CHIUSI, 46 I POSITIVI RILEVATI DALLO SCREENING DI MASSA (+27 A BASSA CARICA VIRALE). A CITTA’ DELLA PIEVE LA VARIANTE INGLESE
CHIUSI – Ecco i dati definitivi dello screening di massa “Territori sicuri” effettuato a Chiusi da lunedì a venerdì scorsi. Il test è stato fatto da 5.469 persone. Risultato eccezionale, rispetto ad una popolazione di 8.200 abitanti. Complessivamente lo screening ha consentito di rilevare la positività di 46 persone, mentre altre 27 sono risultate “debolmente positive” e quindi dovranno sottoporsi a nuovo tampone.
Sono tante o sono poche? si chiede il sindaco Bettollini nel suo report. E la risposta del primo cittadino è questa: “secondo il mio giudizio, è un numero importante. Molto. Di certo dimostra la validità dell’operazione messa in campo che ha permesso di isolare 46 casi certi positivi asintomatici che inconsapevolmente erano veicolo quotidiano di diffusione del virus nella nostra comunità. Di certo abbiamo contribuito a rallentare la diffusione della pandemia a Chiusi; di certo abbiamo dato una prospettiva più rapida di guarigione alla nostra comunità. È però un numero importante che poteva metterci in ginocchio definitivamente. Abbiamo isolato un focolaio di grandi dimensioni composto da residenti e da non residenti ma che abitualmente lavorano in città”.
Poi Bettolini va anche oltre e aggiunge: “Mi giunge anche la notizia che su alcuni dei non residenti sia in corso di accertamento anche la variante inglese. Assumere la decisione di costituire una zona rossa e attivare uno screening di massa non è stato un scherzo; ma con i dati che avevamo, non essersi battuti per mettere in piedi questa iniziativa, sarebbe stata una imprudenza grave“.
Non solo: il sindaco di Chiusi non canta vittoria, perché – dice – “Attenzione, non è ancora finita. Adesso i numeri saliranno per effetto dei contatti familiari. Nel contempo però, non pensiamo di essere riusciti ad isolare tutti per cui, dobbiamo mantenere alta l’attenzione sui nostri comportamenti: distanziamento sociale, uso costante della mascherina, gel e soprattutto non riceviamo nessuno nelle nostre abitazioni; facciamo attenzione agli spazi comuni nei luoghi di lavoro. Le scuole sono chiuse (…) ma noi genitori impegniamoci in questa settimana a limitare al minimo i momenti di incontro tra i nostri ragazzi: una settimana di sacrificio è fondamentale per recuperare la salute di tutta la nostra comunità. Da domani riprenderemo a pubblicare i dati del nostro quadro sanitario; per fortuna stanno arrivando anche le guarigioni che compensano un po’ l’aumento dei nuovi positivi…“.
Insomma un quadro allarmante, con la conferma che molti dei casi positivi vengono da realtà limitrofe e sono dovute allo “scambio” che Chiusi ha sempre avuto con i paesi dei dintorni e non solo. Cioè alla mobilità e ai contatti non solo familiare, ma anche legati ad ambienti scolastici e di lavoro. C’è anche la conferma, per ora non conclamata, ma probabile, della presenza della “variante inglese” che è certamente preoccupante, perché più contagiosa. Fa bene il sindaco chiusino a tenere alta la guardia e a fare appello a comportamenti responsabili e attenti.
Variante inglese e impennata dei contagi appena di là del confine, sono stati confermati oggi dal sindaco pievese Fausto Risini, che ha parlato di un aumento dei positivi del 18,2% nella fascia degli under 18 e di una crescita generale da 5 a 10 casi al giorno nell’ultima settimana, che solo oggi sembra frenare con un solo caso in più (in totale sono 94). Nessun cenno da parte di Risini all’accertamento di casi avvenuto con il tracciamento fatto a Chiusi, cui hanno partecipato anche molti cittadini pievesi che lavorano o studiano nella cittadina toscana. Se ne sarà accorto di ciò che è successo?
Quanto a Chiusi, domani sarà reso noto il quadro sanitario completo tra screening e casi rilevati diversamente. E da domani Chiusi torna in zona arancione, come il resto della Toscana, ma con le scuole ancora chiuse (tutte). Con l’operazione Territori Sicuri è stata fatta una cosa molto importante, ma purtroppo, per uscire dal tunnel serviranno le cure, come gli anticorpi monoclonali, che saranno disponibili non prima di maggio e soprattutto la vaccinazione del maggior numero di persone e nel più breve tempo possibile.
Chiusi non chiede corsie preferenziali o prelazioni rispetto al piano vaccinale, si propone però come modello organizzativo e realtà urbana circoscritta in cui si potrebbe effettuare un test di vaccinazione di massa, non solo per categorie e fasce sociali, ma su base territoriale, per capire se una cosa del genere (creare un’isola covid free) a livello epidemiologico può funzionare oppure no, per la comunità stessa e per quelle limitrofe. La questione è allo studio. E nessuna tra le autorità regionali e sanitarie l’ha esclusa a priori. Farlo a breve distanza dall’operazione di tracciamento, avrebbe il vantaggio di avere a disposizione una fotografia del quadro sanitario. Andare più avanti nel tempo significherebbe far sbiadire tale fotografia…
Ciò che sta succedendo a Perugia e in Umbria spinge, in un certo senso, in tale direzione. Tra l’altro il ministro Speranza, dopo la riconferma, ha ripreso pieno possesso delle sue funzioni e lo stesso presidente del consiglio Draghi, abitando a Città della Pieve, potrebbe essere personalmente interessato alla questione. Chissà…
m.l.
Non sembrano esserci vantaggi generali per una vaccinazione di massa in una area così piccola come il nostro comune… se non quelli dei suoi abitanti. In compenso se questo dovesse avvenire non per scelta scientifico epidemiologica, ma grazie allo stesso presidente del Consiglio Draghi, che ” abitando a Città della Pieve potrebbe essere personalmente interessato alla questione”….. il problema etico diverrebbe gigantesco. Secondo me, amichevolmente, stavolta Marco “hai pisciato fori dal vaso”.
Massimo, quella su Draghi era ovviamente una battuta e nulla di più, vista l’attenzione mediatica che ha suscitato la sua residenza pievese. Sulla vaccinazione di massa per territori, laddove l’emergenza è più forte, è una richiesta che ha fatto il sindaco di Chiusi, ma anche una ipotesi su cui gli esperti e le istituzioni stanno ragionando, perché potrebbe essere – dicono – un test per vedere se la cosa funziona a livello epidemiologico. Non è una richiesta di “prelazione” o di una corsia preferenziale. Del resto è in sostanza quello che molti, a partire dal Pd, stanno chiedendo in Umbria e a Perugia in particolare, proprio per la crescita esponenziale dei contagi e la presenza delle varianti del virus. Creare isole covid free per evitare che il contagio dai cluster più complicati si propaghi. Personalmente non so se sia una soluzione valida o meno, non ho strumenti per giudicare. Ma dato che è una ipotesi in campo, e che qualcuno la propone, credo sia giusto parlarne. Se non è valida, chi di dovere non la validerà… Certo quella di chiudere tutto di nuovo, con un lockdown generale, mi sembra un po’ semplicistica e molto rischiosa sotto vari aspetti, non so insomma se sia più valida…