CITTÀ DELLA PIEVE. IL TEMPO DEL DIVISMO CON ENRICO LUCHERINI

lunedì 24th, settembre 2018 / 10:57
CITTÀ DELLA PIEVE. IL TEMPO DEL DIVISMO CON ENRICO LUCHERINI
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Per gli incontri ravvicinati del  “Il Nostro Tempo”, dopo Leonardo Bianchi e Enrico Vanzina, oggi è il turno di Enrico Lucherini.

Per chi non lo conoscesse, Enrico Lucherini è il press agent più famoso d’Italia. Per chi non sapesse cosa è un press agent, agli albori della sua carriera a cinque stelle, non lo sapeva nemmeno lui. E infatti fu il primo.

“Dovevo fare il medico,poi l’attore”, racconta Lucherini dalla poltrona del palco degli Avvaloranti a Mimma Nocelli.  “Ma come attore ero un cane. Così ho iniziato a fare altro”.

L'”altro” Lucherini lo impara con il tempo, partendo da un ufficio non troppo convenzionale, allestito tra i tavolini dei bar della mitica Via Veneto ai bei tempi andati della Dolce Vita, in una Roma smagliante, esuberante, smaniosa di buttarsi alle spalle il ricordo della guerra.

Da allora, Lucherini ha creato una professione e ha fatto scuola; ha lavorato con i più grandi registi italiani; ha lanciato 680 film, e, dulcis in fundo, ha svelato centinaia di aneddoti intriganti che lo consegnano alla storia come il primo grande inventore della bufala, o fake news, se preferite un termine più contemporaneo.

A suo dire ne ha fatte di tutti i colori, e le ha raccontate tutte – o quasi- nell’omonimo documentario diretto da Marco Spagnoli, uscito nel 2014. Una delle “malefatte” più popolari risale agli inizi della carriera quando, dalla sua postazione di Via Veneto, l’allora giovane Enrico sente lo schianto di una macchina e si precipita al soccorso. Nella macchina giace, per così dire, una Sylva Koscina semi-incosciente. Impressionato, Lucherini offre di chiamare un’ambulanza ma una Koscina già risorta gli restituisce un ordine preciso: “ma che sei scemo?! Chiama i paparazzi!”.

Fu così che Lucherini capì qual era la strada per conquistare il firmamento delle stelle e regalò al Tempo del Divismo il meglio della sua ironia e creatività, divertendosi peraltro un mondo. Sul palco degli Avvaloranti racconta di quando fu chiamato a promuovere Vanina Vanini diretto da Roberto Rossellini e interpretato -non proprio egregiamente- da Sandra Milo che, infatti, fu ribattezzata Canina Canini dal circolo degli addetti ai lavori.

Apparse sui giornali del tempo, le fotografie della parrucca dell’attrice che prende fuoco  al passare davanti ad una lampada durante la lavorazione sul set, e del regista che “la salva” in extremis, altro non erano che il frutto dell’ingegno di Lucherini.

Così come il famoso incidente inscenato per il lancio della Ciociara. Prima della presentazione del film al festival di Cannes, il diabolico press agent, munito di un proteggi-gomito, spaccò il vetro della macchina della Loren. L’idea era che l’attrice, sconvolta e spaventata, si sarebbe coperta il volto con le mani fino all’ingresso nel palazzo del festival, e che l’ignaro pubblico non avrebbe avuto notizie della sua sorte fino al giorno successivo, quando i giornali avrebbero riportato i dettagli delll’accaduto. Lucherini racconta di non aver considerato però la mole di polizia presente, e di aver trascorso una notte insonne nel timore, quella volta sì, di essere arrestato.

Tempi d’oro che appartengono al passato, a un Tempo del Divismo che, secondo Lucherini, è morto con Mastroianni, Gassman, Tognazzi, Loren, De Sica e altri mostri sacri di una generazione che fu. Oggi il panorama è poco emozionante. Però c’è un attore che Lucherini ritiene degno di nota: “quando ho visto Alessandro Borghi interpretare Stefano Cucchi mi sono emozionato come quando ho visto l’Amleto di Gassman la prima volta”.  Tutto il resto è fuffa.

Un piccolissimo rimpianto nell’ultima considerazione che Lucherini offre al pubblico degli Avvaloranti “non ho mai imparato l’inglese. Mi sarebbe piaciuto lavorare a Hollywood ma quando quelli parlavano… io non capivo niente”

Elda Cannarsa

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