IL MENU’ DI CONTE, I TWEET DI GIORGIA MELONI E I CALAMARI DI MARIO DRAGHI

domenica 14th, giugno 2020 / 17:58
IL MENU’ DI CONTE, I TWEET DI GIORGIA MELONI E I CALAMARI DI MARIO DRAGHI
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“Gli Stati Generali sono la passerella mediatica di Giuseppe Conte e Giorgia Meloni la smonta a tempo di record. Ogni dettaglio è stato curato di tutto punto, a cominciare dall’immagine sobria e laboriosa che deve ammantare la kermesse. Sui giornali da giorni si legge di come Palazzo Chigi abbia bandito ogni tipo di lusso o sfarzo, badando al sodo, cioè al lavoro. Per questo l’ironia della leader di Fratelli d’Italia è ancora più pungente”

Così scriveva ieri Libero riportando testualmente un tweet di Giorgia Meloni di venerdì:  “Lo staff di ci fa sapere che il Premier è talmente sobrio che agli a Villa Doria Pamphilj ha chiesto solo un “catering molto leggero e sobrio con mini piattini”. Insomma niente bucatini ma solo tartine, papaya e maracuja.

Insomma la Giorgina nazionale (Alleanza, Avanguardia, fate voi…) ci fa sapere che al di là delle posizioni sull’economia e la ripartenza, a lei degli Stati Generali non piace neanche il menù… ritenuto forse un po’ “radical chic” e non da destra popolare e comunnue “deboluccio”. Tartine e papaja e maracuja, al posto dei più robusti bucatini, magari all’amatriciana  dei panini con hamburger che piacciono al capitano-capitone Salvini, che poi li accompagna con il mojito. Per carità, de gustibus non est dispuntandum, dicevano i romani, quelli antichi e dunque ognuno è libero di avere le proprie preferenze o priorità anche in fatto di catering.

Come argomentazione però, per smontare – come dice Libero – la passerella mediatica del presidente del Consiglio in quel parco laddove nel 1849 si combatté duramente per difendere la Repubblica Romana, sembra un po’ deboluccia, almeno quanto il menù “sobrio e leggero” previsto dall’organizzazione della kermesse.

La cosa in se è pure banalotta. E non ci sarebbe nemmeno da discuterci sopra. Solo che  il tweet della Meloni ha riaperto antichi dilemmi, che già a suo tempo avevano appassionato Giorgio Gaber: (…) Una bella minestrina è di destra/Il minestrone è sempre di sinistra…  Io direi che il culatello è di destra/ La mortadella è di sinistra/Se la cioccolata svizzera è di destra/La Nutella è ancora di sinistra….

E se poi, mentre ti interroghi sui menù popolari o di quelli che si dicono “gentedipopolo” ma non lo sono, mentre sei in fila banco del pesce in un supermercato di Po’ Bandino (sì di Po’ Bandino dove tutti volevano andare quando non si poteva per via del lockdown) e davanti, in fila ti trovi l’ex presidente della Bce Mario Draghi con signora, che comprano totani e calamari per una fritturina tristina, allora i dubbi aumentano.

E ti viene da pensare che anche i Vip, le persone molto importanti, anche i ricchi che certo non hanno problemi a tirar fuori la carta di credito alla cassa, mangiano come tutti i comuni mortali. Totani e calamari da pescheria di supermarket. Per esempio.

Magari uno poteva anche pensare che se Mario Draghi avesse avuto voglia di una frittura come Dio comanda, se la poteva ordinare chissà dove, e farsela portare e servire dal miglior catering della costa degli Etruschi, per dire. Anche nella sua villa di Città della Pieve.

No, mister Bce (ex, va bene) la frittura è andato a comprarla al supermarket di Po’ Bandino.  Come il sottoscritto e come altri due clienti: un ferroviere in pensione e una infermiera della Asl.

Il “popolare” in questo caso era senza dubbio il menù oltre ai due terzi della clientela del banco del pesce.  E vedere Mario Draghi, in fila, con la mascherina d’ordinanza, come la sua signora, ma senza scorta, in attesa di essere servito, personalmente mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Stai a vedere, mi son detto, che sono umani anche i semidei, anche coloro che tirano i fili, che determinano scelte epocali e smuovono i bilanci degli stati.

Certo al presidente Draghi e signora non mancheranno le occasioni per chiamare un catering di prim’ordine se capita loro qualche amico a cena…

Ma quella presenza alle 12,30 di un sabato mattina in un supermercato di periferia, uno di quelli che per tre mesi sono rimasti oltre cortina, inaccessibili ai chiusini come Berlino Ovest per gli abitanti di Berlino Est ai tempi del muro o come El Paso da Tijuana, adesso con il muro di ferro tra Messico e Usa, ecco, quella presenza mi ha fatto ripensare anche agli Stati Generali di Conte, a cui Draghi forse non ha partecipato, preferendo i calamari alle tartine e alla papaya.

E mi ha fatto pensare che il Governo, tra tante cose fatte bene e altre fatte male, a Draghi non ha dato tanto retta. Perché l’ex presidente della Bce, per uscire dalla crisi post emergenza covid, aveva proposto una ricetta diversa da quelle messe in campo. Una cosetta tipo il New Deal di Roosevelt negli anni’30… Che alla fine resta il più grande intervento pubblico nell’economia che sia mai stato fatto in un paese capitalistico.

Ne parlammo anche su queste colonne il 26 marzo, in piena pandemia… Poco dopo, il 7 aprile, a Draghi andò a fuoco una parte della casa pievese. Per fortuna niente di serio. Incendio subito domato…

m.l.

 

Nelle foto: in alto, gli Stati generali dell’economia a Villa Pamphili (foto Ansa). In basso, Mario Draghi e signora in un supermarket di Po’ Bandino. 

 

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