LA SAI AMBROSINI DI PASSIGNANO, PROGETTI VISIONARI E SEGRETI DI UNA FABBRICA DI GUERRA

martedì 03rd, agosto 2021 / 17:23
LA SAI AMBROSINI DI PASSIGNANO, PROGETTI VISIONARI E SEGRETI DI UNA FABBRICA DI GUERRA
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CITTA’ DELLA PIEVE – Sabato scorso, nel cortile di Palazzo della Corgna a Città della Pieve è stato presentato il libro “Fantasmi sul lago”. Ma non si tratta di un libro sui castelli e le insolite presenze che li abitano, nei racconti fantastici… I fantasmi in questione sono sì, dei misteri, ma meno aleatori degli spettri. Si tratta infatti di progetti industriali e ingegneristici intrecciati a doppio e triplo filo alle vicende della Seconda Guerra Mondiale, che hanno come “teatro” una fabbrica aeronautica sulle rive del Trasimeno. La S.A.I. Ambrosini di Passignano che ebbe un ruolo importante nel fornire velivoli all’aereonautica militare italiana nel ventennio fascista e anche durante il conflitto e, nel dopoguerra continuò la produzione, arrivando a progettare l’antenato dei droni negli anni ’70 e finendo poi a costruire la barca Azzurra IV per la Coppa America di vela alla metà degli anni ’80…

L’autore del libro è Massimo Gagliano, passignanese, classe 1960 giornalista e fotografo che ha voluto ricostruire una storia interessante del territorio, attraverso testimonianze, documenti, articoli, con l’intento di rendere omaggio alla figura dell’industriale “visionario” Angelo Ambrosini, alle due intuizioni e alla sua professionalità, ma anche quello di far luce su alcuni “fantasmi” appunto, punti oscuri, vicende mai chiarite. Il tutto con taglio divulgativo, leggibile, comprensibile anche a chi non è esperto di questioni aereonautiche o belliche.

Senza entrare troppo nel merito del libro, per non togliere nulla al piacere della lettura, e senza neanche avventurarci sul taglio diciamo così, politico della ricostruzione, forse un po’ troppo asettico e distaccato, diciamo comunque che risultano di notevole interesse storico i capitoli che affrontano la genesi della fabbrica aeronautica di Passignano nel periodo dell’aviazione pionieristica e dello sviluppo dell’aviazione militare nella seconda metà degli anni 30, con le trasvolate oceaniche, gli idrovolanti e i “caccia” da combattimento e da ricognizione e il ruolo che la Sai Ambrosini ebbe in quegli anni. E più tardi nelle vicende belliche con velivoli costruiti proprio a Passignano e pattuglie d’assalto, come i nuotatori paracadutisti della famosa X Mas di Junio Valerio Borghese, partiti proprio dal Trasimeno su un aliante e impiegati nella battaglia sul fiume Senio, dove perse la vita tra gli altri il marconista chiusino Mario Morgantini, soldato della divisione Cremona che si era aggregato agli alleati, medaglia d’oro al valor militare…

Di sicuro interesse  l’episodio del bombardamento di Passignano avvenuto il 16 maggio 1944, quando 36 B25J Mitchell della Us Air Force scortati da una dozzina si Spitfire inglesi scaricarono in due ondate 115 bombe da 500 libbre ciascuna sulla linea ferroviaria a ridosso dell’abitato: 46 i morti civili. Un “danno collaterale ” molto pesante. L’obiettivo dei bombardamenti sule linee ferroviarie – come era avvenuto già a Chiusi il 21 novembre de ’43 – era quello di rallentare e rendere complicata la ritirata delle armate di occupazione tedesche, impedire loro i rifornimenti al fronte, rendere difficili i collegamenti. Per questo non furono risparmiate neanche le linee secondarie… La storiografia ufficiale ha sempre sostenuto che gli alleati volessero colpire un tunnel che si trova nei pressi di Passignano. L’autore del libro ipotizza che ci fosse una ragione in più per colpire proprio quel tunnel, che non era strategicamente più importante di altri lungo la stessa linea, ovvero la presenza, dentro quel tunnel, al riparo dagli occhi dei “ricognitori”, di un treno officina tedesco, un treno molto speciale, importante sia per i nazisti che per gli Alleati. E che gli anglo-americani volessero  non solo interrompere le linee di rifornimento tedesche, ma colpire precisamente quel convoglio misterioso. Lo stabilimento Sai, non certo distante rimase pressoché indenne.

Ma questo non è l’unico mistero. C’è anche, nel libro di Gagliano un’altra ipotetica spy story. Successiva alla guerra. Non di molto. Si parla infatti del coinvolgimento di Angelo Ambrosini nell’approvvigionamento di armi ed aerei alle costituende Forze Armate Israeliane. “Sembra di essere in un romanzo di Tom Clancy i Johm Le Carré: Cia Mossad, Kgb, linee aree fantasma, paesi oltrecortina, intrighi internazionali!” scrive Galliano. Prima una operazione del 1948 con armi russe e cecoslovacche destinate ad Israele con il placet della Cia e dell’Italia, che devono transitare per l’aeroporto defilato di Castiglione del Lago. Operazione che avrebbe visto il coinvolgimento di funzionari governativi italiani e anche di alcuni esponenti del Pci “legati a doppio filo con l’Urss” alla quale poi seguì la scoperta del ruolo che ebbero, nella fase di organizzazione delle Forze Armate Israeliane alcuni ex appartenenti alla X Mas del fascistissimo Borghese, chiamati per addestrare assaltatori e conduttori di “maiali”  barchini esplosivi… E qui l’autore stesso si interroga sulle nemesi storica che vede gli israeliani cercare di costruire il proprio riscatto affidandosi a chi li voleva cancellare dalla storia. E sottolinea come Angelo Ambrosini e la sua Sai fossero dentro queste vicende fino al collo. Perché la ditta era affidabile e gli aerei li sapeva costruire…

La spy story si arricchisce con le frequentazioni passignanesi, assidue, di due personaggi come Glauco Partel e Mike Tuosto, negli anni ’60-70. Il primo è un esperto di missili, ex ufficiale di marina, successivamente coinvolto in varie inchieste giudiziarie sul traffico d’armi e sulla Loggia P2. Mike Tuosto, anche lui in rapporti con la Sai Ambrosini, era un sedicente argentino, corpulento, barbuto, simpatico. Contribuì alla fondazione del Lions Club del Trasimeno, ma un giorno sparì, all’improvviso, senza lasciare traccia alcuna, né messaggi… un mistero nel mistero.

Insomma il libro di Massimo Gagliano non svela cose sconosciute, ma apre scenari. Accende riflettori su una azienda tra le più rilevanti che ci siano mai state sul territorio a cavallo tra Umbria e Toscana e sul suo ruolo, non del tutto secondario ed esclusivamente produttivo in vicende storiche decisive, come la seconda guerra mondiale e – come pare – la nascita stessa di Israele e delle sue forze armate.

Nel mio libro Voce del verbo tradire, uscito a marzo, una delle venti storie ignobili raccontate ha come teatro proprio Passignano, nella notte dell’Immacolata del 1970. Vi si racconta di un manipolo di neofascisti per lo più aretini che stavano lì in nervosa attesa di un segnale. Il segnale dell’ora X. Pronti ad entrare in azione. Era la notte del golpe di Junio Valerio Borghese, sempre lui quello della X Mas…  I neofascisti avrebbero dovuto coadiuvare i militari golpisti, assaltare e neutralizzare le federazioni del Pci e del Psi, la sede Rai di Perugia e  siccome erano proprio davanti ai cancelli della Sai Ambrosini, occupare anche quello stabilimento per trasformarlo in un campo di concentramento come Pinochet farà nel 1973 con lo stadio di Santiago. Il segnale dell’ora x non arrivò, il colpo di stato non ci fu. Però anche questo episodio, finito nelle cronache giudiziarie, qualcosa a che fare con la storia e l’ubicazione della Sai Ambrosini probabilmente ce l’aveva…

m.l. 

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