LE “MOLLE” CHE MUOVONO I TURISTI

LE “MOLLE” CHE MUOVONO I TURISTI
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L’estate è finita da un mese e mezzo, è passato anche il ponte di Ognissanti, che a livello turistico è sempre una cartina di tornasole piuttosto precisa… Nella zona di turisti ne son circolati parecchi. Soprattutto, nei luoghi più “cool”, quelli entrati ormai nei circuiti virtuosi. Montepulciano ha fatto il tutto esaurito, con folle pressoché oceaniche, lungo il corso, in Piazza Grande e ovviamente nelle enoteche e mei bistrot. Ce ne sono una settantina nel centro storico e nel week end dei Santi hanno lavorano tutti. Montepulciano è una città splendida, una vera e propria perla architettonica, uno degli esempi migliori e più puntuali di città rinascimentale. Per certi aspetti, nemmeno Firenze, ha una tale concentrazione di bellezze e di “firme” come la città del Poliziano. Solo in Piazza Grande si affacciano edifici griffati da Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo, Il Vignola, Ippolito Scalza…  Ma Montepulciano è così da più di 500 anni. Era così anche 30-40 anni fa, quando di turisti non si vedeva nemmeno l’ombra e lungo il corso i negozi esistenti erano bottegucce buie, rimaste uguali dal dopoguerra…  Adesso Montepulciano vive, da qualche anno, un vero e proprio boom turistico ed è diventata una meta del turismo domenicale, come prima lo erano Cortona, Orvieto, San Gimignano e, in qualche modo anche Pienza e Montalcino.  Ma dal punto di vista storico-artistico Montepulciano con Orvieto se la gioca, con San Gimignano pure (la città delle torri è un esempio inimitabile di città medievale), ma rispetto a Cortona, Pienza e Montalcino è qualcosa di più, senza nulla togliere alle altre tre perle della Toscana meridionale. Eppure l’impresione è che la maggior parte dei turisti che affollano via dell’Opio e via di Gracciano nel Corso vengano a Montepulciano perché è “trendy”, più che per le bellezze architettoniche. Certo, l’impatto visivo di una piazza splendida come Piazza Grande è più immediato e percepibile rispetto a quello che può avere un museo o una tomba etrusca, per dire. Ma anche questo sembra un aspetto secondario. La molla che fa arrivare migliaia di persone a Montepulciano è un’altra: è la moda. La gente va dove va altra gente, indipendentemente da quello che è il contesto. E poi c’è la seconda molla, che è il mangiare bene e bere benissimo. Montepulciano è entrata nei circuiti virtuosi del turismo italiano e straniero, da quando il suo prodotto distintivo e trainante ha cominciato ad affermarsi e ad essere conosciuto sul mercato nazionale e internazionale: il Vino Nobile. E’ il vino il brand che fa arrivare la quota più alta di turisti. E con il vino la gastronomia che ci gira intorno… Non sono neanche a buon mercato i ristoranti e i bistrot di Montepulciano, ma anche questo è un sintomo di “qualità”. O quantomeno la gente lo percepisce come tale: i prezzi sono piuttosto cari, ma si mangia bene. Ne vale la pena. Questo l’assunto. Ovvio che sia gli operatori, sia gli amministratori locali hanno saputo vendere bene la città. Il fatto di aver avuto per 10 anni un sindaco (Andrea Rossi) che oltre a fare l’amministratore, faceva anche il produttore di vino Nobile forse ha aiutato. Ha creato circostanze favorevoli e un circuito virtuoso. Ora Montepulciano ha il problema di gestire il flusso turistico e non farsi travolgere, diventando un paese cartolina. Non è Las Vegas e nemmeno Chianciano. Montepulciano è una città bell, ma scomoda, per conformazione urbanistica, una città dagli equilibri delicati. Deve fare molta attenzione…

Un po’ come Pienza, che però è molto più piccola, che per la verità un po’ “paese cartolina” lo è diventata, nel tempo, pur rimanendo ovviamente una piccola perla incastonata in un paesaggio che Iris Origo definì “commovente”. Il boom di Montepulciano, qualcosa a Pienza e a Montalcino probabilmente ha tolto.  Come qualcosa ha tolto a Cortona che però resiste, abbastanza tranquillamente sui suoi standard, ormai consolidati…

Fino a 4-5 anni fa sembrava che in questo territorio “di confine” il polo di attrazione per il turismo domenicale (ma non solo) potesse diventarlo Città della Pieve, che ha vissuto momenti di forte euforia. Complice anche la pandemia e le restrizione anti covid, negli ultimi anni, la Città del Perugino sembra aver tirato il freno. Quest’anno l’passenza del Palio si è fatta sentire. Ma anche i cartelli “vendesi” e “Affittasi” sulle vetrine di negozi e locali chiusi, testimoniano un lieve regresso.  Città della Pieve sembra insomma non avere più il vento in poppa. Dal punto di vista turistico sta meglio di altre realtà, è ancora una meta apprezzata, ma il flusso si è un po’ arenato. E anche qui vale o stesso discorso fatto per Montepulciano: la gente che arriva, non arriva per ammirare i dipinti del “Divin Pittore” o il Palazzo fatto costruire da Ascanio Della Corgna, la Rocca dove Cesare Borgia fece assassinare i congiurati che avevano tramato contro di lui, ma perché anche Città della Pieve è in qualche modo “trendy” e perché ci sono bar e ristoranti dove si  mangia bene e si può godere di un ambiente familiare e  suggestivo… La pubblicità di rimbalzo dovuta alla presenza in loco del premier Mario Draghi, che vi abita da anni, ha forse contribuito ad accrescere il prestigio della cittadina umbra e a tamponare qualche falla. La stagione delle vacche grasse però sembra ormai passata e anche Città della Pieve dovrà inventarsi qualcosa di nuovo per la ripartenza: rifare il Palio potrebbe non bastare. Il 2023 sarà il cinquecentenario della morte del Perugino. Non manca molto. La grande mostra su Pietro Vannucci del 1985 fu una delle molle che fece decollare Città della Pieve. L’attuale amministrazione nel 2023 entrerà nell’ultimo anno di mandato e vorrà sfruttare l’occasione… Vedremo. Con Pienza, Città della Pieve è la cittadina che più beneificia del turismo locale, quello cioè dei paesi limitrofi, sia in estate che nelle sltre stagioni.

Una città che riesce come presenze e arrivi, e anche come attività ricettive ed enogastronomiche… ma ancora non decolla e non riesce ad entrare nel grande giro del turismo di massa è Chiusi, che dal punto di vista turistico è la realtà che ha più lavoro da fare e più terreno da recuperare. Le recenti iniziative per i 150 anni del Museo Nazionale Archeologico hanno fatto registrare un certo successo…così come altre iniziative, ma le folle per strada non si vedono. Questo, perché nonostante Chiusi abbia una “dotazione” di tesori storico-archeologici e culturali molto consistente e di grandissimo rilievo e valore, non ha un centro storico “monumentale” che può garantire un colpo d’occhio come Montepulciano o Pienza, e soprattutto non ha un prodotto tipico trainante. O meglio alcuni li ha ma sono di nicchia, come gli etruschi, in definitiva. Il “brustico” e i piatti a base di pe4sce di lago a Chiusi sono un must, ma si trovano praticamente solo nei ristoranti sul lago. Per il resto, anche se a Chiusi si possono trovare locali con chef stellati, pluripremiati e con la chiocciola di Slow Food, alla fine questo valore aggiunto non riesce da solo a far fare il salto di qualità alla città. Un po’ come Porsenna e gli Etruschi, che sono percepiti come un popolo estinto, veramente di nicchia, che ha lasciato poco o nulla e solo cose funerarie… Il che evidentemente non attrae più di tanto. Chiusi ha anche una Cattedrale tra le più antiche della Toscana e le catacombe paleocristiane, rarissime a nord di Roma, con una collezione di epigrafi tra le più rilevanti al mondo. Il turismo religioso, in questo senso, potrebbe essere un volano e una leva importante, finora però non lo è stato. Forse è mancato qualcosa nella promozione, nel far conoscere i giacimenti e i tesori che pure sono visitabili e fruibili, forse è mancato qualche evento trainante, con  la fine del 2021 terminerà anche l’anno dantesco, che Chiusi ha sfruttato poco, pur essendo l’unica cittadina dei dintorni ad esser citata nella Divina Commedia… A livello di risorse Chiusi non sta messa peggio delle cittadine limitrofe, anzi. A livello di strutture ricettive e enogastronomiche è sicuramente partita in ritardo rispetto ad altre realtà, ma oggi ha anche alcuni punti di eccellenza (e a prezzi ancora non esorbitanti), ma registra anche situazioni non all’altezza di una cittadina che vuole avere velleità turistiche ed è lì che servirà l’impegno maggiore. Evitare cadute di stile e sciatteria vale quanto una buona pubblicità, altro terreno su cui Chiusi dovrà lavorare più di altri.

E’ diverso il turismo lacustre dei paesi rivieraschi del Trasimeno come Castiglione del Lago, Passignano e Tuoro.  Anche se non è più un turismo balneare, gli somiglia parecchio. E pure sulle rive del lago umbro, il flusso turistico ormai si basa essenzialmente sull’offerta enogastronomica e su quella diciamo così naturalistico-ambientale. San Feliciano è definita “il paese dei tramonti”, per esempio e c’è molta gente che ci va apposta per vedere proprio il tramonto sul lago… A Castiglione e Passignano ci sono pure locali dove si può mangiare ma anche ascoltare buona e buonissima musica live, cosa piuttosto rara altrove. Naturalmente i piatti a base di pesce di lago sono un buon richiamo per chi cerca tipicità e l’offerta specifica è abbastanza diffusa. 

Con la ripresa della mobilità e della vita quasi normale, dopo quasi due anni di limitazioni, distanziamenti, posti contingentati  causa pandemia, adesso i motori si sono rimessi i moto. E l’inverno che avrà nuovi momenti clou nelle varie località con le iniziative natalizie (mercatini ecc..), servirà anche a mettere a punto le strategie per la stagione estiva, per tarare le proprie frecce e renderle efficaci. Serviranno idee, intuizioni, promozioni mirate e random, insieme ad azioni di consolidamento di ciò che già c’è. Perché nulla è scontato, e – come è noto – quando la molla principale è in un certi senso la moda, si fa presto veder cambiare il vento. Le mode non sono eterne. Spesso passano, anche velocemente…

m.l. 

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