CHIUSI, ACEA AL CENTRO CARNI: RISCHIO O MIGLIORAMENTO DELLA SITUAZIONE ATTUALE?

martedì 05th, dicembre 2017 / 16:29
CHIUSI, ACEA AL CENTRO CARNI: RISCHIO O MIGLIORAMENTO DELLA SITUAZIONE ATTUALE?
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CHIUSI – Nella seduta di ieri del consiglio comunale si è parlato a lungo dell’acquisizione dell’area dell’ex Centro Carni da parte di Acea Ambiente, società del gruppo Acea, la municipalizzata che gestisce tra le altre cose anche il servizio idrico di Roma.  Non era in discussione la questione in sé, ma solo una variazione di bilancio per consentire di mettere a bilancio, appunto, l’introito dalla vendita dell’area. Per circa 2 milioni e mezzo di euro.

Ma se ne è parlato per più di un’ora, perché il sindaco ha messo sul piatto la questione per far capire cosa sta bollendo in pentola, e le opposizioni hanno colto l’occasione per esporre il loro punto punto di vista, per ora piuttosto guardingo. Anzi preoccupato. I Cinque Stelle, con la consigliera Martinozzi hanno posto alcune domande al sindaco e alla maggioranza:

Mettendo a bilancio i soldi della vendita ad ACEA dell’area ex Centro carni l’Amministrazione si pregiudica qualsiasi atto di contestazione sull’uso di questa area?  Siete a conoscenza del progetto di sfruttamento da parte di Acea aggiudicatrice dell’area? In sostanza cosa ci realizzeranno, voi lo sapete? Poichè ACEA Ambiente tratta inceneritori, depuratori e discariche, secondo noi, la questione merita la massima attenzione. In quell’area sono già presenti grosse criticità ambientali: sono attive due aziende insalubri di I classe (depuratore di Bioecologia e Metalzinco), nelle falde acquifere c’è da anni contaminazione da nichel, se ne sta interessando la magistratura ma l’inquinamento è sempre lì! Nelle vicinanze, a San Donnino. Città della Pieve, è in costruzione una centrale a biomasse…”.

Si ha l’impressione – continuano i 5 Stelle – che con la vendita dell’area continui la svendita dell’ambiente e della salute dei cittadini. Il forno crematorio di Chiusi città è un altro tassello in quella direzione, senza dimenticare l’azienda che produce traverse ferroviarie. Di questo passo più che per le tombe etrusche Chiusi sta diventando famosa per l’inquinamento e le industrie insalubri. Non è secondo noi questa la giusta direzione in cui sviluppare questa città. Queste attività condizionano pesantemente la vita della nostra popolazione e ostacolano ancora di più il già difficile rilancio turistico”.

La posizione dei grillini sembra netta. Ed è una posizione critica, dubbiosa, su ciò che Acea Ambiente tratterà e realizzerà nell’area del centro carni. Vedendo in ciò una contraddizione con i programmi di sviluppo turistico della città.

I Podemos, con Luca Scaramelli hanno posto l’accento sul fatto che Acea è una azienda importante, di grandi dimensioni, con un potere contrattuale enorme e potrebbe infischiarsene dei regolamenti e delle prescrizioni del Comune di Chiusi per fare poi quello che le pare… Più preoccupazione (per gli aspetti ambientali) che soddisfazione, quindi anche da parte della lista di sinistra, che però nel proprio programma elettorale, tra le strategie per il rilancio di Chiusi indicava anche “la creazione di posti di lavoro legati alla cultura, al turismo e all’ambiente”. I posti di lavoro che creerebbe Acea nell’area del Centro carni sarebbero ascrivibili alla categoria ‘ambiente’, oppure no? E a quale categoria se mai?

Nella sua replica il sindaco Bettollini, confermando sostanzialmente quanto già uscito su queste colonne a proposito della questione, ha spiegato che  Acea ha risposto ad un bando. Ha presentato un’offerta tecnica ed economica che è risultata idonea e conforme agli indirizzi del Piano Regolatore. Anzi, inizialmente non era conforme e l’ha integrata rientrando nei parametri fissati. Quindi si tratta non di un’opera pubblica, ma di un intervento privato in un’area messa a bando e attualmente inutilizzata, per realizzare ciò che in quell’area è previsto dal Piano Operativo del Comune e cioè strutture produttive, commerciali, logistiche e direzionali…  Ha spiegato che Acea non sbarca a Chiusi per insediarsi in un’area verde o in prossimità di una necropoli, ma nella zona industriale, in un’area dismessa, demolita e posta in vendita, dove in precedenza insisteva un’azienda insalubre di prima classe (il centro carni, appunto) e dove anche attualmente esiste e opera un’altra azienda insalubre che è il depuratore di Bioecologia. Un depuratore che negli anni ha dato parecchi problemi e che oggi tratta circa 70 mila tonnellate/anno di reflui fognari e percolato di discarica, solo in parte provenienti dagli scarichi fognari di Chiusi Scalo. Il resto arriva da fuori comune. Acea – ha spiegato il sindaco – ha messo l’acquisto del depuratore di Bioecologia, nel proprio piano aziendale per il 2018. E ciò potrebbe significare che il depuratore attuale verrebbe acquistato, smantellato (Bettollini ha usato il termine “sbaraccato”) e ricostruito con criteri e tecnologie più avanzate e dimensioni probabilmente ridotte rispetto alle attuali, tali da farne un utilizzo in linea con l’economia circolare…

In  sostanza, secondo il sindaco l’intervento sarebbe “migliorativo” sia rispetto alla situazione generale del comparto, sia relativamente al depuratore. E con ciò ha comunque escluso ogni ipotesi di inceneritore, impianto a biomasse e cose che prevedano combustione. Il tutto facendo anche alcuni interventi – sempre a carico dell’acquirente, cioè di Acea – per la messa in sicurezza dell’intera zona, rispetto al rischio idraulico. Previsione: oltre al depuratore ricostruito, un impianto industriale di trasformazione dei fanghi (per non farli finire nei campi), una struttura di vendita, alcuni uffici e spazi per la logistica, per un totale di una ventina di posti di lavoro e un investimento complessivo tra i 20 e i 30 milioni di euro.

In una situazione di crisi come la attuale non certo roba su cui sputare sopra.

Certo il problema che a Chiusi sembra che possano sopravvivere o insediarsi solo aziende insalubri è un problema reale. Chiusi Scalo è circondata: la Lodovichi a nord, Metalzinco e depuratore a sud. Ed è vero che tali attività “cozzano” con le velleità turistiche. Ma d’altra parte questo è un dilemma antico e mai risolto. Le aziende insalubri di prima classe (come sarà anche la mega stalla del sindaco di Venezia Brugnaro in territorio di Castiglione del Lago, ma nei pressi di Montallese, come lo è già il deposito Cascina Pulita, sempre nei pressi di Montalese) sono presenti da anni. Non si scoprono adesso.

Così come non si scopre adesso che certe zone di Chiusi registrano un tasso di tumori e malattie rare superiore alla media. Come primapagina ci facemmo pure una iniziativa pubblica nel dicembre 2014 e in quell’occasione, oltre alla contaminazione da nichel della zona di Fondovalle, emersero anche altri possibili scenari di rischio come gli elettrodotti, gli scavi per le gallerie della direttissima che potrebbero esser stati utilizzati per occultare rifiuti tossici (non sarebbe la prima volta in Italia). Tra l’altro in alcuni casi non si parla di supposizioni e sospetti. In alcuni casi (vedi Lodovichi o Bioecologia o lo sversamento di materiale inquinante nel capannone ex Nigi) ci sono sentenze di tribunale, atti amministrativi, denunce penali a dimostrare pericoli concreti.

In questo caso però non è che Acea verrebbe – come ha detto anche il sindaco – ad insediarsi in un’area incontaminata e di pregio. Verrebbe (verrà) nella zona industriale e andrà a recuperare e a rimettere “in produzione” un comparto dismesso e demolito, già insalubre, facendo pure una serie di interventi e bonifiche ambientali consistenti oltre a opere migliorative rispetto alle attività in essere.

Forse non è un “colpo di fortuna” come lo ha definito il sindaco in Consiglio. Certi colossi, come Acea non fanno niente per niente. Non sono Babbo Natale e non viaggiano con la slitta, anche se siamo a dicembre. Ma il fatto che si tratti non di una azienda privata tout court, ma di una “municipalizzata” o comunque di azienda che fa parte di un gruppo a partecipazione pubblica dovrebbe essere una garanzia. Anche per le opposizioni. E non solo per il fatto che Acea opera a Roma e Roma è guidata dai 5 Stelle, ma perché un “ritorno alla gestione pubblica” di certi settori era ed è nei programmi di chi ha sempre osteggiato – giustamente – le privatizzazioni selvagge tanto amate anche dal Pd. 

Ovvio che andrà verificato, passo passo, ciò che Acea vorrà e andrà a realizzare a Chiusi Scalo. Ovvio che le prescrizioni e i paletti fissati dal Piano Operativo, dal Bando e dalle normative ambientali dovranno essere rispettati e che non basta chiamarsi Acea per essere considerato soggetto al di sopra di ogni sospetto…

Quindi ben venga ogni iniziativa di “monitoraggio” da qui in avanti sulle carte e sui cantieri relativi alla questione,  bene ha fatto il sindaco a dare in Consiglio tutte le informazioni al momento disponibili (o comunque quelle che poteva dare. Sono sufficienti a farsi un’idea e a lavorarci su, volendo). E fanno bene le opposizioni a tenere gli occhi aperti e la guardia alta. Se mai dovranno stare attente, le opposizioni, a non cadere in contraddizione con i propri programmi e con quanto più volte propugnato. Dovranno stare attente a non prestarsi a “battaglie di pancia”, ad assecondare pulsioni e paure tipiche della “sindrome Nimby” (not in may back yard, non nel mio giardino)…

Le aziende insalubri a Chiusi c’erano anche quando si progettavano i “cunicoli” e si ristrutturava il Museo, c’erano quando fu pensato il festival Orizzonti, prima, seconda e terza versione… Ci sono sempre state. E non sempre quelli che oggi storcono il naso e intravedono pericoli sullo sbarco di Acea, li abbiamo visti in prima fila nelle battaglie del passato… anzi, qualcuno all’epoca inveiva contro i giornali che osavano parlare di certe questioni, perché screditavano il paese…

Sarebbe bello avere una “vocazione univoca” (magari quella turistica) e lavorare solo su quella. Ma i tempi non sono propizi. I posti di lavoro e le possibilità di reddito servono come il pane. E quando si progetta o si va a recuperare una zona industriale non si può pretendere o pensare che vi si possano insediare solo aziende che producono composizioni floreali o palle di Natale, magari laddove oggi si “tratta” la merda, nel senso letterale del termine. Se ciò che verrà sarà migliore rispetto a ciò che c’è oggi, sarà già un passo avanti.

m.l.

 

 

 

 

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