INTORNO AL TRASIMENO NASCE UNA PICCOLA AMAZON DEI PRODOTTI BIO. PIATTAFORME E INIZIATIVE SIMILI ANCHE A CHIUSI E SARTEANO
BFP è una piattaforma informatica che, emulando Amazon in ambito regionale, metterebbe in condizione i produttori biologici dell’Umbria (e dei territori confinanti in Toscana, Marche e Lazio) di agganciare la domanda di forniture alimentari buone e sane espressa dai grandi acquirenti: ristoranti, alberghi, strutture agrituristiche, mense scolastiche e aziendali, gruppi d’acquisto. In collaborazione con Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), organizza una vetrina delle disponibilità di prodotti “puliti” e a “chilometro zero”.
Obiettivo far raggiungere una massa critica dell’offerta di piccoli allevatori e coltivatori biologici, che da soli non riuscirebbero a soddisfare la richiesta, per soddisfare una clientela che necessita di volumi significativi di prodotto e continuità nelle forniture.
Non solo. Il trattamento degli ordini che verranno effettuati utilizzando la piattaforma informatica verrà curato in maniera da mettere a punto un modello predittivo. Sulla base degli ordini ricevuti in un certo intervallo di tempo cioè, si sarà in grado di programmare il fabbisogno di produzione per il periodo successivo e soddisfare sempre di più questo importante segmento di mercato. La messa a punto di una rete logistica comune consentirà altresì l’evasione degli ordini quasi in tempo reale.
Attraverso l’utilizzo lo sviluppo di questa piattaforma informatica e logistica, l’agricoltura e la zootecnia bio della regione potranno così porsi realisticamente l’obiettivo di incrementare i 75 milioni di valore prodotti annualmente in Umbria e di portare sulla tavola di un numero crescente di persone prodotti rispettosi dell’ambiente e della salute, dimostrando così che è possibile coniugare qualità e crescita economica.
Il progetto è stato finanziato dal Piano di sviluppo rurale della Regione. Oltre al capofila ne fanno parte Lombrico felice, Soc. Agr. Reno sas, Il Buiolo, Podere della Quercia, Luppolo Made in Italy ( rete di imprese). Al progetto partecipa l’Aiab, tramite i Godo (Gruppi organizzati domanda-offerta). L’infrastruttura tecnologica è stata affidata a due start-up: ETI3eFaberBee e Par-Tec Spa.
Oltre che per trovare sbocchi commerciali a produttori e allevatori e allargare la platea del consumo di prodotti bio, la piattaforma stile Amazon è anche una risposta alle difficoltà indotte e acuite dall’emergenza covid. Oltre agli operatori (strutture di vendita ristoranti, mense ecc.) Bfp potrà essere utilizzata anche da gruppi di acquisto formati da cittadini.
Quella che sta nascendo al Trasimeno, e che punta ad allargarsi oltre l’Umbria anche alle regioni limitrofe, non è la sola esperienza di questo tipo che, dai mesi del lockdown nella primavera scorsa ad oggi si è attivata in questo territorio. Una sorta di amazon locale l’hanno messa in piedi i commercianti del centro commerciale naturale di Chiusi Scalo attraverso una l’Associazione Chiusivetrina. Un’altra iniziativa simile è partita a Sarteano dove un’associazione del Commercio formata da 7 donne, capeggiata da Ilenia Cioncoloni, ha messo in relazione le aziende di somministrazione che fanno consegne a domicilio e take away, sempre per cercare soluzioni alternative per supplire alle restrizioni anti covid, ma anche per ipotizzare nuove strade per il futuro.
G.L.
E’ un’ottima iniziativa. Il problema è di essere in grado di garantire la visibilità della filiera di produzione. Cioè, fare e consentire controlli periodici che il prodotto proposto sia effettivamente di produzione. In questo senso, sarebbe un capolavoro di garanzia e di tutela sia del compratore sia del produttore.
Domanda,forse non idonea ma anche attualmente impropria con i tempi che corrono:ipotizzata una crescita continua della domanda e dal momento che si parla di prodotti biologici a km.zero ma soprattuto di prodotti di coltivazioni molto limitate come quantità all’origine,sarà possibile eseguire con sicurezza di continuità con un meccanismo distributivo del tipo ”amazon” come si prospetta rifornire la domanda sia questa avanzata in forma associativa o privata rivolta al singolo consumatore? Dico questo perchè mi rendo poco conto di quanta possibilità di terreno coltivabile vi sia soprattutto per generi di consumo che credo oggi sono quasi di nicchia coltivativa come fagiolina del lago, cicerchia o simili.E’ la base produttiva che assicura la continuità e se la combinazione di spazio-ciclo produttivo e riproduttivo del prodotto finale è limitata si rischia l’implosione. O mi sbaglio? Certo, tali questioni saranno state risolte dalla programmazione di tali aziende quindi la mia è una idea che non mostra collegamento con la realtà effettiva attuale ma credo che ad un certo punto della filiera produttiva tale problema debba essere affrontato. E sicuramente questo sarà già stato fatto non essendo certo io che scopra l’acqua calda.
Carlo,non credo che seguano il “modello amazon”: se il prodotto si esaurisce, amen. Il modello a “coda lunga” ha caratteristiche da cui bisogna guardarsi (da qui la mia domanda “ingenua” sulla possibilità di controlli periodici. Se il bene si esaurisce, è finito e non può essere rimpiazzato da un similare di produzione altrui… 🙂
bella idea