FELICE O NO LA DECRESCITA E’ INEVITABILE… LA CONFERENZA DI SERGE LATOUCHE AL LAGO DI MONTEPULCIANO

martedì 08th, luglio 2014 / 16:30
FELICE O NO LA DECRESCITA E’ INEVITABILE… LA CONFERENZA DI SERGE LATOUCHE AL LAGO DI MONTEPULCIANO
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MONTEPULCIANO – Con quelle nuvole dense di pioggia all’orizzonte, in una atmosfera pre-temporalesca, quasi da paese tropicale, la conferenza che si è tenuta ieri al Lago di Montepulciano, per iniziativa di Legambienyte e altre associazioni, sarebbe stata più “in tema” se l’argomento fosse stato il cambiamento climatico. E invece la pioggia ha risparmiato i presenti è si è parlato, come da copione, della “decrescita felice”, proprio con il filosofo francese che ha inventato l’espressione: Serge Latouche.
E Latouche che è sì filosofo, ma anche economista e teorico dei temi legati al mondo post industriale ha spaziato dalla biodiversità fino all’autonomia agricola e alimentare fino all’ipotesi, concreta e locale, della costruzione di un Biodistretto in una zona come la Valdichiana.

Serge Latouche è un avversario indefesso dell’occidentalizzazione del pianeta e le sue opere e il suo pensiero vanno tutte nella direzione contraria ai modelli di “imperialismo culturale” e della “crescita come unico motore di sviluppo”… Al contrario, la sua teoria della “decrescita felice” (termine che può sembrare contraddittorio) ha segnato fortemente il dibattito sulla riduzione degli sprechi energetici, delle le disuguaglianze sociali e su come accrescere la sensibilità ecologica.

Anche ieri, al Lago di Montepulciano, di fronte ad una platea folta e attenta, Latouche ha introdotto i il tema della decrescita felice per cercare alternative alle società fondate sul consumo, anche per combattere la crisi economica e sociale in atto. latouche 2C’è un limite, secondo lo studioso, allo sviluppo e alla mercificazione: l’ossessione per lo sviluppo è tutta occidentale, così come la sfrenata tendenza a ridurre ogni cosa a merce di consumo, persino i beni comuni, come l’acqua. E per continuare a produrre, a consumare, a creare oggetti, servizi e merci che danno l’illusione di vivere meglio, non facciamo che peggiorare le condizioni di vita, la felicità e il benessere.

Latouche ha introdotto anche il tema della resilienza, ovvero la capacita di un ecosistema di resistere alla tensione e all’aggressione e di tornare allo stato primitivo e originario. Ritornare quindi alle buone pratiche locali, recuperare l’autonomia tipica del mondo contadino, che coinvolga non soltanto gli aspetti agrari e ambientali, ma anche quelli sociali e culturali. Per fondare una società basata sulla qualità della vita e non sulla merce, quindi, è necessario riappropriarsi delle nostre origini, recuperare la capacità di sopravvivenza e la padronanza del saper fare, soprattutto in campo alimentare. Viviamo infatti, secondo lo studioso, in un mondo che potremmo definire come un paese dell’assurdo, in cui non c’è più il senso sacro del cibo.

Tutto ciò è accaduto perchè nell’etica utilitarista non esiste alcun senso del limite: tutto si nutre con l’illusione di uno sviluppo infinito, di una crescita eterna, di un consumismo senza limiti. Per recuperare l’autonomia agricola e ambientale, quindi, è necessario ritrovare e condividere il senso della misura.

Chiaro che le teorie spiegate da Latouche non sono un semplice ritorno al passato, non sono la riedizione di teorie pauperistiche ottocentesche o addirittura di suggestioni di taglio francescano…

Sono semplicemnete la presa di coscienza che il mondo non ha risorse e spazi infiniti, che il consumo per il consumo non solo non serve, ma crea danni ambientali, disuguaglianze, conflitti…

Insomma temi che qualcuno potrà ritenere senza dubbio “estremizzati” o “estremistici”, troppo drastici e radicali, ma che impongono comunque una riflessione. Sarebbe bene che cominciassero a farla anche coloro che delineano e determinano le politiche industriali e agricole, le scelte urbanistiche, le politiche di gestione dei beni comuni… Purtroppo però nessuno lo fa.  La politica appare sorda da quest’orecchio… Ma la decrescita, felice o no, sarà comunque inevitabile. La crescita, non è solo un miraggio, è che non possiamo nemmeno permettercela, visto lo stato del pianeta…

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