CHIUSI SCALO SI PREPARA ALLA FIERA DEL 2 GIUGNO: QUEST’ANNO SPAZIO ANCHE AGLI ARTIGIANI E AI VIVAI
CHIUSI – La foto del manifesto è bella. Ritrae una Chiusi Scalo d’altri tempi. Ad occhio e croce primi anni ’50. Le auto nel piazzale della stazione sono quelle dei film con Humprey Bogart. Si riconoscono il bar Cavallino Bianco (ora gestito da giovani cinesi) e il palazzo Pianigiani, sul retro del quale c’era un pastificio… L’edificio della stazione è già quello ricostruito dopo la guerra su progetto dell’architetto Mazzoni, che ne disegnò molte, quasi tutte uguali in giro per l’Italia.
C’è gente nel “piazzale”, tassisti, autisti dei pullman, ferrovieri, viaggiatori, carabinieri e poliziotti in divisa e un uomo con la giacca bianca: forse un barista o un barbiere…
Diciamo che è azzeccata come immagine per reclamizzare un evento che punta proprio a valorizzare Chiusi Scalo e la sua vocazione di “polo commerciale”, la Fiera alla Stazione, in programma il prossimo 2 giugno. Come sempre organizzata da Chiusinvetrina.
E per questa edizione ci saranno delle novità: strade dedicate all’artigianato, ai vivai del territorio, all’enogastronomia, unite alla classica “merce da fiera”. E una parte dell’incasso per alcuni posti-banco sarà devoluta a favore di commercianti di Amatrice, che saranno presenti alla fiera.
Chiusi Scalo si appresta ad accogliere migliaia di persone e qualche centinaio tra banchi superattrezzati e bancarelle. L’appuntamento è ormai tradizionale e si tiene due volte l’anno: il 2 giugno e all’inizio di Dicembre. Come estensione e numero di ambulanti è senza dubbio una delle fiere più imponenti del territorio e forti saranno le misure di sicurezza, imposte dalla Circolare Gabrielli, dopo la tragedia di Torino e dall’attenzione verso possibili atti terroristici o di violenza. Nel dicembre 2015 di verificarono scontri tra ambulanti abusivi e “regolari” e poliziotti. Una mezz’ora di guerriglia urbana che non si dovrà più ripetere. Anche quest’anno, come tradizione, tenendosi la Fiera proprio il 2 giugno, festa della Repubblica, il Sindaco consegnerà una copia della Costituzione ai diciottenni in piazza Garibaldi, nel cuore della Fiera, che si presenta quindi non solo come un’occasione per fare acquisti, ma anche per incontrarsi, fare quattro chiacchiere, cosa sempre più rara, e anche per riflettere su questioni generali. La Costituzione, per esempio, la Repubblica, l’integrazione con gli immigrati (tanti banchi e bancarelle sono gestiti da cittadini di origine straniera: cinesi, sudamericani, nordafricani, russi, slavi… ) o anche per ripensare a certe tradizioni, alla cultura materiale, quella rappresentata dallo street food, più o meno all’italiana, dall’artigianato, dallo stesso concetto di Fiera…
Già, la fiera, che un tempo era per molti l’unico evento di svago dell’anno. E l’unico momento in cui poter spendere due lire, per rimpolpare il pollaio con nuovi pulcini, rinnovare lo striminzito guardaroba o i “cocci” di casa… Cocci che venivano quasi sempre da Ficulle. Non c’era fiera in cui non fosse presente un cocciaio di Ficulle. Così come c’era il fotografo, il fabbro con il ferro battuto, l’imbonitore con il megafono che cercava di appioppare improbabili corredi o strani marchingegni per lavorare a maglia…
La fiera, anche nel terzo millennio, è sempre un tuffo nel passato, nella memoria. Nell’album di famiglia. E il panino con la porchetta è un must a cui è difficile rinunciare.
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