COVID 19, MORTI IN ECCESSO E TASSO DI MORTALITA’: CONVERSAZIONE CON ALESSANDRO LANZANI, MEDICO A MILANO

COVID 19, MORTI IN ECCESSO E TASSO DI MORTALITA’: CONVERSAZIONE CON ALESSANDRO LANZANI, MEDICO A MILANO
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Alessandro Lanzani non solo è un amico fraterno da quando entrambi avevamo i calzoni corti (e oggi abbiamo lui 63 e io 64 anni), ma è anche un medico, precisamente dello sport. Molti a Chiusi e dintorni lo conoscono. Vive e lavora a Milano, zona molto calda sul fronte coronavirus.  Ci sentiamo spesso, per amicizia, ma da quando è esplosa la pandemia e l’emergenza Covid, le telefonate sono quasi quotidiane. E Alessandro, da giorni mi dice di guardare bene le statistiche, i dati. E di considerare un fatto: cioè che il dato dei “contagiati” non è reale. Perché non si sa quanti sono quelli asintomatici non certificati. E in forza di ciò anche altri numeri, quello dei deceduti per esempio, assumono proporzioni diverse. 

Il numero che ci viene fornito ogni giorno dal Bollettino della Protezione Civile a livello nazionale e dai sindaci, comune per comune, è solo quello dei contagi certificati che ormai tutti considerano del tutto approssimativo, non effettivo.

Qualche giorno fa lo stesso sindaco di Bergamo Gori in una intervista faceva notare come nella sua città, nei primi tre mesi dell’anno scorso sono morte 600 persone, quest’anno, nello stesso periodo, 1.100, cioè 500 in più. Ma i morti per Covid accertati a Bergamo, al momento dell’intervista (20 marzo) erano solo 48… Evidente che il virus aveva colpito e ucciso anche persone che non avevano fatto il tampone, che non erano state ricoverate in ospedale. Insomma persone non “censite” come contagiate.

Oggi Alessandro Lanzani mi segnala una tabella pubblicata da Repubblica (l’ha anche postata su facebook) che parla del tasso di letalità del Covid 19, per fasce di età e sesso.

Dalla tabella si vede che il tasso di letalità (morte del paziente) è del 36,55% per gli uomini e del 21,38% per le donne tra gli ultra novantenni. Del 34,12% per gli uomini e del 21,19% per le donne nella fascia 80/90 anni. Poi pian piano scende: 23,11% per gli uomini e 13,9% per le donne nella fascia 70/79 anni; 8,59 e 4,7 tra 60 e 69 anni (“la nostra fascia di età per intendersi”, mi sottolinea); 4% e 1% tra 50 e 59; 1% per gli uomini e dato non rilevato per le donne sotto ai 49 anni…

Il tasso di letalità è la percentuale dei decessi sui contagiati certificati e il dato è aggiornato al 30 marzo 2020, due giorni fa. 

Sebbene mai come in questo periodo le statistiche abbiano dimostrato la loro fallacia vuoi per imprecisione vuoi per malafede comunque questa tabella pubblicata da Repubblica è molto interessante perché stratifica il rischio di morire e la speranza di vivere per ognuno di noi,  i nostri cari, padri e figli che siano nonni o nipoti. Si consideri, ma questa è una mia opinione personale, che è possibile che la letalità sia più bassa in ogni fascia di età perché a tutt’oggi il numero dei contagiati asintomatici non è stato misurato direttamente neanche con test campione” dice Alessandro Lanzani.

E questa sua considerazione mi fa tornare in mente un’altra chiacchierata telefonica su quelle che vengono chiamate “morti in eccesso”. Ovvero sul dato delle morti in un determinato periodo e in presenza di una situazione eccezionale (che sia una calamità, una guerra, un attentato, un’epidemia) rispetto agli anni precedenti. Alessandro a questo proposito mi segnalava che il sito Pad.Med considerato una sorta di Bibbia dell’informazione medico-scientifica aveva analizzato i decessi in eccesso nei periodi invernali, cioè in presenza dell’influenza stagionale negli anni dal 2013 al 2017. Le morti in eccesso stimate da Pad Med sono state 7.027 nella stagione 2013-2014; 20.259 nella stagione 2014-2015; 15.801 nella stagione 2015-2016 e 24.981 nella stagione 2016-17. Cioè l’ultimo dato ci dice che solo tre anni fa sono morte per influenza 25 mila persone.

“Perché non ci siamo “accorti” che in Italia sono stimati in 25. 000 i morti in eccesso nel 2017? Altri articoli scientifici sostengono la stessa cosa. Questi numeri mi hanno stupito sarebbe interessante comprendere in che ordine di grandezza il corona v 19 è più potente. Ma questo si può fare solo con tamponi a tappeto in aree campione significative. Una specie di exit poll per capire quanti potrebbero essere i reali contagiati e soprattutto quanti sono, in proporzione gli asintomatici. Più alto fosse il numero dei contagiati asintomatici più bassa sarebbe la previsione di letalità finale di questo incubo virale.

Questo, dice Alessandro, “non per sminuire la portata devastante del coronavirus e dell’emergenza in atto, ma per ragionare su dati più precisi e più ‘concreti’, evitando da un lato di minimizzare e cedere a comportamenti irresponsabili, dall’altro di abbandonarsi al panico generalizzato. Poi certo se alla più alta letalità nelle fasce di età più avanzate, si aggiungono situazioni di “mancato isolamento” come è successo in alcune case di riposo in Lombardia dove sono morte decine di ospiti, il discorso si fa più articolato”...

E qui personalmente io sento sollevato e anche orgoglioso di come la questione Rsa è stata affrontata dalle nostre parti. E’ vero anche in Toscana ci sono stati dei morti nelle case di riposo: 4 a Bucine in provincia di Arezzo e 1 a Sarteano, per esempio, ma alla fine il danno è stato finora contenuto. Ogni decesso è una perdita grave e un dolore per l’intera comunità, ma i numeri contano, una cosa sono i 63 decessi della Rsa di Mediglia a 20 km da Milano e una cosa sono i 4 di Bucine e il caso per ora unico di Sarteano. O gli zero contagi nella Rsa di Chiusi-Cetona…

C’è differenza. Molta differenza.

Insomma la conversazione con un amico, oltre che fare piacere perché fa sempre piacere sentirsi, soprattutto in tempi di clausura forzata come questi, almeno a me ha dato dei riferimenti, appunto numerici e statistici, che consentono di inquadrare meglio la questione.

Anche io come molti altri, all’inizio ho scritto che l’epidemia di Covid 19 non era una semplice influenza, ma non era nemmeno la peste o il colera… Poi il numero dei contagi e dei morti ha cominciato a salire, sono arrivate le prime misure d contenimento, poi altre e altre ancora, sempre più stringenti, quello che chiamavamo “coprifuoco” scherzandoci un po’ su, è diventato coprifuoco vero. In qualche Stato le autorità hanno dato ordine di sparare a chi non rispetto le prescrizioni. Parlare di guerra, di clima di guerra, di economia di guerra e misure da tempo di guerra non è una esagerazione. Ma i numeri ci dicono che bisogna ragionare con mente fredda. E con discernimento, anche quando il dolore, lo scoramento, la paura sembrano prendere il sopravvento.

Marco Lorenzoni

 

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