TEMPO DI SAGRE, TRA ANTICHE TRADIZIONI E ABBINAMENTI IMPROBABILI (E IMPROPONIBILI)
Si sa, la primavera e l’estate sono stagioni di sagre. Che si fanno ovunque, anche nelle frazioni più spedute e periferiche e servono “fare comunità” a rinsaldare legami, a promuovere i territori e certi prodotti tipici, a far conoscere luoghi e tradizioni…
Quindi, ben vengano le sagre che riportano la gente fuori di casa a riscoprire sapori antichi e dimenticati. Ma… a scorrere i manifesti e gli annunci sui social si scoprono sagre a dir poco improbabili. Per esempio nel prossimo weel end, sabato 20 e domenica 21 maggio a Piazze, frazione di Cetona si terrà la “Sagra delle fragola“. E fin qui niente di strano. la fragola è di stagione. Solo che alla fragola si accompagnerà il “calzone fritto“… E qui già si comincia a sconfinare in terreni minati. Non solo: il calzone fritto sarà rigorosamente “ripieno”. E ripieno di Nutella. E’ scritto nel manifesto. Calzone fritto ripieno di Nutella. Non solo una bomba calorica, ma anche un attentato a tutte le più sbandierate teorie nutrizioniste. Tra olio di palma, grassi insaturi della Nutella e l’olio fritto, s salvi chi può… Con buona pace dei consigli del compianto Veronesi e dei dettami del Ministero della Salute… Ma, al di là di questo, la domanda è? che c’entra il calzone ripieno di Nutella a Piazze? La frazione cetonese è già nota per la Sagra del Bico, una sorta di pane azimo, cotto nel forno a legna, o su una piastra detta “testo”, da accompagnare a prosciutto, salsiccia e verdura, formaggio, di antica tradizione contadina.. Quella ci sta. E’ attinente. Promuove un prodotto tipico e una tradizione. Ma la Nutella? Via, non scherziamo…
A Villastrada, frazione di Castiglione del Lago, ma vicina al lago di Chiusi, si tiene annualmente la “Sagra del melone e prosciutto“, dove di solito il melone e prosciutto nessuno lo mangia, preferendo di gran lunga il “brustico”, il “tegamaccio” o i filetti di persico fritti, tutti piatti tradizionali e tipici dell’area lacustre tra Chiusi e il Trasimeno. Piatti sopraffini peraltro, che a Villastrada cucinano benissimo. Ma allora perché intitolare la sagra ad un banalissimo antipasto da pizzeria?
E’ singolare – ma solo per una questione nominalistca – il “festival della lumaca” (festival, non sagra. Forse le lumache cantano…) che si tiene in una località vicina a Camucia, nel comune di Cortona e che si chiama Fossa del Lupo. Ora, mangiare le lumache, lente per natura e di non facile digestione neanche dopo cotte, nella fossa del lupo può ingenerare qualche apprensione. E se arriva il lupo?
A Cetona nei primi 4 giorni di giugno si tiene la Sagra dei Pastrignocchi e del Cuculo... E cosa saranno mai? I pastrignocchi sono semplicemente dei “pici” tagliati a coltello e non “tirati a mano” e il “Cuculo” è un dolce secco della tradizione locale, da accompagnare con vin santo. Diciamo che anche questa una qualche “base” nella tradizione ce l’ha. Come la Sagra dei Pici a Celle sul Rigo all’estremo sud della provincia di Siena (26-28 maggio) e la “Sagra degli gnocchi” a Santa Maria di Monteleone d’Orvieto (12-18 giugno). O ancora la Sagra del pesce sfilettato di Sant’Arcangelo sul Trasimeno o quella del pesce di Porto.
Un po’ più tirata per i capelli è invece la “Sagra del Ciaffagnone e del tagliolino al tartufo” di San Casciano Bagni. Una sorta di gnocco fritto romagnolo e appunto pasta con il tartufo, che insieme sono come il cavolo e la merenda. E poco c’entrano con la cucina tradizionale del territorio… Sono certi abbinamenti che lasciano perplessi.
E viene da chiedersi perché si vada a cercare la Nutella, la fragola o i tagliolini al tartufo e nessuno proponga una Sagra del Brustico o del tegamaccio (nelle località lacustri, Chiusi in testa, ma anche le frazioni castiglionesi di Porto, Gioiella, Vaiano…) che avrebbero radici profonde, tanto per dirne una… Più facile farcire un calzone di Nutella? Forse sì. Ma ne vale la pena?
ORVIETANO, SAGRE PAESANE, Trasimeno, VALDICHIANA
Il prendere a prestito l’occasione della sagra nel pensiero comune di ”rinsaldare le radici e la cultura enogastronomica” del territorio porta a queste discrepanze che oggi vengono normalmente accettate perchè la gente è irrimediabilmente sottoposta al bombardamento dei media, per il quale se il comitato organizzatore riesce oggi a far soldi più dello scorso anno il tutto ben venga.Sono questi i modi di ragionare che nella media vengono applicati. La gente se ne cura poco della tradizione e francamente le giovani generazioni che non hanno ricordi delle tradizioni oggi vivono queste cose come ”normalità” ed accettano tutto, come in altri campi . Daltronde in un ”sistema dei soldi” cosa ti vorresti aspettare il peroramento ed il rispetto delle tradizioni e della cultura popolare e dell’aggregazione ? Una volta queste iniziative venivano veramente fatte per ritrovarsi e mettere insieme gente, oggi si può leggere sui manifesti che pubblicizzano le sagre, le iniziative per prodotti gastronomici che nulla hanno di concreto, di tradizionale, di storico.Servono solo a far soldi ed a continuare l’anno dopo. In pratica-detto volgarmente e chiedo venia della maleducazione ma quando ce vo’ ce vo’- se qualcuno sc…..ggia ci fanno la sagra anche di quello….e spesso la chiamano anche ” cultura” perchè ritengono che valga soprattutto l’introito economico. Ma l’italia di oggi è questa, cosa vogliamo in fondo di diverso? Nulla.
va be’… l’articolo non critica le sagre in sé… Nè si può biasimare una comunità, magari di una frazione, che si ritrova unita per mettere in piedi una festa o, appunto, una sagra…E si possono tirar su due soldi anche senza scadere nel ridicolo. Perché non bisogna essere scienziati o sociologi per capire che “la Sagra della fragola e del calzone ripieno di Nutella” (è presentata così nei manifesti) sa una cazzata bella e buona, che squalifica quel posto e manifesta una cultura gastronomica da autogrill, nella migliore delle ipotesi… Tra l’altro la Nutella è un prodotto industriale specifico a marchio registrato. E’ come dire sagra dei fusilli Barilla… E la cazzata raddoppia.
Infatti molte sagre sono “cazzate” per tirar su soldi. Per poi farci cosa dio solo lo sa! Chi vive da vicino queste organizzazioni si potrà accorgere che c’è solo desiderio di “esibizione” pubblica che non hanno niente di ludico e di socializzazione. Grave è il coinvolgimento delle istituzioni anche con un semplice “patrocinio gratuito”…Il consenso ha dei costi e ci sono delle amministrazioni che non guardano al giusto e allo sbagliato.
Mercanti una volta tanto siamo d’accordo…. specialmente sul ”Patrocinio gratuito” che viene usato con una indifferenza che ha del deprimente.Questo non è casuale e deriva maggiormente dalla gente stessa che si riunisce in comitati e lancia la sagra della cazzata…e tutti gli altri dietro, coinvolti senza ragionare su cosa contenga quello che si vada a fare. Le sagre in sè- per rispondere a Marco che sento si preoccupa di non scomodare nessuno-dovrebbero essere un momento di socializzazione ma anche di istruzione su tematiche veramente importanti dal punto di vista sociologico, dal punto di vista del cibo e della sua storia di produzione, ma anche su altro. Invece spesso si risolvono solo sull’aggregazione di tanti corpi separati chiamati persone, animate solo dal ritrovarsi davanti ad un piatto di pici ben che vada, ma potrebbe anche trattarsi anche di un piatto-appunto- di calzoni alla nutella, e lo dico senza nulla togliere alla nutella….
Cambiare generalmente è auspicabile e giusto poichè diversamente saremmo superati dai tempi, ma spesso e volentieri occorrerebbe rimanere se stessi nella misura in cui si riesca a cambiare.Ed oggi questa forse è la cosa più difficile, perchè per farla ci vuole anche cultura che semprepiù manca dentro alle persone, proprio perchè sono prese dalla risoluzione dei bisogni primari e dominati anche dai media. Ecco anche un aspetto per il quale la differenza generazionale esprime tutte le sue diverse sfaccettature.Nella nostra società sono ancora viventi molte persone che per età hanno lottato per guadagnarsi di che vivere dignitosamente.Lotte individuali e soprattutto lotte sociali. Oggi nei confronti di tanti 35-40 enni ai quali quelle lotte dei loro padri hanno anche riservato a loro decenti possibilità di vita come è stato per esempio lo Statuto dei Lavoratori,assistiamo al fatto che in pochi anni venga rimangiato tutto. Una buona ragione questa per capire che al di fuori di una organizzazione sociale che si impegna per livelli di vita e di lavoro più adeguati di tutti, la lotta e la posizione individuale rispetto alle problematiche della vita spesso non paga. O se paga, tale fatto è per pochi. Spesso anche negli aspetti più marginali come possono essere i momenti di distensione e di piacere rappresentati dalle sagre (quelle vere però) occorrerebbe mettersi in raffronto col beneficio morale e culturale che se ne riceve. Oggi credo che per parecchie di queste manifestazioni che sembrano tanto ”osannate” dalla gente e dai loro comitati creatori, il beneficio possa essere come quello che si va a mangiare : la scarsa reperibilità della qualità nel cibo assieme alla scarsa reperibilità del piacere di cui si fruisce mangiando al caldo sotto un tendone ed in mezzo a centinaia di persone vocianti. Occorre urlare per sentirsi anche ad un metro di distanza dal viso del nostro commensale che abbiamo di fronte.E sinceramente dà fastidio.
Sarei io quello che “si preoccupa di non scomodare nessuno”? scusa Carlo, ma chi ha sollevato il problema delle sagre della cazzata? lo spirito santo?
Marco, io ho detto così perchè tu hai usato una espressione che mi è parsa di riguardo verso ”una comunità od una frazione che si ritrovano insieme per organizzare una sagra”. Questo hai detto e secondo me ci sei andato non col guanto di velluto ma con quello di raso….D’accordo che l’hai evocato tu il problema delle sagre ma come vedi qualcuno ti ha risposto essendo anche d’accordo col problema che dicevi, fra cui anch’io.Oggi viviamo in un mondo globalizzato ed i manifesti che leggiamo passando per le strade parlano in un modo che qualche volta la gente s’incazza anche sul loro contenuto.In pratica potevi anche usare un modo più deciso per far capire a chi le organizza che le sagre che accolgono una grande quantità di persone non possono essere concepite ad uso solo dei soldi. La civiltà industriale che abbiamo dietro le spalle ci ha lasciato fruire di un complesso produttivo del cibo che per parecchi aspetti se non tutti,si rasenti l’avvelenamento di chi fruisca dei suoi prodotti se pensiamo alla natura della catena con la quale vengono nutriti gli animali o coltivate le verdure.Ecco, le sagre dovrebbero essere indirizzate secondo me alla ricerca di prodotti enogastronomici mille miglia lontano da tutto questo.Invece succede il contrario nella realtà.Dei polli ancor oggi esistono quelli ruspanti veri e non solo quelli da batteria nei quali sembra di addentare boccate di mangime o di farina di pesce….ecco perchè secondo me su questo argomento è da andarci giù in maniera decisa, perchè la stampa e quello che dice è importante ed alla gente che legge e che le organizza e che alle sagre ci va, qualche interrogativo in testa glielo farebbe sorgere.Tutto qui.sarebbe stato sconveniente per coloro che le sagre le organizzano? Forse si, ma sarebbe bene che la gente alla fine capisse che non si possa tener presente solo i soldi. Ti sembra poco?
Io lascerei tutto libero tanto ognuno privato ente associazione sportiva culturale o meno…
Tutti liberi di agire…
Ma da ora in poi i comuni dovranno chiedere tasse tasi e chi piu me ha ne metta a tutti queste belle manifestazioni di aggregazione…
Perche chi invece fatica a pagare firnitori tasse e dipendenti non riesce piu a farlo.
Chi deve essere a norma di tutto
Che ha giustamente da rispettare 1000 norme sanitarie
1000 cavilli
Di tutto e di piu….
Le attività sono rispettose e dovranno chiudere.
Mentre in queste manifestazioni…basta un ora di finta lezione haacp per dare benestare…dove a servire ci sono minorenni e a impastare nonne …
Dove la usl… va per modo di dire…
Ma le attività sono poche
Il popolino di piu…
E i voti contano…
Ma allora non ci fate pagare piu nulla…. come a tutte queste attività no profit…
La sagra degli gnocchi fa fatturati che neanche uno stellato fortunato li fa in mesi e mesi di lavoro…
Che paese !!!!!
Sig.Morucci, mi trova completamente d’accordo con detta riflessione.Per capire il perchè di tutta questa trafila storica e sul come si è evoluta, basta guardare e ricordarsi quando e perchè è stato deciso ”politicamente” di legiferare in quel modo. Si tratta di modalità di opportunità messe in atto per aggregare consensi poichè della ”finalità sociale” sbandierata a parole spesso se ne fregavano ed ancor oggi se ne fregano.Serve solo a tappare gli occhi alla gente.Ne parlavano, ma poi i conti dei soldi nel cassetto li facevano anche loro, ed in un ”sistema dei soldi” anche questo contava, eccome se contava….Quindi su tutto questo che lei evoca c’è sicuramente una discrepanza ed anche una responsabilità politica, anche se il tutto si svolge per due tre mesi all’anno, ma sono questi un lasso di tempo dove è concentrato il maggior flusso turistico con le inevitabili conseguenze nei settori che si sobbarcano obblighi di legislazioni ferree..D’altra parte il consenso a tutto questo lo hanno dato parecchi e non solo da una parte sola.Il popolo bue purtroppo è stato sempre usato dalla politica, ma si ricordi che tale politica è fondata principalmente sul ” sistema dei soldi” che stabilisce innanzitutto che col minimo dispendio di energia economica e fisica sia cosa naturale che il sistema funzioni e del quale impostato così non possa essere ritenuto soggetto a cambiamento, pena la miseria e la disgregazione.. A tale principio validato soprattutto anche da coloro che oggi dicono di essere naturalmente democratici non si oppone nessuno, solo sparute critiche e tanta noia da parte del complesso mediatico se si odori in specialmodo che vi possano essere contenuti ideologici.Loro rifuggono da questo,è la nuova moda, lo considerano un limite, sono pragmatici per i loro interessi,conservatori per quegli degli altri. La gente spesso incapace di riflessioni anche semplici li ha seguiti e votati?
O raccolgano i frutti allora ! Si renda conto che il loro ”sacro terrore” nel tempo è aumentato perchè è da quel luogo dove si appoggiano e che validano, che provengono le loro prebende,che vanno oltre la politica vera e propria ma comprendono l’economia ed i suoi legami spesso mafiosi.Questa è l’Italia che poteva essere diversa ma non lo è stata e noi abitiamo in questo bel paese pieno di cultura il cui cemento che la tiene insieme è l’ignoranza…..
ci sono sagre e sagre. Ovvero sagre serie, con una base “culturale” (e di tradizione) alle spalle, che servono a creare senso di appartenenza e legami di comunità, specialmente nelle frazioni e sagre della cazzata che servono solo a tirar su dei soldi “per far cosa nessuno lo sa” (forse solo un’altra sagra della cazzata)… Quindi alcune vanno tutelate, incoraggate e sostenute. Altre andrebbero evitate e neanche autorizzate, secondo me.
Scusa Marco, ma ti devo correggere su due cose, la sagra del pesce di Porto (a cavallo tra i due laghi) da 32 anni, propone nel suo menù esclusivamente piatti a base di pesce di lago, brustico, tegamaccio, antipasti e spaghetti con uova di regina, persico fritto e verdure che per lo più arrivano dal territorio. Insomma non si chiama Sagra del Brustico o del tegamaccio, ma la sotanza è quella e ti assicuro che oltre alle giovani leve, ci sono ancora persone di 70 anni che vanno alle 06:00 di mattina a preparare il brustico, come veniva fatto dai pescatori, anche perchè una volta lo erano. Alcuni di loro si prestano a preparare questi piatti tipici per la sagra di S.Fatucchio del prosciutto e melone, (concordo con te sul commento) che sicuramente ha recuperato punti con il pesce di lago. Il punto è che quella che si considerava una nicchia di buongustai di questa specialità si è allargata, grazie anche al successo di Porto che ha mantenuto la sua tradizione per tutto questo tempo, anche quando il pesce di lago e nello specifico queste ricette, non le trovavi in nessun ristorante della zona Chiusi/Trasimeno, eccezion fatta per un piccolo ristorante a Mugnanesi e “Da Gino” al lago di Chiusi, gli altri hanno seguito. Ti sei scordato di citare la “Festa della Fagiolina del Trasimeno e dei prodotti tipici locali” sempre a Porto afine agosto, non solo una sagra ma una festa dove oltre alla cucina vengono proposte attività d’intrattenimento legate al mondo contadino e alle aziende locali e naturalmente c’è anche il pesce. Da frequentarice delle sagre, sempre alla ricerca del vero tipico, sono perplessa quando leggo certi manifesti e sono d’accordo che le sagre “assurde” vengano chiuse, se non hanno un legame storico e culturale con il territorio. In Umbria qualcosa è stato fatto, ma c’è ancora da fare. Capisco anche i ristoratori ma penso che se ci sia qualità e competenza, questo può far gioco anche a loro, capita di assaggiare pietanze tipiche che poi vai a ricercare anche al ristorante, magari rivisitate. Sarebbe importante rendere obbligatorie le stoviglie biodegradabili, alcune si sono aggiornate ma molte ancora no, credo sia un atto dovuto e logico nella filosofia di una buona sagra o festa che sia.
Vorrei citare la sagra dell’aragosta, che, almeno fino al 2016, si è tenuta a Bettolle. E come tutti sanno, a Bettolle abbondano questi crostacei che gironzolano indisturbati per tutta la frazione