UMBRIA, IL CAPOGRUPPO PD IN REGIONE: “LA LEGA HA OCCUPATO MILTARMENTE LA SANITA’ PER SMANTELLARLA A VANTAGGIO DEI PRIVATI”

giovedì 03rd, settembre 2020 / 11:34
UMBRIA, IL CAPOGRUPPO PD IN REGIONE: “LA LEGA HA OCCUPATO MILTARMENTE LA SANITA’ PER SMANTELLARLA A VANTAGGIO DEI PRIVATI”
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UN MONITO ALLA VICINA TOSCANA: SE LA LEGA CONQUISTASSE ANCHE IN GRANDUCATO…

Dal 26 ottobre 2019 la Regione Umbria è a guida leghista. Il vecchio sistema di potere imperniato sul Pd, franato sotto il peso dello scandalo concorsopoli, è stato spazzato via. Ma cosa è successo in questi 10 mesi? Secondo Tommaso Bori, capogruppo Pd nel consiglio regionale quello che si è verificato è praticamente una “occupazione militare” dell’Umbria da parte dei fedelissimi di Salvini. Qualche mese fa lo aveva scritto anche il giornalista Carmelo Lopapa su Repubblica: “Il triumvirato di Matteo Salvini si è impossessato del fortino più ricco, la sanità umbra, il suo assessorato, i 2 miliardi di soldi pubblici da gestire tra ospedali e Asl che assorbono il 79% del bilancio regionale”.

Adesso è Bori che spiega:  “L’operazione di occupazione “leghista” è stata costruita, a tutti gli effetti, seguendo un disegno tanto lucido e premeditato, quanto sfrontato, attraverso uomini di fiducia del “Capitano” che, dal Nord, sono stati collocati ai vertici delle istituzioni umbre. Parliamo dell’ex-componente della Giunta Regionale del Veneto, il geometra veronese Luca Coletto, che guida attualmente l’Assessorato alla Sanità dell’Umbria coadiuvato dalla sua storica assistente Mara Tessario, padovana, ex moglie del Sindaco di Verona Flavio Tosi. Ma non solo, viene nominato Direttore Regionale alla Sanità e al Welfare, Claudio Dario, altro veneto, che torna al fianco di Coletto, questa volta in Umbria, con lo stesso incarico già ricoperto in Regione Veneto. La lista degli amici di Salvini, trapiantati nel Cuore Verde d’Italia, potrebbe allungarsi, basta scorrere la lista dei consulenti assoldati dalla Giunta Tesei”. 

Secondo il capogruppo Pd (foto a sinistra), tutto questo risponde ad una logica precisa che era già scritta sul programma della Tesei:

“Sarà strategico potenziare il tasso di coinvolgimento del privato che in Umbria è pari a meno di un terzo di quello della Lombardia”, si legge a pag. 22 del programma della governatrice leghista. E su questo terreno, la nuova giunta regionale umbra non ha perso tempo e si è incamminata sul… modello lombardo.

Il Covid e l’emergenza che ne è seguita hanno rallentato un po’ i piani, poi le inchieste della Magistratura sull’acquisto dei test sierologici di dubbia efficacia presso aziende amiche sul fantomatico Ospedale di Campo di Bastia hanno portato l’Umbria in salsa leghista alla ribalta nazionale. Ma la task force salviniana scesa dal Veneto come facevano le compagnie di ventura nel ‘500 ad occupare l’Umbria, è andata diritta per la strada indicata e ha annunciato oltre 10 milioni di deficit di bilancio, proprio per ingessare e depotenziare ulteriormente la sanità pubblica a vantaggio di quella privata (“salvo poi vedersi certificare dagli organi competenti 200 mila euro di avanzo, “segno di un sistema sanitario in equilibrio”, dice Bori che denuncia anche l’assenza di protocolli pr la gestione del covid e il fatto che ancora, dopo 3 mesi dalla fine del lockdown “non ha ancora riportato alla normalità il livello di prestazioni sanitarie, arrivando a bloccare anche l’attività di prenotazione delle prestazioni sanitarie”.

“Sembra fantascienza, ma non lo è”, scrive ancora il capogruppo Pd, il quale riferisce di continuesegnalazioni di cittadini che hanno difficoltà a rapportarsi con la sanità regionale. Dalle prenotazioni esclusivamente digitalizzate che rischiano di tagliare fuori dai servizi le fasce più deboli e anziane, alle liste d’attesa che si allungano in maniera insostenibile anche per le semplici prestazioni routinarie, dalla mancata riattivazione degli esami di prevenzione e screening tumorali salva vita, mai ripresi, alla mancata ripresa delle attività del centro sterilità regionale, fino al rinvio sine die del progetto dedicato ai pre-post trapiantati. Così come nel caso del depotenziamento della continuità assistenziale, fino alla chiusura dei punti di guardia medica sui diversi territori e al colpevole ritardo sull’adeguamento in materia di interruzione volontaria di gravidanza”.  “I cittadini – scrive ancora Bori – lamentano ritardi e disservizi che devono essere risolti. Nonostante le decine di interrogazioni e di mozioni promosse dal Gruppo PD in Regione, a cui per mesi non abbiamo ricevuto neppure un cortese riscontro, continueremo a chiedere che venga invertita la rotta mettendo in campo investimenti su personale e strutture, a salvaguardia di un sistema sanitario pubblico e universalistico”. 

Secondo Tommaso Bori, “servono infine misure urgenti e adeguate a scongiurare il rischio di un nuovo picco di contagi, oltre che un piano che sappia affrontare con maggiore prontezza un’eventuale nuova emergenza, senza che ciò condizioni l’erogazione di tutte le altre prestazioni medico-sanitarie. Sappiamo bene che ciò non avverrà, e, proprio per questo, continueremo, ogni giorno, a lavorare con impegno, in quella che ormai è divenuta una vera e propria battaglia in difesa della sanità pubblica, che passa necessariamente da una liberazione dell’Umbria dall’occupazione leghista. 

Forse però servirà anche un altro Pd rispetto a quello che ha portato alla discesa dei lanzichenecchi veneti. La denuncia del capogruppo regionale umbro del Pd riguarda l’Umbria, che è un caso specifico, ma suona anche come monito alla vicina Toscana, che il 20 e 21 settembre sarà chiamata al  voto. I sondaggi danno il centro sinistra di Giani in leggerissimo vantaggio sul centro destra capeggiato dalla leghista Ceccardi. I lanzichenecchi sono vicini a conquistare anche il Granducato. E sulla sanità che è il core business delle regioni, anche in Toscana potrebbe succedere la stessa cosa. la linea della Lega quella è…

m.l.

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