Se dovessi aggiungere qualche capitolo ad una eventuale ristampa del libro “Vice del verbo tradire” uscito nel 2021, potrei aggiungere un’altra storia che ha a che fare con la “terra di mezzo”. Casualmente, ma questo è un dettaglio. Parlo della storia di Elena Curti, morta in questi giorni ad Acquapendente, cittadina citata più volte nel libro di cui sopra, a cavallo tra la Tuscia viterbese e la Val di Paglia. A soli 50 km da Chiusi e 25 da San Bagni.
Elena Curti è morta a 99 anni suonati, era già, per millennio, nei 100… Che una persona muoia alla soglia dei 100 anni è nelle cose della vita. Anzi è un privilegio, pochissimi ci arrivano. Ma allora perché e parliamo? Perché la centenaria Elena Curti era figlia di Benito Mussolini. Il Duce non la riconobbe mai. Ma l’ebbe accanto a sé in quel fatidico ultimo viaggio sulle rive del lago di Como nell’arile del 1945. Elena Curti era nata a Milano il 19 ottobre 1922, pochi giorni prima della marcia su Roma. Sua madre era la sarta Angela Cucciati, moglie dello squadrista milanese Bruno Curti. Nel suo romanzo M. il figlio del secolo”, lo scrittore Antonio Scurati racconta che la “sciura Angela” nel 1921 si recò da Mussolini in persona, nella redazione del suo giornale «Il Popolo d’Italia» per sollecitare un intervento a favore del marito, incarcerato in seguito a scontri di piazza. Ne scaturì una relazione dalla quale l’anno seguente nacque la bambina, che avrebbe portato sempre il cognome del marito della madre: Curti.
La stessa Elena, in un libro di memoria pubblicato nel 2003, scrive che lei non seppe nulla della sua discendenza dal Duce “fino all’età di diciotto anni, quando la madre (morta nel 1978) le rivelò tutto una sera dopo cena”. Le disse anche che Mussolini era consapevole di essere suo padre, ma non voleva che si sapesse. «Da quel giorno — confessò in seguito Elena — passai intere giornate a interrogarmi davanti allo specchio con le foto del Duce e del mio papà» per capire a chi somigliassi dei due…
Nel 1929, a soli sette anni, all’inaugurazione di un’istituzione milanese, il Duce le sorrise e le accarezzò i capelli, dopo aver guardato la madre. Anche questo lo racconta Elena.
Poi, durante l’ultima avventura di Salò, Mussolini l’aveva voluta vicino: la ragazza lavorava al servizio di Alessandro Pavolini, segretario del Partito fascista repubblicano. Il 27 aprile 1945 sul lago di Como Elena era nello stesso blindato dove si trovava il Duce, prima che fosse trasferito nel camion tedesco su cui poi venne intercettato e arrestato dai partigiani. Che lo fucilarono a Dongo. La vicenda è stata rievocata nel film Claretta di Pasquale Squitieri (1984).
Dalla moglie Rachele Guidi, Mussolini ebbe 5 figli (Edda, Vittorio, Bruno, Romano Anna Maria), ma ne abbe anche altri in giro per la penisola. Era noto per la sua intensa attività di seduttore. Il più famoso, anche perché la vicenda è stata rievocata nel film Vincere di Marco Bellocchio del 2009, è Benito Albino Dalser, nato dalla trentina Ida Dalser, che venne alla luce nel 1915. Una storiaccia anche quella di Benito Albino, che fu anch’egli, come la madre, rinchiuso in un istituto psichiatrico a Mombello di Limbiate (l’allora grande manicomio provinciale di Milano), dove morì nel 1942 per consunzione. Il quotidiano La Repubblica ha definito la sua scomparsa, “un delitto di regime”. Nel 1925 Benito Mussolini, da circa tre anni Capo del Governo, nello stesso anno del suo matrimonio religioso con Rachele Guidi, avrebbe assegnato al piccolo Benito Albino una dote di centomila lire in Buoni el Tesoro, ma, al di fuori di questa elargizione, non si occupò mai direttamente del bambino. I rapporti con Benito Albino furono invece tenuti dal fratello del Duce, Arnaldo che ebbe nei confronti del nipote un comportamento affettuoso.
Invece Elena Curti non era mai stata riconosciuta. Ma è stata una delle ultime persone a vedere Mussolini vivo. Dopo la Seconda guerra mondiale si era trasferita in Spagna con il marito per poi tornare in Italia nel 2000. Ieri se n’è andata, poco prima di compiere il secolo di vita. Certo Mussolini non si comportò benissimo con lei e con sua madre. Non sappiamo se le avesse lasciato una dote in buoni del Tesoro o altri “benefit”. Sappiamo che non la riconobbe mai e questo fu in qualche modo un “tradimento”. Come fu però un tradimento la sua relazione con Angela Cucciati, nei confronti della moglie Rachele.- per certi versi – per Elena Curti è stata una fortuna. Essere la figlia del Duce poteva costarle anche molto caro in quelle orte concitate sul lago di Como. Invece è arrivata a 100 anni…
m.l.
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….e la questione di Edda Ciano ? E’ rimasta nel mistero anche quella ? La Balabanoff si dice che fosse l’amante di Lenin poi di Mussolini esule in Svizzera e se si guarda la foto di Edda Ciano la somiglianza è molto più verosimile con la Balabanoff che con Rachele Mussolini moglie del Duce.Sono fatti questi che si perdono nella notte dei tempi e che mai con sicurezza ormai verranno accertati,ma certe tracce sicure ed anche di una certa logicità esistono anche nei nostri territori.A Villastrada per esempio fino ad una venticinquina di anni fa esisteva una donna che poi mi sembra sia sia trasferita e sia morta a Tavernelle che in Villastrada stessa veniva conosciuta ed anche chiamata col soprannome di ”La Banoffe ”, un nome sforzato e pronunciato male per qualche motivo comune alla presenza di Angelica Balabanoff ai primi del ‘900 all’epoca delle lotte per ”la Collaia” e dello sciopero del bestiame proprio in quel di Villastrada-Vaiano dove la Balabanoff ebrea ed esule russa venne chiamata a tenere comizi da parte di mio nonno e da parte di Giulio Cozzi detto ”Il Riccio”.Sulla presenza di questa storia che in pochi anche oggi conoscono, e che quasi improvvisamente prima della prima guerra mondiale diventò anche parte della storia locale del nostro territorio, ha lasciato delle notizie in parte scritte mio zio Solismo Sacco nel suo archivio storico poichè nel Settembre del 1913 la Balabanoff che ormai lavorava nella sede del Partito Socialista Italiano in Via del Corso a Roma, venne chiamata da mio nonno Benito Sacco per presenziare ad un grande comizio in occasione dell’inaugurazione della casa dei Socialisti a Palazzolo di Moiano,dove conversero- si dice- migliaia di persone.Da quella data che segnò la presenza evidente della forza del partito Socialista sul territorio di Moiano e dei suoi dintorni c’è una delle ragioni principali per la quale Moiano è stata storicamente per decenni e decenni sia prima che dopo la seconda guerra mondiale il serbatoio della forza che fù prima del PSI poi nel dopoguerra del PCI.Solismo Sacco raccontava che suo padre Benito era andato insieme ad altri lavoratori per circa un anno a lavorare in Svizzera a Losanna credo intorno al 1913 e diceva che si ricordava che aveva assistito ai comizi di un russo che si chiamava Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin.Di tutta questa storia a me è rimasta solo una piccola monetina d’oro da 20 franchi svizzeri che mio nonno riportò come solo guadagno di quasi un anno di lavoro che fece in Svizzera e che oggi tengo come una reliquia a ricordo di tali fatti e che non è mai stata convertita in denaro negli anni bui del fascismo quando la fame imperava sovrana per coloro che erano avversi al sistema. Sempre la Balabanoff (che è morta nel 1965) dopo aver rotto da decenni prima con Lenin e con la Rivoluzione Bolscevica)dette poi la sua adesione al partito Socialdemocratico italiano di Saragat, fu la persona che durante uno sciopero del bestiame(così si chiamava allora quando i contadini portavano i buoi in piazza a muggire perchè si rifiutavano di governarli lottando contro gli agrari) battezzò mia zia,figlia di mio nonno con l’acqua di una fontana di Vaiano poichè il prete si rifiuatava di battezzarla dato che era figlia di un socialista e che perdipiù aveva quasi rapito la madre portandola consenziente via da casa senza l’assenso della famiglia.Angelica Balabanoff prese questa bambina in braccio e pronunciò le testuali parole davanti ad una folla di contadini :”se non la battezza il prete la battezziamo noi” e la chiamò col nome di Libera Ribelle Germinale, evidentemente suggeritole da mio nonno. Libera Ribelle Germinale poi dopo quasi un anno fu battezzata dallo stesso prete ed iscritta all’anagrafe col nome di Libera Sacco perchè ammorbidito da una offerta in denaro da parte della famiglia del suo nonno che non poteva subire l’onta che sua figlia Maria avesse generato Libera e che fosse stata portata via da casa da mio nonno (in pratica era avvenuta quella che oggi chiamano ” una fujtina’) di notte facendosi calare le poche vesti dalla finestra dentro un cesto di vimini.
Il figlio di ” Libera Ribelle Germinale” è mio cugino sempre vivente ed abitante a Città della Pieve a nome Tito Tiberi padre di Ornella Tiberi.Queste storie sembrano provenire oggi da altri mondi ma grossomodo è solo passato pocopiù di un secolo e la maggior parte della gente oggi alle prese con la quotidianità di un mondo che richiede ogni ora di guardare con ansia l’orologio, spesso nei momenti nei quali si ritrova a vivere non pensa che le proprie condizioni sono state generate dall’esistenza di quelle lotte e dal sacrificio di quelle persone che s’intreccia e che determina quelle storie dalle quali noi veniamo.
E spesso penso al detto che ”chi si dimentica del proprio passato sia destinato a riviverlo” e guardando il mondo che c’è intorno a noi oggi,quella frase mi appare che contenga una corposa verità.
Carlo, quanto a Edda Mussolini, “mater semper certa est, pater nunquam”. Non può essere figlia di Angelica Balabanoff perché partorita da Rachele Guidi… Potrebbe essere dubbia la paternità di Mussolini, ma tu questa non la metti in dubbio e nessuno lo ha mai fatto… Quindi…
Io non metto in dubbio nulla, ho solo detto che nel passato,non solo recente ma anche lontano ci sono state polemiche in tutta la stampa sulla maternità di Eddina…e non le ho rizzate mica io tali polemiche.Ho solo ripreso il fatto che venisse detto che la somiglianza di Edda fosse più vicina e di parecchio a quella con Angelica Balabanoff.Ora, certamente se andiamo a guardare ciò che è stato nel tempo riportato dai giornali fa solo notare che le ”fake news” c’erano anche allora e probabilmente anche per mettere in cattiva luce il modo di relazionare con l’altro sesso che aveva il Duce del Fascismo.Fra l’altro gli aspetti più oscuri a cui fai riferimento tu nel post riguardano il suo comportamento di fronte a tali problematiche ed allora se quegli aspetti sui cui tu ti concentri sono veri poichè di pubblico dominio perchè non potrebbe anche entrarci tale vicissitudine che riguarda la Balabanoff a pieno titolo dubitativo come è stato per ciò che racconti? Non voglio insinuare nulla ma voglio far notare che se le polemiche ci sono state e nemmeno poche su tale storia vorrà dire qualcosa tutto questo ? Metto il punto interrogativo ma comunque sono queste le cose che non verranno mai a compimento nell’ambito della conoscenza pubblica anche perchè se un fatto si voleva nascondere a quei tempi non ci voleva proprio tanto per farlo. Tu dici che la maternità è certa ma ne siamo sicuri che nei registri dell’anagrafe all’epoca ci sia stata riportata la verità ? La polemica sulla somiglianza con la Balabanoff è stata fatta ma oggi riescono ad insabbiare i processi ed i delitti come quelli di Piazza Fontana, dell’italicus, dell’Itavia su Ustica ed a farli durare decenni, figurati ai tempi del fascismo cosa veniva prodotto ? Ciò che pareva giusto ai potenti,i poveri dovevano solo abbassare la testa e non mettere mai in dubbio ciò che veniva detto dalla stampa di regime.In quel clima durato 20 anni ti facevano vedere gli asini che volavano ed i sorci verdi.Ma per tanti aspetti mi chiedo se oggi fondamentalmente sia molto diverso da allora.Prima c’era poca critica anzi nessuna, oggi sembra ce ne sia tanta fino all’inverosimile e che tutti possano dire la loro ma le istanze dei potenti passano dai filtri, accettate commentate e spesso nessuno si sogna di contrastarle.Anzi chi le contrasta e le scopre e riesce a farle diventare di patrimonio pubblico rischia il carcere a vita o la soppressione fisica vedi Assange con Vikileaks, ma anche tanti altri come lui nei luoghi del mondo dove ci raccontano che ”viga la democrazia”…. e tutti a dire di si.