CHIUSI, BETTOLLINI STRINGE ULTERIORMENTE IL CORDONE SANITARIO: VIETATI ANCHE PARCHI E GIARDINI. NOTE DI FIDUCIA DAL TERRAZZO DEL COMUNE…
CHIUSI – Aveva la faccia scura, l’espressione tirata e non solo per la stanchezza, ieri sera il sindaco Bettollini nella diretta facebook delle 19,00. Altri tre casi di positività e a Chiusi siamo a 20. E nuove quarantene. Siamo intorno a 300… Chiusi continua ad essere il paese più colpito della provincia di Siena, ha il 50% delle persone messe in quarantena di tutta la provincia e il 40 dei casi di contagio. Normale che il primo cittadino sia teso e allarmato. Ma la ragione della faccia scura era anche un’altra. E si è capito nella notte, quando ha emanato una nuova ordinanza che stringe ulteriormente il “cordone sanitario”.
Con questo ultimo provvedimento il sindaco ordina:
1. ad Enti, Imprese, Banche, Assicurazioni, Associazioni, Sindacati, Agenzie e Uffici di Consulenza che effettuano attività di sportello, in attuazione del senso di responsabilità richiesto in questa fase di emergenza, di limitare al massimo la presenza fisica delle persone (dipendenti e utenti) all’interno degli uffici e a garantire l’erogazione dei servizi professionali attraverso modalità alternative alla presenza fisica, come comunicazioni PEC e mail, comunicazioni telefoniche e prenotazioni telefoniche, in modo da contingentare gli accessi ai locali;
2. a tutta la cittadinanza di osservare in qualsiasi luogo il divieto di assembramento;
3. di autorizzare per l’approvvigionamento dei generi alimentari e di prima necessità lo spostamento di un solo membro per nucleo familiare;
4. di inibire l’accesso a tutti i parchi, giardini, aree gioco del territorio comunale nonché le sponde fruibili intorno al lago di Chiusi;
5. la chiusura di tutti i fontanelli di acqua pubblici nonché le quattro“casine dell’acqua” di Chiusi Scalo, Chiusi Città, Macciano e Montallese;
Si ricorda inoltre che, seppure nel caso di limitata presenza fisica, dovranno essere garantite modalità organizzative prescritte per il contenimento del virus tra cui:
a) L’osservanza della distanza interpersonale tra le persone pari ad almeno 1 metro
b) La messa a disposizione a utenti e dipendenti di disinfettante per l’igiene delle mani e l’effettuazione frequente di idonea disinfestazione delle superfici e degli arredi
c) L’esposizione in bella evidenza di avvisi contenenti le misure di igiene e profilassi che le persone devono osservare
d) La fruizione, per quanto possibile, di ferie e congedi del personale non strettamente indispensabile ai fini dell’attività lavorativa
Si invitano tutti gli esercizi commerciali ancora in attività di promuovere e favorire consegne a domicilio.
Si richiama, infine, PER TUTTA LA CITTADINANZA, la precauzione generale e obbligatoria di osservare in qualsiasi luogo il divieto di assembramento. In particolare si ricorda che l’attività motoria è consentita ma nel rispetto dell’obbligo di non creare assembramenti, di eseguire l’attività da soli o al massimo con la propria famiglia, eliminando ogni tipo di rapporto interpersonale con terze persone.”
Insomma la gente sembrava non avere ancora capito la situazione, anche ieri pomeriggio (sabato) c’erano tante persone al lago. E a passeggiare a gruppi. Qualcuno è andato a fare la spesa tre volte, tanto per uscire d casa…
Da qui la decisione di chiudere parchi, giardini e anche i piazzali e le aree fruibili del Lago, le casine dell’acqua con restrizioni anche per uffici pubblici e privati aperti al pubblico (banche, sindacati ecc..). Un’ordinanza che altri comuni non hanno emesso, ma che a Chiusi si è resa necessaria.
Venti casi di contagio su 8.500 abitanti sono lo 0,2% della popolazione. I numeri vanno considerati per quelli che sono, senza isterismi. Ma sono comunque parecchi. E sono più che in altri comuni. Così come le quarantene. Giusta dunque la preoccupazione particolare di chi ha la responsabilità di amministrare la città. Ha fatto bene Bettollini a stringere le maglie. E’ un richiamo alla responsabilità, al senso civico di ognuno, per il bene di tutti.
L’ordinanza emessa questa notte ha durata fino al 25 marzo. Una decina di giorni, al termine dei quali sapremo se le misure hanno fatto effetto oppure no. Se la corsa del virus è stata almeno rallentata. Bettollini l’ordinanza l’ha chiamata “#chiusincasa“. Un titolo che richiama quello di un libro: Chiusi dentro, della scrittrice Maria Pace Ottieri. E’ di qualche anno fa ed dedicato proprio a Chiusi, dove ogni tanto torna. Non adesso, perché da Milano non è il caso.
Intanto questa mattina, domenica 15 marzo, la consueta diretta facebook, il sindaco di Chiusi l’ha fatta dalla terrazza del suo ufficio, affacciata su piazza XX Settembre. Niente annunci, niente dati, volto più disteso. Solo un messaggio di fiducia e di speranza affidato alle note del maestro Roberto Fabietti che con la sua tromba ha eseguito alcuni brani. Tra questi l’Inno di Mameli in apertura poi il concerto di Aranjuez, L’emozione non ha voce di Celentano, Per un Pugno di dollari di Morricone e chiusura con Azzurro di Paolo Conte, canzone scelta in molti flash mob da finestre e terrazze in queste ore… Forse per dire che il treno dei desideri all’incontrario va… e le città in questi giorni sono proprio come quella della canzone, Chiusi compresa… “Sembra quand’ero all’oratorio, con tanto sole, tanti anni fa. Quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiar… ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar…”. Più precisa di così, neanche “Città vuota” di Mina…
Ma è giusto giocarci un po’ su. Perché passerà anche questa. Se sapremo rispettare le regole passerà, ma adesso è il momento di fare come ci dicono di fare, senza cercare scappatoie. Intanto cominciano a trapelare anche buone notizie, insieme a quelle cattive del contagio che avanza. Il Tocilizumab, il farmaco messo a disposizione dalla Roche, e sperimentato a Napoli pare abbia dato risultati significativi non per fermare il virus, ma per alleviare i problemi respiratori in chi è n terapia intensiva… Poi ce n’è un’altra di notizie che molti media hanno dato, ma quasi sottovoce. In Lombardia dopo i cinesi stanno arrivando anche medici cubani e Venezuelani, per dare una mano. Lo ha annunciato l’assessore alla sanità della Regione.
Insomma arrivano i comunisti, quelli veri. Pare che li abbiano chiamati i lumbard… Doppio smacco, se lo vengono a sapere Salvini e quelli di Libero, si suicidano.
Comunque, per la cronaca, i Cubani è dagli anni ’70 che esportano medici e medicina laddove c’è gente che sta peggio di loro. E il virus Ebola in Africa sono stati loro, i cubani, a sconfiggerlo.
Chiudiamo questa nota con una considerazione amara, fatta ieri dal sindaco di Napoli De Magistris (e che abbiamo fatto anche noi, in questi giorni, nelle conversazioni a distanza tra redattori e collaboratori): se il contagio del coronaviour fosse partito anziché da Codogno e dal Lodigiano, da una paese del Sud, se il “contagiato 1” fosse stato invece che un manager del lombardoveneto che gira il mondo per lavoro viaggiando in business class, un migrante nero o curdo arrivato con un gommone cosa sarebbe successo? cosa avrebbero scritto La Verità e Libero? Cosa avrebbero postato su facebook Salvini, la Meloni e la Santanché? Come avrebbe reagito il nord che lavora e che produce? Pensateci. Buona domenica.
M.L.
Avevamo una grande opportunità per una sana boccata d’aria. Il Lago.
ci siamo giocati anche quella.
Mettiamo in quarantena gli imbecilli….a tempo indeterminato…
Ha fatto bene Bettollini a serrare ancora di più le fila dell’ordine pubblico e condivido la sua decisione.Purtroppo rilevo dal tuo post che ieri al lago di Chiusi c’era gente che camminava.Non siamo tutti euguali e psicologicamente reagiamo l’uno diversamente dall’altro, ma quando si prendono iniziative di quel tipo occorrerebbe pensare che oltre ad avere le attenzioni per i propri bisogni psicologici occorrerebbe pensare anche agli altri.E questo spesso non viene fatto ed è per questo che ho detto molte volte che siamo un popolo anarcoide ed individualista che pensa solo ai propri bisogni fregandosene completamente e relegando in seconda fila ” i bisogni e le attenzioni di natura sociale” sottovalutando il tutto e quando sentiamo che ci possa essere uno spazio per soddisfare tali bisogni ci infiliamo di tutta lena.Tutto questo credo che possa benissimo essere definito come far parte di una condizione di sottosviluppo ancestrale, etico,che ci delinea e ci pittura agli occhi degli altri come un popolo colorito ma profondamente individualista ed arretrato su tale piano.Tendiamo ad evitare i comportamenti che ci caratterizzerebbero un popolo di natura sociale e che obbedisce alle ordinanze di chi abbiamo contribuito ad eleggere ma poi quando si tratta di intervenire su di noi siamo agli antipodi di questo. Ma credo di non dire nulla di nuovo.Volevo dire un altra cosa e che è quella alla quale tu ti riferisci e che riguarda la musica, cantata, suonata, dai balconi e dalle terrazze alla quale i media danno grande spazio perchè si crede che sia da quella alla fin fine che si possa misurare la grandezza e la voglia di resistenza di un popolo alle avversità.Tale pensiero personalmente non sono tanto pronto a condividerlo perchè mi sembra una misura di natura verso la quale il sistema cerca di arginare le pulsioni sociali proprie della gente e le spieghi in modo di ”alleggerire” la pesantezza del momento che passiamo tutti.Va bene una volta, due, ma non un comportamento di massa come avviene nelle città, che la gente canti dai balconi, perchè questo non ti fà vedere come la gente possa essere unita avverso il nemico principale perchè sono sicuro che è proprio quella gente che una volta finito di essere in trincea riprenderà i soliti comportamenti, sia sociali, sia di gruppo, sia di pensiero che l’hanno animata fino ad oggi. Tale comportamento spontaneo che viene espletato adesso viene letto dal complesso mediatico come una forza che abbia la gente di poter reagire ma non si va oltre questo col dire che questi guai dove ci troviamo di scarsità di risorse per esempio sono dovuti proprio a quello che dentro casa nostra è un ”nemico deviatore” che fa concentrare e disperdere energie per le quali non venga riconosciuto che se succede tutto questo le spiegazioni ci siano e ci sono senz’altro.Si dice di usare questo arresto di attività lavorativa, generale e sociale per cambiare strada, per dar valore alle cose che una volta valore lo avevano, ma non si dice allo stesso tempo che in mezzo a noi in questi decenni è successa una cosa devastante e che ci ha fatto variare strada e ci sta portando alla miseria prima individuale poi sociale.Ed allora, vanno bene le trombe che suonano l’inno nazionale ma poi finita la musica- e dico che anche quella possa servire- le cose vanno rimesse a posto col valore che hanno se ne vogliamo uscire da tale incubo.E non è che non capisca che anche la musica possa servire, serve di certo, ma il presentare la forza di tale fatto come una cosa alla quale ci si aggrappi e che possa segnare l’idea e lo spirito di un popolo, sinceramente mi pare una esagerazione.In Europa-toccata dal Coronavirus-non mi sembra che venga fatto.E’ un po’ una cosa peculiare solo dei popoli dove vale il riconoscersi su materie come musica, il calcio, il sesso,il consumo ed il rock and roll,il fervore religioso e tutte le manifestazioni mentali che ne derivano: Brasile, Spagna, Italia,e molte altre parti del Sud America sono fra questi,ma non lo dico in maniera dispregiativa perchè sò bene che tutto serve,ma guardiamo a dove sia concentrata la maggior parte del genere umano, Cina, india,Sud est Asiatico, e ditemi se aveste visto mai la gente che suona il rock dai balconi come ci ha presentato la televisione qui da noi e quale possa essere fra questi il passato ed il futuro che prevarrà nel mondo.Non vogliamo rinunciare alla nostra cultura e soprattutto alla nostra spiritualità? Bene,giustissimo perchè è soprattutto nelle diferenze che la diversità esiste ed è un valore, cominciamo allora ad essere più critici verso tali forme che ci illuminano di una luce che non c’è.La critica verso tali aspetti si fà e la si mette in pratica solo se le cose le si comprendano nella loro interezza,altrimenti ne restiamo subalterni.Come lo siamo correntemente di fronte ai media che segnano il nostro modo di pensare.E’ questa la direzione della liberazione.Al contrario è negarla e larvatamente accettare l’assuefazione a tale condizione che ci avvolge completamente.In sintesi alla fine riflettere se pensare con il proprio o pensare con quello degli altri.Questo credo che possa fare anche una delle differenze, non tanto i coperchi delle pentole sbattuti al ritmo della musica dalle terrazze.Io non l’ho mai fatto nemmeno prima del coronavirus ma non perchè sia diverso dagli altri con i quali ho un comune destino come tutti.Ci sono tante cose che si condividono e tante altre che non le si condividono.E lo dico.
Carocarlo,sono d’accordissimo con te !
Ma possibile che uno non possa stare a casa anche in momenti come questo ?
La smania di voler uscire a tutti i costi fregandocene degli altri !
Molte persone non si rendono conto della situazione !
Tutti pensano,come diceva ” disgrazia Pazienza “, che sia una semplice influenza ! Non è così ! Rischiamo di rimanere in casa altri 20 giorni !
Ha fatto bene Bettollini a chiudere tutto !
Bisogna essere ligi a quello che ci impone il governo ,anche se Giuseppi e i compagni di merende insieme a quelli della parrocchietta,avevano sottovalutato tutto credendo fosse un esagerazione,solo esagerato allarmismo !
Ora è il momento di pensare a noi, basta cazzate ,dobbiamo stare in casa ?
Restiamoci !
Meglio in casa……. che con un bel vestitino di legno !!!
Purtroppo anche questa mattina continua ad esserci troppo movimento rispetto alle attività che sono aperte, ieri dopo essere stato al lavoro per un’operazione urgente, rientrando da Po’Bandino al centro storico di Chiusi ho incontrato circa 15 macchine, alcune con a bordo coppie presumibilmente di marito e moglie, mi chiedo, con tutte le attività chiuse, a quell’ora anche i supermercati, dove stessero andando quelle persone. Credo che ancora siamo lontani dall’aver compreso la situazione e con che cosa abbiamo a che fare, e che più tempo ci mettiamo a capirlo più tempo ci vorrà per uscirne.