CHIUSI, INTORNO AL PALLONE VOLANO GLI STRACCI. IL SINDACO A MUSO DURO CON LA POLISPORTIVA
CHIUSI – E adesso siamo al braccio di ferro. La vicenda della crisi del calcio chiusino con l’ipotesi di fusione tra Polisportiva e Asd Città di Chiusi, ma anche con il rischio concreto di perdere la categoria della Promozione e ripartire da un livello più basso sta diventando una questione politica e non solo calcistica. Due giorni fa abbiamo raccontato su queste colonne dell’intervento in prima persona del sindaco per cercare di trovare una quadra (come del resto fece Domenici a Firenze ai tempi del fallimento della Fiorentina e come ha fatto anche nelle settimane scorse Matteo Burico a Castiglione del Lago per mettere insieme Trasimeno e Sanfatucchio), ieri, abbiamo riportato le dichiarazioni del presidente della Polisportiva Chiusi Amedeo Fei, che confermano la crisi e adombra lo scenario peggiore “adesso noi ci fermiamo”. Oggi, ancora su la Nazione torna a parlare il sindaco Bettollini e lo fa sparando a zero proprio sulla Polisportiva. Un attacco frontale, pesante. Con tanto di richiesta di scuse da parte della società calcistica per aver disertato una riunione della commissione comunale che si sta interessando della questione. Insomma siamo al muro contro muro e dalle finestre volano gli stracci… Il pallone a Chiusi sta diventando una bomba pronta ad esplodere. E siccome il calcio è spesso lo specchio del Paese, anche in questo caso la crisi del calcio è forse lo specchi della crisi complessiva della città, aggravata certamente dall’emergenza corona virus e dalle restrizioni conseguenti, ma già presente.
“Un atto grave, una mancanza di rispetto assoluta” dice il sindaco a proposito dell’assenza dei dirigenti della Polisportiva alla riunione della Commissione, che doveva tenersi due giorni fa. “Anche perché dovevamo presentare la bozza di statuto e discuterne”, continua Bettolini. Lo statuto della nuova nascente società che avrebbe dovuto sorgere dalla fusione delle due esistenti, nate però da un divorzio… O se vogliamo, da una sorta di scissione, come avviene nei partiti con un gruppo che se ne va e ne fonda un altro. Così nacque la Asd Città di Chiusi, ovvero la squadra degli Autarchici, termine coniato da primapagina, un po’ per citare Nanni Moretti e un po’ per sottolinearne la caratteristica “autarchica e identitaria” del nuovo sodalizio che per statuto decise di far giocare solo ragazzi di Chiusi o cresciuti calcisticamente a Chiusi, sul modello di squadre come l’Athletic Bilbao dove giocano solo giocatori baschi.
La riunione, fa sapere il sindaco è stata riconvocata per lunedì prossimo.“Mi auguro che la Polisportiva sia presente e chieda scusa, altrimenti saranno presi severi provvedimenti”. E detto questo (non sono parole leggere), lo stesso sindaco ricorda che “La Polisportiva si è aggiudicata il bando pubblico per la gestione dell’impianto sportivo con il consueto e storico contributo. Hanno volontariamente partecipato ad un bando di evidenza pubblica, vincendolo per 20 anni, con il contributo in conto gestione fisso e determinato dal bando stesso. E ora di cosa si lamentano? Potevano non partecipare”. Ma Bettollini c va giù ancora più duro: “I debiti? li hanno dichiarati, per questo abbiamo chiesto i bilanci dell’ultimo triennio coi verbali di approvazione del Cda. Se i debiti saranno confermati a maggior ragione si dovrà procedere ad un cambio radicale nella gestione impiantistica e sportiva. Non si possono usare i soldi pubblici per ripianare i debiti di una società privata”.E qui siamo all’aut aut…
Ma non è finita. Replicando a Fei che ha detto che due società per sposarsi devono prima essere fidanzate, Bettollini ricorda che “erano già sposate, e hanno divorziato. Noi lavoriamo (il Comune ndr) per rimettere insieme le energie migliori che vogliono dare un serio contributo al futuro del calcio a Chiusi.Vogliamo costruire una unica società con tre obbiettivi: la tutela del settore giovanile, la corretta e sana gestione degli impianti sportivi su cui il Comune ha investito un milione di euro, una riunificazione che porti il nome della Città di Chiusi e che rappresenti al meglio la nostra cittadina”. Su questo punto il sindaco conferma in toto quanto avevamo scritto su queste pagine due giorni fa e sembra voler mettere la Polisportiva con le spalle al muro.
Il problema è che il clima pesante non aiuta il matrimonio. E la fusione, ammesso che vada in in porto, rischia di apparire come una scelta obbligata e dettata dall’alto, un po’ come succede nella banche. Il sindaco non fa cenno al livello tecnico, cioè alla categoria. Fei e i suoi consiglieri dicono che loro vogliono ripartire dalla Promozione. Ma se salta l’accordo sulla gestione dell’impianto sportivo, sarà possibile?
E se il nuovo Chiusi dovesse ripartire da una categoria inferiore, per esempio la Seconda, in cui gioca la Asd, che ne sarebbe del settore giovanile? siamo sicuri che avrebbe lo stesso richiamo che ha avuto in quest anni?
Fino ad ora il settore giovanile del Chiusi è stato un fire all’occhiello della Polisportiva, circa 200 ragazzi e risultati apprezzabili. E’ stato un punto di riferimento per tutta la zona e anche un esempio serio e tangibile di integrazione tra ragazzi del posto o dei dintorni e ragazzi stranieri, di altre culture, altra religione, altra lingua… Ma anche per la forte presenza di ragazzi stranieri, le quote di iscrizione si sono via via affievolite, e le giovanili da fonte di entrata sono diventate per lo più fonte di spesa. Quest’anno poi, causa covid, sono mancati i tornei che in passato portavano linfa vitale con le iscrizioni, ma anche ritorno di immagine, relazioni, possibilità di scambi… Adesso la macchina si è fermata, la ripartenza sembra molto complicata. Le stesse sponsorizzazioni, come ha ricordato il presidente Fei, sono diminuite, perché la crisi c’è per tutti.
La speranza è che lunedì sera, tutte le parti trovino una strada per andare avanti senza ulteriori screzi e rotture. E che sia possibile ripartire, magari con una società nuova, unitaria e ricostituita, ma dalla Promozione, non dal fondo.
Certo, il sindaco ha messo i piedi nel piatto e sembra non voler fare solo l’advisor, il mediatore… Chiede e pretende chiarezza sui soldi e sugli intenti. E sul rispetto degli impegni assunti. a fronte di bandi pubblici. Non ha gradito la richiesta della Polisportiva di aumentare il contributo comunale…
Bettollini è fatto così, il toro lo prende per le corna. A costo di vedersi appioppare il soprannome di “De Luca della Valdichiana”. E non deve essere stato né deve essere facile nella sua posizione sparare proprio sulla Polisportiva e non solo perché nel 2011 e 2016 la storica società calcistica ha dato una mano nelle campagne elettorali. Ma anche perché il presidente Fei è lo zio della vicesindaca Chiara Lanari e parente dell’assessore Micheletti. Qualcuno fa notare che anche il capogruppo di maggioranza Agostinelli, che ha partecipato come auditore alla riunione della commissione consiliare impegnata sulla questione, potrebbe non essere del tutto super partes, in quanto fa parte dello staff tecnico (allenatore dei portieri) degli Autarchici. Autarchici che hanno il loro quartier generale al bar della consigliera di opposizione Daria Lottarini… In un paese piccolo come Chiusi certe connections sono probabilmente inevitabili, ma quando esplode la polemica, la situazione può diventare antipatica. E se la politica ci mette le mani, come è giusto che sia, deve stare attenta a dove le mette.
Gli Autarchici dal canto loro a dire il vero sono rimasti finora molto defilati e silenziosi, tanto che una domanda, come direbbe Lubrano, sorge spontanea: “ma loro, la vogliono fare la fusione?”
m.l.
È una vergogna che ancora in un paese ci siano certe rivalita , facciamola finita per il bene del calcio e dei nostri figli
Sinceramente non vedo nessuna vergogna;prima di scrivere si dovrebbero prendere informazioni a riguardo dei temi trattati.La nascita della ASD Città di Chiusi è avvenuta non per far concorrenza alla Nuova Società Polisportiva Chiusi,nella quale tra le altre cose ho militato nelle giovanili e poi come componente del consiglio,ma solo e soltanto per dare la possibilità di “tirare” 2 calci ad un pallone a tutti quei ragazzi che non trovavano spazio nella Polisportiva Chiusi.Cosa ancora più importante è lo spirito con cui i ragazzi della ASD affrontano il loro campionato;NESSUNO PRETENDE alcun tipo di rimborso spese…anzi quando organizziamo le cene sociali si mettono le mani in tasca e contribuiscono alle spese.Ritengo che questo debba essere lo spirito se si vuol continuare ad andare allo stadio per assistere ad una partita di un torneo dilettantistico;non trovo più tollerabile che si possano pagare rimborsi spese,a volte più onerosi,dello stipendio che un operaio riesce a portare a casa alla fine del mese dopo essersi spaccato la schiena per 8 ore al giorno!!!
Nel caso specifico par di capire che la rivalità sia l’ultimo dei problemi. I nodi sembrano essere altri…
X Il Sig.Cencini. Per il bene dei figli forse sarebbe bene che stessero lontani da questo tipo di calcio,non dallo sport chiaramente.Il calcio in questo tipo di società le ricordo-e non è una sola mia idea-che viene attuato come una attività redditizia industriale con tanto di società che decidono di acquistare le prestazioni dei giocatori a suon di soldi, snaturando sia la cultura in primo luogo sia il pensiero degli uomini che vi partecipano perchè attratti dai soldi e me lo lasci dire- spesso invalidando anche lo stesso concetto di sport.Se i figli vengono indirizzati a idolatrare ed a sperare di poter fruire del calcio come un lavoro è bene che cambino famiglia e si facciano adottare da un orfanatrofio perchè vuol dire che le famigie hanno insegnato loro proprio poco. Questo è quello che penso.Poi giustamente ognuno è libero per carità di fare come gli pare logico e sembra meglio.
“Ma anche per la forte presenza di ragazzi stranieri, le quote di iscrizione si sono via via affievolite, e le giovanili da fonte di entrata sono diventate per lo più fonte di spesa.”
A parte il sapore vagamente razzista dell’accettazione, per poter parlare di argomenti così delicati, come questo che riguarda decine di giovani, bisognerebbe informarsi invece che scrivere un articolo ogni volta che ne esce uno sulla Nazione, perché il bravo giornalista si “informa” leggendo le cronache dei suoi colleghi di Siena e non fa tre o quattro telefonate a chi sta gestendo questa situazione?
* dell’affermazione.
Ma quale razzismo? E chi ti dice che quattro telefonate o anche 5 non siano state fatte? Il problema delle quote di iscrizione alle squadre giovanili “affievolite” è dei nodi messi sul tavolo dai dirigenti, proprio per il valore sociale e politico del calcio, anche in funzione dell’integrazione italiani-stranieri, come peraltro è scritto nell’articolo. Non è che puoi leggere solo quello che ti pare interpretarlo a tuo uso e consumo, l’italiano non è un’opinione… E i fatti (e le dichiarazioni degli attori in campo) sono sotto gli occhi di tutti. Poi che gli “attori in campo” abbiano deciso di utilizzare la Nazione né mi stupisce, né mi inquieta. Perché ci sono giornali che raccontano le cose e altri che raccontano quello che fa comodo ad alcuni e si prestano a fare da megafono, che è un mezzo di diffusione del sonoro, ma non un mezzo di informazione.
Se le telefonate le hai fatte mi sa che hai trovato occupato, gli articoli che hai scritto sono usciti regolarmente il giorno dopo quelli della Nazione infatti in nessuna cosa che hai scritto hai centrato i veri termini del problema, perché non li sai è se li sai non.li hai scritto. Se poi sei contento lo stesso non c’è problema, va bene così.
Mi sa che non li hai letti. Ma come dici te, va bene così…
Infatti, aspettiamo trepidanti il tuo prossimo articolo appena la Nazione scriverà nuovamente sull’argomento.
L’informazione non è una gara a chi arriva prima, al massimo a chi la racconta meglio. In ogni caso se tu volessi raccontare cosa è successo finora e cosa succederà questa sera tra la Commissione comunale di cui fai parte e le società sportive, potrebbe essere cosa utile.
Se ieri c’è stato questo incontro fra la commissione consiliare e le società sportive sarebbe bene saperne qualcosa. I contribuenti pagano e magari un minimo di informazione è dovuta.
Giusto. Chiedi a chi fa parte della commissione.
già fatto. Negoziati in corso. Non se ne sa niente
qualcosa si sa… https://www.primapaginachiusi.it/2020/06/chiusi-fumata-nera-ora-niente-fusione-tra-le-due-societa-di-calcio-lamarezza-del-sindaco/
Non mi pare che ci informi sull’eventuale incontro della commissione il 29 giugno.
E su che altro informa? L’unico passaggio ulteriore, dopo gli articoli precedenti quello è stato. Equi si dà conto dell’esito. Dalla commissione è uscita una fumata nera. Per ora. Stop. I motivi sono quelli scritti nell’articolo Che vuoi sapere di più? come la pensano Martinozzi, Luca Scaramelli? E’ decisivo? Spetterà a loro farlo sapere se vorranno. Evidentemente finora non hanno ritenuto di comunicarlo. Come la pensano il sindaco, Micheletti, Simone Agostinelli (e riteniamo il resto della maggioranza compresi l’assessore allo sport e gli altri membri della commissione) o i vertici della Polisportiva e degli Autarchici è noto ed è scritto anche in questo articolo e nei precedenti. Il nocciolo a questo punto è come se ne esce. E soprattutto: se ne esce?
Questi sono i risultati che si ottengono affrontando i problemi “a muso duro”.
Quando si vuole mettere d’accordo ci si approccia con umiltà e rispetto di tutte le parti in causa e non minacciando sanzioni a destra e a manca, per imporre con la forza la propria linea, che non è detto sia quella giusta, anticipandola addirittura sulla stampa come fosse già accettata da tutti.
Ma qualche volta si pensa che le persone hanno una propria dignità e forse non sono disposte a rinunciarvi?
Chi ha gestito gli impianti sportivi di Chiusi in questi anni andrebbe prima di tutto ringraziato, e non minacciato, perché bisogna sempre pensare a quanto sarebbe più costosa una gestione diretta del Comune, sicuramente molte volte più del contributo che viene erogato.
In secondo luogo bisognerebbe capire se è semplicemente possibile andare incontro alle esigenze di chi svolge una riconosciuta e conclamata azione sociale, viste le difficoltà economiche del paese, in particolare, e del mondo sportivo, in generale, senza stravolgimenti epocali o manovre propagandistiche, tenendo separato il giudizio sull’attività formativa e gestionale da quello sull’attività agonistica, in modo da non esserne condizionati.