C’e’ un’Italia che balla, un’Italia che suona e una che… fa finta di suonare

lunedì 23rd, luglio 2018 / 19:38
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C’e’ un’Italia che balla, un’Italia che suona e una che… fa finta di suonare
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CHIUSI – L’estate è il periodo delle sagre e delle feste popolari. Ce ne sono a decine ovunque. Dalle città ai paesini più sperduti. E non c’è sagra o festa in cui oltre a mangiare e bere, non ci sia anche un po’ di musica, per lo più da ballo.  Basta guardare i manifesti per le strade per accorgersi che le orchestre da ballo, liscio ma non solo, fanno la parte del leone. Sia nelle sagre che nelle feste popolari che in quelle di partito. Qualche anno fa, una decina per l’esattezza,  su primapagina cartaceo lanciammo una sorta di “crociata” per limitare, se non bandire il liscio dalle feste popolari. All’epoca chiedevamo più spazio per il rock, il jazz, il blues… Da allora a dire il vero, le occasioni per ascoltare anche rock, blues e jazz si sono moltiplicate, alcuni festival non c’erano e adesso ci sono, altri sono cresciuti, alcuni si sono consolidati. Anche quelli che hanno dovuto tirare la cinghia e si sono ridimensionati, restano comunque appuntamenti validi…

Ma c’è una grande differenza, sostanziale, tra i festival, i contest, le rassegne rock (o blues o jazz) e la musica da sagra… E la differenza è che nei primi le band suonano e cantano davvero. Nelle sagre no. C’è un’Italia che suona, un’Italia che balla e un’Italia che fa finta di suonare.

Mi è capitato, in questi ultimi 15-20 giorni, di andare ad un paio di festival rock e a 2 sagre, e a una festa di partito. Ecco nelle sagre (non dirò quali, ma da questo punto di vista è un dettaglio ininfluente, perché è la stessa storia dappertutto) e nella festa di partito, sul palco c’erano orchestre robuste, con 6, 9 e 10 elementi, una aveva anche la sezione fiati oltre a chitarre, basso, batteria, tastiere e fisarmonica… Ma nessuno degli elementi ha toccato lo strumento che aveva in mano, per tutta la serata. Diciamo che lo portavano a spasso per il palco, mentre gli amplificatori diffondevano note preregistrate e la gente sulla pista si scatenava nelle danze. Ora, per carità, chi balla  forse non ci farà caso, ma vedere un’orchestra in cui tutti fanno finta di suonare non è un bello spettacolo. Peggio delle trasmissioni tv degli anni ’60 quando Milva o Rita Pavone cantavano in play back… E il “labiale” non tornava mai.

E il bello è che quelle orchestre-spettacolo, le chiamano così, con 9 elementi e un tir di attrezzatura (portata in giro per figura), sono richiestissime e si fanno pagare profumatamente. Hanno pure un loro pubblico che le segue di sagra in sagra…

Si sa che le basi registrate le usano tutti o molti, ma uno si aspetterebbe che almeno un minimo di “live” ci sia… Niente. Play back e solo play back. Tanto varrebbe mettere un juke box… la gente potrebbe ballare lo stesso e gli organizzatori risparmierebbero pure un sacco di soldi…

Non solo, ma tutto ciò suona (si fa per dire) un po’ offensivo anche nei confronti delle band giovanili e non, che invece si esibiscono live, proponendo magari musica propria e non solo cover. E tra queste c ‘è anche chi fa musica da ballo.

Nella stragrande maggioranza dei casi invece chi organizza feste e sagre preferisce le orchestre spettacolo fasulle e quasi mai band che suonano dal vivo. Non è un buon modo per valorizzare i talenti e le risorse locali, è il contrario. E il trionfo della contraffazione, in questo caso della musica.

Che poi una scelta del genere la facciano anche gli organizzatori delle feste di partito, per di più di sinistra, è una contraddizione ancora più profonda e marcata, segnale inequivocabile del decadimento, del regresso culturale che quelle feste e quei partiti stanno vivendo. Un tempo, lo dico con cognizione di causa, avendo vissuto direttamente quell’esperienza, nelle Feste de l’Unità, per esempio, ci si riuniva e si discuteva a lungo su che tipo di musica proporre, che tipo di orchestre chiamare, per quali motivi si doveva valorizzare l’una o l’altra… Oggi, mi pare che riflessioni su questo versante siano del tutto scomparse e abbiano lasciato il campo al trash, perché di trash si tratta.

La “crociata” di primapagina di 10 anni fa era una “provocazione”, estremizzava un concetto… In molti ci accusarono di volere solo musica per giovani, di voler bandire il ballo che invece è un must nelle feste popolari… Non era così, primo perché il rock o il blues o il jazz non sono musica da giovani e basta (Mick Jagger ha 75 anni e Bruce Springsteen 69, per dire…), né il bersaglio era il ballo. Il bersaglio era il trash. Oggi diciamo che il bersaglio dovrebbe essere chi viene pagato per far ballare il pubblico, ma fa finta di suonare e se la cava con un nastro registrato…

Ci sono orchestre spettacolo che suonano sul serio anche se propongono musica molto leggera…  Quelle hanno pieno diritto di cittadinanza. E si fanno ascoltare anche da chi non ama alla follia il genere…  E’ il play back che stona. E che è una fregatura. Lo era dieci anni fa e lo è a maggior ragione oggi.

m.l.

 

nella foto (di repertorio): un’orchestra spettacolo sul palco di una festa popolare

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