CHIUSI VERSO IL LARS ROCK FEST: DUE GIORNI A… MASSIMO VOLUME
INTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO ALESSANDRO SAMBUCARI E A GIANNETTO MARCHETTINI CHIUSI –
Ci siamo quasi, mancano solo due settimane. E poi per due giorni Chiusi Scalo sarà una piccola Woodstock. Sta arrivando Lars Rock Fest. Quest’anno senza apostrofo e un po’ in anticipo nella data, per non sovrapporsi ad altre iniziative simili e per “bruciare tutti sul tempo”. Chi parte prima meglio alloggia… Ora, a dire il vero, tra Lars Rock Fest e Woodstock una certa differenza c’è, soprattutto se si prendono a modello le prime due edizioni del festival chiusino nelle quali molta gente venne a mangiare lo street food, ma pochissima ad ascoltare i concerti. Tanto da impallidire rispetto anche ai festival di Acquaviva, Chianciano e Ponticelli, per non parlare di Trasimeno Blues… Ma era solo l’inizio, dicono gli organizzatori, già quest’anno andrà meglio. Ne sono sicuri. E stanno lavorando alacremente. Abbiamo rivolto qualche domanda ad Alessandro Sambucari, 34 anni, tecnico commerciale in una azienda metalmeccanica e direttore artistico della manifestazione. E’ giovane, ma è uno che di rock e dintorni se ne intende.
Non ti chiedo perché un festival rock quando ce ne sono altri. Non è colpa tua… Però ti chiedo: le prime due edizioni non sono andate un granché bene. Soprattutto come pubblico ai concerti, che pure non erano da buttare. C’era tanta gente agli stand dello street food, pochissima davanti al palco… Cosa state facendo quest’anno per cambiare registro?
E’ vero, purtroppo (con le dovute proporzioni) è un male comune. e vale sia per i festival come per i locali. molta più gente attirata dalla proposta enogastronomica che dal live. per quanto ci riguarda nei primi due anni abbiamo dovuto “prendere le misure”, sia con la nostra organizzazione sia con il contesto nel quale il festival viene proposto. da quest’anno, con la nascita del gruppo effetti collaterali, siamo riusciti a creare finalmente un bel gruppo di giovani e meno giovani, partecipi durante i mesi scorsi nell’organizzazione ed ora nella promozione. inoltre, sempre da quest’anno, abbiamo colmato la lacuna che a mio parere nelle edizione precedenti si era fatta sentire, ossia un ufficio stampa che andasse a promuoverci in quei siti, blog, webzine musicali a livello nazionale che raccolgono le persone interessate ai generi musicali proposti. in aggiunta abbiamo cercato di proporre eventi collaterali (vedi rassegna cinematografica, contest fotografico e contest musicale) che facessero girare il nome del festival nei dintorni ma non solo, visto che il contest musicale ci ha portato quasi 100 iscrizioni di band proveniente da tutto il paese, isole comprese.
Nelle prime due edizioni anche i gruppi presenti, pur essendo anche di qualità, sono sembrati abbastanza “di nicchia” o forse poco noti… Quest’anno la proposta è più accattivante?
Certo, anche la proposta musicale ha giustamente il suo peso, come promozione. Cercando di offrire qualità, senza però attingere dalle solite band che, bene o male, si possono vedere durante l’anno nei vari locali della zona, in questa edizione pensiamo di aver selezionato dei nomi (italiani e stranieri) con un respiro più ampio e che ci auguriamo daranno un riscontro in termini di presenze sotto il palco.
Quali sono questi nomi?
I Massimo Volume, band storica bolognese con ormai 25 anni di attività ed all’attivo diversi album che hanno segnato la scena indipendente. a partire dall’ultimo” aspettando i barbari”, riconosciuto miglior album dell’anno da moltissimi addetti ai lavori. L’altro headliner è la band newyorkese The pains of being pure at heart che presenteranno il loro nuovo album appena uscito. Sulla scia di Cure, My bloody Valentine e Smiths sono sicuramente una delle band più conosciute al mondo attualmente, quando si parla di shoegaze e twee-pop. Assieme a loro saliranno sul palco i Radio Moscow. anche loro americani ma fortemente radicati nella cultura del blues psichedelico degli anni 70. Ci spostiamo poi in inghilterra, patria dei Fear of men, band dai molteplici punti di contatto con i già citati “Pains”. Le band che apriranno le due serate provengono dall’Italia: le capre a sonagli ed il loro potente stoner rock ed un tocco di elettronica con i vincitori del “lars rock contest”, i Modern blossom.
Per preparare il terreno e creare il clima da festival c’è stata una rassegna cinematografica per cominciare a creare il clima… cosa si farà in queste due settimane di attesa? Come pensate di coinvolgere la città e la cittadinanza? Nel 2012 3 2013 si è registrata una certa indifferenza…
Non sono personalmente d’accordo che ci sia stata indifferenza. Il Lars è un festival che ha avuto solo due edizioni, organizzato da pochissimi appassionati insieme alla Fondazione Orizzonti e con un budget limitato che, giustamente visti i tempi, non ha permesso di fare follie. Ho visto dei passi avanti dalla prima alla seconda edizione. Quest’anno, come dicevo prima, per cercare di dare una svolta, alla Fondazione si è affiancato il neonato GEC gruppo effetti collaterali. Le serate organizzate alla brasserie ed al Bar Venezia hanno dimostrato che la nascita di questo gruppo e le iniziative proposte piacciono visto l’ottimo riscontro avuto. Queste due settimane saremo impegnatissimi nei preparativi e nella promozione del festival, sia a Chiusi che nelle aree limitrofe, tramite volantinaggio, interviste, ecc. l’obiettivo è sempre quello di migliorare. Più o meno tutti i festival gratuiti sono partiti con numeri bassi. Chi ha saputo migliorarsi ha ottenuto risultati egregi e soddisfazioni, gli altri sono spariti. Noi lavoriamo sperando di rientrare nel primo gruppo.
Quante persone sono coinvolte nel’organizzazione?
Al momento siamo circa 40 appassionati divisi in gruppi (musica, gastronomia, organizzazione, promozione ed eventi collaterali) che cercano di dare il meglio ognuno per le proprie competenze ed inclinazioni. naturalmente il nostro auspicio è coinvolgere e far aderire al gruppo sempre più giovani e meno giovani. Di chiusi ma non solo.
Quale è il budget del Lars Rock Fest?
Questa è una domanda da rivolgere alla Fondazione Orizzonti che mette i soldi. Dico solo: un budget limitato, si fa con quel che si ha per questo non è realistico fare confronti con altri festival che hanno budget totalmente diversi dal nostro.
Ringraziando Alessandro Sambucari giriamo la domanda a Giannetto Marchettini della Fondazione Orizzonti, anche lui impegnatissimo nell’organizzazione della manifestazione e degli effetti collaterali. E la risposta è immediata.
Il budget? intorno ai quindicimila euro.
In effetti non è molto. Siete dei fenomeni… Come si fa a mettere in piedi un festival con gruppi stranieri con una cifra del genere?
I gruppi li abbiamo acquistati bene e per il resto diciamo che è possibile perché tanto cose vengono fatte da noi in prima persona… In economia, diciamo…
Cosa ti aspetti dalla città e dalla cittadinanza il 13 e 14 giugno?
Prima di tutto che il creatore non faccia scherzi con il tempo, che gli appassionati ed i cultori della musica rock possano godersi appieno lo spettacolo di vedere 6 gruppi all’opera, gruppi diversi, ma ognuno per il proprio genere interessante. Si è puntato al rock di qualità. Per tutti gli altri, quelli meno presi dal rock, due serate allegre e spensierate condite da buona cucine e birre e magari che possano ascoltare con la coda dell’orecchio un po’ di musica (tanto è gratis ).
In bocca al lupo.
Crepi!
m.l.
ALESSANDRO SAMBUCARI, chiusi, Giannetto Marchettini, l'ars rock fest, MASSIMO VLUME