E A CITTA’ DELLA PIEVE VA IN ONDA UNA NUOVA FICTION: “LA CASA DEI DRAGHI”
CITTA’ DELLA PIEVE – E’ davvero un paese buffo l’Italia. Da qualche giorno tutti i media mainstream, come si usa dire, hanno scoperto Città della Pieve. No, non perché è la patria del Perugino. E nemmeno perché il vescovo è anche presidente ella Cei, che non è incarico da poco. Il fatto che il comune nel 2019 abbia cambiato colore dopo più di 70 anni è passato quasi inosservato. E’ che a Città della Pieve ha una casa Mario Draghi, e adesso Draghi è il presidente incaricato di provare a formare un nuovo governo.
E così orde di giornalisti Rai, Mediaset e la 7 si aggirano per i vicoli, fanno domande. Una vera e propria invasione, che neanche ai tempi della fiction Carabinieri con Elisabetta Canalis, che non era e non è una che passa proprio inosservata. Capita pure di sentire alla radio (Rai) ad Un giorno da Pecora, Beppi Cucciari che intervista Don Augusto Panzanelli il parroco di Moiano, chiamato a testimoniare sulla devozione religiosa dell’ex presidente della Bce oppure il sindaco Risini (che ammette di essere espressione di “una lista civica eletta dal centro destra” e annuncia la cittadinanza onoraria a Draghi. Poi scivola sull’ipotesi di intitolargli una via… da vivo. Il professore si sarà messo una mano nella tasca dei pantaloni). Capita poi di sentire, sempre nella medesima trasmissione il tagliente Cruciani che intervista il ristoratore Coppetta, chiedendogli se Draghi lascia la mancia e soprattutto se è tirchio… Domande fondamentali per il futuro del Paese.
Probabile che qualcuno metta su una nuova fiction, magari stile fantasy, intitolata “La casa dei draghi”… che poi sarebbe quella che nell’aprile scorso andò pure a fuoco, senza gravi conseguenze a dire il vero. Ma dato il blasone del proprietario la cosa fece comunque notizia scatenando anche congetture…. Chissà, potrebbe essere quell’incendio, il punto di partenza della storia…
Città della Pieve potrebbe vivere nei prossimi mesi, covid permettendo, un nuovo boom turistico come quando c’era la processione a cercare il Bar Pippo del barista Vergassola, la trattoria “Gemma” o la caserma comandata da Pino Caruso…
In questi giorni e in queste ore, anche a Città della Pieve tutti parlano di Draghi il pievese, “è uno di noi, farà bene”dicono in coro molti abitanti della città del Perugino. Pochi però hanno ricordato ai media (e i media hanno fatto finta di non sapere) che nel 2014 proprio a Città della Pieve e non a caso a Città della Pieve si tenne una manifestazione nazionale contro Draghi e contro la Bce e l’Europa dei banchieri. C’erano più poliziotti che manifestanti, a dire il vero. Ma ci fu comunque un corteo e un comizio. Non c’era nessuno, invece quando, sempre nel 2014, in piena estate, l’allora primo ministro Renzi atterrò al campo sportivo Po’ Bandino con l’elicottero per andare a incontrare Draghi nella sua residenza pievese. Incontro segreto, e alquanto improprio nelle modalità, svelato da questo giornale.
Certo, anche noi nel marzo scorso, ci soffermammo con tanto di foto ricordo, sul Draghi de noantri, beccato a fare la spesa in un supermercato di Po’ Bandino. Comprava calamari, insieme alla moglie. E molte altre volte lo abbiamo incrociato mentre usciva dalla Messa a Chiusi Scalo, o da qualche ristorante, sempre senza scorta o con scorta molto discreta, praticamente invisibile.
Oggi, mentre l’ex presidente Bce si appresta a varare un nuovo governo, però, più che sapere se lascia la mancia e se è devoto, ci piacerebbe sapere cosa farà e se si ricorderà di ciò che disse, sempre a marzo, nel pieno della prima fase della pandemia, su come spendere i fondi europei e sulla medicina economica necessaria: (…) proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di reddito richiede un immediato sostegno di liquidità. È essenziale per tutte le imprese coprire le proprie spese di gestione durante la crisi, siano esse grandi aziende o ancor più piccole e medie imprese e imprenditori autonomi. Diversi governi hanno già introdotto opportune misure per fornire liquidità alle imprese in difficoltà. Ma è necessario un approccio più completo. (…) E deve essere fatto immediatamente, evitando ritardi burocratici. Il circuito bancario in particolare è diffuso in tutta l’economia e può creare denaro istantaneamente, consentendo scoperti di conto corrente o aprendo linee di credito. Le banche devono prestare rapidamente fondi a costo zero alle società disposte a salvare posti di lavoro. Poiché in questo modo diventano un veicolo di trasmissione delle politiche pubbliche, il capitale necessario per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli scoperti di conto o prestiti aggiuntivi…”. All’epoca definimmo la ricetta Draghi una sorta di new deal tipo quello di Roosevelt negli anni ’30. Anzi ci spingemmo un po’ più avanti: “Non sarà socialismo, ma è qualcosa di molto diverso dal liberismo spinto o dal si salvi chi può (cioè solo i più forti e più garantiti) come è successo alla Grecia o all’Argentina qualche anno fa”. Ecco, noi nel nostro piccolo, vorremmo ricordare al presidente Draghi e a quanti oggi ne cercano le tracce a Città della Pieve, quelle affermazioni fatte meno di un anno fa.
M.L.
Caromarco,La fiction è un’altra : siamo caduti,come volevano in Europa,nelle mani dei banchieri !
Lo voleva quell’ incapace pallone gonfiato di Monti,lo voleva quel parassita di Napolitano !
Si salvi chi può!!