UMBRIA, SPUNTA UN NUOVO NOME. E I 5 STELLE TENGONO TUTTI ATTACCATI AL VOTO ON LINE SULLA PIATTAFORMA ROUSSEAU

giovedì 19th, settembre 2019 / 23:05
UMBRIA, SPUNTA UN NUOVO NOME. E I 5 STELLE TENGONO TUTTI ATTACCATI AL VOTO ON LINE SULLA PIATTAFORMA ROUSSEAU
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PERUGIA -I 5 Stelle con il loro lider maximo Luigi Di Maio, dopo il no grazie del re del cashmire Cucinelli, hanno provato a cercare un “Cucinelli 2” sul quale imbastire il patto civico per la Regione con il Pd e con l’arcipelago del centro sinistra. Trattative estenuanti, giorno e notte. E  ieri è spuntata l’idea di candidare Catia Bastioli, supermanager folignate, classe 1057, dirigente di Terna, di Federchimica, della Fondazione Cariplo e del Kioto Club… Un nome pesante, sempre sul profilo stile Cucinelli, ovvero una figura tecnica, esterna ai partiti, di esperienza e carisma. Ma l’ipotesi è durata lo spazio di un mattino. La Bastioli, come Cucinelli ha declinato l’invito e anche lei ha detto no grazie. Ma i 5 Stelle  non possono presentarsi al loro elettorato senza portare a casa un risultato tangibile, e cioè non possono dire sì, senza colpo ferire, alla candidatura caldeggiata da Civici e Pd. Ecco che il deputato umbro del Movimento, Gallinella, uno di quelli che si è ritrovato in parlamento nel 2013 grazie ad una cinquantina di clic sul Blog di Grilllo, lancia sul tavolo un altro nome: quello di Stefania Proietti, attuale sindaco di Assisi, eletta con una lista civica appoggiata dal Pd e dal centro sinistra. Ma il Pd storce il naso: i sindaci devono finire il mandato. E quello della Proietti scade nel 2021.

Non sarebbe certo la prima volta però che un sindaco in carica lascia il comune per incarichi superiori. Nella vicina Toscana è successo due volte solo nel Comune di Chiusi: nel 2010 con Ceccobao che divenne assessore regionale a chiamata  e nel 2015 con Scaramelli eletto in consiglio regionale. Entrambi erano sindaci Pd. Quindi nessuno è senza peccato… La nuova linea sarebbe un ravvedimento. O forse solo un modo per cercare di diradare le nubi e andare avanti con il candidato già indicato, Andrea Fora, che non è il candidato del Pd. Questo ha tenuto a precisarlo lo stesso Fora che è di area civica, cattolica, viene dalla Confcooperative (che è la federazione “bianca” delle coop) non dal mondo ex Pci-Pds. E nemmeno dal Pd. L’hanno proposto alcune liste civiche, il Pd ha detto ok, va bene.

Ora mancano pochi giorni alla scadenza del termine per la presentazione delle liste e riaprire la partita gettando nuovi nomi sul tavolo a pochi metri dal traguardo può diventare un autogol, anche se sia Pd che 5 Stelle hanno tutto l”interesse a trovare un accordo, non solo per battere Lega e centro destra, ma per rimanere in gioco e giocarla la partita. Perché, diciamolo, fino a qualche settimana fa la partita per il Pd era persa in partenza. Mentre i 5 Stelle sembravano ormai appiattiti e succubi della Lega. Il cambio di maggioranza e di governo a livello nazionale ha sparigliato le carte e riaperto tutti i giochi.

Si ha l’impressione che la partita umbra però si stia giocando ormai sui tavoli romani. Con Di Maio entrato pesantemente in campo, deciso a imporre la sua linea e a portare a casa qualche risultato. Ma se tira troppo la corda, questa potrebbe rompersi, o il Pd potrebbe lasciarla cadere, per non dover anch’esso abbandonare una linea e sopratutto per non dover dire a Fora, “ci dispiace, abbiamo scherzato, arrivederci e grazie”. Perché, è bene ricordarlo, Fora si è già dimesso dalla presidenza di Confcooperative e da tutti gli incarichi nell’organizzazione, proprio per avere mani libere come candidato. Qualcuno gli avrà senz’altro dato delle assicurazioni. Le marce indietro sono sempre mosse antipatiche.

Però ci sono anche gli altri attori, in ballo. L’arcipelago civico non è univoco. Una parte appoggia Fora, un’altra parte no. Una parte della sinistra radicale si è espressa a favore di Fora, una parte  no. Pd, 5 Stelle, sinistra radicale, arcipelago civico e forze di centro sinistra, tutti insieme possono vincere. Ma se non trovano la quadra e andranno al voto divisi, addio.  I sondaggi danno la Lega e il centro destra sopra al 40% dei consensi, sarebbe comunque un testa a testa.

Si comprende dunque la fibrillazione di questi ultimi giorni. E di queste ultime ore. Nel Movimento 5 Stelle ci sono forti malumori. Domani, venerdì 20,  i militanti iscritti potranno esprimersi sulla piattaforma Rousseau sul “patto civico” proposto da Di Maio. In sostanza il quesito chiede un sì o un no all’accordo con il Pd e i civici.

Ma il Pd e gli altri possono stare ad aspettare l’esito di un voto on line di qualche centinaio di iscritti ai 5 Stelle?

E’ vero che il Pd è messo male e non è nelle condizioni di dettare l’agenda. Ma è vero anche che si è messo a disposizione, rinunciando al simbolo e ad un proprio candidato, accettando la candidatura di Andrea Fora e accettando anche l’ipotesi di una alleanza con i 5 Stelle, che solo un mese fa era impensabile.

Chiedere al Pd di digerire anche i sassi, può essere eccessivo. L’Umbria è storicamente una regione spirituale e mistica, ma non di flagellanti. E per qualcuno è meglio perdere le elezioni che la faccia.

m.l.

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