CIOCCOLATO AMARO: 400 ESUBERI ALLA PERUGINA, L’UMBRIA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LA NESTLE’

lunedì 09th, ottobre 2017 / 18:03
CIOCCOLATO AMARO: 400 ESUBERI ALLA PERUGINA, L’UMBRIA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LA NESTLE’
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PERUGIA – Perugia ha una storia industriale di tutto rispetto. E anche molto particolare. Di questa storia la Perugina rappresenta senza dubbio il tassello principale. Per Perugia e per l’Umbria, la Perugina rappresenta ciò che la Fiat rappresenta per Torino e il Piemonte. Quella della Perugina è una storia importante del capitalismo italiano. Ed è anche un paradigma, emblematico, del passaggio del capitalismo italiano nelle mani di multinazionali, certamente con un “volto meno umano” e senza troppi scrupoli.  Fondata nel 1907, dopo 90 anni, nel 1998 la Perugina è passata sotto le insegne della Nestlè. 

Nelle settimane scorse la Nestlè ha annunciato la volontà di “tagliare” 364 esuberi. Che sono persone in carne ed ossa e non semplici numeri o cartellini. E 364 posti di lavoro in una realtà come quella umbra non sono bruscolini, né cioccolatini, per rimanere in tema.

Sabato scorso, in piazza Matteotti a Perugia si è tenuta una manifestazione sindacale per dire no ai licenziamenti nella “fabbrica del cioccolato” simbolo e marchio identificativo dell’Umbria, ma anche per rispondere ai tagli e alle crisi di tante altre aziende, dalla Colussi, alla ex Novelli, alla Merloni, alla Ast di Terni… C’erano tra gli altri la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini, il sindaco di perugia Romizi, Maurizio Landini della Cgil… Sul palco si sono alternati sindacalisti, lavoratori, studenti.

Ha parlato anche il parroco del quartiere San Sisto, dove ha sede lo stabilimento Perugina, don Claudio Regni da sempre schierato a fianco delle maestranze, il quale ha portato anche il saluto del vescovo di Perugia e Città della Pieve Mons. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: “Resistiamo, sempre e comunque di fronte ad ogni forma di male. L’impostazione dell’economia come è adesso è un’impostazione malvagia, contro l’uomo. Noi in questa piazza siamo come il giovane Davide che lancia un ciottolo contro Golia”, ha detto. Il cardinale Bassetti era intervenuto nei giorni scorsi con un appello “a tutte le parti in causa: ai lavoratori, all’azienda e alle istituzioni affinché ciascuno, per la sua parte, si adoperi per favorire un dialogo autentico e una proficua intesa per salvare i posti di lavoro”. 

Piazza gremita, tanti funzionari sindacali, amministratori locali, politici di lungo corso, le associazioni dell’artigianato e del commercio, preoccupate per la ricaduta negativa cheI l taglio all’occupazione avrebbe anche sull’indotto e sul resto dell’economia regionale. Ma lavoratori piuttosto sfiduciati e silenziosi. Qualcuno avrebbe preferito “una azione di lotta più incisiva” come lo sciopero generale. Qualcun altro come il segretario di Rifondazione Comunista Oscar Monaco lancia critiche alle politiche del governo e del Pd e fa appello alle forze di sinistra (escluso il Pd) per uno sciopero sociale subito. “D’altra parte – scrive Monaco – la Perugina è andata avanti per decenni senza la Nestlè e può continuare a farlo: in altri termini proponiamo alle forze politiche e sociali di sinistra della nostra regione di non escludere nessuna iniziativa per salvaguardare lavoro e reddito, fino al punto di occupare la fabbrica.
I sindacati fanno bene a mobilitarsi – continua il segretario Prc – ma serve la politica, serve la prospettiva: ci rivolgiamo a tutte le forze politiche di sinistra (quindi, ça va sans dire, non al PD, che in questo paese e in questa regione rappresenta la destra economica neoliberista), al mondo della cultura, dell’associazionismo, agli studenti medi e universitari, ai piccoli esercenti, ai disoccupati e ai precari; insomma a chiunque, singolo o associato in organizzazioni di vario genere, ritenga non più sostenibile l’impoverimento, economico e culturale che sta colpendo l’Umbria per precise responsabilità politiche.
Proponiamo uno “sciopero sociale”, una mobilitazione di massa che dia un segnale forte e inequivocabile e inverta la rotta, cambi una politica stanca e inadeguata; il momento è ora, se ora non è già tardi”.

 

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