ENNESIMA STRAGE SUL LAVORO: A FIRENZE MORTI, FERITI E DISPERSI IN UN CANTIERE DELLA ESSELUNGA
Un crollo si è verificato stamani in un cantiere a Firenze, in via Mariti, alla periferia della città, zona Rifredi, dove è in corso la costruzione di un supermercato della Esselunga: tre morti accertati, tre feriti non in pericolo di vita e due dispersi, questo il bilancio tragico del crollo.
A travolgere i lavoratori sarebbro state delle grosse travi portanti che hanno ceduto e si sono accartocciate “tutte concentrate su un punto” dove si trovavano gli operai al lavoro. Una situzione drammatica. “Come un terremoto”, riferiscono dei testimoni. Al momento del crollo nel cantiere c’erano circa 50 persone. Nei pressi anche un pulmino pieno di bambini, per fortuna non coinvolti e rimasti tutti illesi. Il fatto è avvenuto questa mattina, intorno alle 9,00. Squadre di soccorso tutt’ora impegnate nella ricerca dei dispersi. Stanno intervenendo anche unità cinofile. “Le ricerche sono sotto il solaio in questo momento e all’opera c’è un team Usar che si muove sia con esperti nelle penetrazione delle macerie e poi con i cani che stanno fiutando, ma anche con la strumentazione per cercare di captare qualsiasi segnale che possa arrivare da sotto la macerie. E’ un lavoro complesso – dice il coordinatore delle operazioni – per la grande quantità di materiale crollato”.
La procura di Firenze ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per crollo colposo e omicidio colposo. Il cantiere è finito sotto sequestro. I tecnici della Asl stanno ascoltando personale del cantiere.
Appena si è diffusa la notizia del gravissimo ennesmo incidente sul lavoroun gruppo di cittadini e antagonisti ha improvvisato una protesta davanti al cantiere di via Mariti. “Quella di Firenze è una tragedia inaccettabile che si ripete dentro la logica del subappalto e degli appalti al massimo ribasso che deve essere contrastata a livello nazionale per questo proporrò per la prossima settimana anche agli altri sindacati un’iniziativa generale”. Così, il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Il sindaco di Firenze Nardella ha proclamato lutto cittadino per domani con sospensione di tutti gli eventi.
L’incidente verificatosi questa mattina è grave per le proporzioni del crollo, per il numero di vittime (che potrebbe anche aumentare, purtroppo) e perchè è avvenuto in un grande cantiere, per la costruzione di un grande supermercato di un grande gruppo impenditoriale (Esselunga), non in un cantiere periferico gestito alle meglio… E anche per il fatto che è avvenuto a Firenze. In Toscana, dove ancora una certa attenzione alle norme c’è. Per di più, il crollo devastante è avveuto a meno di 24 ore dall’annuncio del’approvazione del progetto per la costruzione del Ponte sullo Stretto.
Quasi un tragico, quanto beffardo richiamo alla prudenza, a non fare cazzate, perché un Paese in cui si muore con drammatica facilità e frequenza sul lavoro nei cantieri edili (e non solo nei cantieri edili), ipotizzare opere faraoniche da miliardi di euro e anni e anni di lavori, fa tremare i polsi e alimenta cattivi pensieri. Lo stretto di Messina è una della aree più sismiche d’Italia (forse del mondo) con rischio di terremoti di magnitudo superiore ai 6 gradi della scala Richter molto alto, è anche una delle più ventose di tutto il Mediterraneo. Costruire un ponte a campata unica in quel punto è una scommessa che fa a cazzotti con la ragione, anche perché strade e ferrovie da una parte e dall’altra dello Stretto non è che siano il massimo. Anzi sono da terzo mondo. Intanto a Firenze, nella bellissima e civilissima Firenze, culla del Rinascimento italiano si scappano morti, feriti e dispersi per costruire semplicemente un supermercato. L’Italia è un paese meraviglioso, peccato che faccia acqua da tutte le parti e ormai, da rtempo per la verità, non riesce più nemmeno a tutelare chi lavora. Qui, c’è gente che la mattina si alza presto, indossa una tuta e un casco, ma non sa se tornerà a casa, perché il lavoro è diventato pericoloso. Più di quanto non lo sia sempre stato.
Nella foto (Globalist) immagini della zona in cui è avvenuto il crollo con i Vigili del Fuoco a lavoro.
Da operatore di settore alla guida della storica società di costruzioni della nostra amata cittadina, posso ben dire la mia. Innanzitutto non deve sorprendere che il tragico fatto sia accaduto nel cantiere non di pinco pallino, ma di un colosso della distribuzione. Io ho lavorato per Novartis, GSK, Menarini e altri, e sapete come funziona? Invitano le imprese offerenti ad un’ asta online, dove a forza di rilanci in tempo reale, ti spremono come un limone. Dopodiché è pressoché fisiologico che l’ aggiudicatario, costretto a svolgere l’ appalto a prezzi palesemente non remunerativi e in tempi impossibili con penali capestro, dia origine al meccanismo deleterio dei subappalti a cascata. E a quel punto non serve una laurea in ingegneria per capire che la tragedia è sempre dietro l’angolo. Se io per stare nei tempi devo montare la struttura prima che il calcestruzzo della fondazione abbia raggiunto la resistenza di progetto, ad esempio, il crollo in opera diventa assai probabile. Ebbene, io a questo gioco non ci sto, ma altri ci stanno, per lo più perché costretti. Per evitare il ripetersi di simili tragedie servono tre cose: uno, rafforzare la responsabilità solidale del committente. Se tu per risparmiare prendi un’ impresa che ha subappaltatori senza il Durc, devi essere il primo responsabile, punto. Secondo, dovrebbero esistere, per ogni singola lavorazione, limiti di prezzo non valicabili al ribasso, sulla scorta dei costi di materiali e manodopera, negli appalti sia pubblici che privati. Se io dico che un certo lavoro ad un certo prezzo non si può fare, è perché è così, non perché un altro che lo fa è più bravo e competitivo : i materiali e la manodopera li paga esattamente come me, e se così non è, necessariamente qualcosa non va. Terzo, impedire contratti con tempi irragionevoli: i lavori edili hanno tempistiche standard per ogni fase e delle sequenze ben ordinate, non si possono comprimere e accavallare, come ad esempio pretende LIDL che impone 12 settimane per iniziare e ultimare un punto vendita: non è logico, punto. Poi si vede il cantiere che sembra un formicaio, con gli impiantisti e pavimentisti che entrano quando ancora non è finito il montaggio del prefabbricato. Al che io dico, andatevene a fare in culo e costruitevelo da voi.
Infine, sullo stretto di Messina, concordo che è una gran cazzata.
Grazie, Giangiacomo Rossi. Contributo informativo molto prezioso
Prego. Aggiungo che se la prima condizione di quelle da me ipotizzate fosse stata applicata, la tragedia in esame non sarebbe avvenuta. Si parla addirittura di clandestini tra le maestranze, figuriamoci se avevano il Durc in regola.
Per Gianmarco Rossi. Contributo chiaro ed interessante.Volevo aggiungere un altra cosa che è quella che con i contratti capestro ci possa anche essere dietro anche la condizione che ”i soldi” costino meno e quindi come spesso si verifica il fatto che le imprese possano essere delle vere e proprie ” lavanderie ” e questo succede perchè in italia il controllo è sempre un motivo che latita perchè anche quello è un costo vero e proprio al quale è sottoposto l’ente pubblico.Dico una cosa fuori luogo ? Non è solo una ragione che produce il guasto ma un insieme di ragioni.Quella fondamentale come dimostra la tendenza è il fatto che le regole ci siano ma una gran parte delle imprese non le osserva o se le osserva le osserva solo quelle che ritiene indispensabili proprio perchè c’è l’esasperazione del confronto, della concorrenza dove all’interno si creano delle condizioni che possono produrre il guasto. Si ricorda Gianmarco la nostra diatriba di natura ”politica” che c’è stata da sempre sui fattori della produzione nella quale io da sempre ho sostenuto che il solo profitto oggi sia pressochè rappresentato dal ”pigiare” sopra il fattore lavoro ? Non mi sembrava che lei fosse proprio tanto d’accordo se ricordo bene e forse parlava solo del suo settore. E che cosa è questo caso che è successo adesso se non la conferma che l’esasperazione della ricerca del minor sforzo economico possibile unito contemporaneamente al raggiungimento del maggior risultato utile, la causa di parecchi mali se non quasi di tutti i mali ? Se quest’anima che sfocia poi in questo modo che pervade l’essere ”homo aeconomicus” è così costantemente presente nel sistema delle relazioni umane per il fine della prevalenza rispetto alla concorrenza e l’unico fattore su cui si possa risparmiare diventa il fattore lavoro,non le sembra a lei che ci sia bisogno non tanto di una legge o di leggi che impediscano il formarsi di queste storture perchè quest’ultime ci saranno sempre alla fine e l’uomo come animale individuale tenderà sempre ad aggirarle poichè animato dalla sua sete di sopravvivenza essendo all’interno del mercato dove deve fare i conti con la concorrenza, ma ci sia invece la necessità di cambiare proprio ”modo di ragionare” e tutta l’impostazione economica dei rapporti umani.
Difficile ? Si dico io,- difficile- ma alla fine non impossibile. Lunga nel tempo e certamente travagliata ? Di certo molto lunga e travagliata ,con avanzamenti e ritorni all’indietro, ma è la sola che possa garantire alla sera che le persone possano tornare a casa.E questo dovrebbe essere espanso a ”principio” in una società che non trovi oppositori come li stà trovando oggi,e come li trovava anche nel passato, proprio perchè tale società funziona con leggi economiche che producono concorrenza, attrito ed anche inevitabilmente un termine terribile: morte….E morte non solo sul lavoro ma in tante altre manifestazioni umane per il fatto principale della prevalenza anteposta alla ragione. E’ una utopia questa? Molti la considerano tale nel loro brutale linguaggio che esce dalla pancia invece che dal cervello e che oggi purtroppo è comune a molte persone -ma attenzione che si parla sempre di sottocultura avvezza a ragionare nel modo che è stato e che continua ad essere assunto da quello che rappresenta il ”Dio Mercato” nella sua accezione più completa e che non rappresenta il fatto che alla fine del tunnel ci sia la luce poichè siamo avvezzi a ripetere con solerzia che in fondo il mondo sia sempre andato così e che sempre così sarà. Alessandro Olivetti che và ricordato per essere stato un grande ed illuminato imprenditore ebbe il coraggio di dire una volta in una delle sue interviste: ”Spesso il termine ”UTOPIA” è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia,capacità o coraggio di fare……..un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte…..solo allora diventa un proposito…..cioè qualcosa di infinitamente più grande ! ” Ma in quel settore e in quella funzione, che è stata soprattutto FUNZIONE SOCIALE, in Italia è stato uno dei pochi che ha rappresentato un mondo illuminato che ha fatto fruire al suo paese ed alle classi subalterne un progresso da non dimenticare proprio per quello che ho detto sopra.La stragrande maggioranza di quella categoria però spesso al cospetto dei problemi si rifiuta di ragionare col cervello e ragiona con la pancia, applicando spesso non l’abbandono del sentore che parla di ”pochi, maledetti e subito” validando il risultato che vediamo intorno a noi costruito ed affiancato da una politica che a dire asfittica le si fà un complimento. Spesso ho ripetuto più volte che in italia potremmo campare d’arte poichè credo sia vero che con questa un paese come il nostro potrebbe veramente campare, tanta è la sua presenza anche dentro alla nostra cultura di umani.Ho detto allo stesso tempo però che il cemento che la tiene insieme tale arte è l’ignoranza.Ecco, quasi la stessa cosa succede sul rapporto con l’economia,dove si riscontra che il nostro paese che può vantare conoscenze infinite in tale campo ed in settori come quello della ricerca dove per esempio si investe pochissimo,sia un paese amministrato con criteri rigidi,un paese dominato sempre storicamente dalla cultura dell’individualismo arraffatore in ogni campo,che ha sempre seguito quella cultura che agli antichi romani faceva dire ”magna oggi se poi magnà perchè domani non lo sai se magnerai”. Finchè si resta a questi livelli si fà poca strada ma è il connnubio della nostra cultura soprattutto politica col sistema produttivo che farà si che un domani non lontano il Botswana sarà più in alto di noi nella scala economica ma anche in quella della sopravvivenza.E quel punto non è lontano.
Guardi, alla sua domanda se lei
dica una castroneria riguardo all’ esistenza delle imprese “lavatrici” le rispondo senza indugio negativamente. Esistono e come, e dappertutto, anche qui da noi, non solo su tv e giornali. È ovvio che se io, ad esempio, ho un milione da riciclare, poco mi importa se un appalto che avrebbe come giusto corrispettivo un milione, mi viene pagato 800.000, l’ importante è avere 800.000 euro puliti e spendibili. La competizione tra un’ impresa sana e una lavatrice è come quella tra un atleta “natural” e uno dopato, ovvero semplicemente impossibile.
Riguardo al suo auspicio su una diversa e più equa remunerazione dei fattori della produzione, in parole diverse ha espresso lo stesso concetto da me prima illustrato nel caso concreto. Preciso però che a “pigiare sul fattore lavoro” in questo caso non è tanto l’ impresa di costruzioni, ma la multinazionale committente. La prima si ritrova schiacciata tra incudine e martello. Anche perché, ribadisco, non è affatto semplice lucrare su manodopera e subappalti : i subappaltatori se non li paghi in fretta, la settimana dopo in cantiere non si presentano e sei in mezzo a una strada. Poi succede che il giochino viene spinto alle estreme conseguenze, reclutando disperati e clandestini, e succede questo. Confermo che i controlli sono del tutto insufficienti, e quei pochi vengono fatti nei cantieri delle imprese, quali la nostra, in cui sanno già che è tutto a posto. Così prendono due piccioni con una fava : “dimostrano” che in provincia di Siena è tutto in ordine, e non si imbattono in loschi figuri che intimano loro di andarsene ricordandogli che “tengono famiglia”.
X Gianmarco Rossi. Uno dei problemi non secondari e che non viene quasi mai enunciato perchè si pensa che possa essere marginale è il problema delle banche.Alla banca è lasciata l’opportunità o meno quasi a totale discrezione di eseguire le segnalazioni alle autorità antiriciclaggio delle operazioni indivuduate come sospette,ben sapendo che il controllo scatterà a seconda di come vengano fatte le segnalazioni.Di regola la legge esiste ma non la si applica in modo dovuto perchè nella raccolta dei fondi esiste una esasperata concorrenza fra gli istituti bancari ed i loro bilanci alla fine risentono della presenza dei depositi che a bilancio vengono iscritti giustamente come ”debiti” dell’istituto verso la clientela depositante. E’ un sistema insomma che funziona con la finalità nemmeno tanto recondita di favorire la concorrenza di un istituto nei confronti di altri simili perchè è sulla quantità dei depositi che si può giocare il profitto finale e le possibilità di espansione della banca stessa comunque regolato dall’istituto di emissione poichè a scuola ci dicono che sia una struttura indipendente dai governi mentre al proprio interno ha nello stessso tempo partecipazioni di altre banche come società di capitali. E da tale profitto guarda caso ne deriva un beneficio piramidale.Non è per voler denigrare tutti i costi ma gli inglesi il cui sarcasmo è noto universalmente hanno sempre nella loro storia recente ricordato il famoso detto che ” la banca sia quell’istituzione che ti dà l’ombrello quando c’è il sole e te lo tolga quando piove.” Se andassimo a trovare per forza la differenza fra le banche continentali e quelle americane vedremmo che comunque delle differenza profonde ci sono in qualche aspetto.La banca italiana basa il proprio credito sulla quantità del suo lavoro di intermediazione quindi tenderà a beneficiare coloro che portano ampie garanzie di solvibilità e quindi di livello manageriale ormai storicizzato ed assodatoche debba essere preminente nella concessione del credito, mentre quelle americane si adattano molto più velocemente alle condizioni di mercato perchè in molti casi-cosa che non succede in Italia- finanziano le idee. E questo è un aspetto diverso di come essere intermediatori del credito.Se la banca crede in una idea e la considera positiva si metterà dalla parte favorevole a considerare la possibilità di fornire credito, diversamente la rifiuterà.A parte poi che su questo tutto il mondo possa essere palesemente uguale poichè anche le banche statunitensi ma non solo sono state nel passato e nel presente condannate quando il credito è stato fornito in maniera impropria in quanto non ne esistevano le condizioni,ma questa è una cosa comune a quel mondo e fà parte delle scorrettezze sia delle procedure chè degli uomni che le sovraintendono.Le banche che dipendono dalle decisioni governative in molti casi agiscono anche politicamente essendo aderenti alle decisioni dei governi di turno. Alla Russia di Putin sono stati bloccati 50 miliardi di depositi nelle banche americane e se non erro è in corso la proposta che debbano servire a ripagare gli interventi di guerra distruttivi che la Russia abbia prodotto all’Ucraina e che vadano a favore della ricostruzione di quel paese.Ricordiamoci per quanto riguarda l’Italia che una parte dell’oro Italiano di appartenenza alla banca d’Italia si trova a Fort Knox negli Stati Uniti perchè l’italia era uno stato belligerante contro gli alleati Angloamericani.Non serve adesso che l’Italia sia il più fedele alleato degli USA all’interno della Nato ma c’è sempre chi pensa che un domani la situazione possa essere diversa e si predispone ad affrontare nuove situazioni che potrebbero proflarsi all’orizzonte.Formalmente quelle sono ricchezze nostre, roba di tutto il popolo italiano.In tal campo uno degli argomenti di contesa nel passato è stato anche lo stesso oro della Yugoslavia risolto minimamente attraverso accordi parziali con l’italia.Come è stato lo stesso oro che i gerarchi fascisti stavano portando in Svizzera quando il confronto militare nel territorio del Nord italia con la Repubblica Sociale si era ormai delineato a favore degli alleati(il famoso Oro di Dongo che sembra che si sia volatilizzato…).La storia di quest’oro della Banca d’Italia è affascinante e misteriosa in primis per la natura del prodotto in questione che nella storia è stato sempre un sintomo che abbia riguardato proprio la morte delle persone che spesso si erano dedicate alla sua ricerca;ma vorrei a tal proposito segnalare un libro dal titolo: Caccia all’oro nazista, di Cicchino e Olivo,
Mursia editore, Euro 18. Un libro che parla della storia dell’oro della Banca d’Italia non tutto messo al sicuro durante la ritirata tedesca.Abbiamo un momento scantonato dall’argomento ma comunque era necessario mettere l’accento sulla funzione delle banche nella nostra economia che in genere è sempre considerato a torto un ruolo secondario mentre invece non lo è mai stato.
A mio avviso in realtà le banche hanno poteri alquanto limitati in materia di contrasto del riciclaggio, in quanto il loro ruolo si basa sulla compilazione di una serie di questionari che, se sulla carta appaiono corretti, non sono tenute ad andare ad indagare in quanto il loro mestiere è quello di intermediari finanziari e non di investigatori. Sulle modalità di concessione del credito, quella battuta di humour britannico è per lo più un’ ovvietà, in quanto è lapalissiano che chi presta dei soldi lo fa a chi è più solvibile, altrimenti fanno la fine del Monte o, in minor misura, dell’ allora nostra Cassa Rurale ed Artigiana che rimedio’ un buffo di una decina di milioni (per le sue dimensioni un’ enormità) da un soggetto autoctono pressoché incapiente sulla base di un business plan che non stava né in cielo né in terra. Ma già da qui, giustamente, abbiamo sconfinato dal tema della discussione.