SINISTRA: CERCASI UN CORBYN DISPERATAMENTE
Il Labour britannico, dopo la rimonta elettorale di giugno, si candida a scalzare dal governo un Partito Conservatore indebolito e diviso evocando “una quarta rivoluzione industriale”: un progetto di alternativa radicale all’austerità e alla deregulation per dare un lavoro più stabile a molti” invece che “concentrare le ricchezze nelle mani di pochi”.
Lo ha detto Jeremy Corbyn all’assemblea nazionale del Labour Party a Brighton.
“Il Labour – ha tuonato il leader laburista- è pronto. Pronto a contrastare la disuguaglianza, a ricostruire il sistema sanitario nazionale (Nhs), a dare opportunità ai giovani e dignità agli anziani.
Pronto a fare investimenti (pubblici) nella nostra economia e ad affrontare le sfide del cambiamento climatico e della robotica.
Pronto a mettere la giustizia e la pace al cuore della politica estera e pronto a costruire relazioni nuove e progressiste con l’Europa“.
Un colpo a Theresa May e uno al neoliberismo, al capitalismo fasullo e di carta che ha creato la crisi che attanaglia non solo la Gran Bretagna, ma tutto l’Occidente dal 2008. E un bel fendente anche alla Brexit con quel riferimento a nuove relazioni con l’Europa, dopo che inizialmente anche lui era stato scettico.
Il compagno Corbyn insomma continua a smontare tassello su tassello tutta la politica avallata dal Labour di Blair e dai suoi successori. Dice e propugna “cose di sinistra”, lo dice con il piglio e l’autorevolezza del leader cresciuto nei cortei, negli scioperi, nelle manifestazioni di piazza he spesso finivano a botte con la polizia, nelle battaglie parlamentari fatte per decenni, non come i “giovani leoni” che alle spalle hanno solo i… campeggi della “Giovani Marmotte”. E per questo piacciono molto alle banche, alla finanza, alle massonerie. Sono innocui. E funzionali al sistema. Hanno trasformato la sinistra in agglomerati informi di centro destra, parlando il linguaggio degli smartphone, ma senza alcun pensiero lungo nel back ground. Hanno elevato il linguaggio degli smartphone a ideologia. Parlano per ashtag e non dicono nulla.
Corbyn è un’altra cosa. E’ un politico d’altri tempi, non ha più solo 40 anni, ne ha quasi 70, ma al momento è il più moderno e avanzato che si trovi sulla piazza. L’unico in Europa tra i leader dei grandi partiti di sinistra, capace di “scaldare” gli animi, di riaccendere passioni e speranze, usando un linguaggio che sembrava perduto. Accantonato. Messo al bando.
Ecco, in Italia, con Renzi che non sa più che pesci pigliare e ormai ha fatto del Pd una accozzaglia di correnti che della sinistra non ha più nemmeno l’odore, con la sinistra a sinistra del Pd che si aggroviglia sui tentennamenti di Pisapia (manco fosse Fidel Castro) e non riesce a trovare non dico la strada maestra, ma neanche un viottolo per provare a meter su un soggetto unitario minimamente affidabile e credibile, con i 5 Stelle che sono sempre più “populisti di destra” in mano ad una lobby commerciale (ad una Srl, per capirci meglio), la mancanza di una figura come Jeremy Corbyn è la prima cosa che salta agli occhi. Un leader che non è un capo carismatico, ma sa quello che dice e dove vuole arrivare, che ha in mente e come obiettivo una società più giusta, che sappia innovarsi ma non lasci indietro nessuno, una società che torni a riappropriarsi di settori strategici che non possono essere lasciati alla logica del capitale, come la sanità o i trasporti.
Tutte cose che in Italia nessuno dice più. Neanche Landini. Per decenni sono state il “pane quotidiano” del Pci. Ma il Pci ha cambiato nome, pelle e bandiera che ormai son quasi 30 anni. A dire il vero alcune cose che oggi propone Corbyn le dicevano anche Riccardo Lombardi e altri esponenti del primo centro-sinistra, quello degli anni ’60, che a ben guardare e considerando come sono andate le cose, andrebbe ristudiato e rivalutato.
Jeremy Corbin non è Che Guevara. E neanche Berlinguer, probabilmente. Ma a me sta molto simpatico. Ha la faccia di uno a cui affiderei volentieri e senza problemi le chiavi di casa. Dice cose sensate e di sinistra, senza tanta prosopopea, come qui da noi non se ne sentono dire da tempo immemore. Io, un partito guidato da Jeremy Corbyn lo voterei.
Ad occhio e croce, invece, tra i vari Civati, Bersani, Pisapia, Speranza, Montanari, Falcone, Fratoianni, Folena e mettiamoci pure D’Alema, purtroppo al momento un Corbyn io non lo vedo. Forse perché non c’è. E questo è il guaio. Un guaio grosso.
Marco Lorenzoni