26 GIUGNO, 76 ANNI FA LA LIBERAZIONE DI CHIUSI. COMMEMORAZIONE UFFICIALE DAVANTI AL MONUMENTO DI LARGO CACIOLI
CHIUSI – Come avevamo anticipato ieri in altro articolo e proposto qualche settimana fa, anche quest’anno Chiusi celebrerà in maniera istituzionale la ricorrenza della Liberazione della città avvenuta il 26 giugno del 1944.
La cerimonia si terrà domani 26 giugno, alle ore 18,30, davanti al monumento posto in Largo Cacioli (davanti al Museo Nazionale) e non al cimitero cittadino. Come primapagina avevamo proposto la visita al cimitero per rendere omaggio alle tombe dei partigiani decorati Mario Morgantini e Ermanno Baldetti e a tutti gli altri partigiani e militari chiusini che dopo l’8 settembre ’43, si unirono alla resistenza o alle truppe Alleate e continuarono a combattere, ma dalla pate giusta. Il Comune ha optato per la commemorazione davanti al monumento opera dello scultore Vasco Nasorri, in Largo Cacioli. Va bene lo stesso. L’importante è non perdere la memoria e mantenere vivo il ricordo di quella primavera del ’44,dei martiri, morti in combattimento o fucilati e anche di coloro che ne uscirono vivi, ma rischiarono la loro vita per far uscire l’Italia dall’incubo del fascismo e dell’occupazione nazista.
Così come è stato giusto e doveroso rendere omaggio ai “liberators” Alleati, per lo più giovanissimi soldati sudafricani, tutti volontari, che combatterono nella battaglia di Chiusi, con le visite ai cimiteri di guerra del Commonwealt di Orvieto, Foiano della Chiana, Assisi e Bolsena, una volta terminato il giro, è giusto rendere onore ai partigiani e ai militari chiusini. Che furono tanti. Alcune decine. Anche loro per lo più giovanissimi: molti avevano 19-20 anni e si diedero alla macchia per non rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò. Ci fu chi scelse la resistenza per convinzione politica profonda, per una scelta antifascista maturata in precedenza, anche nell’azione politica clandestina di partiti come il Psi e il Pci o il Partito d’Azione. Ma in tanti lo fecero come si fa una cosa giusta, senza porsi troppe domande e senza troppe implicazioni, perché a 19-20 anni, nel ’44 non era facile avere una coscienza politica strutturata. In tanti lo fecero perché capirono che quello si doveva fare per far finire la guerra, per cacciare gli occupanti, per ripristinare la democrazia.
E tra i tanti ci furono anche cattolici, liberali, monarchici. E molti militari che dopo l’8 settembre decisero di continuare a dare il loro contributo in armi non più alla guerra fascista di aggressione, ma alla guerra di liberazione. Gli stessi Morgantini e Badetti erano due militari. Il primo cadde nella battaglia del Senio, nel ravennate, l’altro in uno scontro armato tra tedeschi e partigiani sul monte Cetona.
Ovvio che la commemorazione di domani sarà un omaggio anche ai civili (più di 100) caduti sotto i bombardamenti, le cannonate, i mitragliamenti o a causa delle mine, e a quei contadini che furono fucilati, per rappresaglia o per accuse mai provate di rapporti coi partigiani…
Insomma domani, 26 giugno 2020, a 76 anni dal 26 giugno 1944, Chiusi ricorderà, in forma ufficiale e civile, la liberazione della città e i suoi cittadini che diedero la vita o la misero a repentaglio, perché oggi potessimo essere liberi e vivere in un paese democratico.
Alla cerimonia parteciperà, come sempre, una delegazione dell’ANPI. La cerimonia si svolgerà secondo le norme impose dai protocolli di sicurezza anticovid. Primapagina ci sarà e invita i propri lettori ad esserci.
m.l.
Lo scrivo qui e mi rivolgo agli amici chiusini che usano commentare con una certa continuità, gli articoli di primapagina, ne cito alcuni a memoria: Carlo Sacco, Paolo Scattoni, Enzo Sorbera, Luca Scaramelli, Daria Lottarini, Maurizio Patrizi, Rossela Rosati, Giorgio Cioncoloni, Niccolò Martinozzi, Bonella Martinozzi, Paolo Giglioni… Mi piacerebbe vedervi domani alla celebrazione del 76esimo anniversario della Liberazione della città e alla commemorazione dei partigiani e militari combattenti, davanti al monumento di Largo Cacioli. Su molte questioni abbiamo idee simili e condivise, su altre no, ma su questa credo si possa essere tutti d’accordo. Personalmente ci sarò. Mi piacerebbe vedere anche voi…
Marco, attendo persone a casa per quell’ora e non è una scusa credimi. Ci tengo a dirti una cosa però sugli aspetti e sulla storia che condividiamo entrambi e non solo noi per fortuna.Ed è quella che il comportamento delle Istituzioni in primo luogo su questo tema è il maggior responsabile dei fumi di retorica che si sono sviluppati su tali problemi,su tali argomenti fino ad invalidarne i contenuti. Personalmente figurati se non possa essere io che non condivida tale storia e tali ragioni storiche di quello che ha rappresentato il nazifascismo nel nostro paese, ma ogni volta quando vedo che a distanza degli anni le motivazioni da parte della politica che si limita solo a ricordare gli avvenimenti in una o due occasioni all’anno e che i risultati- soprattutto quelli culturali di conoscenza portata in pasto alle nuove generazioni tramite la stessa politica- sono inesistenti e diventano occasione anche all’associativismo per segnalare che esistono tali associazioni ma poi durante tutto l’anno non viene fatto nulla e che tramite il complesso mediatico vengano celebrate le commemorazioni, a me proprio tanto bene in mano non stà.Certe persone sui temi giusti hanno fatto sì che la politica ci campasse di rendita per per decenni al di là dei fatti personali successi in loco che sono state tragedie e su cui si deve una rispettosa osservanza, ma non mi dirai che proprio quella politica che è della sedicente sinistra non abbia contribuito a svilire i contenuti della resistenza per esempio.Sembra di essere ritornati agli anni 80 quando è iniziata a sorgere la contestazione a coloro che per la resistenza hanno dato la vita, portando esempi di eugualitarismo finalizzato al fatto che entrambe le figure che militavano in fronti diversi fossero messi sullo stesso piano perchè erano morti da ambedue le parti,facendo passare l’idea che sicoome morti, essi sono tutti euguali.Questo lo si deve alla VOLONTA’ tipica dei regimi intrisi ancora di fascismo la maggior parte delle volte larvato e costantemente presente nelle modalità del pensiero ma anche a quello espresso con determinazione e chiarezza dall’associazionismo militante di destra.E tutto questo sotto l’egida dello Stato che non ha mai isolato e messo fuori legge le istituzioni revansciste fasciste,mascheratesi con l’associazionismo di carità ed assistenzialismo ed anche politico militante.Questa è la ragione sostanziale per la quale anche tre anni fa fui presente alla celebrazione al cimitero di orvieto in forma separata, proprio per dare il segno che sarebbe l’ora di finirla di amministrare una materia da parte della politica in tal modo ed una volta all’anno mettersi la fascia tricolore ed essere presenti dove si piangono i morti.Anche questo come vedi e come senti fa parte di quell’intolleranza crescente che pervade l’opinione pubblica che ha bisogno di altro, soprattutto su un tema come questo. Perchè culturalmente purtroppo viene percepito come una cosa lontana,sfilacciata, quasi inesistente.L’Italia è un paese di destra Marco, soprattutto dal punto di vista culturale e la sinistra in questo caso penetrata da chi ne ha interesse a frantumarla ha mostrato andando avanti su tale terreno tutti i suoi limiti svilendone il significato.Sarebbe ora di finirla a campare di rendita sopra certi aspetti, che dovrebbero essere di tutti, ma che per esserlo di tutti ci sarebbe bisogno di non ripercorrere quei binari che ho citato.Ma la vedo dura proprio per quella politica che chiami a raccolta sul tuo giornale e che dici che saresti contento che fosse presente.Io con quella politica non sono stato d’accordo mai.Lo ero come parecchi una volta ma era un altra politica, quella era importante che si fosse affermata, ma aveva molti nemici,specialmente in coloro che oggi sono presenti a molte di quelle commemorazioni. E te le dico con un senso di vera e sentita mestizia,perchè tu la storia la conosci e conosci anche le persone, la storia delle famiglie ed anche di quella mia la famiglia ,che per certi aspetti hanno solo dato.Se fosse vivo mio zio non sò, forse alla manifestazione ci sarebbe andato perchè ha vissuto per quegli ideali,certamente ben diversi ed inesistenti nella generazione che ci amministra nei fatti,tanto evidenziati dalle varie bande bassotti che hanno contribuito a svilire la politica e a non farla degna delle idee che cercano di spargere intorno a loro stessi.Spesso chiedo a me stesso se non li viva tali persone come dei nemici e sarebbe forse un pensiero ingiusto questo da parte mia, ma invece credo giusto nel definirli come strumenti che pongono in essere la frantumazione valoriale-almeno quella che credo di avere dentro me stesso su certe tematiche- non ho dubbio alcuno che sia così.Al di là delle scelte e dei colori politici è un fatto proprio culturale,quando vedo che la sedicente sinistra che commemora certi avvenimenti è incapace di applicare le idee che rappresentavano il mondo che voleva costruire ma che invece si è fatta strumento di coloro che finiscono per negare gli intenti di chi per certe idee ha dato la vita.E che oggi perdipiù manifesta nel vuoto culturale che ha contribuito a far formare.Personalmente-ospiti a casa o meno per quell’ora-ti dico che a tutto questo ed a contribuire a questa ”grancassa” non ci stò.Ho rabbia dentro su tale argomento , ma tale rabbia è provocata da quello che si va vendendo come fosse un prodotto al mercato, ed al venditore conviene vendere il prodotto in questo modo perchè i compratori per la maggior parte presenti davanti alla bancarella rappresentano il nulla assoluto e la loro funzione purtroppo è quella che serve a far vedere che la politica c’è.Ti sembrerò sprezzante e forse lo sarò anche, ma la rabbia è tanta ed è tanta perchè subdolamente in queste occasioni si trova e si esporta l’idea che in una società dentro la quale siamo, vi siano idee diverse e che per forza per andare avanti si debba cercare di unire i concetti,le persone, le idee.In tale processo di ”amministrazione della diversità” si sviliscono e si degradano certi valori fino a ridurli in polvere e farli scomparire dietro il teatrino delle commemorazioni che serve a quella politica che oggi celebra.
I valori legati alla liberazione sono tra i primi che ho cercato e cerco di trasmettere ai miei figli.
Sarei stato sicuramente presente se la celebrazione non fosse stata fatta in orario di lavoro.
Aggiunge qualcosa di importante la dichiarazione di Luca Scaramelli perchè come diceva un vecchio saggio” le montagne sono fatte di sassi”. Togliendo un sasso alla volta -ci vuole del tempo- ma le montagne spariscono, ed è quello che dicevo nel mio lungo e prolisso intervento….si somma tutto, tutto concorre allo svilimento.Perchè di consapevole svilimento si parla e non di altro….