FRANCIA-CROAZIA, LA NAZIONALE PIU’ MULTIETNICA CONTRO I FIGLI DELLA GUERRA, PROFUGHI E RIFUGIATI QUANDO ERANO BAMBINI…
Si è detto e scritto molto sulla finale del Mondiale di calcio che vedrà in campo, domenica prossima Francia e Croazia. Due squadre non proprio habitué di piani così alti… La Francia ha vinto una sola volta, nel ’98 e perse a finale con l’Italia nel 2006. La Croazia non era mai arrivata nemmeno in finale.
Ma di motivi per dire che sarà una sfida interessante ce ne sono. Il primo è che entrambe sono ottime squadre, con alcune individualità eccelse… Il secondo è che la Francia è la nazionale più miultietnica del mondiale: 14 giocatori sui 23 a disposizione di Dechamps sono di origine africana, uno, il portiere titolare, di origine spagnola. Nel campionato che ha visto le squadre africane andare fuori subito, la Francia è in qualche modo un risarcimento al continente nero. E uno schiaffo al lepenismo montante e a tutti i suoi epigoni sparsi per l’Europa. La francia dei vari Mbappè; Pogba, Umtiti, Tolisso, Matuidi è la dimostrazione lampante e tangibile di come l’immigrazione sia anche una risorsa, non solo un problema. Alcuni dei giocatori sono nati in Africa, altri sono nati in Francia, ma da genitori africani, magari di due paesi diversi, qualcuno ha doppio passaporto e fratelli che giocano in altre nazionali. Non sono in Francia da generazioni. Sono di prima, massimo di seconda generazione… E naturalmente sono anche molto bravi. Alcuni addirittura dei fenomeni per tecnica, dinamismo e forza fisica.
Terzo motivo per apprezzare la finale Francia-Croazia (ma non in ordine di importanza, potrebbe essere anche il secondo) è proprio la Croazia. Non solo perché è un piccolo Paese che è ad un passo dal salire sul tetto del mondo. Non solo perché un Paese che ha meno abitanti del Piemonte e 1/4 della Lombardia riesce a sfornare talenti a raffica o perché alcuni di essi giocano o hanno giocato i Italia.
Politicamente la Croazia è un Paese discutibile. Molto nazionalista e dai tratti spesso fascistoidi. Però i giocatori che si giocheranno la finale mondiale sono i figli della guerra che insanguinò i Balcani tra il 1991 e il 2001. Sono nati quasi tutti tra l’83 e il ’98. Ovvero poco prima o in mezzo a quel decennio maledetto. Qualcuno di loro ha sofferto la divisione e i guasti del nazionalismo che portò alla guerra civile, dopo la morte di Tito che era riuscito a tenere insieme la Jugoslavia.
Il portiere Subasic, per esempio, è di padre serbo e madre croata, per metà è serbo… Aveva 7-8 anni quando vide serbi e croati prendersi a fucilate, mentre dal cielo cominciavano a piovere bombe su Zagabria. Ora è lui uno degli eroi principali del successo croato. Un “mezzosangue” serbo che i croati si trovano ad applaudire come un salvatore della patria. E questa è la dimostrazione che il nazionalismo ottuso xenofobo è una cazzata pazzesca, molto di più della Corazzata Potemkin… Il difensore Chorluka invece è nato in Bosnia nell’86, anche lui ha vissuto da bambino momenti complicati. L’ex interista Kovacic ora al Real Madrid, è nato a Linz in Austria nel ’94 in Austria, da padre bosniaco e madre croata scappati in Austria per sfuggire alla guerra; il difensore Lovren è nato da genitori croati a Zenica ora città della Bosnia Erzegovina nel 1989. Nel ’92 la famiglia si straferì in Germania, sempre per allontanarsi dai bombardamenti, dalle stragi e dalle pulizie etniche… Lovren il croato lo ha imparato come seconda lingua, lui parlava tedesco, da bambino… Luka Modric, il migliore dei suoi, in odore di Pallone d’oro, è un altro figlio di quella guerra. E’ nato nell’85 a Zara, che un tempo era italiana. All’età di 6 anni, nel 91 vide morire suo nonno, ucciso dai serbi. Per qualche anno ha vissuto da “profugo e rifugiato” spostandosi continuamente con la famiglia, da un ostello all’altro per scappare alle bande armate e alle rappresaglie… Ivan Rakitic, l’altro “asso” croato, è invece nato in Svizzera dove i suoi genitori erano emigrati poco prima della guerra civile… Un migrante economico, se non un “rifugiato”. Anche lui prima di parlare croato parlava tedesco e non era ben visto dai compagni di scuola che lo consideravano probabilmente uno zingaro… Ora a dire il vero anche la nazionale Svizzera è piena di albanesi, kosovari, turchi, e balcanici in genere…
Queste storie individuali fanno della Croazia una quadra che non è solo orgoglio di una nazione piccola e nazionalista fino al midollo (quanto e come la Serbia), ma è anch’essa una squadra muliticulturale, figlia di un periodi drammatico e tragico. E’ un esempio di riscatto. Come per gli africani di Francia, anche per i figli della guerra della Croazia, la finale mondiale è in qualche modo un premio, un risarcimento meritato.
I croati arrivano alla gara di domenica con una partita in più nelle gambe avendo disputato i tempi supplementari tre volte di fila, e ci arrivano forse già sazi, perché la finale è già un traguardo impensabile alla vigilia… Ma l’orgoglio dei croati è smisurato e ce la metteranno tutta per battere i francesi. E i francesi faranno lo stesso, non tanto per la loro conclamata tendenza alla grandeur. Ma perché quei ragazzi venuti dall’Africa hanno ancora fame, molta fame, anche se guadagnano milioni a palate… E allora, comunque vada, questa finale ha già raccontato un sacco di cose, anche prima che si giochi. E’ il bello dello sport…
m.l.