UMBRIA CUORE VERDE D’ITALIA: DEBACLE DEL PATTO CIVICO, STRAVINCE LA DESTRA. DONATELLA TESEI NUOVA GOVERNATRICE, MA IL TRIONFATORE E’ SALVINI

UMBRIA CUORE VERDE D’ITALIA: DEBACLE DEL PATTO CIVICO, STRAVINCE LA DESTRA. DONATELLA TESEI NUOVA GOVERNATRICE, MA IL TRIONFATORE E’ SALVINI
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PERUGIA – “Prenderemo l’Umbria”, aveva detto Salvini in campagna elettorale. E se la sono presa. Alle elezioni regionali ha vinto nettamente la candidata leghista Donatella Tesei sostenuta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia. La partita è finita 57,5 a 37,5. Venti punti di distacco sul centro sinistra allargato ai 5 Stelle. La candidatura moderata e civica di Vincenzo Bianconi non è bastata a evitare la disfatta. Si sapeva, tutti i sondaggi lo dicevano, che la destra era in vantaggio, che avrebbe vinto era quasi scontato. Ma tutti gli osservatori davano Bianconi in rimonta, molti parlavano di esito sul filo di lana. Non è stato così. La rimonta non c’è stata nemmeno lontanamente. La forbice iniziale si è addirittura allargata. Il centro destra a trazione leghista ha sbaragliato l’avversario, senza se e senza ma. Una vittoria epocale, che non ammette repliche. Quando le partite finiscono così, è inutile evocare a sfortuna o il… Var. L’Umbria era chiamata il cuore verde d’Italia, per le sue colline. Adesso lo è perché è totalmente in mano alla Lega di Salvini. L’Umbria è più legista del Veneto e della Lombardia. Dopo aver conquistato comuni grandi e piccoli (Da Perugia a Terni, da Orvieto a Città della Pieve..) la Lega si è presa anche la Regione. Ufficialmente ha vinto Donatella Tesei e sarà lei la nuova governatrice. Ma nella realtà ha vinto Salvini che la Tesei non l’ha fatta nemmeno vedere e parlare in campagna elettorale. Le regionali umbre hanno assunto il valore di un test nazionale, il primo test dopo il cambio di maggioranza e di governo a livello nazionale e l’Umbria ha risposto votando per Salvini. Delle questioni umbre nella campagna elettorale si è parlato poco. Solo una alla fine ha pesato in maniera decisiva: lo scandalo sanitopoli che ha decapitato regione e Pd e su tutto il resto ha fatto prevalere la rabbia contro una classe dirigente, contro un “modello politico”, la voglia di mandarli  a casa.  Gli umbri hanno votato Salvini, più che la Tesei. E hanno votato anche Giorgia Meloni cioè la destra più destra che c’è. L’Umbria ha messo in soffitta e archiviato il modello imperniato sulla sinistra di lotta e di governo.  Ha cambiato strada, ha mandato a casa la sinistra che ha governato dal dopoguerra. E anche i suoi improbabili alleati. Il “socialismo appenninico” come qualcun ha definito il sistema delle cosiddette “regioni rosse” (ovvero Toscana, Umbria ed Emilia Romagna”) ha cominciato a sgretolarsi. L’Umbria la prima frana.  A gennaio si voterà in Emilia, a primavera in Toscana e a questo punto certezze non ce ne sono più. Quelle che erano aree politicamente inespugnabili, non solo sono adesso diventate contendibili, ma stanno passando di mano.

E quando davanti ai seggi elettorali incontri persone che conosci e che in passato votavano Pci, poi Ds o Rifondazione e adesso inneggiano a Salvini, vuol dire che la mutazione genetica è praticamente conclamata. E  attenzione – la gente comune, il “popolo” non vota Salvini perché parla delle pensioni, ma perché parla degli immigrati. Vota Salvini perché il popolo, in questo Paese, quando e cose vanno male, ha a tendenza ad evocare l’uomo forte, l’uomo solo al comando. Lo fece con Mussolini, poi più tardi lo ha fatto con Craxi, con Berlusconi, con Renzi… Ora è Salvini il nuovo messia. Ed è il nuovo messia perché parla come la gente, mangia pizze hot dog come tutti quelli che affollano i Mc Donald’s, beve ettolitri di mojito, se va in spiagga balla la macarena a panza di fuori anche se è ministro, cambia mogli e fidanzate in continuazione… E’ uno che fiuta l’insoddisfazione e la rabbia e soffia su fuoco. Nell’ex Umbria Rossa adesso il primo partito è la Lega di Salvini con il 37?, il Pd, che è  secondo ed era il partito di governo nella regione è dietro di 14 punti… In Umbria, parlare di terremoto, per parlare di questioni politiche, quando ancora ci sono le macerie per le strade, può sembrare ed è di cattivo gusto. Ma sul piano politico da un anno e mezzo a questa parte si è assistito ad una serie di “scosse micidiali”.

Su queste colonne, alla vigilia delle elezioni, circa le possibilità di rimonta di Bianconi avevamo scritto che poteva essere decisivo l’apporto dei 5 Stelle, aggiungendo però “se ci sono ancora” e se non sono già migrati tutti o quasi nelle file della Lega. Ecco, il voto di ieri, dice che in Umbria i 5 Stelle praticamente non ci sono più. Il fuoco grillino è durato poco. Il popolo pentastellato (i 5S erano il primo partito alle politiche 2018) ha voltato le spalle al “patto civico” con il Pd e la sinistra. Lo scarno 7,4% dei consensi ottenuti alle regionali dice che il grosso dell’elettorato 5 Stelle è trasmigrato nella Lega, come era prevedibile e previsto. E’ rimasto lo zoccolo duro dei fedelissimi e forse quella parte che provenendo dalla sinistra è rimasta ancorata a certi valori, ad una certa idea del modo e non digeriva la politica machista e sovranista di Salvini e della destra, pur non amando il Pd.

Per il Pd la sconfitta è come abbiamo detto epocale e cocente. Per i 5 Stelle è una disfatta. Piuttosto annunciata a dire il vero, perché quando nella primavera scorsa i 5 Stelle hanno rinunciato a presentarsi nella maggioranza dei comuni chiamati al voto per lasciare campo libero e voti alla Lega (all’epoca alleata di governo), si era capito che vento tirava.

Adesso Di Maio è lo sconfitto numero uno. Il test umbro, anche se piccolo, ha praticamente stoppato sul nascere la nuova alleanza con il Pd la sinistra a sinistra del Pd. Il governo nazionale probabilmente non cadrà per il voto umbro, ma il campanello d’allarme è forte. E’ una sirena.

Le elezioni umbre dicono anche che a sinistra del Pd c’è il nulla. La lista Umbria Civica e Verde che ha appoggiato Bianconi ha ottenuto il 2%. Il Partito Comunista di Rubicondi che correva da solo, l’1%. Quindi la disfatta per un certo mondo è totale. E la sirena dice che bisognerebbe farla finita con le divisioni e i distinguo e mettere insieme le poche forze residue.

Con il Pd in mano a Renzi e ai renziani la cosa poteva essere complicata. Adesso che Renzi se ne è andato e fatto un partitino suo, così come Calenda, forse un tentativo Pd e sinsitra radicale potrebbero provare a farlo.

Bianconi, in Umbria si è dato da fare, si è speso, ci ha messo la faccia, come si dice e non si è certo risparmiato mettendosi a disposizione, ma il voto ha fatto capire, che non basta un candidato “di frontiera”, uno senza etichette pregresse, o per essere ancora più precisi un moderato e centrista per vincere. Non è sufficiente nascondere le bandiere e i vessilli per prenderei voti, soprattutto per riprendere quelli che erano tuoi e sono andati altrove. Con la Tesei e Salvini dietro le quinte in Umbria non ha vinto la destra moderata, liberale, anticomunista sì, ma europeista, rigorosa in economia… Ha vinto la destra più radicale, quella che è amica di chi vuole sfasciare l’Europa, la destra che strizza l’occhiolino all’Internazionale Nera di Bannon, Le Pen, Orban… e che piace a Putin. Quella che – per rimanere in Umbria – derideva le marce della pace Perugia-Assisi, perché espressione del “buonismo coglione”… Ha vinto la destra che chiude i porti e vorrebbe sparare ai barconi coi migranti. Quella che fa il saluto romano alle manifestazioni e che sta sempre con la polizia anche quando esagera coi manganelli e con le pistole. Il vecchio centro destra “liberale” berlusconiano è stato fagocitato da Lega e Fratelli d’Italia. Forza Italia in Umbria è al 5,5%, la metà del partito di Giorgia Meloni, per dire… L’altro candidato civico-moderato Ricci (che nel 2015 capeggiò il centro destra) si è fermato al 2,6%.

Pd e Movimento 5 Stelle dovranno riflettere parecchio adesso. L’alleanza nata ad agosto in Parlamento per salvare la legislatura ed evitare l’aumento del’Iva, può saltare, ma ora che si ritrovano “sfrondati” il primo di Renzi e l’altro dell’ala sovranista, destrorsa e anticomunista, possono cominciare a ragionare in maniera diversa, non più come contraenti di un contratto, ma come anime diverse di uno stesso progetto, di una medesima prospettiva. E questo è sembrato essere il messaggio lanciato dallo stesso padre fondatore del M5S, Beppe Grillo alla festa grillina di Napoli… Sia il Pd che il M5s oggi sono cose diverse da quello che erano in origine. Sono anche diversi rispetto all’idea per cui l’uno e l’altro son nati.  Forse sarà necessario qualche sacrificio eccellente. La leadership di Di Maio nei 5S sembra, ad esempio, fortemente minata e quindi in discussione.

Intanto in Umbria governerà la Lega. Come già governa molte città della regione. C’è chi dice che peggio di quelli che c’erano prima sarà difficile fare. E chi sostiene invece che per Donatella  Donatella Tesei, che già da sindaco non ha dato prova incoraggiante, sarà una partita maledettamente complicata, perché pur avendo la lega una percentuale di voti simile al Veneto, in Umbria non ha la storia, la presenza e il radicamento che ha in Veneto e non ha dunque personale politico rodato e capace. Lo stesso dicasi per Fratelli d’Italia. In Umbria la destra dovrà improvvisarsi forza di governo, che è cosa diversa dal fare opposizione. Nessuno chiuderà i porti del Trasimeno. Di ospedali ne ha chiusi parecchi anche il centro sinistra. Vedremo se sulla sanità prevarrà la linea della destra sociale o quella iperliberista favorevole alle privatizzazioni ovunque…

Alla sinistra 5 anni di purgatorio, dopo anni di incrostazioni e di gestione disinvolta e personalistica del potere, potrebbero anche fare bene. Le elezioni di ieri potrebbero essere un episodio, un atto di dolore e di rabbia, che poi rientra, se  chi ha perso saprà rimettersi in gioco. Ma può anche essere, come detto in precedenza, la prima scossa devastante, la prima grossa frana  di quell’Italia di mezzo che un tempo era considerata non solo esempio di buongoverno, ma anche una sorta di laboratorio in cui si sperimentava “il socialismo all’italiana”, fatto di ospedali efficienti, asili nido e scuole materne per tutti, teatri e biblioteche funzionanti, cooperazione, accoglienza, solidarietà, pacifismo…  L’italia di mezzo delle ex rosse che a gennaio e nella primavera prossima può continuare a franare, a sgretolarsi… Le elezioni in Emilia Romagna e in Toscana sono dietro l’angolo. Ad occhio e croce, stando al risultato umbro, il “patto civico” Pd-sinistra-5 Stelle non sembra essere la soluzione. Servirà qualcosa di meglio per arginare la voglia dell’uomo solo al comando. Che Salvini non è Coppi.

M.L.

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