LA STALLA-MODELLO DI BRUGNARO: PIU’ DI 2.000 CAPI, INQUINAMENTO ZERO, BENESSERE DEGLI ANIMALI…

venerdì 29th, ottobre 2021 / 12:19
LA STALLA-MODELLO DI BRUGNARO: PIU’ DI 2.000 CAPI, INQUINAMENTO ZERO, BENESSERE DEGLI ANIMALI…
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CASTIGLIONE DEL LAGO – Quando il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro cominciò a parlare e a progettare la mega stalla per bovini al confine tra i comuni di Chiusi, Castiglione del Lago e Montepulciano, precisamente tra  i laghi di Chiusi e Montepulciano, su queste colonne fummo i primi a storcere il naso e a temere ricadute negative dal punto di vista ambientale. Perché una mega stalla in un territorio delicato poteva essere un bel rischio, poi perché il personaggio Brugnaro,  imprenditore-politico destrorso e molto discusso, sulla carta e secondo il nostro modo di vedere le cose, aumentava quel rischio. Nessun preconcetto, ma molte perplessità.

Da allora sono passati 4-5 anni, adesso la megastalla dell’azienda San Giobbe è in funzione. I bovini che ospita sono già più dei 2.000 ipotizzati e dichiarati in partenza. Il 90% sono di razza Chianina, il 10% di razza Limousine. Due razze da carne. La prevalenza della Chianina si spiega con un motivo: la territorialità. Con il fatto cioè che la Chianina è la razza tipica di questo territorio, la Val di Chiana ed è qui che trova il suo habitat. 

Come San Tommaso, siamo andati a vedere come si lavora alla San Giobbe. Che come struttura è quasi tutta in territorio castiglionese, ma è sul confine:  Chiusi e Montepulciano sono lì a pochi metri. L’azienda si estende su 850 ettari di cui 200 coltivati a mais, 200 a orzo, 300 a foraggi vari e 20 circa a vigneto… Il resto sono laghi e boschi dice con soddisfazione Giuseppe Trettel che è il factotum della San Giobbe ed è anche il presidente della squadra di basket omonima che gioca a Chiusi e disputa il campionato di serie A2.

La mega stalla di Brugnaro è una stalla moderna. Probabilmente una stalla modello. Tutte le strutture, una serie di hangar per il ricovero degli animali, ma anche per lo stoccaggio delle rotoballe di fieno e degli altri foraggi, per la lavorazione della “granella”e le stesse concimaie presentano coperture in legno lamellare e sono anche belle a vedersi. Sembrano palasport…

In tutta l’area, che è grande, non si avverte nessun cattivo odore. Neanche quello tipico delle stalle.  Anche all’interno degli hangar dove sono ricoverati centinaia di bovini, percorrendo il corridoio centrale, l’unico odore che si sente è quello del foraggio. Non è nemmeno fastidioso. Gli animali sembrano molto tranquilli. E tutti molto puliti.

Le lettiere sono congegnate in modo tale che restino sempre piuttosto asciutte, i liquami vengono assorbiti dalla paglia che viene continuamente rinnovata…  Ciò che esce dalle stalle, secondo un efficiente sistema di raccolta e convogliamento, è letame asciutto che poi viene stoccato nelle concimaie coperte e dopo 5 mesi di maturazione diventa concime bio, che poi l’azienda usa nei propri terreni. In sostanza un circuito chiuso. Non escono liquami, nulla finisce nei fossi o canali di campagna. Neanche in caso di piogge copiose.

Gli animali sono separati: quelli all’ingrasso, le fattrici con i vitellini, i tori…

Ogni tanto in mezzo alle chianine spunta qualche capo di colore marrone o pezzato. Sono le “balie”, cioè mucche limousine che aiutano con il loro latte le chianine che per costituzione ne fanno poco… E sembra stiano molto bene insieme. “il benessere degli animali è fondamentale, per avere alla fine un buon prodotto”,  dice ancora Trettel, che mostra orgoglioso anche dei paddock all’aperto, molto ampi, dove mucche vitelli e tori possono fare un po’ di sgambatura e ci spiega che per “benessere” si debbono intendere buoni mangimi, ma anche pulizia, spazi e dunque buona qualità di vita… “. Tutti i capi hanno le corna spuntate per evitare che urtandosi possano farsi male.

L’azienda San Giobbe sulla Chianina detiene l’8% del mercato nazionale. Una quota importante. Ma ha una quota importante anche di terreni in tutta la Valdichiana, ha infatti rilevato alcune aziende storiche della zona come la fattoria San Polo tra Montallese e Chianciano, ma anche altri terreni nella Valdichiana propriamente detta (zona tra Montallese e Montepulciano stazione) e nella Valdichiana romana, zona Butarone nel territorio di Città della Pieve, tra Chiusi Scalo e Ponticelli.

Gli operai e gli addetti alla stalla che sono una ventina, tutti italiani e tutti del comprensorio, oltre che i mezzi da lavoro,  per spostarsi all’interno dell’azienda usano delle mountain bike. Filosofia green. Nella palazzina uffici-direzione oltre a docce e spogliatoi, c’è anche una sala mensa con cucina e televisore per la pausa pranzo. “Non solo gli animali, anche il personale deve stare bene e sentirsi a casa propria”.

La macellazione non avviene in loco. Gli animali destinati al macello, normalmente intorno ai 21 mesi di vita, vengono inviati ad una struttura apposita in provincia di Perugia. Una parte della carne torna alla San Giobbe sotto forma di mezzene e quarti e qui, in un apposito laboratorio (pulitissimo anche questo), viene ulteriormente frollata, lavorata, sporzionata e confezionata per il mercato on line. Ma è possibile acquistare e prenotare anche sul posto. Nell’etichetta troviamo il codice dell’animale, la data e il luogo di nascita e altri dati per un completo tracciamento.

Le carni San Giobbe sono a marchio 5R e IGP (Indicazione Geografica Protetta).

Insomma, dopo la visita all’azienda e dopo aver visto coi nostri occhi cos’è la megastalla di Brugnaro e come si lavora alla San Giobbe, ci viene da dire che le nostre perplessità iniziali e i nostri dubbi sui rischi commessi ad una attività di questo tipo in quel territorio specifico, sono stati tutti fugati. Ovvio che – come per tutte le attività produttive – le cose vanno fatte bene sempre, l’equilibrio deve essere mantenuto nel tempo…  Per ora però la San Giobbe ci sembra un’eccellenza, con una filosofia di lavoro molto attenta agli equilibri (non solo quelli di bilancio). Come politico Brugnaro non ci entusiasma, tutt’altro. Come imprenditore però tanto di cappello. E complimenti per come ha realizzato la San Giobbe.

Brugnaro è il sindaco di Venezia ed è veneziano. Giuseppe Trettel, il giovane factotum, è nato a Sarteano e vive a Montallese, ma la sua famiglia è trentina e venne in Toscana nel dopoguerra per lavorare in agricoltura. Lo zio fu consigliere comunale a Chiusi negli anni ’70 per la Democrazia Cristiana e in una Dc ancora molto clericale e ministeriale come era allora quella chiusina, il coltivatore diretto Trettel portò un po’ di vento del nord est… e una concezione del lavoro in campagna diversa da quella locale.

Unica cosa che lascia un po’ d’amaro in bocca e fa male anche al cuore sono gli occhi di quei vitelli. Pensare che animali di tale forza, stazza e bellezza debbano finire al macello per farne bistecche e hamburger, e siano lì sul paddock solo in attesa del supplizio, fa venire voglia di diventare vegetariani. Ma non vorremmo sembrare troppo sentimentali.

m.l.

 

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