CITTA’ DELLA PIEVE E UN PRESEPE CHE RACCONTA SEMPRE QUALCOSA DI PIU’

CITTA’ DELLA PIEVE – Tra i tanti presepi più o meno storici, viventi o non viventi del territorio, quello Monumentale del terziere Castello a Città della Pieve è senza dubbio tra i più suggestivi. Da qualche anno a questa parte anche il più particolare, significativo e interessante non solo per le tecniche di allestimento e l’ubicazione, ma soprattutto per il messaggio che lancia. Quello allestito quest’anno, come sempre nei sotterranei di Palazzo della Corgna, sede del Terziere Castello, non è dirompente come il presepe dello scorso anno che presentò la capanna del bambinello davanti al “Muro di Gaza” e l’ingresso segnato dalla porta d’Europa di Lampedusa, con le scarpe dei migranti morti in mare… Quello fu un pugno nello stomaco dei visitatori bempensanti o disattenti.
Il presepe 2016-17 è meno lancinante, meno sanguinante. Ma lancia ugualmente un messaggio di pace e di integrazione. Non c’è stavolta il muro di Gaza, ma ci sono altri muri, quelli che vanno abbattuti, perché è meglio costruire ponti piuttosto che muri.
E tra scorci di Palestina ricostruiti con maestria certosina, tra deserti, palmeti, oasi con acqua che scorre e segna la vita, figure di pastori erranti venuti dall’Asia, si arriva in una stanza dove campeggia una grande foto con una citazione di Pablo Neruda: “potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”… A lato, ancora scarpe. A simboleggiare il viaggio, la speranza, il cammino. Ma anche – ancora – quelle vite rimaste a metà, in fondo al Mediterraneo e in tanti altri luoghi.
E’ insomma, anche quello di quest’anno, un presepe coraggioso.
Fausto Biagiotti, Michele Gorello e tutti gli altri volontari del terziere, il loro messaggio lo hanno lanciato. Ed è un messaggio non solo di “amore”, ma anche di resistenza, di antagonismo rispetto al pensiero unico, al pensiero di chi vuole erigere barriere, una risposta chi vuole chiudersi in un fortino per difendersi dai barbari alle porte. La frase di Neruda richiama alla memoria le repressioni, i colpi di stato, le rivoluzioni tradite, gli oppositori imprigionati e uccisi (come nel suo Cile, nel 1973), i popoli costretti all’esilio, alla fuga per evitare guerre, fame, privazioni e dittature…
E implicitamente, il presepe monumentale di Città della Pieve ci ricorda sommessamente che pure Gesù, Giuseppe e Maria erano profughi palestinesi in fuga, ricercati e inseguiti da un esercito di occupazione straniero. E ci ricorda che Gesù non nacque in una reggia, in un palazzo del potere, ma in una grotta adibita a stalla, in totale povertà e sopravvisse perché la gente del luogo, la più umile, accolse quella famiglia disperata e l’aiutò donando qualcosa del poco che aveva…
Complimenti, ancora una volta ai volontari del terziere Castello, che da 50 anni allestiscono il presepe. Un presepe che non è mai uguale a se stesso e racconta sempre qualcosa di più.
m.l.
citta della pieve, Fausto Biagiotti, Presepe Monumentale, Terziere Castello
Ogni volta che compare il presepe assistiamo allo stesso ritornello,cosa giusta e sensata questa,per carità, ma inevitabilmente altri fantasmi si affacciano alla mente e sono quelli che dopo le cose sensate che il presepe ci comunica,lo sguardo cade sul cartello per esempio dov’è scritto ”i muri crolleranno, gli uomini costruiranno ponti”. Solo che questa è una coniugazione fatta al futuro, perchè il passato ed il presente dicono altre cose appunto, ed il presepe esorta a superarli tali impedimenti di oggi come ci esortava a superare quelli di ieri.Con quali risultati da parte delle masse che vedono nel presepe una rappresentazione dei principi vitali della nostra società cristiana che ha accettato e fatto suo il messaggio che il presepe stesso comunica ?Perchè a questo punto sarebbe bene che quella società cristiana scendesse un pochino in politica e si chiedesse cosa hanno fatto i nostri governanti eletti soprattutto da loro e cosa fanno perchè siano applicati in politica-dal momento che questa la guidano loro-i princìpi che quel presepe esprime e contiene,almeno sembra così tanto cari appunto a quella parte cristiana della società che si nutre della rappresentazione di quei concetti? La risposta la lascio ad ognuno di loro.Si, ad ognuno di loro perchè costoro nella maggior parte da come sono costituiti,sia culturalmente sia psicologicamente accettano quanto passa il convento, ed il convento passa sempre la solita minestra: in pratica il presepe a loro non serve a nulla, perchè se fosse per loro si applicherebbero tutte quelle risoluzioni che i nostri governi hanno applicato addosso agli altri, agli altri che bombardati dai nostri aerei e dalla nostre alleanze hanno prodotto nelle persone e tutto ciò che sulla loro testa le bombe stanno producendo e cioè miseria, morte, disperazione,emigrazione ed anche terrorismo(prima in tutti i casi il nostro di terrorismo che noi chiamiamo missioni di ”peace keeping” poi il loro di terrorismo come reazione verso di noi… o no?…O questo non è vero ?).Ed allora tutto questo equilibrio e tutto quanto succede- presepe incluso-serve ad una cosa che è quella di pacificare le coscenze, tenerle non reattive, far credere loro che la bontà tronferà mentre trionfa il contrario della bontà.Questo lo ha detto sommessamente e fra le righe anche papa Francesco e non da adesso, anche se espressamente e chiaramente non poteva far riferimento ad un presepe che è notorio che inviti gli uomini a tener conto che dalla parte del loro bene si sia schierato Gesù Cristo con la sua venuta fra loro stessi.Solo che quello che stride è la litania rivolta agli uomini a mezzo del Presepe e che non ostante le negatività,le masse a cui il presepe si rivolge non reagiscono nella maniera dovuta.Perchè la materia per reagire ci sarebbe,ma se la mente è inondata ” dalla misericordia divina che salverà il mondo”, il domani sarà come l’oggi,inevitabilmente. E tale misericordia fa parte delle litanie giornaliere che partono dagli altari, perchè è dagli altari che si nutre la gente.Mica è stato inventato nulla…..ed allora, una volta osservato questo, personalmente la mia mente che dalla misericordia non credo sia inondata, si chiede: tutto questo ”cui prodest?”.La risposta non dovrebbe essere tanto invisibile….soprattutto a quella massa cristiana che osserva il bue e l’asinello scaldare nella gelida notte il corpo di Gesù.E’ soprattutto a questi- che come sempre- interessano di meno le sorti della gente, e che spesso sono quelli distanti dalla politica e che la domenica ed il mercoledì sventolano le bandierine gialle in Piazza San Pietro, diventata sempre più una scena di folklore e sempre meno una scena di contenuti.Anzi, per la verità i contenuti sono sempre più lontani dalle necessità, nonostante Francesco. Mi chiedo:, ma con tutto il ”potere morale ed il peso”che hanno, queste persone, perchè non facciano finire le bombe e la morte invece che spendere parole di fratellanza che lasciano-si sà bene – il tempo che trovano? E lo sanno anche loro che lasciano il tempo che trovano.La risposta è quella che spesso,- tranne pochi, quelli sì meritevoli e santi- sono tutti schierati dalla parte del potere, come da 2000 anni fanno perchè la risultante è quella di essere sopravvissuti per due millenni al crollo di imperi, alle fortune e sfortune, a tutto il sangue che nella storia è stato versato.Non sono mai stati sulla luna anche loro, ma su questa terra,sono uomini come noi, con la differenza che spesso, per non dire sempre ci fanno la morale.
Carlo, il presepe è una tradizione. Una rappresentazione che si tramanda da secoli. Il terziere Castello di Città della Pieve lo fa da 50 anni, come elemento di “tradizione”, appunto. Per molto tempo lo ha fatto in modo tradizionale. Bello e suggestivo, per ambientazione e modalità di allestimento, ma tradizionale, come milioni di altri presepi. Da qualche anno a questa parte invece vi aggiunge un “tocco” specifico, un messaggio legato all’attualità, alle nefandezze del mondo d’oggi, un mondo in cui milioni di poveri cristi, con le loro famiglie vengono cacciati, spinti fuori dai loro paesi, affamati, bombardati, depredati… Non cambierà certo il mondo il Presepe del Castello, né farà cessare guerre e migrazioni di massa, ma già il fatto che ne parli, che le metta in relazione al “messaggio” della natività e lo faccia con argomenti diversi da quelli che si sentono in giro, anche dalle nostre parti, magari citando Neruda, mi sembra una cosa non banale, un modo serio di raccontare il Natale. E anche un richiamo a vedere ciò che succede nel mondo, senza chiudere gli occhi… E del resto il presepe del Castello non lo fanno i preti, o qualche associazione cattolica allineata e coperta. Lo fanno dei volontari del terziere, per tradizione, per amor di paese (come si diceva una volta) e per lanciare messaggi che in altro modo sarebbe più difficile lanciare e far arrivare alle persone… Non sono così convinto che lasci il tempo che trova.
Io non critico la storia del presepe e della sua tradizione,critico il fatto che la massa di persone si perda dietro il presepe, gli appioppi significati che nella prassi si realizzano come fatti contrari a quello spirito in esso contenuto. Perchè nel presepe non vengono posti in evidenza messaggi ”basta gettare bombe sulla testa a quelle persone” che in minima parte si accolgono? Perchè così si scende in politica? Ma fa tanto schifo la politica per queste cose visto che la gente muore? Quella massa di persone che fa gli apprezzamenti agli arredi ed alle disposizioni del presepe spesso è proprio quella massa di persone che permette con la sua ignavia il lancio delle bombe e non prende mai posizione contro la guerra.Mai ! Ed allora il valore del Presepe è come quello del 2 a briscola.Perchè lo si voglia o no, la massa di profughi è una quantità di persone che scappa dalla guerra instillata e portata da noi per la maggior parte, perchè siamo noi che andiamo in casa loro per approvigionarci delle loro risorse e che creiamo le condizioni per fare questo.Ed allora, se è così, perchè E’ COSI ‘, siamo nella posizione del cerchiobottismo ipocrita che permette senza scosse di carattere nè politico nè di altro genere di continuare ad operare in tal senso.Ed anche il fatto che tu dica che il presepe non lo fanno i preti ma lo fanno i terzieri è una parte di tale cerchiobottismo perchè prova pure una volta o due per qualche ragione che il Presepe non venga fatto, poi si vede chi ha influenza nelle menti di coloro che lo pongono in essere. Io non ho tuonato contro il presepe e contro i suoi contenuti etici fondamentali, ho tuonato contro quell’abitudine ormai consolidata da anni e tipica della nostra cultura per la quale vengono poste in iessere le iniziative ma poi sono smentite dalla realtà di tutti i giorni che mettiamo in campo. Ti sembra che debbano essere osannate tali pratiche? A me no. sai un siriano esule che ha perso la famiglia ed i parenti sotto le bombe cosa ha detto della nostra civiltà ? : ”Voi siete quelli che fate i cappottini ai cani perchè non sentano freddo e ve ne vantate della vostra civiltà, noi prendiamo le vostre bombe sulla testa e moriamo come mosche”. Non è una provocazione, è realtà. Siamo noi che con il nostro cerchiobottiosmo culturale e politico insieme consentiamo lo svolgere di tutto questo. Per me il presepe potrebbe non esserci e non cambierebbe nulla, per altri evidentemente che se ne nutrono nomalmente e per tradizione sarebbe il segno di qualcosa di cui hanno bisogno per nutrire la loro ipocrisia. Perchè non si parla di qualcuno, si parla dell’ipocrisia di massa, milioni di persone. Papa Francesco, che ha detto chiaramente basta guerre come tutti i suoi predecessori hanno detto, perchè poi non fa seguire una politica che le possa fermare veramente? Mi sembra che il potere che abbia sia anche maggiore di quello di qualche governante, ma forse non maggiore della logica di quei fatti ai quali anche la chiesa stessa ha contribuito a porre in essere.Ripeto quello che dissi qualche mese fa a proposito di una delle scritte murali del ”misterioso” Bansky, noto in tuto il mondo per le sue dissacranti scritte murali nelle città ( ci hanno fatto molti libri su tali scritte):” Il maggior numero delle più grandi tragedie che avvengono nel mondo sono compiute molto spesso dagli uomini che osservano le regole e che rispettano gli ordini, non da coloro che li disattendono.Sono coloro che rispettano gli ordini che sganciano bombe e massacrano interi villaggi”. E questo appare cosa normale che così sia. Si parla della ”massa di manovra” che è quella di cui parlavamo.Sono quelli che si commuovono fino alle lacrime quando sentono la musica e vedono il bue e l’asinello che riscaldano il bambino Gesù.Milioni.Io non li salvo CON GIRI DI PAROLE COME FANNO TANTI E COME FA CERTA STAMPA E CERTI MEDIA , DENTRO DI ME LI DISPREZZO.Ma siccome credo e sono sicuro che i distinguo devono essere fatti perchè le persone per fortuna non sono tutte uguali, dico anche che vi sono anche persone credenti che si adoperano per l’accoglienza in maniera egregia.Sarebbe bene che costoro promuovessero iniziative che la politica del loro partito dovrebbe ascoltare e tenerne conto espressamente contro quella guerra poichè quel governo che votano da diversi anni è parte di una alleanza militare che poi è quella che bombarda.O sbaglio ? Ci vorrebbe inoltre che capissero che una delle discrasie fondamentali di muoversi in questi campi è nominalmente il ripudio della guerra ma che poi dopo il rifiuto e la condanna nominali non ne segue nulla.Segue solo l’accoglienza in minima parte a coloro che sono profughi. E lì che si innesta la speculazione sia economica che politica della sacra etica del mercato.Quella consolazione umanitaria che s’innesta dopo il primo soccorso prestato è il germe che scende in campo spesso per lavarsi inconsapevolmente la coscenza.E tutto ritorna come prima, col bue e l’asinello che soffiano il loro fiato caldo sul bambinello….Ecco perchè il Presepe così a me non fa nè caldo nè freddo, ma mi appare solo un modo sommesso alla fin fine per non cambiare strada e non lo esalto davvero.
e io non ho difeso il presepe in se, ma il presepe del terziere Castello di Città della Pieve, per il fatto semplice semplice che lancia messaggi forti sulla questione dei migranti, sulle disuguaglianze, sulle politiche di dominio… di questi tempi, con la gente che “sparerebbe in bocca” (parole testuali) a quei ragazzi neri che stazionano davanti ai supermercati di Po’ Bandino, ti pare poco? P.s. io una ricostruzione del “muro di Gaza” messa lì per dare un pugno nello stomaco ai bempensanti l’ho vista finora, da queste parti, solo nel presepe di Città della Pieve, non in qualche casa del popolo o in iniziative del Pd, dei 5 Stelle o di altri che fanno politica e non folklore…
Mi dici con quali risultati? Parlamene…..Di buone intenzioni è costellata la via ……delle cose che rimangano quelle che sono.Sennò non c’intendiamo. Nessuno nega che il presepe metta in mostra i problemi di ciò di cui si parla….ma guarda che poi se ne parla e basta…non mi sembra che si vada tanto oltre ed il problema che ho sollevato che è quello della non influenza di forze che invece sarebbero influenti, a forza di parlarne così si produce quell’assuefazione della gente per la quale si attivano degli statti di coscenza che sono quelli di cui parlavo.Mi sembra che non si voglia entrare in argomento perchè la cosa disturba, sia la politica, tutta nessuno escluso sia anche l’altra sponda del tevere.E quella sponda lì potrebbe essere parecchio determinante, ma potrebbe è condizionale.
I risultati li deve fornire chi allestisce un presepio? Mi sembra francamente esagerato anche solo pensarlo. Quante cose vediamo nei nostri paesi e in tutto il mondo che non producono risultati? e allora? bisogna smettere di dire,fare,pensare cose che non danno risultato? a quest’ora dovremmo essere tutti chiusi in casa a fare i biscotti… Un presepe è un presepe. Un elemento di tradizione.Stop. In questo caso offre anche qualche spunto di riflessione. Per chi vuole riflettere. Male non fa. Di più cosa si può chiedere ad un presepe? E se la politica è cieca,sorda, disattenta, muta o compromessa coi padroni del vapore e non vuole disturbare i manovratori, di qua e di là del Tevere, non è certo colpa dei volontari del Terziere Castello di Città della Pieve che fanno il presepe… L’articolo è un pezzo di cronaca su una iniziativa natalizia e dà riconoscimento ai promotori di aver fatto una cosa non banale,non ordinaria,non solo “tradizionale”… Non è un saggio di geopolitica o di critica sociale di taglio marxista sugli equilibri e disequilibri del mondo…In giro ci sono tanti presepi e tra i tanti,quello del terziere Castello, secondo me, merita di essere visto. Stop. Ma non è obbligatorio andarlo a vedere,naturalmente.(P.S. Dimmi te se ha senso star qui a disquisire tra noi di un presepe,come se stessimo discutendo della politica della Nato…)
No certamente che non ha senso se tu mi rispondi ”che i risultati li deve fornire chi allestisce un presepio ? ” Tu dici che io non ti capisco ma altrettanto fai te. Ed è meglio chiuderla qui.L’anno scorso ci andai a visitarlo perchè la mia credo non sia prevenzione e come allestimento mi piacque ma la mia critica fondamentalmente non è al presepio di Città della Pieve-non avrebbe senso- è a quanto viene in generale disatteso dall’etica che esprime.Ma è bene finirla qui se non si può criticare la piccola politica( perchè anche a Città della Pieve la tradizione pesa sulla piccola politica, o no ? Od è solo tradizione fine a se stessa ?)come derivazione di quella grande e generale e cercando di criticarla si debba passare anche da ridicoli.
Non so c’entra qualcosa la politica con il presepe pievese. Non credo. Credo che sia il frutto del pensiero e della sensibilità degli autori (i volontari del Castello), che evidentemente sentono il bisogno di dire certe cose. Al di là dei risultati che ottengono in termini di riflessione generale. Se ognuno di noi,quando fa una cosa che presuppone un pubblico(che sia un articolo di giornale, una iniziativa politica, uno spettacolo…) si ponesse il problema di quale risultato otterrà come sensibilizzazione delle coscienze, finiremmo per non fare più niente, perché i risultati di solito sono scarsi assai… Certe cose si fanno anche per il piacere di farle,per senso civico, non per altro… Ma tutto ciò che induce anche silo un pensiero, una riflessione sia pur minima, male non fa.
Siamo su due binari diversi rispetto a ciò che dici. Fare le cose tanto per farle? Sò bene che Il mio potrebbe apparire estremismo concettuale e politico, il vedere in fondo a tutte le cose lo scopo politico e la finalizzazione alla politica, ma ti assicuro non è così.Le persone sono complesse ed hanno bisogno di riempire anche spazi personali e culturali,avere il piacere di veder realizzati i loro impegni, i loro lavori.Certamente e per fortuna è così ! Io-ti ripeto per l’ennesima volta-che non critico il presepe, critico coloro che ritengono che la cosa finisca lì.E quello che non finisce lì,fa parte della politica, inevitabilmente,perchè fa assumere ed influenza una forma mentis comune a tutti anche nella diversità individuale delle persone. Od è un discorso troppo difficile a comprendersi e ti sembra che vada a cercare il pelo nell’uovo ? Tu, come costume , ogni volta che vieni portato sopra il fatto trovi il modo bene o male di scantonare, essere alla fine evanescente, facendo e tirando in ballo argomenti anche di normalità ben’inteso ma che si prestano ad interpretazioni e ad una dissertazione molto spesso leggera e pesante nello stesso tempo…una specie di pompa aspirante-premente che a seconda le necessità da dimostrare utilizzi affibbiando pesi e misure diverse. E’ il tuo mestiere beninteso ed ecco perchè da un po’ di tempo a questa parte io mi sono permesso in via sempre amichevole chiaramente di dirti il famoso ”ciurlare nel manico”.Non mi fa risentire più di tanto perchè capisco che occorra nel tuo mestiere essere presenti, interpretare, utilizzare, essere consequenti ma anche galleggiare per ritornare a essere di nuovo presenti.Ma quando questo sposta le fondamentalità in maniera
ricorrente producendo misure che posono apparire di peso diverso a seconda di quello che si considera, sinceramente lo gradisco di meno. Oh, intendiamoci, il tutto per fortuna nostra è solo per amor di polemica e non è finalizzato ad altro, ma come dicono a Firenze, ”Arlecchino si confessò burlando……”
Cosa avrei dovuto fare, ignorare il presepe pievese, perché tanto non sposta niente?
Mah Marco, io questo, di cosa dovresti fare te non mi erigo a dirlo nè sono quello giusto a poterlo affermare.Ho criticato e sento la spinta a farlo non ostante le cose,almeno certune, che vediamo siano differenti.Io, probabilmente nel mio modo di fare resterò poco gradito od inviso ad altri, a chi mi legge,ma se ritengo di dire una cosa la dico senza mediazioni,probabilmente cercando di estendere i concetti di cosa possa rappresentare una iniziativa sia per le singole persone sia per il suo valore sociale.La mia visione sull’argomento non è senz’altro ed in tutti i casi quella che il Presepe od altro siano manifestazioni solo fine a se stesse.Che siano fine a se stesse lo dicono coloro che vedono quello e non sanno andare oltre oppure coloro che vanno oltre e non piace loro esprimere determinati concetti,poichè in tal modo direbbero ciò che pensano nell’interno del proprio pensiero,con tutte le conseguenze.Tu,credo che non appartenga alla prima fascia,forse nemmeno alla seconda, ma se non fosse così,non è per questo una cosa pesante e francamente mi è difficile dare un giudizio….Diventa molto diciamo- ” sui generis’- e forse dà adito ad interpretazioni non vicine alla realtà da parte di terzi che leggono o che ti conoscono quando invece di rispondere nel merito la prendi ”per santa maria del piano”….Tutto qua, non c’e altro, ma questo spesso dà anche adito al fatto che ognuno-e giustamente- si faccia la propria idea di ciò che passa in quel momento.A questo, -siccome scriviamo pubblicamente- pur essendo la nostra funzione diversa:io sono un lettore a cui piace commentare mentre tu sei un giornalista,io credo che per mia fortuna non abbia nulla da perdere e non mi nascondo dietro un dito,anche se posso dire cose sbagliate rispetto al pensiero comune su un dato argomento.Sai, il concetto del giusto o dello sbagliato poi è mutevole;occorrerebbe vedere” rispetto a cosa” possa essere giusto o sbagliato, ma non va dimenticato che in tale paragone occorre vedere quelle che siano le necessità ed i diritti di chi i diritti formalmente li abbia ma che effettivamente non li possiede,proprio per una ricerca di una onestà intellettuale, poichè in una società come la nostra-e te lo ripeto- chi possiede è libero, chi non possiede non è libero.E spesso è l’uso comune di tale parola ”libertà” che fotte inconsapevolmente parecchi che credono di essere liberi perchè possono parlare ed esprimere il proprio parere.La critica a tutto questo dipende dalla visione che si ha e dalla volontà di conoscere le cose da dove provengano.Soprattutto saperne riconoscere le cause e non celarle a nessuno.Questa sarebbe la corretta funzione di un giornalista.Molte volte-lasciamelo dire-sarebbe più facile e più produttivo proprio per quei diritti conculcati di cui si parlava prima,esprimere quello che si pensa senza reticenze.
Se si incomincia a pensare che comportarsi come possiamo intendere sia controcorrente ed allora ci si riposiziona in modo da non disturbare i guidatori, allora si entra in una gabbia di lacci, lacciuoli, condizionamenti che rappresentano un terreno minato, ed alla fine anche se sembra che se ne guadagni in materialità per qualche occasione, si è perdenti.Mi preme ricordare che nella vita ”tutto passa” e non c’è nulla di definitivo, tranne le leggi che regolano i rapporti degli uomini con la natura, ma quelle sono di gran lunga superiori.Come ben sai io sono un grande appassionato di viaggi di esplorazione,soprattutto dei primi grandi viaggi compiuti dagli uomini a cominciare dalla fine del 1400 per arrivare ai giorni nostri, e c’è un bellissimo pensiero espresso da Hunter S.Thompson proprio per ricordare la prevalenza della natura e delle sue forze sulla forza e sulla razionalità espressa dalla razza umana che riguarda quella che è intesa la legge del mare: ”E’ la legge del mare dicono.La civiltà finisce dove inizia il mare.Oltre quel punto entriamo nella catena alimentare e non sempre per occupare un posto in cima”. Se uno ci pensa bene è il divenire e l’affermarsi della materialità.Creazione,crescita, distruzione, morte e di nuovo creazione.E’ l’affermarsi del ciclo perenne della materia.Le interpretazioni dei fatti ed i nostri pensieri alla fine servono solo a noi.