Trasimeno” propone tre scenari ricavati sulla base di proiezioni climatiche dell’International panel on climate change (Ipcc). “Queste – scrive Chiodini sulla testata on lie Umbria24.it – indicano come estremamente probabile l’instaurarsi di condizioni siccitose nell’area mediterranea nel corso del secolo attuale. Tenendo conto di tali dati il rischio che il lago possa andare incontro a severe crisi idriche in un futuro prossimo appare elevato. Talmente probabile che in due dei tre scenari proposti il Trasimeno andrebbe a prosciugarsi entro il 2075. Nello Scenario 3 addirittura prima del 2050. “Le tre proiezioni – è spiegato – sono state generate considerando combinazioni delle proiezioni di cambiamento climatico mediane (Med), minime (Min) e massime (Max) delle principali variabili meteorologiche (precipitazioni e temperatura dell’aria), nell’assunzione di completa impermeabilità del bacino lacustre.

Entrando nel merito dell’elaborazione  l’obiettivo è quello di immaginare gli “effetti dei cambiamenti climatici sul livello idrometrico del lago Trasimeno utilizzando un modello idrologico di tipo lumped (Ubertini et al., 2007) che stima il bilancio idrico lacustre in funzione delle variabili metereologiche. Previa calibrazione e validazione, il modello è stato applicato a fini predittivi utilizzando le proiezioni climatiche dell’Ipcc per l’Europa meridionale e mediterranea. I dati mensili delle variabili meteorologiche registrati nel periodo di riferimento (1980-1999) sono stati replicati fino al 2090 e le variazioni previste, differenziate per stagione, sono state aggiunte alle repliche assumendo un tasso di variazione costante”. Con l’obiettivo di esaminare l’efficacia di diverse misure di mitigazione, gli Scenari sono stati anche combinati con le seguenti ipotesi gestionali, attualmente ritenute praticabili: Mitigazione 1: mantenimento delle misure restrittive sui prelievi a 30 mm anno; Mitigazione 2: mantenimento delle misure restrittive sui prelievi a 30 mm anno + adduzione di 6 milioni di metri cubi l’anno da bacino esterno; Mitigazione 3: abolizione dei prelievi + adduzione di 10 milioni di metri cubi l’anno da bacino esterno. “Solo nell’evenienza dello scenario più ottimistico (Scenario 2) – viene sottolineato nella ricerca – il livello idrometrico del lago è atteso oscillare entro gli intervalli recentemente osservati senza raggiungere condizioni critiche. Nell’eventualità che si realizzino gli scenari 1 e 3, invece, ci si deve aspettare il progressivo depauperamento della risorsa idrica finanche al prosciugamento del lago, nell’arco di alcuni decenni”.

Le ipotesi gestionali applicate, le cosiddette “Mitigazioni”, sarebbero – senza includere nel bilancio idrico i prelievi per uso antropico – sufficienti a evitare l’instaurarsi di condizioni idriche critiche nei prossimi 80 anni solo nelle condizioni climatiche dello scenario più favorevole (Scenario 2). Lo studio riporta anche una serie di esami relativi all’idrochimica e alla biologia lacustre in relazione alla mancanza di ricambio idrico, alla salinizzazione delle acque, all’ispessimento dello strato sedimentario nei fondali e quindi l’interrimento del bacino lacustre. “Tuttavia – secondo la ricerca– tali problematiche appaiono del tutto irrisorie se confrontate con i rischi potenziali che corre il lago Trasimeno nelle attuali prospettive di cambiamenti climatici.

Alla luce degli scenari simulati – aggiungono gli studiosi – è evidente la necessità di valutare la possibilità di porre in atto delle misure di mitigazione che prevedano allacci idraulici esterni, previa valutazione di fattibilità e impatto ambientale. Peraltro, qualora si verificassero le previsioni climatiche più impattanti sul Lago Trasimeno, l’adozione di misure che prevedono l’adduzione diretta di acque esterne potrebbe rivelarsi comunque inevitabile. Occorre però – sempre secondo Ludovisi e i collaboratori della ricerca – “agire in modo preventivo e urgente, sia in termini attuativi che valutativi, al fine di prevenire crisi idriche e/o impatti ambientali indesiderati legati all’adduzione di acque esogene”.

Il rischio di veder prosciugato il lago nell’arco di 50 anni, da qui al 2075, come prevedono gli Scenari 1 e 3 proposti dallo studio è concreto. E non è da escludere l’iptesi peggiore, e cioè che il prosciugamento avvenga nell’arco di 25 anni…  Così come appare inevitabile che l’estate 2022 sia segnata da un livello minimo sempre più prossimo a quello conosciuto nell’emergenza idrica del 2003.

Proprio per questo l’adduzione di acqua dalla Diga di Valfabbrica (Chiascio) diventa un obiettivo primario. E unica soluzione in grado di scongiurare l’irreparabile.

La Regione ha inserito il progetto nelle proposte umbre per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’Ente irriguo umbro toscano (Eaut) che sta già operando per portare l’acqua della Diga di Montedoglio per usi irrigui e idropotabili nella zona del Trasimeno e in Valdichiana, potrebbe essere il soggetto attuatore.

A questo proposito il sindaco di Magione Chiodini assicura che insieme ai suoi colleghi dell’area lacustre farà il possibile perché questa operazione veda la luce prima che sia troppo tardi.

La prospettiva delineata dallo studio dell’Università di Perugia è abbastanza apocalittica, ma è anche – va detto – conseguenza della natura stessa del Lago Trasimeno che è un lago “laminare”, cioè poco profondo e senza immissari naturali di rilievo. E’ molto esteso (128 kmq), ma ha una profondità massima di 6 metri. Nei periodi di siccità e di abbassamento del livello dell’acqua, il fondale viene già oggi dragato per consentire la navigazione dei battelli verso le isole. Il prosciugamento dei laghi laminari (che son bacini chiusi e superficiali) è un fatto naturale, fisico, insito nella geografia del luogo.

Ovvio che se il destino del Trasimeno, in ordine al cambiamento climatico globale, sembra segnato, in assenza di adduzione dall’esterno, la stessa sorte potrebbe toccare, anche molto prima, ai due laghi contigui di Chiusi e Montepulciano. molto più piccoli, ma profondi anche meno di 6 metri…

Per il lago di Chiusi la soluzione sembra essere ormai alle porte e si chiama – appunto – acqua di Montedoglio che dovrebbe arrivare a breve all’acquedotto, consentendo una drastica riduzione dei prelievi per usi irrigui e idropotabile.

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