LA VETRERIA PIEGARESE RADDOPPIA, MA IN FRIULI. LA VALNESTORE PERDE UN INVESTIMENTO DA 80 MILIONI DI EURO E 100 POSTI DI LAVORO…
PIEGARO – Sono passate appena due settimane dall’affollata assemblea di Tavernelle sui temi economici della Valnestore e in particolare sul progetto di raddoppio della Vetreria Cooperativa Piegarese, sui cui emersero alcune perplessità di carattere ambientale, che il problema sembra bell’e risolto. La Vetreria l’ampliamento previsto non lo farà. O meglio lo farà, ma in Friuli, non in Valnestore che perde così un investimento da oltre 80 milioni di euro e un centinaio di posti di lavoro. Il colosso del vetro l’investimento lo farà nel nord est, dove ha rilevato la ex Cologo, un tempo colosso delle concerie. A confermate la decisione è lo stesso presidente della Vetreria Bruno Gallo, che ai microfoni di Umbria 24 ha rilasciato una amara dichiarazione: “Non imputo responsabilità a nessuno e non intendo criticare nessuno, dico solo che l’ambiente della nostra regione non è il più idoneo a ricevere investimenti industriali; è schizofrenico: vogliono i posti di lavoro ma non spendono una parola per un investimento da 100 milioni”. Lo stesso Gallo spiega di aver trovato in Friuli un contesto più ricettivo, migliore per investire. “Abbiamo visto che qui in Umbria ci sono viscosità, difficoltà e molte voci contrarie sul raddoppio; ognuno esprime le proprie opinioni, ed è legittimo, ma al Nord abbiamo trovato un ambiente completamente diverso. Lei che farebbe se dovesse investire? Sceglierebbe un ambiente ricettivo o uno contrario?». Per quanto riguarda i tempi dello sbarco nel Nordest, Gallo osserva che mancano solo le autorizzazioni.
Quanto all’abbandono del progetto di raddoppio della vetreria nell’area industriale Potassa in Valnestore, il presidente Gallo punta il dito anche sulla buorocrazia e sulla politica in Umbria: “è un anno e mezzo che ne discutiamo; prima c’è una procedura, poi un’altra, poi le richieste di documentazioni e così via. Tutto giusto e non diciamo certo che ci venga fatto un sopruso, è la legge che prevede questo. Ma se da una parte una pratica dura due anni e in un’altra in sei mesi si chiude tutto, lei dove andrebbe? Vivendo in italia e lavorando molto all’estero non capisco più questo paese!”
In Friuli, la VCP. Mettendo si è aggiudicata all’asta, mettendo sul piatto 7 milioni di euro, i fabbricati e i terreni (665 mila metri quadrati) dell’area ex Cogolo di San Giorgio di Nogaro, vicino Udine. In particolare l’area si trova nell’area industriale dell’Aussa Corno, con accesso diretto al canale Corno che sfocia nel golfo di Trieste. Qui, secondo le indiscrezioni trapelate, il gigante del vetro guidato da Bruno Gallo (oltre 200 dipendenti e un utile di quasi 20 milioni) dovrebbe investire intorno agli 80 milioni di euro, in grado di generare oltre cento posti di lavoro (più l’indotto).
L’offerta, con caparra di 400 mila euro, è stata presentata a maggio. Adesso dopo l’acqusizione da parte della Vetreria, il Comune di San Giorgio ha chiesto l’intervento della Regione Friuli per la bonifica dei terreni. Soddisfatto il commissario liquidatore del Consorzio industriale Aussa Corno per il fatto che dopo 30 anni la Cogolo ritorna a vivere, con le sembianze di un’altra grande impresa che porterà sviluppo, tecnologia e lavoro…
Per la Valnestore è una sconfitta cocente. Magari la Vetreria avrebbe fatto questa scelta comunque, ma dalle parole del presidente Gallo emerge chiaro che le paure, i veti e le proteste, unite alle lungaggini burocratiche e ai silenzi della politica hanno avuto il loro peso. Sembrava che per la Valnestore potesse aprirsi, dopo anni di crisi, delocalizazioni, fallimenti e centinaia di posti di lavoro persi, una fase di rilancio di una attività produttiva. Anzi ella attività produttiva più importante e più consistente. Hanno prevalso le paure e le lungaggini. In Friuli sono stati più rapidi e meno schizzinosi. I comitati che si sono opposti o hanno espsresso dubbi e perplessità sul raddoppio in Valnestore, adesso canteranno vittoria. I sindacati meno. Ma questo è. C’è da scommetterci, anche questo “passaggio a nord est” di una grande azienda umbra, sarà argomento caldo nella prossima e ormai imminente campagna elettorale regionale. Per ora è una doccia gelata.
Il fatto che la VCP abbia presentato il progetto del raddoppio è perché lo vuole fare e che lo debba fare presto per essere pronti al “dopo plastica”. Non credo che in caso di approvazione in tempo brevi la VCP possa desistere dall’investimento per cui che tutti gli enti proposti si diano una mossa con una decisione sia positiva che contraria ma con trasparenza e professionalità e chiudere una volta per tutte le chiacchiere intorno al progetto. Il Friuli non è alternativo alla Valnestore ma complementare