GIULIETTA E ROMEO IN MEZZO AGLI HOOLIGANS
Mettere in scena oggi ‘Romeo e Giuletta’, una delle tragedie più note della letteratura mondiale e archetipo di riferimento per ogni vicenda d’amore, credo sia una sfida ardua per qualsiasi regista che ambisca a fare un teatro di ricerca. E Carlo Pasquini, regista e scrittore dal curriculum lungo quanto un treno, non poteva mancare l’appuntamento per rileggere un classico con la freschezza di sguardo, la disinvolta deferenza, la filologica spregiudicatezza che caratterizza i suoi allestimenti, sempre un piacere per gli occhi e per lo spirito.
Una compagine di sedici attori, di cui due soli esperti – Emanuela Castiglionesi e Francesco Storelli – mentre gli altri – tutti incredibilmente bravi- sono liceali che hanno iniziato con Pasquini dai laboratori scolastici e hanno poi deciso di seguirlo nella formazione di una Compagnia, con pochissimi finanziamenti e tantissima buona volontà e creatività. Perché Pasquini è un professionista vero che fa Regia da quarant’anni, crede profondamente nel valore del Teatro e ha praticamente allevato tutta la ‘scuderia’ di giovani talenti del territorio, registi, aiuto-registi, attori (Laura Fatini, Gabriele Valentini, Ludovico Cosner, Valentina Bischi, Giacomo Testa, Andrea Storelli, solo per nominarne alcuni).
‘Giulietta e Romeo come li immaginavo prima di leggerli’ è il titolo dello spettacolo andato in scena al Teatro Poliziano di Montepulciano. Carlo Pasquini ha ‘asciugato’ la vicenda riducendola ad una tela in cui i fili essenziali dell’ordito e della trama si intrecciano davanti agli occhi degli spettatori e si concretizzano nei corpi degli attori che, ammantati in deliziosi abiti variopinti, si presentano inizialmente in scena in forma di folla bipartita e rissosa.
Schermaglie amorose, giochi dei sensi, birra, soldi, droga, musica anni ‘70, il contesto in cui si muoverà questa vicenda è subito tratteggiato: Verona è violenta e i picchiatori con mazze da hooligans non le mandano certo a dire, spuntano i coltelli, si spara addirittura, qualcuno fa da paciere, ma gli animi sono accesi, la rivalità tra bande di Montecchi e Capuleti è perfettamente evocata in poche scene.
Ma Romeo fa parte a sé, è afflitto, abbattuto, depresso si direbbe oggi. Gli amici non riescono a fargli ritrovare interesse per la vita e non gli importa delle tante ragazze che gli corrono dietro. C’è una festa, però, proprio a casa dei Capuleti e gli amici ce lo trascinano. Entra in scena una incantevole Giulietta, fresca e piena di vita in un abito di tulle dorato, la vediamo ballare vorticosamente e poi venir via dalle danze con Romeo. È il più classico e fatidico dei colpi di fulmine: Due adolescenti si amano, si desiderano, credono che sia per sempre e, anziché estinguere la sete reciproca, la tragica scoperta della loro identità rende ancor più folgorante e fatale la passione.
L’originale scena del balcone con Giulietta affacciata al palchetto e le frasi degli innamorati che riecheggiano ai quattro angoli del teatro è un momento coinvolgente e innovativo. Romeo confessa il suo amore alla notte bevendosi una birra, mentre i ragazzi continuano a divertirsi e la regia propone una suggestiva sinapsi proiettando sul fondale la scena dell’innamoramento al ballo nel film ‘West Side Story’ del 1961 in cui, sullo sfondo di un quartiere di New York, si racconta sempre una storia d’amore contrastato tra due ragazzi appartenenti a bande rivali.
Giulietta e Romeo si uniscono in matrimonio sull’aria di ‘Plaisir d’amour’, una romanza di fine ‘700, alla presenza (virtuale) muta – ma tuttavia incombente e inquietante – dei clan familiari che si guardano in cagnesco. Poi la situazione precipita, di nuovo una rissa e stavolta ci scappa il morto, anzi i morti, perché Tibaldo uccide Mercuzio ed è ucciso da Romeo che fugge, “bandito da Verona vuol dire bandito dal mondo e bandito dal mondo vuol dire essere morto…”. La tragedia si materializza
Ma le ragazze ancora parlano alla notte, non celano la loro passionalità, i desideri dei sensi e la scena si fa straniante quando a loro si unisce la giovane aiuto-regista e lo spettatore si accorge che non sono più i personaggi che raccontano la magia delle sere d’estate, i palpiti, i baci e il cuore in tumulto dei diciassette anni ma le attrici stesse.
La scena introduce alla struggente notte d’amore tra Romeo e Giulietta: “Era l’usignolo o l’allodola?”, tempus fugit e tutto andrà storto, i sogni d’amore svaniranno (“d’inverno viaggeremo in vagoni rosa…”), il piano elaborato si rivelerà fatale a entrambi, la sostanza che deve drogare Giulietta le viene iniettata in vena come una dose d’eroina.
Poi tutto si fa terribile e macabro, la ragazza è distesa nella bara, Verona è sconvolta dal dolore, le notizie non arrivano, Romeo è ignaro di tutto e nella cripta si taglia le vene. La ragazza risorge nella nuvola del suo abito d’oro ma, resa folle dalla disperazione, si sgozza. Il sangue schizza violento sul fondale.
La rilettura di Pasquini ha restituito integra la potenza del testo, riportando in primo piano solo la forza dei temi primordiali che animano la trama: la violenza, l’amore, la morte, e anche il complesso lavoro fatto sulla lingua dell’opera – attraverso l’innesto nel testo antico di un tessuto linguistico contemporaneo con inserti anche di espressioni e lessico toscani – rafforza l’efficacia di questa restituzione.
La scenografia è essenziale, ma il gioco sapiente delle luci valorizza ogni singola scena e la colonna sonora fa da eccezionale contrappunto alla vicenda con una scelta raffinatissima di brani che più consoni non si potrebbe a suscitare effetti allusivi rispetto alla vicenda rappresentata. Pasquini attinge alla sinfonia di Mahler per l’’ouverture’, segue tanta musica rubata ai film d’autore degli anni ’60 e ’70 (da Cul-De-Sac di Polansky al Truffaut di Fahrenheit 451, all’Hitchcock di Vertigo), e poi musica disco anni ’70, dance elettronica, neo soul e smooth jazz, musica da ballo barocca, la romanza settecentesca ‘Plaisir d’amour’ ed Etta James che canta ‘At Last’ nella scena dell’innamoramento… una goduria autentica.
Che Pasquini sia un grande regista non è una novità, che i suoi giovani attori siano ancora una volta dei piccoli talenti è una bella conferma!
Lucia Annunziata