VILLASTRADA: “VI RICORDATE I FRATELLI CERVI? UNO ERA MIO PADRE”

lunedì 07th, ottobre 2019 / 11:10
VILLASTRADA: “VI RICORDATE I FRATELLI CERVI? UNO ERA MIO PADRE”
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VILLASTRADA –  Metti una domenica di ottobre, con un sole caldo che sembra settembre e odore di uva e di vendemmia nell’aria in un posto sospeso tra due laghi e metti che alle 18 in quel posto arrivi un personaggio schietto da Reggio Emilia per parlare di un libro e di una storia. Della sua storia. Della storia della sua famiglia. E di un padre, morto ammazzato a 34 anni, fucilato dai fascisti alla fine del ’43, insieme ad altri 6 fratelli. Ecco metti tutto questo e la domenica cambia direzione. Diventa una domenica particolare.

Siamo a Villastrada, sotto al tendone della società sportiva, si sta ancora bene all’aperto. Il personaggio schietto arriva in bermuda di jeans, sandali, maglietta e gilet rossi. Forse perché non fa molto caso a come vestirsi o forse per dire, anche a colpo d’occhio che lui è comunista. Da sempre. Come era comunista suo padre, che si chiamava Aldo era era uno dei 7 fratelli Cervi, arrestati e fucilati per attività partigiana. 

Lui, Adelmo Cervi, aveva tre mesi quando suo padre fu portato davanti al plotone di esecuzione. Era nato nella campagne reggiane e lì è rimasto a fare il contadino, anche dopo, con i nonni e le donne della famiglia. Una famiglia decimata, perché si era messa contromano rispetto al regime. Aldo, il padre di Adelmo, era il terzo dei 7 fratelli, classe 1909. Era l’unico comunista. Lo era diventato in carcere. Che a quei tempi era una sorta di… università. La famiglia era cattolica e di orientamento “popolare”, ma attratta dalle idee del socialismo umanitario di Prampolini…  Nel ’43 subito dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio e poi l’8 settembre la famiglia Cervi divenne una vera e propria “banda partigiana”costituita anche da soldati russi e sudafricani evasi dai campi di prigionia in Italia…

Non è un fine dicitore Adelmo Cervi, il libro che è venuto a presentare si intitola “Io che conosco il tuo cuore”, sottotitolo “Storia di un padre partigiano raccontata da un figlio”, lo ha scritto a 76 anni, insieme a Giovanni Zucca. E’ il suo tributo alla memoria. Non solo al padre che non ha mai conosciuto, perché i fascisti glielo strapparono via. Alla memoria collettiva di questo Paese.

L’iniziativa di Villastrada è promossa dalla lista “Bene comune” che ha sostenuto il sindaco Matteo Burico e dell’Anpi di Castiglione del Lago. A fare gli onori di casa sono Oscar Monaco e lo steso sindaco Burico. Al quale Adelmo Cervi, appena arrivato, chiede: “Sindaco di sinistra?” Burico risponde di sì… E Adelmo Cervi incalza: “Ma… sinistra unita o solo una parte?”. Burico risponde anche in questo caso affermativamente: “Sì, unita…”. “Ah, bene – risponde Adelmo – vuol dire che i miracoli si possono fare. Avete fatto un miracolo, perché la sinistra in Italia sembra capace solo di dividersi…” . Un siparietto che è anche un messaggio. Tra l’altro lanciato, nell’attesa che Cervi arrivasse, anche da alcuni dei presenti, in un piccolo dibattito preliminare. In particolare da uno dei partecipanti che aveva in mano il libricino “I miei sette figli” di Alcide Cervi, il padre dei fratelli fucilati, in una edizione del 1955 e che si è dichiarato socialista, per tradizione di famiglia: “nei momenti difficili, non bisogna fare gli schizzinosi, bisogna trovare a forza di stare insieme e fare muro contro il vento fascistoide che vorrebbe spazzare anche l’Umbria”. Il sindaco Burico gli fa eco, definendo il sovranismo una parola edulcorata, presentabile, per nascondere ciò che in realtà ci sta dietro e che “sempre di fascismo si tratta”…

Adelmo Cervi, parla come la gente comune, come i contadini reggiani, e non le manda a dire: da comunista non pentito critica la recente risoluzione dell’Europarlamento che tende ad equiparare il comunismo e i regimi comunisti al nazifascismo, sottolinea il grande e decisivo contributo dell’Armata Rossa e dell’Unione Sovietica alla vittoria della Guerra Mondiale e alla liberazione dal nazifascismo, ma precisa che il suo comunismo, con quello di Stalin “non c’entra un cazzo”. Ed è tutta un’altra storia. L’applauso che scatta è quasi liberatorio. Critica la scuola per la scarsa attenzione che riserva alla storia recente, alla prima e alla Seconda Guerra Mondiale, al fascismo e alla resistenza…

Insomma un libro e una testimonianza diretta su una vicenda politica, bellica e umana di 76 anni fa, un contributo alla memoria da tenere viva nella società, nelle scuole, nelle famiglie…, ma anche una serie di spunti sull’oggi, sulla imminenti elezioni regionali in Umbria. Sulla mutazione genetica di un popolo che ha fatto grande la sinistra e che adesso si fa ammaliare da Salvini, perché questo è successo, anche in Emilia, anche in Umbria.

Usa un linguaggio popolare, colorito e schietto, tutt’altro che accademico, Adelmo Cervi, che prima di arrivare a Villastrada è stato ad Amatrice a portare solidarietà ai terremotati del 2016 che ancora stanno nelle casette provvisorie. Lui il comunista lo fa sul campo.  Con il volontariato attivo. E forse per quel retaggio familiare della tradizione “popolare”, per quei sandali e quei pantaloni corti, la figura asciutta, quasi ascetica,sembra più un francescano che un bellicoso rivoluzionario. E lo dice. Non gli piace fare il fenomeno. Vuole solo dare un buon esempio.

Dice che non gli piacciono i miti, che non ama chi parla di eroi (e ha bisogno di eroi), e pure dei partigiani come suo padre e i suoi zii trucidati in quel terribile inverno del ’43, preferisce che non vengano definiti eroi, ma solo gente normale che messa di fronte ad una scelta, scelse la parte giusta a costo della vita. Dedica un pensiero, lungo, alle donne della Resistenza, che non furono solo “staffette” o “collaboratrici”, ma parte attiva e in molti casi dirigente del movimento antifascista e della lotta armata.

Una bella domenica dunque, in compagnia di una bella persona.

m.l.

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