CITTA’ DELLA PIEVE, IL LICEO CALVINO NEL TRITACARNE DEL CORONAVIRUS. MA QUALCUNO HA ESAGERATO…

mercoledì 26th, febbraio 2020 / 19:06
CITTA’ DELLA PIEVE, IL LICEO CALVINO NEL TRITACARNE DEL CORONAVIRUS. MA QUALCUNO HA ESAGERATO…
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CITTA’ DELLA PIEVE –  Mentre i governatori del Veneto e della Lombardia scoprono che la loro sanità è stata la prima a mostrare falle nei controlli sul coronavirus e scoprono anche che effetto fa trovarsi dalla parte degli “untori” e vedersi chiudere i porti in faccia dalla Isole Mauricius o da altri paesi che dicono no all’ingresso non tanto degli italiani, ma dei veneti e del lombardi in particolare e quindi, in sostanza scoprono che effetto fa la politica leghista quando ad applicarla sono gli altri, anche il Liceo Calvino di Città della Pieve è finito nel tritacarne della propaganda mediatica sul coronavirus. E la dirigente scolastica del liceo additata come una “irresponsabile” se non  come una delinquente per aver autorizzato e fatto partire alcuni alunni per una gita di istruzione a Salamanca, in Spagna. Cosa che in tempi di cordoni sanitari, chiusura delle frontiere, blocco di arrivi e partenze è stata considerata un’azzardo…

Tutto è partito da un articolo apparso sul Corriere dell’Umbria il 24 febbraio. Titolo Città della Pieve, il liceo Italo Calvino vola a Madrid nonostante la sospensione delle gite per Coronavirus e, poi, da tutta una serie di commenti successivi che hanno inondato i social.

Nell’articolo si afferma che la scuola, nella figura della Dirigente, ha violato le norme dettate dallo Stato in materia. Compresa la direttiva del Presidente del Consiglio Conte. Sui social, come dicevamo si è scatenata la bagarre, con commenti velenosi all’indirizzo della dirigente anche da parte di esponenti politici per lo più vicini all’attuale maggioranza che governa Città della Pieve. Si è tenuto, praticamente un processo pubblico e mediatico alla dirigente scolastica e alla scuola , come in un Tribunale del Popolo…

Ma i fatti stanno, oggettivamente, in altra maniera. Cioè nessuna circolare, nessun decreto, nessuna ordinanza, al momento della partenza degli studenti del Calvino impediva alle scuole umbre di organizzare gite e viaggi di istruzione, né in Italia né all’estero.

UN gruppo di docenti, in risposta al Corriere dell’Umbria scrive:

“La partenza da Città della Pieve era stata stabilita per le ore 3.20 della notte tra sabato 22 e domenica 23. Intorno alle ore 23.00 di sabato sono iniziati alcuni scambi telefonici tra i docenti designati all’accompagnamento e la Dirigenza. In quel momento, al di là dei legittimi dubbi, non esisteva ancora alcuna comunicazione formale rivolta alle scuole che riguardasse i viaggi di istruzione. L’avviso del Miursocial (non un decreto né un’ordinanza) è stato pubblicato solo alle ore 1.19 e recitava: Il Ministero dell’Istruzione informa che, in attesa dell’adozione formale dell’ordinanza prevista dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri, per motivi precauzionali, i viaggi di istruzione vanno comunque sospesi a partire già da oggi domenica 23 febbraio 2020.
I tempi parlano da soli: tutto era già pronto, tutto era predisposto per la partenza delle ore 3. D’altronde la Dirigente era già informata dell’esistenza di un comunicato della FIAVET (che rappresenta il principale sindacato dei Tour operator) con cui si negava il rimborso per recesso dal contratto di pacchetto di viaggio nel caso in cui la destinazione non fosse verso zone della Cina o sue immediate vicinanze. D’altro canto anche i genitori degli studenti in partenza, informati tempestivamente di questa circostanza, hanno scelto di far partire i propri figli.
Tutto questo è accaduto in tempi rapidissimi e in assenza di un riferimento normativo chiaro e realmente in vigore.
Il Decreto legge n. 6 del 23 febbraio 2020 è stato emanato nella giornata di domenica 23, quindi molto dopo la partenza. Ad ogni modo, è molto importante analizzarne il testo che recita così: Art. 1 “Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19, nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di  trasmissione o comunque nei quali vi è un caso non riconducibile ad una persona proveniente da un’area già interessata dal contagio del menzionato virus, le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica”.
Questa la premessa che chiaramente sottolinea che sono le autorità competenti dell’area in cui è presente il contagio a dover adottare misure di contenimento. Successivamente si legge che “possono essere adottate anche le misure che vengono indicate nel comma f, cioè la sospensione dei viaggi d’istruzione organizzati dalle istituzioni scolastiche del sistema nazionale d’istruzione, sia sul territorio nazionale sia all’estero”.
Dal testo del Decreto si evince chiaramente, dunque, che da parte delle scuole umbre non sussiste tuttora alcun obbligo alla sospensione dei viaggi di istruzione e, se anche ad oggi fosse necessario adottare provvedimenti restrittivi, si tratterebbe di condizioni successive ai fatti svoltisi tra le ore 1.30 e le 3.00 della notte tra il 22 e il 23 febbraio. Sarà utile ricordare che, ad oggi, nella nostra Regione non è segnalato alcun caso di contagio.
Per completare la ricostruzione dei fatti va inoltre sottolineato che alle ore 15.38 del 23 febbraio 2020 l’USR Umbria emanava una comunicazione alle Scuole che si limitava solo a ribadire i contenuti della comunicazione Miur-social succitata, senza aggiungere alcuna precisazione.
In conclusione, sarà anche utile ricordare che, in assenza di un riferimento normativo chiaro, è normale che il Dirigente di un Istituto scolastico rifletta bene
prima di assumersi la responsabilità di procurare un rilevante danno economico alla propria comunità, inevitabile conseguenza della recessione da contratti già stipulati. Ancora oggi non è affatto chiaro, stando al testo del Ministero, cosa debbano fare le scuole del territorio nazionale non colpito da contagio. Come poteva essere chiaro nella notte tra sabato e domenica?

Quindi la dirigente scolastica ha agito, di concerto con le famiglie degli studenti, non solo in buona fede, ma anche correttamente, senza violare alcuna direttiva. “NON È SCRITTO DA NESSUNA PARTE che dall’Umbria NON SI PUÒ PARTIRE.
Quel che è invece CERTO tuttora è che un Dirigente che si assume l’arbitrio di impedire la realizzazione di un viaggio di istruzione è passibile di denuncia e tenuto a rimborsare di tasca propria il danno pecuniario arrecato”, così scrive Lucia Annunziata, docente di Lettere al Calvino, che sulla questione si è spesa molto difendendo la linearità della condotta della scuola dagli attacchi di chi ha forse usato anche questa storia per fare un po’ di propaganda politica o per “marcare il territorio” come fanno i cani e gli animali in genere…

Certo, non è la prima volta che un dirigente scolastico si trova in rotta di collisione con ambienti politici o con esponenti del’amministrazione locale. Nell’estate scorsa successe a Chiusi tra il sindaco Bettollini e il preside Marra sulla questione della settimana breve nelle scuole dell’obbligo. A Città della Pieve, già nella campagna elettorale del maggio 2019 tra la dirigente Maria Luongo e la lista Liberamente che poi vinse le elezioni con Fausto Risini ci fu qualche tensione…

Adesso il Calvino è stato fatto bersaglio di un fuoco di fila quasi a volerne accreditare l’immagine di scuola irresponsabile, addirittura anarcoide e antisistema, irrispettosa delle normative e delle direttive delle autorità superiori: ministero, presidenza del Consiglio, Regione, Asl ecc…

Questo ha indignato il corpo docente, soprattutto la parte di esso da più tempo in servizio e più attiva anche sulle iniziative culturali e attività extrascolastiche, vedi per esempio le “Lecturae Dantis” in corso in queste settimane…

La politica ha provato a mettere i piedi nel piatto, puntando il dito sulla gita del Calvino, per dare fiato alle trombe della polemica, come da can can nazionale a reti unificate.

Sulla opportunità di confermare la gita in Spagna si può discutere e obiettare, naturalmente. Forse – dato il momento – si poteva anche soprassedere, magari cercando per tempo di evitare le penali, ma lanciare accuse pesanti, parlare di “reati” o violazioni di norme, quando reati e violazioni non non ci sono stati appare un’operazione politica di dubbio gusto e un segno dei tempi, tempi bui. Tempi in cui la gente ha paura degli untori, ma non ha capito da dove vengono. Così come non ha capito che il coronavirus è una cosa seria, da non sottovalutare, ma non è la peste e nemmeno il colera…

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