IL PAPA EMERITO RATZINGER E LA PEDOFILIA: MA DAVVERO E’ TUTTA COLPA DEL ’68?
E’ tutta colpa del Sessantotto e del “collasso morale” che si è registrato nella seconda metà degli anni Sessanta. In particolare, di quella “fisionomia della Rivoluzione del 1968” della quale farebbe parte “anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente”. Lo sostiene Benedetto XVI, che non è Pereira, ma un Papa Emerito. Serviva dare una risposta autorevole al rigetto sempre più acuto nell’opinione pubblica, date le molte efferate devianze di uomini della Chiesa venute a galla. Risposta divenuta ancor più urgente dopo che i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo avevano partecipato, nello scorso febbraio, a una riunione per discutere proprio di pedofilia e degli abusi commessi da chierici sui minori.
Con un documento anticipato da un articolo di Massimo Franco sul Corriere della Sera, Benedetto XVI ha dunque rotto il silenzio, facendo sentire la voce di chi ha vissuto ai vertici della Chiesa i decenni più intensi per lo sviluppo di questa piaga. Si chiedeva l’allora Cardinale come “i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze “. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico, a suo parere, furono l’effetto di tutti questi processi. Si chiedeva l’allora cardinale e se lo richiede, oggi, il Papa Emerito. Fu in quello stesso periodo, a suo avviso, che cominciò “un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società”.
Gli “appunti estesi” del Papa Emerito sono, in realtà, una sorta di anatema (non nuovo, a dire il vero) contro la modernizzazione delle società occidentali nella seconda metà del Novecento. Partendo proprio dallo svilupparsi della pedofilia dentro la Chiesa, egli allarga lo sguardo ai cambiamenti sociali che dalla metà degli anni Sessanta si sono prolungati fino alla fine del secolo scorso. La modernizzazione diventa, in questa logica, sinonimo di “Male Oscuro”; un male che attanaglia la società penetrando le robuste mura della chiesa cattolica. Sono decenni, quelli, durante i quali anche la Chiesa viveva i sussulti del cambiamento, sotto lo stimolo dello spirito conciliare. Quel modo di destrutturare l’istituzione secolare per adeguarla ai mutamenti sociali che, fin da allora, il cardinal Ratzinger mostrava di non digerire.
La sua Germania è come il laboratorio di questa trasgressione progressiva. Come male incurabile la trasgressione si propaga negli Stati Uniti e “abbraccia in una visione pessimistica, quasi apocalittica, l’intero Occidente”, rileva Massimo Franco. Nella sua analisi, il Papa Emerito, racconta poi come in quel periodo si radicò l’idea che non esistesse più il bene, “ma solo ciò che sul momento e secondo le circostanze è relativamente meglio”. Anche in questo caso il nuovo testo ricalca gli stilemi della già conosciuta polemica contro il relativismo e contro i guasti che questo ha comportato per l’uomo e per la religione.
La crisi, a quel punto, aveva raggiunto “forme drammatiche”. Benedetto XVI, evoca la nascita di veri e propri “club omosessuali” che si formò in molti seminari; di vescovi che rifiutavano la tradizione cattolica, e non solo negli Stati Uniti, in nome di “una specie di moderna cattolicità”. Nel resoconto del Corsera, il Papa Emerito fa riferimento al fatto che in alcuni seminari, “studenti sorpresi a leggere i miei libri erano ritenuti non idonei al sacerdozio”. E che “la Santa Sede sapeva di questi problemi”, sebbene non in dettaglio. C’è stato un Papa, Giovanni Paolo II, che a detta del suo successore, ha compiuto uno sforzo per arginare quella che aveva ritenuto una deriva pericolosa. Non a caso ne elogia la figura e la fermezza teologica, in un momento in cui, invece, alcune correnti progressiste del cattolicesimo tendono a svalutarlo.
E’ evidente che il testo prende a pretesto il drammatico fenomeno della pedofilia per andare ben oltre, dando peso a una delle posizioni, quella più conservatrice, che ormai sono allo scontro aperto all’interno della Curia. Perché offrire questa visione “satanica” del Sessantotto? Perché far risalire il disastro della pedofilia proprio a quegli anni? La sessuofobia è congenita alla cultura della Chiesa, è risaputo. E’ solo questo l’assillo o si riaffacciano, appunto, vecchie tesi sui profondi cambiamenti avvenuti in quel finire di secolo?
Scambio alcune rapide considerazioni con Marcello Flores, autore con Giovanni Gozzini, di uno degli ultimi impegnati testi sul Sessantotto. Prima avvertenza per l’uso del testo papale: “Come si sa, la pedofilia ha sempre accompagnato la storia della chiesa e non è certo un’invenzione del ’68. Che la «libertà» sessuale festeggiata in quell’anno abbia potuto influenzare anche i preti è possibile, ma non certo nel senso di incoraggiarli ad approfittare dei bambini/e e giovinetti/e affidati alle loro cure bensì in quello, che Ratzinger segnala, di una diminuzione consistente delle vocazioni attorno a quell’anno e subito dopo”.
Seconda avvertenza: “La colpa, ancora una volta, è la «modernità», che s’identificherebbe in «club omosessuali» e che ha allontanato Dio dalla sfera pubblica. Ratzinger arriva a dire che la pedofilia è stata teorizzata proprio dal ’68 come «giusta», dimenticando che fin dall’antichità vi è stato chi ha difeso – ma con certi limiti evidenti, non sempre chiari ai preti pedofili – questa pratica sessuale, e tra di essi ci sarà pur stato, certamente, qualcuno che frequentava il ’68 e ne faceva parte. Ma se la discussione sulla «libertà sessuale» è stata propria di tutti i giovani del movimento di allora, di pedofilia non se ne è mai parlato, salvo che Ratzinger non confonda i rapporti omosessuali di giovani maggiorenni e consenzienti, come avvenne nel famoso «caso Braibanti», come qualcosa di apparentabile ai comportamenti dei preti pedofili. Ci fu certamente, nel ’68 e dintorni, soprattutto negli anni successivi, un forte movimento educativo che propugnò anche nelle scuole, e anche per i bambini, il racconto dei fatti sessuali e la fine delle favole legate a cicogne e fiorellini. Fu un inizio, poi più volte interrotto e boicottato, che giunge fino a noi e alle polemiche anti-gender di tanti cristiano-leghisti, una conquista parziale di civiltà che si è diffusa e, nel caso, ha aiutato i bambini a scorgere i pericoli di adulti suadenti e seduttivi (o violenti) annidati in istituzioni dedite anche all’educazione.
Del resto se la risposta all’interrogativo sul perché la pedofilia possa avere raggiunto una simile dimensione è, per Ratzinger, «l’assenza di Dio», abbiamo capito come comprendere e risolvere ogni problema, grande o piccolo, che abbiamo di fronte.
Ognuno ha, dunque, il suo Sessantotto. Ognuno è libero, cantava il cantautore, di dire quello che gli va. Un dato è, però, certo: il Sessantotto fu il primo grande evento di quella che poi chiameremo globalizzazione. La campana suonò, seppure con rintocchi dal suono diverso, in mondi lontani e differenti tra loro. A muoversi, in una mobilitazione quasi sincronica fu un’intera generazione e i cambiamenti riguardarono i più diversi strati sociali. Riguardarono anche la Chiesa. Perché sporcarlo così?
Maurizio Boldrini*
(*articolo apparso anche su Strisciarossa.it)
Sembra che per alcuni il medioevo non sia mai finito,che il Concilio Vaticano II non ci sia stato. Evidentemente c’è una Chiesa che ha nostalgia di quando bruciava le streghe (anche quelle presunte).
La lotta contro papa Francesco e il suo tentativo non privo di contraddizioni, di riformare il cattolicesimo, si fa sempre più dura. E questa volta si è andati oltre gli stiletti del signore, e portare sulle pubbliche piazze lo scontro. E’ indubbiamente il segno che i conservatori, avvertono un pericolo serio per il loro potere. L’uscita dell’ex papa, l’oscurantista Ratzinger, che accusa la rivoluzione del ’68, il movimento giovanile di allora, di aver inquinato i valori del cattolicesimo e quindi di aver introdotto il “vizio” della pedofilia tra i clerici. Insomma la pedofilia nella Chiesa, una perversione millenaria e tenuta sempre nascosta, non è colpa degli abusi di potere, del clericalismo, del mostruoso deficit formativo su affettività e sessualità nei seminari come vanno dicendo papa Francesco e i suoi collaboratori. Come se non definire furbesco, il tentativo dell’ex papa, che punta a scaricare sulla società civile e i suoi cambi di costume, come elementi dirompenti che hanno creato l’estesissimo fenomeno della pedofilia tra il clero a tutti i livelli gerarchici. Prova goffamente a sostenere che la colpa non è dei clerici, ma della società e del demonio, se la pedofilia e l’omosessualità sono divenuti endemici sotto il cupolone. Se la prende con la “rivoluzione sessuale avviata negli anni ‘60”. “È in questo periodo — scrive — che la pedofilia è stata considerata «come permessa» e anche «conveniente». Affermazioni prive di ogni fondamento. Personalmente ho attraversato quei decenni ‘60 e ‘70, ho contestato insieme a tanti altri giovani il perbenismo, l’ipocrisia dei costumi anche sessuali, che la chiesa da secoli imponeva. Una educazione quella impartita da sempre dalla chiesa cattolica, improntata alla paura del peccato, a quel senso d’angoscia che fin dal catechismo i preti diffondevano. Me li ricordo bene quei sermoni terroristici impartiti a noi bambini, che descrivevano il Diavolo dietro ad ogni tentazione degli “atti impuri”. Il sesso come una cosa sporca, peccaminosa, finalizzata al massimo alla sola procreazione. Nessuna emozione, nessuna fantasia, tutto era peccato mortale. Neppure uno di quei milioni di giovani, l’ho sentito predicare le lodi alla pedofilia. Non erano ancora arrivati gli anni ‘60, quelli appunto della rivoluzione, come li schernisce Lei signor papa emerito, eppure il fenomeno della pedofilia tra il clero era molto diffuso e le molte inchieste delle tante magistrature sparse in tutti i continenti, stanno lì a dimostrarlo. Poi apre un secondo capitolo, con l’intento chiaro di condannare il Concilio Vaticano Secondo di papa Giovanni. Quello dell’invito agli uomini di buona volontà, indipendentemente dall’avere delle fedi e non, di trovare punti in comune per la costruzione di un mondo migliore, con al centro l’umanità. Quel Concilio ancora oggi brucia agli oscurantisti come papa Ratzinger. La prende alla lontana come si dice in questi casi l’ex papa. E’ la formazione dei preti, l’elemento scatenante. «In diversi seminari – egli sostiene – si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente». A studiare la storia dei papi si trovano sposati, pedofili, omosessuali, feticisti, incestuosi, padri e figli, e tanto altro ancora. Insomma di perversioni di ogni genere, la chiesa cattolica ne è stata da sempre particolarmente contrassegnata. Come non ricordare le depravazioni di Alessandro VI Borgia (1492 1503). Tra i vizi da lui più praticati, c’era quello che in compagnia di cardinali, amava far spogliare delle bambine, farle mangiare sul pavimento e farsi cospargere da esse del miele sul corpo e poi farselo leccare. Il ’68 caro Ratzinger sarebbe arrivato quattro secoli dopo. Poi l’immancabile richiamo al demonio, in quanto persona che tende a oscurare Dio. Signore ex papa, vorrei ricordarle sommessamente, che sia il demonio sia il vostro padreterno, sono vostre invenzioni, che non avete mai potuto dimostrare la loro autenticità. Suvvia fatela finita con l’ipocrisia. L’attacco è fin troppo evidente, si tenta in tutti i modi di fermare quello che appare a molti, il tentativo di papa Francesco, di cambiare il cattolicesimo. Questo a me pare il vero obbiettivo dei tanti clerici che si definiscono i custodi della tradizione.
Renato Casaioli, una volta tanto sono completamente d’accordo con te ! C’è un altra questione però che accomuna anche Papa Francesco ed il suo sforzo perchè vengano alla luce reati come quello della pedofilia ed anche altri verso i quali non è da oggi che si scaglia contro. Con semplice e sobrio modo di fare,tuona contro tali incresciosi temi perchè la Chiesa, che è fatta da uomini( questo sia chiaro) ha paura di perdere la credibilità verso le grandi masse che l’hanno come riferimento di un sistema morale millennario. Stà di fatto che il ”sistema morale” quando enuncia le sue idee e le sue etiche nella maggior parte dei casi è irreprensibile ma nella materialità dell’espletamento delle sue funzioni viene ed usa un mondo che è quello di tutti ( e come potrebbe essere diverso dal momento che è rivolto agli uomini?) e quindi soffre di tutte quelle discrasie che sono alla base della sua costituzione che si propone di essere la guida degli uomini.L’elenco di tali discrasie sarebbe lungo quanto la sua storia di nefandezze accompagnate da stati di pentimento,in equilibrio spesso l’uno con l’altro. In pratica la vecchia storiella che l’uomo ha la libertà di decisione di peccare e di evitare gli insegnamenti della Chiesa ma poi ”esiste anche il perdono ed anche l’assoluzione,che diventa uno specchio usato fra gli uomini qui su questa terra, per il loro controllo e per mostrare loro che le debolezze umane ed i relativi peccati sono sempre materia possibilisticamente permessa dall’amore del creatore perchè esiste l’assoluzione data da altri uomini come sono loro.”Un maneggìo di intenzioni che segnano il limite alla credibilità umana ma non alla fede,che è altra cosa e che personalmente vivo come la rinuncia del genere umano a misurare le cose con la ragione e quando questa non arriva a conclusione per non conoscenza e limitatezza umane materiali ed effettive ,si manifesta come ”sublimazione mentale” fra gli uomini e fornisce anche pace interiore di cui gli esseri umani hanno bisogno.Da lì’ il bisogno a credere.Di questo le religioni come tutte le chiese che ne stanno dietro, ne sono consapevoli da sempre ma in questo caso Papa Francesco ha individuato che sul quel terreno dove si trovava Papa Benedetto la partita probabilmente era destinata col tempo ad essere perdente.Da qui l’assunzione di un modello di comportamento molto più semplice, non distante dalle masse e per questo più facile ad essere da queste compreso.Difatti la partecipazione al suo pensiero innovatore è stata da subito catturata, compresa e spalmata,producendo anche irritazione nei circoli più retrivi della stessa chiesa.Ma come si è connesso questo comportamento alla realtà dove occorreva operare? Con l’assunzione di un ruolo fatto di semplicità esteriore,di discorsi ed anche di battute alle quali le schiere di coloro che mostravano fede nelle istituzioni religiose non erano mai stati abituati, ed ecco il trasporto, la simpatia, la considerazione. Ma a cosa è finalizzato tutto questo ? E’ finalizzato a scrostare il comportamento storico ed etico della chiesa da situazioni pregresse ed attuali di grande chiusura verso il genere umano,ma con un fine ultimo che è quello del rinnovarsi per avere la certezza della continuità e quindi della sopravvivenza(dell’istituzione chiesa).A tale finalità è indirizzato tutto l’aspetto mediatico, comunicativo ed esteriorizzante di questo Papa e probabilmente ha ragione chi dice che ”sia un attore” perchè si capisce benissimo il suo impegno finalizzato ad adeguarsi a ciò che trova intorno, con la facoltà che a seconda delle problematiche che trova davanti decida di avere un comportamento che possa apparire progressista oppure di conservazione.Quindi criticando i suoi comportamenti io ci andrei molto cauto nel dire che è un Papa scardinatore di vecchi equilibri.E’ scardinatore di vecchi equilibri anche e nella misura in cui lo scardinamento è indirizzato a mettere radici semprepiù profonde e robuste per sopravvivere in un mondo che stà regredendo, prendendo la vita di centinaia di milioni di esseri umani ma nello stesso tempo per dire a loro che la chiesa è con loro. Quindi siamo sempre nel campo della sublimazione del pensiero, che tanto è comune fra i diseredati del mondo ma anche fra gli abitanti dei paesi ricchi. E’ quindi un messaggio universale che è destinato a tutti ma è destinato anche a riproporre pari pari tutte quelle condizioni che sono state da loro impostate e che riguardano l’immortalità di quella che dicono loro sia l’anima all’interno degli umani, l’accettazione di tutto ciò che loro dicono siano i sacramenti, l’accettazione della diversità dei comportamenti sessuali e della loro non peccaminazione.Come si vede nell’ostentazione corampopulo di questa pompa aspirante-premente fra rinnovamento e restrizione si dipana sostanzialmente il desiderio di aggiornarsi e quindi di sopravvivere perchè il mondo creato intorno da 2000 anni sta venendo meno.E le folle plaudenti che plaudivano Papa Benedetto plaudono anche papa Francesco indipendentemente dalle idee che hanno espresso tutti e due durante i loro dicasteri, dalle loro dottrine sociali, dal loro far parte di meccanismi che raccontano di base che la parola del Papa da secoli e secoli sia infallibile.Ecco perchè nella storia hanno sempre cercato di reggere ed ostacolare le idee degli uomini che avrebbero portato una perdita di credibilità alle loro tesi. Perchè sono tesi, non altro, intendiamoci bene, tesi costruite e concepite da altri uomini come noi in carne ed ossa, che ci dicono sottoponendocele cosa dobbiamo pensare.E la luce che ne proviene da tali aggiornamenti come quelli di Papa Francesco per far sopravvivere le loro creazioni come la Chiesa ed insieme a questa loro e con loro le loro idee fra gli uomini,credo sia giusto proprio perchè siamo uomini tutti, che vengano sottoposte alla critica sulla loro infallibilità,perchè sono loro stessi che la dichiarano nella loro dottrina ecclesiale.Anche a coloro i quali si sentono di abbracciare gli aspetti di religiosità del mondo,solo per questo che ho detto poc’anzi, qualche sospetto dovrebbe venirgli in mente, ma come si vede il deterrente a questo si chiama fede.” E la gabbia fù” disse qualcuno …..per coloro che piace starci e trovarsi comodi. La vita è molto corta di fronte alla natura e spesso quello che hanno accumulato le generazioni precedenti su questi temi, nella mentalità dell’uomo della strada non vengono tenute in debito conto come non viene tenuto in debito conto nemmeno la storia di tale istituzione,proprio perchè la vita è troppo corta per farne tesoro.Ecco perchè la loro forza è agire sulle pulsioni dell’individuo ed è un sistema quasi infallibile, che dà potere, potere di convincimento e di condizionamento. Per molti di questi-i credenti- la libertà è anche questa perchè in tutto questo ci trovano l’estrinsecazione dei loro pensieri, per altri invece della libertà è la sua limitazione. Ma sta di fatto che nella storia di tale istituzione umana quando l’uomo aveva la liberta di pensiero e la esprimeva cozzando contro le loro direttive non aveva spazio,anzi spesso gli facevano sentire ”caldo”.Per questo una riflessione profonda si imporrebbe a coloro che osservando tali criteri si sentono di fruire di quella libertà, perchè è libertà fino a quando non collide con gli interessi materiali e di sopravvivenza di coloro che hanno impostato quel il modo di ragionare.Il contrario dell’etica e del mondo laico,nel quale si dà la libertà anche a coloro che la pensano diversamente. Nel progressismo di Papa Francesco tanto invocato e riconosciuto dai suoi fedeli questa condizione non esiste e mai esisterà.Proprio per la diversità di fondamenti ideali costitutivi per i quali si mettono a confronto due mondi: l’uno fatto di immutabilità e di dinamica finalizzata alla sopravvivenza delle idee che esprime e l’altro che segue il divenire delle idee.Tutti e due però soggiacciono ad una comune realtà materiale che è quella che dalla applicazione dei pensieri che contengono, derivi una diversa idea del mondo e della diversa vita materiale sulla terra,anche se una ci dice a parole che la vita è un passaggio e che la nostra individualità non si estinguerà con la morte fisica. Quale elemento maggiore di costrizione dei nostri pensieri, di ricatto delle nostre speranze ed idee possa esistere ? ”Chi crede in me non morirà in eterno” recita.La leva dell’esistenza dell’egoismo e della limitatezza umana trova in tali parole il proprio bagno purificatore e la liberazione da tutti i mali. Cosa volete che sia la dignità umana di fronte a tali parole? Ecco perchè ho sempre detto nei miei interminabili logorroici e prolissi scritti che la conoscenza di come funziona la mente umana non ha migliori interpreti di loro.Ed il risultato è la sopravvivenza per più di 2000 anche al crollo di imperi.Oggi si stà recuperando il tempo perduto perchè nel mondo aumenta il bisogno.E quando esiste il bisogno l’animo umano e la mente si adeguano alle valvole di sfogo che ognuno possiede.Ecco la loro forza ma non è detto affatto che questo sia la loro ragione.