PALAZZO BALDESCHI A PACIANO, LO SCRIGNO DELLA MEMORIA DI UN TERRITORIO. CHE RISCHIA DI RIMANERE UN’INCOMPIUTA
CHIUSI – Qualche giorno fa mi è capitato di fare due chiacchiere con un amico e collega di lunga data in luogo molto particolare. L’amico e collega si chiama Andrea Chioini e per i lettori umbri di Primapagina è senza dubbio un volto noto, perché per anni ha condotto il Tg regionale su Rai 3.
E’ in pensione da poco, ma chi fa il giornalista di fatto in pensione non ci va mai: scrivere, raccontare, organizzare e riorganizzare pensieri e memorie è una specie di malattia, non solo un lavoro, e Andrea Chioini ha una sorta di fissazione congenita per la messa a sistema delle informazioni, del sapere e dei saperi, per il globalismo intrecciato al localismo e viceversa… Non a caso a Perugia ha fondato un’associazione che si chiama Mente Glocale e adesso collabora, oltre che con noi di Primapagina anche con la rivista Cronache Umbre… Il luogo molto particolare, diciamo pure speciale, in cui ci siamo incontrati si chiama “Palazzo Baldeschi” e si trova a Paciano. Un “gioiello” dentro un altro gioiello, quale è il piccolo borgo umbro a due passi dalla Toscana, scelto molti anni fa come residenza dal fondatore di Greenpeace David Mc Taggart, che vi lasciò la vita in un incidente stradale nel 2001 e anche dal cantante pop Ed Shiran che vi abita tutt’ora..
Andrea Chioini abita a Perugia, ma viene spesso a Paciano, precisamente a Palazzo Baldeschi, perché lì tiene dei corsi per giornalisti in erba (quando ci siamo incontrati, qualche giorno fa, stava lavorando con la redazione di un nascente “giornalino” fatto da alunni delle scuole medie) e perché a Palazzo Baldeschi ha trasferito non senza fatica una mole immensa di materiali: annate intere di giornali quotidiani, riviste, documenti. Che adeso sono lì in attesa di catalogazione e possibile fruizione. Un patrimonio straordinario di “memoria. Palazzo Baldeschi che si trova nel centro storico di Paciano, ospita infatti “Trasimemo”, la Banca della Memoria del Trasimeno, accoglie lo spazio di consultazione della Banca online con tutti i contenuti di approfondimento, una postazione di accesso a internet gratuito, ma anche laboratori per attività didattiche, di scambio di saperi ed esperienze: c’è un laboratorio di tessitura con telai antichi ripristinati e resi pienamente funzionanti, un laboratorio di ceramica, ma anche la biblioteca comunale, una sala conferenze, il Centro Terzo Millennio e il giardino panoramico. Qui è possibile ricevere aggiornamenti sulle attività del Paese presso l’Ufficio Informazioni posto al primo piano. Nel palazzo si riunisce anche il Consiglio dell’Unione dei Comuni del Trasimeno.
Palazzo Baldeschi è insomma un grande contenitore, frutto di un sapiente recupero di un edificio storico. La proprietà e della Regione Umbria e tramite una convenzione con il Comune di Paciano attualmente è co-gestito dalla comunità, attraverso varie associazioni.
Ci sono voluti 30 anni di discussioni politiche sull’uso che il bene culturale debba avere, oggi Palazzo Baldeschi è uno scrigno pieno di tesori, materiali e immateriali. Una sorta di magazzino dei saperi. Ma è anche un’incompiuta, perché gran parte dei “giacimenti” e dei “depositi” non è fruibilie a pieno. E’ appoggiata lì, ma servirebbe un ulteriore step, per organizzare il tutto, digitalizzare i documenti cartacei, organizzarne l’archiviazione per poi rendere più facile l’utilizzo.
Per la posizione in cui si trova, per gli spazi di cui dispone, per la bellezza dell’edificio e il facile accesso potrebbe accogliere e raccogliere tante altre cose. Penso all’archivio dei giornali locali per esempio, come quello di Primapagina che è fruibile, ma solo su richiesta essendo “appoggiato” negli spazi di un capannone industriale gentilmente concessi. Penso anche ad altre “perle” come l’archivio fotografico-documentario di Carlo Sacco; agli archivi di compagnie teatrali, bande musicali, e sodalizi vari che esistono in quasi tutti i comuni.
Palazzo Baldeschi a Paciano potrebbe diventare davvero il fulcro e e il magazzino della memoria collettiva della zona del Trasimeno, ma anche del territorio “di confine”, perché la zona del Trasimeno è zona di confine fortemente connessa e intrecciata alla vicina Toscana.
Visitando con Andrea Chioini e Cinzia Marchesini le sale allestite, quelle solo riempite e quelle ancora vuote o semivuote del grande contenitore, ho avuto nettissima la sensazione di essere di fronte – anzi dentro – un luogo dalle potenzialità enormi, ma ancora largamente inespresse. Credo che la politica locale (i sindaci, gli assessori alla cultura, i partiti e movimenti del comprensorio, le associazioni culturali) dovrebbe porci attenzione e metterci mano… Non penso ad una invasione con conseguente occupazione militare di Paciano da parte dei paesi limitrofi o associazioni esterne al contesto, penso ad un utilizzo pieno e razionale di un bene che potrebbe creare non solo opportunità di conoscenza, ma anche posti di lavoro e impegno civile per la tutela delle risorse materiali e immateriali del territorio, affinché la memoria non vada perduta…
In assenza di uno scatto, dell’ulteriore step di cui sopra, il rischio – per fare un paragone con il settore commerciale – è che Palazzo Baldeschi resti un negozietto di quartiere dove si può trovare qualche ottimo prodottino tipico, di nicchia, quando invece per dimensioni, qualità del manufatto, disponibilità di spazi, posizione geografica, potrebbe essere un out-let o megastore della cultura e della memoria della terra di mezzo…
m.l.
Iniziative meritorie, ma purtroppo in Italia le memorie storiche , così come la ricerca scientifica, vengono viste come noiose palle al piede, che impediscono il decollare di una anonima modernità. Sono stato proprio ieri a Pozzulo all’Associazione Rasetti. Vivono di volontariato di quattro persone. Così viene trattata la figura di uno dei grandi fisici del pianeta.. Uno di quei ragazzi di Via Panisperna, che dopo aver inventato la fissione, si rifiutò di farci la bomba atomica. la lotta al fascismo, il dopo guerra, una vita davvero avventura di un uomo che era anche un grande umanista. “La veggo buia”, come disse il grande PIeraccioni.
Ti ringrazio innanzitutto di avermi ricordato e dal momento che mi hai nominato vorrei rissumere la storia che certamente tu conosci come molti altri, ma che la stragrande parte della gente ignora.A seguito della chiusura nel negozio di fotografia di mio padre nel 1982,si fecero avanti degli amici di Paciano interessati alla fotografia che proprio per tipologia del rapporto che mio zio e mio padre avevano avuto con Paciano nel passato, istituirono un Club Fotografico FIAF nominato ”Fotamatori del Trasimeno Benito Sacco”.A questo gruppo io stesso regalai una parte dell’archivio fotografico che era in negozio.Il gruppo stesso attraverso una discreta ma continua attività portò avanti il lavoro fotografico partecipato per molti anni avvalendosi delle capacità di Ivo Marchettoni,Romano Boldrini,Tito Tiberi e molti altri fino agli anni ’90 con la presidenza assunta dal Prof. Losito un conoscitore storico senza euguali della fotografia.Poi come succede in tutte le forme relativamente piccole di associazionismo culturale che sorgno nei paesi, se non si avvalgono più anche del sostegno pubblico i gruppi si sfaldano e si disperdono senza quasi lasciar traccia della loro attività storica.Nel frattempo decidemmo insieme all’amministrazione Comunale la rivitalizzazione del gruppo con una mostra di assoluta qualità sul tema dei paesi del Trasimeno con immagini prese dalla lastre dei F.lli Alinari e da quelle di mio padre Benito Sacco.Fu un grande successo e ci fu la visita e partecipazione di centinaia di persone.Insieme all’amministrazione che nel frattempo si era interessata per il restauro di una parte di Palazzo Baldeschi fu programmata l’assegnazione di tre stanze al mio archivio cosa questa che mi rese soddisfazione ma evidentemente la Provincia che era nella proprietà dell’Immobile poi passato alla Regione, non aveva fondi all’epoca per il restauro perchè era stato come suol dirsi ”raschiato il fondo del barile” e con un po’ la coda fra le gambe dovetti recedere da quell’impegno cercando la strada della relazione con il Comune di Città della Pieve ma fu la stessa identica cosa.Nel frattempo mi ero adoperato a continuare la mia attività di mostre fotgrafiche che ho sempre fatto avendo il supporto di associazioni ma non delle istituzioni che avevano la politica come riferimento.Comuni come Chiusi, Città della Pieve, Sinalunga, Castiglione del Lago,Colle Val d’Elsa ed altri hanno visto mostre provenienti dall’uso di materiale del mio archivio, così come all’estero in Vietnam ad Hanoi ed Hoi An in occasione dell’entrata di Hoi An nel patrimonio Unesco, non quello di certo sbandierato dalla politica all’epoca e promesso a Chiusi da Elia Valori al Sindaco dell’epoca.Ho ricordato volutamente le proposizioni fatte al comparto pubblico dal quale non ho mai e poi mai ricevuto risposte che fossero andate per svariati motivi nella direzione della valorizzazione di tale patrimonio archivistico.Questo la dice lunga sul livello del degrado della politica, delle non attenzioni di questa a quanto avviene intorno ed alle baggianate che si ripetono sempre che con ”la cultura si possa mangiare” se poi non vi sono gli uomini che si impegnano a realizzare le cose.Per mia esperienza personale le uniche cose che ho potuto realizzare nel mio campo d’interesse sono state quelle nelle quali mi sono frugato le tasche e nel mio piccolo ho realizzato una parte dell’archiviazione soprattutto delle immagini. Un lavoro immane condotto per anni che chi non lo conosce non ha idea di cosa abbia comportato e che riguarda per il momento solo le lastre fotografiche di mio padre che era un fotografo vedutista e che lavorava sia per proprio conto ma soprattutto per conto di aziende che producevano le cartoline come la famosa Alterocca di Terni che è stata la prima ditta di quel settore fin dagli ultimi anni dell’800 in poi. Su tale materiale si è accumulato poi quello da me prodotto ed anche acquistato da privati e nei mercati e mercatini di tutto il mondo,specialmente in Asia dagli anni ’70 del 900 in poi,e che in piccolissima parte è pubblicizzata nel sitoweb della ex mia Associazione Onlus ” http://www.thefaceofasia.org” chiusa a fine 2019 dopo 10 anni di presenza sul mercato delle mostre fotografiche e storiche per noncuranza sia dei comuni circonvicini ma anche dei soci che probabilmente non si sono sentiti coinvolti in questa attività di ricerca e di conservazione,ma verso i quali il sottoscritto non ha mostrato mai un atteggiamento di esclusione,anzi tutto il contrario,ma per vari motivi legati perdipiù al loro tempo lavorativo non hanno mai intrapreso una qualsiasi attività di supporto al mio lavoro sia di ricerca chè di archiviazione. Tutto questo solo per dire che una sede come era quella di Palazzo Baldeschi poteva essere una ciliegina su di una torta che avrebbe visto un territorio abbastanza grande fare riferimento al’utilizzo del mio archivio del quale ho sempre conservato la proprietà che adesso da qualche anno è ritornato nelle mie mano poichè ceduto in comodato gratuito all’associazione che ho sopra nominato e dico la verità che mi sono stancato di avere iniziative di andare a chiedere alle istituzioni se avessero intenzione di valorizzare tale patrimonio per cui ho pensato in un recentissimo passato di devolvere in futuro tale patrimonio ad istituzioni culturali al di fuori della Toscana dove evidentemente opera gente che mostra attenzione a certe cose e che non si piena la bocca come fanno i nostri rappresentanti del governo nazionale che ” con la cultura si possa mangiare” perchè tutto questo principalmente non dipende solo dai fondi messi a disposizione ma soprattutto dipende dalle persone che desiderano fermamente lavorare in questo settore e produrre fattivamente qualcosa che serva alla gente,soprattutto per l’innalzamento del livello culturale che alla stragrande maggioranza della gente manca e lo si vede da questo cosa produca eleggendo e votando per decenni sempre gli stessi inossidabili partiti che servono da rampe di lancio per produrre solo lauti stipendi e spesso anche produrre anche guasti al territorio e quindi a tutti, con l’asservimento dei vertici decisionali al modello di sviluppo economico che viene messo in pratica da società spesso multinazionali e spesso anche con la creazione di scatole vuote che nel tempo hanno trasformato i partiti in macchine economiche che hanno sempre più bisogno di soldi per far sopravvivere i loro apparati.Questa è la politica ed è a questa che non mi sento di dare fiducia alcuna.La fiducia è una cosa seria ed è incentrata nelle persone singole, nella loro conoscenza, nella loro cultura e consapevolezza che la politica della quale non si può fare a meno è stata da questi degradata e che non rappresenta più quello che era inteso soprattutto come interesse pubblico.E’ per questo che nel mio piccolo non sono più sensibile al canto delle sirene perchè alle sirene non interessa la conoscenza e la crescita culturale della popolazione ma interessa solo l’uso delle persone per applicarlo ai progetti dei quali loro stessi si abbelliscono,indossano la fascia tricolore ed inaugurano. Il contrario di quanto dovrebbe avvenire e personalmente su tale tema e concezione ho superato da abbastanza tempo il livello del ”rifiuto dermico” ed impiego le mie poche risorse per portarle possibilmente alla fruizione di persone che di certo meritano ed hanno sia passione politica che possa servire a dimostrare sia volontà di produrre qualcosa di fattivo sia a far mantenere nel tempo la conoscenza e far si in maniera intelligente di non disperderla ed alimentarla continuamente. Ma a questo giro ”il deluso Carlo Sacco” che avete ascoltato su tale tema, decide lui senza alcun rapporto con le espressioni personali di questa politica disastrosa che vorrebbero ad ogni piè sospinto rifarsi una verginità nei confronti della gente.Hanno materia in quantità per riflettere del danno che hanno procurato sia alla politica stessa per come viene intesa e tenuta a distanza dalla gente sia anche alle istituzioni.Ci vorrebe quella che io chiamerei una ”epurazione sistemica” nella quale fossero convocati davanti alla gente,facessero autocritica seria e si ponessero da loro stessi in quarantena. Invece succede proprio il contrario se guardiamo a come si pongono i vari leaders nominati dai partiti e dei rigirii che tocca loro fare in occasione per esempio delle nostre prossime elezioni di ottobre.Non sono mai stato un seguace ed ammiratore di Indro Montanelli per i concetti che in politica esprimeva ma devo riconoscergli una grande dose di realismo e di grande verità quando si riferiva al fatto che ”In Italia non è la libertà che manca bensì mancano gli uomini liberi”. Ecco perchè in questa fase ho dato il mio consenso alla Lista ”Chiusi Futura” proprio perchè è formata da persone provenienti da diverse aree politiche ma tutte con l’unico intento di poter porre fine a questo marciume e sottocultura prima politica poi proprio culturale che ci circonda profumata per l’occasione dallo spruzzo di profumo prodotto da chi ci ha condotto a questi punti e che ancora come si sente cerca di avvalersi del fatto che ”in quella lista ci sia gente di destra ed io con loro mai”,dicendo consapevolmente con questo una falsità prodotta solo per distogliere la gente come si dice a Chiusi ”le donnine degli orti e della Coop”. Vadano con la sedicente sinistra che ha ridotto questo paese ad un colabrodo ed alla quale interessa che passino nella testa delle persone che queste siano prima come li chiamano” fascio leghisti” e poi persone.Questa è una posizione che oggi per fortuna vale sempre di meno di fronte ai problemi sia di Chiusi chè dell’Italia intera.Ma alla fine è sempre questione di cultura politica e coloro che producono tutto quanto è stato prodotto non hanno bisogno di presentazioni e se la gente ci ragiona un minimo non può che pensare che stavolta sia l’occasione irripetibile per mandarli a casa e come si vede da come reagiscono col venir fuori ”dei fascio leghisti” tanta è la loro paura….e tale paura mi fà scaturire una convinzione di consapevolezza dei loro limiti e dei loro errori e soprattutto delle loro intenzioni dove giuocano il tutto per tutto al punto che la situazione può essere paragonata ad un vecchio proverbio cinese che recitava: ”quando torni a casa picchia tua moglie, tu non lo sai il perchè ma lei lo sà ”. E questi in tal paragone sono ”la moglie”,con la differenza che qualcosa questi hanno fatto…..di sicuro non hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare ed oggi chiedono il consenso.Se vi và dateglielo,anche dopo 70 anni da quando governano ..e come diceva Montanelli: ”la libertà non vi manca”…ma manca quell’altra condizione aggiungo io.