CITTA’ DELLA PIEVE: UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SU CASTELLUCCIO DI NORCIA CHE RISCHIA DI DIVENTARE UN PAESE FANTASMA…

lunedì 15th, ottobre 2018 / 18:03
CITTA’ DELLA PIEVE: UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SU CASTELLUCCIO DI NORCIA CHE RISCHIA DI DIVENTARE UN PAESE FANTASMA…
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CITTA’ DELLA PIEVE –  Se vedi la locandina di una mostra fotografica pensi a Steve Mc Curry o a Marina Abramovic. O in questo territorio, agli scatti  di Carlo Sacco, ai panorami artistici di Marco Mencaglia… Ma ci sono anche mostre che propongono sì foto fatte molto bene tecnicamente, ma che hanno poco a che vedere con l’arte e ci sono fotografi che sono soprattutto testimoni, anche se di mestiere non fanno il fotoreporter. A Città della Pieve a Palazzo della Corgna c’è in questi giorni una mostra fotografica che vale la pena di andare a vedere. Non solo perché le foto proposte sono belle. Ma perché ci danno l’esatta dimensione di un dramma. Di un pezzo d’Italia che rischia di andare perduto per sempre. In quelle stesse sale, nel 2010 come Primapagina, nell’ambito del Forum Nazionale della stampa periodica locale “Cronache Italiane” proponemmo una mostra intitolata “Pezzi d’Italia, Italia a pezzi” ed era una panoramica sulle bellezze di questo territorio a cavallo tra Umbria e Toscana, ma anche delle ferite inferte da cave, viadotti, dighe rimaste incompiute, castelli e vecchio opifici in rovina, borghi abbandonati come le ghost town dei film americani…

Ecco, la mostra in corso a Città della Pieve propone una serie di scatti su un borgo ferito a morte dal terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre del 2016: Castelluccio di Norcia. Un luogo del cuore, uno dei simboli dell’Umbria verde e laboriosa, con la fioritura della piana, che sembra un quadro di Van Gogh, ma ci dice anche, con quegli appezzamenti squadrati e regolari gialli, rossi, viola a seconda delle coltivazioni, quanto la mano dell’uomo sia ugualmente determinante rispetto alla natura in certi capolavori. Ecco Castelluccio da luogo del cuore rischia di diventare un luogo della memoria. Una ghost town con qualche locale ad uso esclusivo di turisti che continueranno a visitarla, per vedere la fioritura certo, ma anche il disastro. La catastrofe. Il turismo delle macerie.

E l’autore, Francesco Montani, fotografo per diletto, ci racconta coi suoi scatti Castelluccio di Norcia, prima e dopo. E lo fa con l’occhio allenato del fotografo, ma anche con l’occhio di chi a Castelluccio è nato e vissuto. Di chi ha la propria casa e quelle dei genitori, degli amici, dei parenti crollare una sull’altra, spostarsi da un lato all’altro della strada, girarsi su stesse come fossero costruzioni di Lego. Ci fa vedere i panorami che lui vedeva tutti i giorni dale finestre di casa e ora non vedrà più da quella precisa prospettiva, perché la casa non c’è più. Non c’è più il campanile che rompe l’orizzonte, e quell’altro tetto lì vicino. Tutto crollato. “Quella era la casa di mia zia…. E qui c’era il ristorante… Lì ci stava il mio amico… Qui la strada si è alzata di 40 cm… ” spiega indicando una dopo l’altra alcune foto. Che contrastano con la bellezza mozzafiato di quello stesso luogo prima del terremoto. La strada con la neve che sembra di stare in Lapponia. I cavalli al pascolo. Il profilo del Vettore che sembra un panettone con lo zucchero a velo sopra. E poi una serie di scatti che propongono scene di vita quotidiana a Castelluccio negli anni ’70 e 80 quando lo stesso Montani era un bambino… Foto recuperate qua e là da archivi familiari che fermano per sempre scene forse irripetibili. Perché  tempi sono cambiati, certo, ma anche perché quelle due tremende “botte” del 2016 hanno cambiato tutto, anche il contesto, la cornice e il sottofondo.

Bene ha fatto l’assessore alla cultura di Città della Pieve Carmine Pugliese a proporre e ad ospitare questa mostra, che durerà fino al 28 ottobre. Il titolo è bene augurante: “Castelluccio vive”. E in effetti Castelluccio continua a vivere, ma vive una vita surreale. Quasi finta. C’è turismo – come dicevamo – ma non c’è più il paese.  Ci sono i ristoranti, i bistrot, le bancarelle con la porchetta, i salumi e i prodotti tipici, ma non ci sono più le abitazioni, non c’è più la vita sociale della comunità. Il terremoto si è portato via tutto. E a due anni dal sisma ci si interroga ancora sulla possibilità e sull’opportunità di ricostruire Castelluccio. I dubbi sono tanti, perché lì, in quella zona, l’Appennino si muove, sulle montagne sono comparse crepe che fanno paura. Potrebbero esserci e ci saranno altri terremoti.

Però il racconto per immagini di Francesco Montani, senza avere pretese artistiche, è un racconto interessante. E Città della Pieve, città d’arte dell’Umbria, mostrandosi sensibile ha fatto e sta facendo un buon servizio a Castellucio. E ci dice, con una mostra fotografica, che il post terremoto non è finito, che le macerie sono ancora lì, che alcuni luoghi colpiti sono ancora in ginocchio.

M.L.

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