CHIUSI RISCHIA DI PERDERE IL PALLONE: FUGA DI MASSA DALLA POLISPORTIVA. IL SINDACO SCENDE IN CAMPO PER ARRIVARE ALLA FUSIONE TRA LE DUE SOCIETA’

giovedì 25th, giugno 2020 / 17:07
CHIUSI RISCHIA DI PERDERE IL PALLONE: FUGA DI MASSA DALLA POLISPORTIVA. IL SINDACO SCENDE IN CAMPO PER ARRIVARE ALLA FUSIONE TRA LE DUE SOCIETA’
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CHIUSI – L’emergenza covid che ha congelato le posizioni dei campionati stoppati a marzo, sarà presa da molti come motivo di ristrutturazioni profonde nel mondo del pallone. Non della serie A o della serie B che sono ripartite, ma nelle categorie inferiori e nel calcio dilettantistico sarà un terremoto. Macelleria cilena, dice qualcuno pensando e citando i tempi tristi e i massacri di Pinochet.

A Chiusi, per esempio, la situazione è complessa. La prima squadra dovrebbe disputare anche la prossima stagione il campionato di Promozione. La seconda squadra, quella degli autarchici, il campionato di Seconda categoria. Ma le nuove normative anti covid, i protocolli di sicurezza impongono parametri difficilmente superabili per le singole società. Sarà dura…

Poi l’emergenza covid potrebbe anche essere il paravento dietro cui nascondere altri problemi pregressi e non meno pesanti. Senza fare gli allarmisti, ma solo cronaca realistica, Chiusi rischia seriamente di rimanere senza pallone o con un pallone sgonfio con cui sarà difficile giocare.

Partiamo dalla prima squadra, che è sempre stata un punto di riferimento nella zona, vittima tre anni fa di una combine scandalosa che la fece retrocedere  ingiustamente dall’Eccellenza in Promozione. Da allora non si è più rialzata. E adesso “RadioChiusi” dice che è in atto una fuga di massa dei giocatori… Il capitano Mazzuoli, il vicecapitano Fanfano e poi Moretti, Rampelli e Vanni tutti dei dintorni, più quelli venuti da fuori sarebbero in trattative con altre società. Dalla Pievese, al Cortona, alla Sansovino.. Una sorta di “grande fuga” come nel film di John Sturges del ’63, con attori un po’ meno blasonati… E con il rischio concreto di fare un campionato a retrocedere,  con i ragazzi del vivaio. Un po’ a causa della fuga dei big e un po’ perché le finanze societarie non permetterebbero di fare diversamente.

Pare che come ai tempi del fallimento della Fiorentina di Cecchi Gori con il sindaco Domenici che si fece garante  e “manovratore”, anche a Chiusi il sindaco Bettollini si sia attivato per salvare il salvabile e cercare di riunire sotto lo stesso tetto e le stesse insegne le varie società calcistiche chiusine. Ovvero Polisportiva Chiusi, Asd Città di Chiusi e, se possibile anche il Montallese.

Obiettivo: 1) salvare il settore giovanile che conta 200 ragazzi  ed è il fiore all’occhiello della Polisportiva; 2) salvare la gestione dello stadio anche per tutelare gli investimenti del comune evitando che resti un impianto inutilizzato; 3) formare una unica società di calcio, risanata dai debiti e gestita dalle migliori teste dell’uno e del’altro contraente.

Chiaro che una cosa è ripartire dalla Promozione e una cosa è ripartire dalla Seconda o Prima Categoria.  Il sindaco per ora sembra impegnato a trovare una quadra sul piano societario-gestionale, non su quello delle strategie calcistiche e tecniche. Ma ovviamente la cosa non è ininfluente e il livello che si riuscirà a mantenere sarà importante anche sul piano delle strategie, delle sponsorizzazioni, dell’immagine della città…

L’intervento diretto del sindaco, per conto del Comune, è la prova provata che la situazione è seria e vicina ad un punto di non ritorno. A questo punto in molti dovranno mettere da parte o gettarsi alle spalle vecchie ruggini, vecchi rancori e rivendicazioni e cercare una strada comune. Per alcuni ammettere o veder risolvere la questione da una discesa in campo del sindaco, tante volte vituperato, potrebbe essere un boccone amaro da digerire. Ma il pallone chiusino è sgonfio davvero. E il rischio che non se ne trovi un altro per giocare è reale e concreto. Certo nessuno potrà pensare che il Comune (che è di tutti) o un’altra società possano ripianare debiti pregressi. Quelli, ognuno dovrà pagare i suoi… Ma cercare e trovare una strada comune e “unitaria” per andare avanti e continuare a giocare, sembra l’unica strada percorribile.

Meglio sarebbe si provasse anche a mantenere la Promozione, ovvero il livello massimo possibile al momento, senza dare per scontato che Chiusi debba per forza scendere di categoria. Ciò vorrebbe dire ripartire su basi nuove, ma non al ribasso. Perché, diciamocelo, coi tempi che corrono e con le difficoltà oggettive che sono sotto gli occhi di tutti, se scendi poi risalire sarà un’impresa ardua, forse impossibile. E Chiusi, con tutti i suoi limiti e venti di decadenza, calcisticamente parlando non è una città da squadra di seconda categoria… Sarebbe uno smacco.

La formazione degli Autarchici in Seconda, è dignitosa, ha un bel seguito di pubblico, fa giocare ragazzi del posto, ha un’identità forte anche da punto di vista del campanile. Si ispira a squadre come l’Atlethic Bilbao e questo è meritorio, ha rilanciato giocatori che il Chiusi di Promozione aveva sbolognato, forse frettolosamente.  Insomma ha fatto per alcuni anni una buona politica calcistica basata su realismo, identità e attaccamento ai colori della città, senza voli pindarici e con coerenza “ideologica”. Adesso, nel marasma attuale, toccherà probabilmente a loro, ai dirigenti della Asd Città di Chiusi, fare da ancora di salvezza o scialuppa di salvataggio, e dare una mano a portare in salvo la vecchia corazzata biancorossa, gloriosa, ma piena di falle.

Come abbiamo già detto, qualcuno storcerà il naso al solo pensiero di sedersi allo stesso tavolo con Amedeo Fei e anche con il Sindaco Bettollini. E per il presidente della Polisportiva Fei e i suoi compagni di cordata sarà ugualmente complicato . Ma il pallone, sembrerà strano, non è solo un pallone. Dentro un pallone ci sono un sacco di storie. E c’è anche l’immagine di una città, si sono il sudore, la fatica, la gioia, le lacrime di generazioni. Prima di buttarlo via, di farlo sgonfiare del tutto bisogna pensarci bene…

Marco Lorenzoni

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