CITTA’ DELLA PIEVE, 31 GIORNALISTI, SCRITTORI, CINEASTI, ATTORI A PARLARE DEL TEMPO…
CITTA’ DELLA PIEVE – E’ sempre un piacere ascoltare persone che ne sanno più di te. Nei nostri paesi poi, non è facile avere questa opportunità. Se capita, quindi, è un’occasione ghiotta. Ghiottissima se chi ne sa di più non è uno solo, ma una bella schiera di giornalisti, scrittori, attori, registi, politici, artisti, personaggi della Tv, storici e critici d’arte, tutti insieme nella stessa sala… Il 21, 22 e 23 settembre prossimo, a Città della Pieve, saranno una trentina (31 per essere precisi) i “personaggi” che si confronteranno in una tre giorni dedicata al tempo. Il tempo interiore, il tempo fisico e il tempo del mondo… Le location saranno due: Palazzo della Corgna e il Teatro degli Avvaloranti. Coordinamento e idea di Mimma Nocelli. Questa è la seconda edizione.
Tra i 31 personaggi che interverranno figurano Leonardo Bianchi, Enrica Bonaccorti, Luciana Castellina, Mauro Felicori, Lorenza Foschini, Paolo Franchi, Enrico Lucherini, Carmen La Sorella, Monica Guerritore, Barbara Palombelli, Riccardo Rossi, Claudio Strinati, Enrico Vanzina… C’è anche l’ex sindaco di Orvieto e musicista Toni Concina…
Un parterre di tutto rispetto, dove Luciana Castellina o Strinati fanno la parte delle stelle di prima grandezza, come del resto la pattuglia dei giornalisti, tutte firme prestigiose della Rai di ieri o di oggi o dei maggiori quotidiani.
Sarà certamente un bell’ascoltare. Al di là della notorietà dovuta alla Tv o al cinema o ai media, non c’è gente banale, ma tutte figure interessanti, con molte cose da raccontare.
L’unico dubbio che viene, scorrendo i nomi, è: ma non saranno troppi tutti insieme?
Il rischio è che invece di un confronto su più tavoli ne esca una passerella infinita dove nessuno, visto l’affollamento, avrà il tempo e il modo per dire ciò che vorrebbe dire realmente. Ci auguriamo di no. Ma davvero il parterre ci sembra troppo nutrito e affollato. Bastava anche meno, insomma.
Così, la tre giorni pievese sembra un tour de force. Seguire tutto sarà difficile e faticoso. Lo spettatore dovrà fare una cernita, scegliere, selezionare… E questo è un peccato.
Troppa carne al fuoco, si sa, rischia di bruciarsi o di uscire cotta male. Il troppo stroppia e può anche dare l’impressione – non ce ne voglia l’assessore alla cultura Carmine Pugliese – di un eccesso di provincialismo, per cui basta vedere dei nomi noti sulla locandina per dire che è o sarà un successo. Non è esattamente così. Trentuno oratori in tre appuntamenti, significa 10,3 periodico ad appuntamento. Troppi. Impossibile che ne esca un dibattito vero. E significa nessuno spazio o pochissimo per gli interventi del pubblico. Qui sta il provincialismo. La sudditanza alle Very Important Persons e allo star system. Tra l’altro Città della Pieve è abituata da anni a presenze Vip e a iniziative prestigiose. Perché voler strafare ed esagerare?
Marco Lorenzoni
Sono d’accordo con te Marco, credo che anche in questo progettare le iniziative, possa essere l’ora di poter cambiare aria.Perchè quanto dci sull’appartenenza al ”provincialismo” è cosa vera. Ci si appunta sui nomi e sui loro escursus mentre non si serve il pubblico e non si dà spazio agli intereventi,pertinenti o pertinenti che questi possano essere.
Da qui dovrebbe partire anche una profonda riflessione su quale sia il livello di ”stanchezza” nel quale il sistema dei comuni si dibatta e qaule possa essere il livello culturale della produzione.La mia piccola esperienza personale su questo credo che pur rivestendo un aspetto solo di interesse personale e di nicchia nele materie da me preferite ed ormai arcinote a tutti,abbia dato la misura del livello di debolezza estrema con la quale si affrontino i problemi della valorizzazione dell’esistente patrimonio sociale e personale contenuti in un territorio,della noncuranza totale con la quale si tenda a tener lontane le iniziative che si potrebbero fare, ed a concepire quelle rimanenti solo in veste di imbellimento dell’associativismo e della politica ad esso legate.E’ bene non procedere oltre e non fare nomi anche perchè servirebbe a poco, molto poco, ma servirebbe solo a mettere in evidenza la scarsità di materiale umano che la politica culturalmente produca ed impieghi .Io penso che oggi si sia toccato con mano la ricettività approssimativa e semplicistica con la quale i comuni più grandi della zona si siano messi a confronto ed abbiano scartato le ipotesi di relazione di un potenziale rapporto-utilizzo delle materie contenute nei loro territori.Si punta al nome,si misura il coinvolgimento numerico dei pubblici fruitori, dopodichè magari si declamano le notizie di successi strabilianti conseguiti. la domanda è sempre quella: ma se la cultura deve servire alla gente per allargare le conoscenze e farla divenire osservatrice da un punto più alto che possa dare strumenti critici sulle tematiche svolte, perchè non si deviano delle risorse soprattutto economiche da iniziative che nulla portano alla cultura delle persone e non si spalmano su iniziative che arricchiscano la conoscenza e la speranza per poter fare anche delle stesse persone i soggetti determinanti di una cultura per un domani produttivo di cui sempre si sente il bisogno e del quale invece si ributtano indietro le istanze che pur ci sarebbero se si applicassero idee veramente produttive sul piano culturale e della conoscenza? O anche quì il sistema dei soldi dice la sua alla fine in maniera preponderante ed il tutto è lasciato all’amministrazione di pochi che insistono sempre in iniziative destinate a riprodurre se stesse, a rinforzare il campanilismo, a rinforzare una delle cose più lontane e deleterie dei comportamenti giovanili ed anche di adulti che si chiama tifo ? E se questo è il nulla perchè in fondo si parla del nulla, quanto sarebbe più utile espandere ed investire sull’Università della Terza Età per allargare il campo ad altri corsi, altre materie, altre conoscenze?Cosa porta o porterà nell’ambito dei comportamenti e della vita ad un giovane di 20 anni anni tifare per un rione anziche per un altro oppure partecipare ed essere introdotto alla conoscenza di materie utili al progresso personale o sociale.Quando fra 10 anni ne avrà trenta di anni, a quel giovane ventenne di oggi cosa tornerà più utile la corsa del toro e la vittoria del casalino sul castello oppure la conoscenza appresa in iniziative veramente culturali? A chi dice che ci sia bisogno sia dell’uno chè dell’altro si potrebbe rispondere che questi si arrabatti a dire cose che servono solo a condurre la sclerotizzata politica di oggi che produce solo disimpegno, non lavoro, ed anche alla fine perchè no, miseria.