25 APRILE, UNA BELLA FESTA. MA C’E’ CHI HA CAPITO E CHI NO…
Il 25 aprile è la festa di fondazione della Repubblica Italiana. Prima ancora di quella del 2 giugno che ne fu conseguenza. Il 25 Aprile, in Italia, si celebra la Liberazione dal nazifascismo avvenuta nel 1945. Ovvero dall’occupazione di un esercito straniero (quello tedesco di cui eravamo alleati fino all’8 settembre del ’43) e da una dittatura già caduta che ebbe il suo colpo di coda con la Repubblica di Salò. Una dittatura italianissima che per vent’anni, dal 1922 al ’43, aveva goduto pure di un largo consenso. Da una ventina d’anni a questa parte, a più riprese si è tentato di sminuire e infangare il 25 aprile. Di farlo passare come una festa di parte. Come la festa di una parte, cercando di riabilitare e di ridare dignità anche alla parte avversa. Agli sconfitti. Ci provò Berlusconi, poi via via ci hanno provato altri, da Pansa a Belpietro, alla giovane Maria Elena Boschi che forse ha studiato altre cose più che la storia… Tutto questo per ri-sdoganare un post fascismo mai sopito e per isolare, mettere all’angolo, una sinistra accusata di guardare al passato più che al futuro.
Anche ieri, 25 aprile 2017, in molte città e soprattutto nelle due principali città, Roma e Milano, la ricorrenza è stata segnata da polemiche e divisioni. E da tentativi di riscrivere la storia. Non senza provocazioni. Come la commemorazione dei caduti di Salò al Cimitero di Milano, città medaglia d’oro della Resistenza con circa 3.000 morti tra i combattenti partigiani…
Anche la storia della Brigata Ebraica, che diede certamente un contributo alla liberazione dell’Italia è stata strumentalizzata per dividere, per creare fratture, perché come quel nucleo di ebrei anche tanti militari italiani si unirono agli Alleati e combatterono al loro fianco contro i tedeschi. E quindi onore alla Brigata Ebraica, ma come a tutti gli altri e senza che ciò implichi preclusioni o chiusure…
La Resistenza culminata con l’insurrezione di Milano (e prima ancora a Napoli, a Roma, a Firenze, a Bologna…) fu un moto di popolo, impersonato dai partigiani e da coloro che li sostennero e aiutarono, ma anche di militari che dopo l’8 settembre del ’43 decisero di continuare a combattere, dall’altra parte della barricata. La “medaglia d’oro” al valor militare Mario Morgantini, chiusino morto in combattimento ad Alfonsine (Ravenna) ne è un esempio. Il giovane Giuseppe Marino, militare siciliano di 20 anni catturato a Chiusi e impiccato a Montepulciano ne è un altro. Moto di popolo e di soldati. Ma comuque di una minoranza. Numerosa, coraggiosa, ma minoritaria rispetto al grosso de Paese. E sebbene alla Resistenza parteciparono uomini e donne, giovani e anziani, che avevano idee diverse, dai monarchici ai comunisti, dai cattolici ai socialisti, dai liberali agli anarchici, dai repubblicani agli “azionisti”, la resistenza fu comunque la lotta di una parte contro un’altra parte. La parte giusta contro la parte sbagliata. In questo senso, il 25 aprile, che celebra la vittoria della parte giusta, non può essere considerata e mai sarà la “festa di tutti“. E’ la festa dell’Italia e degli italiani democratici. Di chi scelse, allora, di darsi alla macchia, di sfuggire alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò, di imbracciare il fucile o combattere i nazisti e i fascisti e di chi successivamente ha riteuto e ritiene di doverne tramandare la memoria, l’esempio, la storia…. Non è e non può essere la festa anche di chi combatté – magari in buna fede – dall’altra parte. Di chi, successivamente, ha ritenuto e ritiene il fascismo una opzione possibile, un’idea politica come un’altra, o come un incidente finito lì… Il 25 aprile non può essere e non sarà mai la festa di chi considera la guerra una soluzione, di chi propugna la violenza e la sopraffazione come metodo per dirimere le questioni nazionali o inernazionali, di chi considera i “diversi” una minaccia al proprio status quo.
Ieri, l’assessore di un Comune della zona che diede peraltro un contributo altissimo alla lotta di liberazione, ha scritto su facebook “L’anniversario della Liberazione è una di quelle giornate della memoria in cui, di fondamentale importanza, dovrebbe esserci la conoscenza e la comprensione di tutto il passato e non solo di una parte di esso, così da affrontare liberamente il presente e il futuro”. Ecco, si tratta di un altro tentativo di inquinare i pozzi. Di far passare l’idea che le due parti in conflitto fossero paritarie e con uguale dignità… E’ un errore e un amministratore pubblico non dovrebbe scivolare su queste bucce di banana, anche se eletto in una lista di centro destra. Il Comune in questione è Chianciano, dove comunque si è tenuta la celebrazione, l’assessore è Damiano Rocchi.
La consigliera comunale chusina dei 5 stelle Bonella Martinozzi ha postato sempre su facebook il testo dell’Inno di Mameli, scrivendo: “l’unico che può unire pensieri e ideali diversi“. Perché “Bella ciao” no? verrebbe da chiedere. E anche questo sembra un modo implicito di “delegittimare” Bella Ciao e il 25 aprile per quello che è. E magari sdoganarne una versione “bibartisan” per affermare ancora una volta che destra e sinistra, fascismo e antifascimo sono categorie del passato… Guarda caso, però chi lo afferma quasi sempre da lì’ viene (dalla destra, dal fascismo come cultura ).
In compenso in alcuni comuni del territorio il 25 Aprile è stato celebrato e le manifestazioni hanno visto una partecipazione più folta e più forte che in passato. Parliamo di Castiglione del Lago, Montepulciano, Torrita, Sinalunga, Cetona e Chiusi. A Città della Pieve invece nessuna manifestazione. E qualche cittadino, sui social lo ha fatto notare, con rammarico.
A Chiusi c’è stata, come sempre, una manifestazione itinerante con deposizione di corone e inaugurazione di monumenti a Montallese, Macciano, Rione Carducci, Chiusi Scalo e Chiusi città con la banda, il sindaco, le autorità militari e il corteo. In ogni “stazione” dell’itinerario la partecipazione è stata ampia e sentita.
A Chiusi Scalo insieme ai rappresentati delle istituzioni, di varie associazioni e dei partiti di maggioranza e opposizione (Pd, Psi e Possiamo; i 5 Stelle non pervenuti) hanno partecipato al corteo anche una famiglia di turisti inglesi e alcuni cittadini immigrati di origine nordafricana, indiana e pakistana. Anche i loro connazionali, magari dei loro parenti, parteciparono alla guerra di liberazione con le truppe Alleate in questo territorio. Giusto (e bello) quindi vederli sfilare, in festa pure loro.
Anche i discorsi pronunciati dai sindaci nelle varie manifestazioni nel ribadire i valori della resistenza, della democrazia e dell’antifascismo, hanno preso le distanze da atteggiamenti “divisivi” e strumentali, segnando in qualche modo anche un “avvertimento” a chi nello stesso Pd a livello nazionale si è infilato nel ginepraio delle polemiche e dei cortei separati…
Bettollini ha pronunciato un discorso non solo di circostanza, ha tenuto la barra dritta sui valori, ma ha anche fatto accenni coraggiosi ad un’Europa che così non va, ai populismi, al vento di destra che soffia in tanti paesi e che fa leva sulle paure e sulle difficiltà della gente, fomentate da vecchi e nuovi fascisti…
A Chiusi il 13 e 14 maggio si terrà un gemellaggio tra la locale sezione ANPI e l’ANPI Barona di Milano… Il sindaco e la giunta hanno già fatto sapere che ci saranno. Senza se e senza ma… Come è giusto che sia.
In questa occasione Juri Bettolini, Andrea Rossi, Eva Barbanera si sono dimostrati più attenti di Orfini, Sala e delle Marieeleneboschi di turno…
Qualcuno, anche nel Pd, ha capito e qualcuno no, che, per dirla con il blogger Davide Astolfi, “per una parte importante del paese esiste una religione civile, a livello di affetto seconda solo alla mamma. Essa è composta da Costituzione, 25 Aprile, Primo Maggio. Tutte le religioni si possono dissacrare, ci mancherebbe. Anzi, forse proprio si deve farlo. Non so però quanto convenga dal punto di vista politico muoversi come elefanti in una cristalleria su questi temi quando si parte da una posizione di centrosinistra: da Renzi sulla Costituzione ad alcune svisate eurodance della manifestazione europeista di ieri. Chi ha a cuore quegli affetti della religione civile rimane ferito, chi magari neanche li ha ma è un avversario politico ci marcia sopra col trattore, anzi con la ruspa. Quindi, a che pro?“.
Ha ragione il blogger Astolfi. Il problema sorge quando la ragione lascia il posto al tifo…
m.l.
Nelle foto: immagini della manifestazioni a Chiusi (in copertina); Castiglione del Lago, Montepulciano e Macciano di Chiusi, dove è stato scoperto un monumento ai caduti.
Cara Redazione dimentica ,nella fretta Chianciano e Pietra Porciana,una manifestazione di grande importanza.Per quanto riguarda Citta’ della Pieve,patria di Solismo Sacco e di uno storico del periodo della Liberazione come Mario Villani,appare tutto molto deludente .Ma forse il quadro politico e’ qui oramai cambiato .
Verremo in molti dalla sezione Anpi Barona di milano per gemellarci con la rinata sezione Natale Tiradritti brindetemo come dice il direttore alla Resistenza alla Repubblica e alla Costituzione
La realtà è una sola, queste manifestazioni sono ormai diventate occasioni per polemiche tra sparute minoranze e indebite passerelle per politici che quotidianamente calpestano il senso e i valori di questa ricorrenza. Stesso discorso vale per l’8 marzo per il 1° maggio…
Le commemorazioni, tutte, non sono più un fatto di popolo. Perché?Questo dovremmo domandarci.
Ieri uscendo dal bar mentre la banda suonava in piazza Garibaldi mi sono imbattuto in un compagno a cui ho chiesto: non sei andato alla manifestazione? Oggi è il 25 aprile!
Mi ha risposto che lo sapeva benissimo che giorno era e che per lui è sempre una gran festa tanto che si era comprato le paste per l’occasione. Ma con quelli lì (facile intuire a chi alludesse) non mi ci mischio nemmeno il 25 aprile. E tralascio le battute più grevi.
La società liquida non è una chiacchiera e se vogliamo che quei fatti di oltre mezzo secolo fa ci parlino ancora di libertà e giustizia dobbiamo fare in modo di ricordarcene ogni giorno e non siano solo l’occasione per farsi la foto di rito.
Io c’ero e stavolta (anche nel discorso del sindaco) mi è sembrata un po’ meno “stancamente rituale” di altre. E con più gente del solito. Anche tra quella “storica”…
Poi, certo, dalla Liberazione sono passati 72 anni (dalla liberazione di questo territorio 73), è normale e fisiologico che il popolo che un tempo partecipava in massa, adesso sia meno appassionato. Quel popolo che partecipava adesso in gran parte non cè più… Ci sono i nipoti… Anche i figli dei partigiani o di chi visse quel periodo sono ormai anziani… Non è la stessa cosa… Del resto negli anni ’70, anni di grandi passioni e di grande partecipazione politica, non è che si radunassero folle per celebrare gli scioperi del 1902 o la fine della Grande Guerra…
Io vedo se mai il rischio opposto: quello di una ritualità nel considerare il 25 aprile o il 1 maggio come cose del passato o peggio ancora come feste retaggio di un passato e di certi valori che si vorrebbero a tutti i costi cancellare, indebolire, in nome di una presunta moderna “liquidità” della politica e del pensiero senza ideologie e senza bandiere. Mi preoccuprei di più, insomma, se vedessi un 25 aprile celebrato solo dalle istituzioni o dai pasdaran del partito di governo. Ieri per quanto ho visto, non mi è sembrato che sia andata così, né a Chiusi, né altrove. Quanto alla manifestazione di Pietraporciana (appuntamento tradizonale perlatro) mi scuso per la mancata citazione. Nell’articolo si farifermento alle iniziative istituzionali. Quella di Pietraporciana era organizzata da Anpi e Legambiente, non da Comuni o enti, ma è stata probabilmente la più partecipata.
Triste che a Città della Pieve, l’amministrazione comunale non abbia voluto ricordare coloro che, proprio nel territorio pievese, lottarono fortemente per difendere e garantire un futuro di libertà per tutti. Un’occasione persa, peccato veramente. Purtroppo negli ultimi anni la diatriba nazionale, tra chi deve starci nel corteo e chi no, è diventata patetica e strumentale, quest’anno più che mai con il tentativo di escludere la Brigata Ebraica. Vogliamo sindacare quanto questa ha contribuito alla liberazione del paese? Poco o tanto, non mi interessa, mi indigna e mi commuove vedere il video dell’anziana Sig.ra, che nel corteo a Milano, viene infamata, da attivisti pro-Palestina (causa in cui anch’io credo) al grido di “fascista” e lei che disperata risponde “no, questo no” con un filo di voce e le lacrime agli occhi “. Lei c’era quel 25 aprile, quelli che l’hanno insultata, invece nemmeno erano al mondo. Ormai sono pochi i testimoni della storia, che possono raccontare i fatti e la loro esperienza, non dissacriamoli per favore.
Concordo in parte con il commento di Francesca T., ho visto le immagini del corteo, c’era lo striscione degli “amici di Israele”, quella signora anziana ha tutto il mio rispetto, però oltre che indignarsi mi piacerebbe mi spiegasse, come il signore che nelle immagini faceva il gesto dell’ombrello a chi lo insultava, se pensano che in palestina sia o no in corso da decenni un genocidio.
Mi spieghino anche perché giustamente ci si indigna per la Siria e per tutti gli altri posti dove vengono uccisi degli innocenti, mentre gli innocenti civili Palestinesi siano uccisi con la complice indifferenza dei mezzi di informazione.
Per essere sincero mi è sembrata la stessa commemorazione di tutti gli anni,con nulla di diverso quella di Chiusi, più o meno la stessa quantità di gente, e più o meno sempre gli stessi. Ed allora vorrei anch’io porre l’accento sul fatto che ha detto Fiorani,sennò si va a cercare col lumicino cose alle quali diamo un valore talmente grande per l’occasione e che nella realtà non esistono;parlo delle prime sei righe e delle ultime tre del suo intervento.Su quelle dobbiamo domandarci la ragione e senza aver bisogno del lanternino o della pila vedremmo che la ragione è quella che la società”liquida” che è una realtà, risponda però sempre ai soliti interessi, e per farli prevalere quest’ultimi, meno paletti trovano nel loro divenire e meglio è, e lo spazzar via le ragioni per farne piazza pulita compete alla società governata da chi conosciamo che la governa, si chiamano in altro modo ma gli intenti sono gli stessi di 20, 30,40,50 anni fà.La divisione su tale terreno è quella preferita dai portatori di quegli interessi.Da sempre hanno tirato fuori la parificazione fra vinti convinti di ciò che facevano( Salò and Co.) e vincitori, il fatto che la storia la scrivano i vincitori, oggi la brigata ebraica e domani chissà cosa, dalla volante rossa ai preti ammazzati.Tutte verità, per carità, ma l’uso di verità parziali di fronte a quella totale del sangue versato e della compressione di un popolo per un lungo ventennio che ha visto chi ne ha tratto vantaggi e chi è finito sotto terra ed in miseria,la dice lunga di fronte alle responsabilità ed anche al perdurare degli stessi pesi nella politica italiana nel dopoguerra.La Francia si comportò diversamente verso chi fu responsabile dell’ignominia, noi nò,grazie a quel cuscinetto guarda caso che politicamente ci si sforza sempre di interporre e che è portatore di umanità verso chi umanità non ne ha mai avuta,che impedisce le esautorazioni dal sistema e l’allontanamento alla partecipazione a beneficiare delle istituzioni,(nel dopoguerra il fascismo non è stato eliminato dallo stato,sia nella burocrazia sia nelle forme di potere degli uomini dello stato infiltrativisi e mantenuti appositamente, ma anzi abbiamo visto dala stessa storia che le Istituzioni hanno compreso soprattutto chi si sia macchiato di ignominia,garantendo loro una vita pulita vita natural durante.La storia di tante famiglie di proprietari agrari la dice lunga anche nel nostro territorio. Anche nel nostro territorio ci furono della autorità che governarono nel nome del fascismo ma che non si macchiarono mai di ingiustizie e di repressioni e furono ugualmente stimate e considerate dai vincitori ed anche dagli stessi comunisti, come lo furono diversi Podestà. In Italia in nome della riappacificazione furono fatte delle scelte ben precise, anche dai Comunisti su questo terreno.Togliatti ministro della giustizia ne tolse molti dalle patrie galere e non erano tanto fascistelli dell’ultim’ora….in altre nazioni avrebbero avuto una sorte diversa, checchè ne dica il Dr. Pansa quando inorridisce delle vendette del triangolo rosso di Modena o di Reggio Emilia.I morti esigono rispetto certamente, ma le ragioni di tali morti non andrebbero dimenticate e celebrate come si fa oggi da chi se ne dimentica un secondo dopo.E che se ne dimentichi un secondo dopo è vero, lo si capisce e lo si vede dagli atti dei loro partiti.
Un particolare ringraziamento a Remo per aver ricordato mio zio,che fù uno di quelli che s’interpose fra coloro che per 20 anni lo avevano ridotto alla miseria,con angherie di ogni tipo e di botte e violenze e coloro che volevano vendicare tali violenze subite. Li riaccompagnò a casa i fascisti di Moiano e si prese anche l’epiteto di traditore da chi avrebbe voluto vendicare le vilenze, ma lo fece per non riattizzare gli odi dei quali soprattutto i poveri avrebbero sopportato il peso, sennò si sarebbe ricominciato il giorno dopo a fare a fucilate.Da capo partigiano ci ha creduto in tale sistema che aveva difeso,ma il sistema spesso e volentieri se ne è dimenticato, ma questa è un altra storia,della quale anch’io ho avuto il sentore perchè nel dopoguerra, negli anni caldi, mi è passata vicino in tutta la sua cruda realtà,ma per fortuna erano quelli miei altri tempi.Ma chi si dimentica del proprio passato è destinato a riviverlo.Su questo non ci piove.
Caro Lorenzoni, capisco che a lei piace fare polemica e non intendo cascare nella sua rete. Una cosa però voglio dirgliela: se lei avesse visto (oppure interpretato correttamente) le immagini che ho pubblicato sul mio post, avrebbe compreso il fine del mio messaggio. Che non è certo quello che vuole far credere. Ma questo è il suo modo di fare informazione, lo comprendo. Non lo condivido affatto, ma lo comprendo. Cordiali Saluti.
Damiano Rocchi
Ho semplicemente letto e riportato tra virgolette quello che Lei ha scritto. Non credo di aver equivocato (se l’italiano non è un’opinione), ma se ho equivocato, mi dispiace e mi scuso. Cordiali saluti e buon lavoro. Anzi Buon Primo Maggio.