SARTEANO: E GABRIELE VALENTINI RISCRIVE I PROMESSI SPOSI (SOPRATTUTTO DON RODRIGO)

domenica 21st, luglio 2019 / 17:18
SARTEANO: E GABRIELE VALENTINI RISCRIVE I PROMESSI SPOSI (SOPRATTUTTO DON RODRIGO)
0 Flares 0 Flares ×

Fino al 21 luglio (dal 16) a Villa Fanelli nei pressi del castello di Sarteano  va in scena Rodrigo, appunti di un Malamore piece teatrale ideata e diretta da Gabriele Valentini che vede  al centro della scena il Don Rodrigo manzoniano, turbolento e capriccioso, ma questa volta stranamente non impermeabile.

L’innovazione del dramma infatti sta proprio in questo: nell’analisi di Valentini l’antagonista principale dei Promessi Sposi, colui che ha terribilmente contrastato  l’amore tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella e solo marginalmente descritto da Alessandro Manzoni si lascia nella piece umanamente conoscere, penetrare nella sua essenza più profonda. Lo spettatore inconsapevole  si prepara ad essere tale nell’attesa dell’inizio, è un pubblico scelto quello di Rodrigo, destinato ad attendere all’esterno della villa fino a che non viene segnalato l’inizio della rappresentazione.

Pochi posti diponibili riservati a chi, in queste notti estive e di luna gialla, ha voglia di rispolverare il  V capitolo dei Promessi Sposi attivando qualche recettore in più, che gli consenta di esplorare ciò che invece Manzoni ha  tenuto strettamente celato.

Nell’opera originale  Don Rodrigo viene raccontato come un signorotto di provincia,  è il suo palazzotto e le persone che vi gravitano intorno a delinearne i caratteri, basta passarvi davanti per capire la condizione e i costumi del paese.

“La gente che vi si incontrava erano omacci tarchiati e arcigni sempre pronti a digrignar le gengive (…)  Donne con certe facce maschie e lingua affilata”, così li descrive il Manzoni  e gli spettatori, una volta varcata la soglia del cancello, vengono trasportati in un mondo nuovo, altro, al confine tra sogno e realtà dove i personaggi fanno gli “onori di casa”  raccontando nel mentre spaccati della loro vita maledetta.

Piratesse, donne anziane e deliranti, bambini e femmine dell’antico borgo epocale  rivestono la funzione di un Virgilio al contrario, accompagnano lo spettatore negli inferi della cattiveria senza tempo, della promiscuità e della corruzione.

L’unica possibilità di riscatto in questo regno senza Dio è rappresentata da Fra Cristoforo, interpretato da un magistrale Francesco Storelli che, attraverso saggezza e umiltà,  ricorda a tratti Frate Lorenzo di Romeo e Giulietta e Guglielmo  da Baskerville de Il nome della rosa interpretato da Sean Connery.

Il frate è il simbolo della cristianità e della devozione, è colui che intercede a favore di Lucia tentando di placare la lucida follia di Don Rodrigo, che incapace di accettare il rifiuto della ragazza ne pianifica il rapimento dando sfogo al suo amore malato, o malamore.

E’ attraverso le parole di Fra Cristoforo che il personaggio di Don Rodrigo sgretola lentamente la sua corazza di malvagio e lascia intravedere caratteri umani. La riflessione filosofico-cristiana che il frate lo porta a fare apre uno spiraglio di luce sulle sue tenebre interiori.

Lo spettatore comincia solo adesso a ricomporre il puzzle offerto su un vassoio rugginoso all’inizio della rappresentazione; le luci delle torce puntate sui volti della gente del borgo non erano sufficienti ad illuminare le oscurità dell’animo umano, soltanto il verbo di Dio, per Manzoni unica e vera luce rischiarante, ha tale potere.

La personalità di Don Rodrigo, sotto la sapiente direzione di Valentini, affiora piano piano, il regista mette il personaggio di fronte alla necessità di fare una sorta di outing dove mostra parte della sua umanità affogata.

“Ciao”, è così che il Rodrigo buono, il bambino innocente, saluta Lucia mentre lascia il palazzotto senza però averci prima regalato quel passaggio di straordinaria intensità poetica che è ”L’addio ai monti”della fanciulla.  Dalla voce fuori campo si apprende che è stato un bambino ferito dalla severità del padre, da un ambiente crudo e bieco che lo ha portato ad assecondare quell’aspetto malvagio del vivere e a considerarlo come l’ unico possibile.

Valentini dunque con questa piece si porta avanti, apre il romanticismo manzoniano ad un’interpretazione  freudiana del protagonista, dove l’inconscio si fa largo utilizzando il racconto come possibile via d’uscita. Bravi tutti gli interpreti: Martina Belvisi, Andrea Biagianti, Tullia Buoni, Libero Cappelletti, Luana Cherubini, Luigi Ciullo, Silvia De Bellis, Flavia Del Buono, Calogero Dimino, Martina Landi, Noemi Lobello, Alessandra Mazzetti, Chiara Morettoni, Brunella Mosci, Monica Palazzi, Federica Ponzaletti, Giulia Rossi, Francesco Storelli, Esterina Tiezzi, Giordani Tiberi.

Guardarsi dentro si rivela, secondo il regista sarteanese,  l’unico modo per diventare umani; lasciarsi andare, ripercorrere a ritroso attraverso i pensieri il nostro vissuto,  ci porta a comprendere quanto fosse facile da bambini salvarsi compiendo atti d’amore distribuiti a casaccio.

Ed è proprio così, con la figura della ragazza, affacciata al balcone della villa, delicata e minuta tanto da ricordare la Giulietta di Zeffirelli, che la rappresentazione di Valentini scivola verso la conclusione.

La regia lascia il pubblico con una chiave di lettura in più dell’universo manzoniano; una chiave nuova, inattesa ed inconsueta che porta a comprendere come  ogni atto disumano ed insensato può essere contenuto e compreso se osservato dall’abisso che lo sottende.

Ma se Don Rodrigo fosse stato dsegnato così da Manzoni, i Promessi Sposi avrebbero avuto la medesima fortuna?

Paola Margheriti

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica