AFFINCHE’ JULIAN ASSANGE NON FACCIA LA FINE DI NAVALNY. E RICORDIAMOCI DI GRAMSCI
Antonio Gramsci aveva la stessa età di Alexei Navalny quando morì in una clinica romana, dove era stato ricoverato in libertà vigilata, dopo quasi 10 anni di carcere decretati dal regime fascista. Tutto il mondo, non solo i comunisti, ha sempre considerato la morte di Gramsci un “omicidio politico”, più precisamente un omicidio di Stato. “Bisogna impedire a quel cervello di funzionare per almeno 20 anni” disse il PM al processone del 1928… Gramsci fu neutralizzato e messo in condizioni di non nuocere da un regime dittatoriale che tra il 1924 e il ’26 aveva già fatto ammazzare Matteotti e picchiare a sangue Piero Gobetti che poi morì anche lui a soli 25 anni. Gramsci, Matteotti e Gobetti erano oppositori del regime.
Anche Navalny, pur non essendo come statura intellettuale e politica né Gramsci, né Matteotti, né Gobetti, era un oppositore del regime del suo paese ed era stato “neutralizzato” con la carcerazione. In un penitenziario situato quasi al polo nord.
Così come nessuno pensa che Antonio Gramsci sia morto perché era semplcemente cagionevole di salute e Gobetti per un colpo di freddo, è naturale pensare che anche la morte di Navalny sia una morte indotta dalle condizioni in cui si trovava, quindi sia di fatto un omicidio di Stato. Al di là delle posizioni politiche di Navalny, è altrettanto evidente che il regime di Putin in Russia somigli molto soprattutto nei metodi di repressione del dissenso, al regime mussoliniano nell’Italia degli anni ’20-’30.
Quindi giusto protestare, fare fiaccolate per ricordare il sacrificio, verrebbe da dire il “martirio”. di Navalny, perché i dissidenti non si mettono in carcere e non si uccidono. Questo accade nelle dittature e le dittature non vanno mai bene.
Detto questo però, dovremmo avere la stessa attenzione, dovremmo mostrare lo stesso sdegno e la stessa rabbia, per gli omicidi di stato e i casi di repressione del dissenso che avvengono nel nostro Paese e nelle cosiddette democrazie occidentali.
In un articolo di due giorni fa citavamo il caso di Aldo Bianzino, arrestato perché trovato in possesso di alcune piantine di marijuana e morto nel carcere di Perugia, probabilmente in seguito a percosse. A Perugia, non a Caracas… Un cittadino morto mentre era sotto la custodia dello Stato, con diversi lividi sul corpo. Anche quello fu un omicidio di Stato. O no? In carcere non si dovrebbe, ma si muore. Anche da noi.
Oggi l’Alta Corte di Giustizia di Londra dovrà decidere sull’appello contro l’estradizione negli Usa di Julian Assange. Assange è in carcere in Gran Bretagna per aver rivelato notizie e rapporti “secretati” relativi ad azion e crimini di guerra nei conflitti guidati dagli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan. Anche Assange è un “prigioniero politico”, perché non ha commeso altri crimini se non quello di rendere pubblici dei file scomodi. In questo caso non si può parlare di omicidio di Stato perché Assange per fortuna non è morto. Ma se dovesse essere estradato rischierebbe parecchio. Ne è convinta la moglie Stella: «Oggi e domani si decide in sostanza se egli vivrà o morrà», ha dichiarato alla vigilia delle due udienze all’alta corte. “Julian non sopravvivrà a un’eventuale conferma del via libera al trasferimento negli Usa”, ha detto ancora, paventando che il giornalista possa prima o poi morire in carcere. Come Navalny.
Sempre secondo quanto riferisce la moglie, il giornalista australiano sarebbe in condizioni di salute fisica e mentale sempre più precarie dopo quasi cinque anni di detenzione in isolamento nel carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh, dove è rinchiuso in attesa del responso sull’estradizione, malgrado nel Regno Unito da tempo non abbia più alcuna pendenza penale.
Insomma chi ha partecipato ieri alla fiaccolata per ricordare Navalny dovrebbe, come minimo farne un’altra oggi per non far estradare Assange negli Stati Uniti, dove rischia una pena di 175 anni di carcere sulla base di una legge del 1917, mai applicata, per un reato di opinione (perché di questo si tratta).
Nel caso Assange ci sono di mezzo Usa e Gran Bretagna. Non la Russia dell’autocrate Putin. E dovremmo tutti fare una fiaccolata al giorno per fermare i massacri, in Ucraina e in Medio Oriente, dove l’esercito dello Stato democratico di Israele sta compiendo un vero e proprio genocidio dei civili palestinesi con deportazioni, affamamento della popolazione, blocco degli aiuti umanitari e attacchi anche agli ospedali (tre giorni fa 5 civili son morti perché durante l’operazione militare israeliana in un ospedale a Rafah, è saltata la corrente elettrica e i respiratori e altri macchinari medici cui essi erano attaccati sono andati fuori uso: vittime collaterali. O… omicidi di stato?).
Protestiamo dunque. Facciamo sentire la voce del dissenso rispetto alle prevaricazioni, alla violenza dei regimi autoritari e del potere costituito, che non di rado esagera con le manette, i manganelli, le celle di isolamento, i processi alle opinioni, anche nei Paesi democratici. Ma facciamolo sempre, non a senso unico. Se no la protesta diventa propaganda.
m.l.
X Marco Lorenzoni.Condivido,e mi hai solo preceduto nel dire ciò che hai detto, perchè hai specificato le motivazioni principali per le quali anch’io mi trovo in accordo.E questo non deve apparire come un pensiero in difesa di Putin ma un pensiero che serva a dare la dimensione di quanto valga la propaganda che volutamente evita sia la conoscenza ed anche le manifestazioni in casa nostra e che non viene solo da oggi ma da molto lontano e che non nega di per se stessa l’essenza del regime totalitario ed autocratico russo e del vertice che lo dirige. Mi è piaciuto soprattuto l’appello del ”Non fatevi fregare”e per suggellare tutto questo vedi come e quali siano state le risposte che la dicono lunga sul grado di obbedienza ai ” principi della libertà atlantica, alla quale sembra una cosa normale perchè oltre atlantico esista la democrazia e ad est la compressione dei diritti umani.”Stavo appunto convenendo sulla similitudine con Gramsci pur considerando che ci corra un bel po’ di spazio fra quelle persone che nomini e la persona con i principi di Navalny,ma qui si corre il rischio di entrare nella battaglia delle ideologie mentre invece il tema evocato è quello ”di essere esenti o meno dalla propaganda” cosa questa che la Piola ha enunciato molto bene e con precisione. Credo fermamente che si debba far riferimento ”ai diritti umani”, ricordando ai ”solerti democratici nostrani” che i diritti umani sono quanto ne è conseguito dalla ”Carta dei Diritti dell’Uomo” nata e concepita negli Stati Uniti ma che nella battaglia della loro libertà esportata molto spesso in casa d’altri a suon di corruzione economica e di guerra,tali diritti umani hanno visto in primis il non rispetto proprio da parte di loro che li abbiano emanati al mondo e nel mondo.E qui ci sarebbe da fare una bella riflessione sulla natura dei sistemi…Ce n’è una sfilza lunga chilometri da poter offrire ai contestatori di Putin, che di certo lo ritengo responsabile di questo omicidio.Perchè di omicidio occorre parlare poichè secondo la carta dei diritti umani un uomo in carcere deve essere affidato alla custodia dello stato e quando avviene questo è lo stato che lo debba proteggere invece che uccidere o creare le condizioni perchè questo muoia.I governi non sono gli stati si obietterà ma questo vale anche per l’Italia ed i paesi d’oltre oceano, vale per Abu Graib, è valso per Antonio Gramsci morto nelle galere di Mussolini,vale per i banditi come Noriega, sarebbe dovuto valere anche per i Rosemberg condannati innocenti alla sedia elettrica e riconosciuti tali 50 anni dopo dall’alta corte di giustizia, sarebbe dovuto valere per Francisco Franco morto nel suo letto nel cuore dell’Europa, per Pol Pot, Salazar, Mobutu,Nimeiri e tanti altri ancora fino ad arrivare a diversi nomi che vediamo in TV in questi giorni, mentre speso la violenza di stato colpisce anche gli autori indicati come assassini dai servizi segreti degli stati reputati democratici e soppressi anche di fronte alle telecamere come successe per Lee Harvey Oswald il presunto assassino di Kennedy. Quindi io direi che una cosa è quella secondo la quale sarebbe opportuno rispettare e tener presente la legge degli stati dove i fatti avvengono per quanto riguarda la carcerazione ed un altra cosa è la propaganda al fine politico, fermo restando che per tutti e due i campi chiamati in causa vale la sospensione dei giudizi,perchè se c’è una cosa comune a tutti i poteri è quella di poter annientare in ogni modo gli avversari.Ma sembrerebbe che per i nostri canali televisivi questa cosa non valga,ed anche per i nostri partiti,nessuno escluso.Qualche volta tutto questo si chiama con un nome: ”Opportunità Politica”. E l’ opportunità politica-ricordatevelo tutti- è come l’elastico delle mutande che dove lo si tiri arriva,soggetta molto in un mondo come questo dove viviamo ai soldi,ai commerci, all’abitudine di fottersene dei diritti umani di fronte alle opportunità economiche.Noi di questo siamo maestri e quasi sempre ci facciamo coinvolgere anche altri.E allora se certe cose sono realmente manifeste ed altre lo sono di meno perchè il nostro mondo è molto più raffinato quando persegue tali risultati e tiene a non far apparire certi elementi di inumanità e di feroce compressione, appunto come recita il titolo dell’altro post su Navalny: ”Non facciamoci fregare”. Ma vedo che questo intento diventa semprepiù lontano ed impossibile,spesso proprio da parte di coloro che dovrebbero difendere l’imparzialità.Che lo faccia la parte della conservazione me lo spiego poichè non ha mai smesso di farlo,non l’ha fatto quando c’era l’Unione Sovietica e non lo fa oggi che l’URSS non esiste più ma esiste il più bieco capitalismo al suo posto ,che difende se stesso come lo stà facendo quello d’oltre atlantico al quale noi siamo legati, fra l’altro procurato anche dall’Occidente ,ma che lo faccia una parte autodefinitasi progressista e democratica mi risulta poco concepibile,perchè più che altro lo stà facendo per opportunità politica e meno per convinzione quando si lancia a pubblicare solo ciò che provienga da una parte. Non sò se Niccolò Martinozzi abbia detto una castroneria quando ha detto che in questo momento tale fatto di Navalny risulta sfavorevole al regime di Putin e che quindi ” Putin non sarebbe da incolpare perchè al tempo stesso sappiamo bene che Putin tanto sciocco non sia”.Può anche darsi che le correnti politiche al loro interno abbiano cercato di sferrare un colpo mortale al sistema putiniano colpendo un esempio per il quale tale sistema potrebbe avere un crollo od un collasso ed affermare nuove strade, ma questo mi sembra poco probabile che si manifesti in una Russia come è quella odierna, anche perchè se fosse vero vorrebbe dire che il sistema putiniano non controlli più bene i suoi rami lontani dal tronco.Guerra attuale e morte di un simbolo che si oppone al potere non rappresentano più la forza come successe alla presa del Palazzo d’Inverno di leniniana memoria in una Russia deideologizzata come quella attuale dove c’è sempre aperta la porta a farla diventare come hanno da sempre voluto e sperato Americani ed Inglesi sia prima, sia durante sia dopo la Guerra Mondiale ma se i loro propositi di farla diventare come loro e come ci hanno sempre raccontato farla ”la nuova patria delle libertà” e se tale proposito gli è andato storto, principalmente lo si deve al senso del loro nazionalismo che fra l’altro pre-esisteva anche prima della prima guerra mondiale ma che si rafforzò con la rivoluzione bolscevica. Da non dimenticare anche un aspetto che è quello che a Berlino ci entrarono per primi loro dopo aver pagato un prezzo di 20 milioni di morti (questo non lo si rammenta mai perchè guarda caso sarebbe un elemento di ragionamento concernente le difficoltà di una Unione Sovietica che ha dovuto devolvere le sue energie della ricostruzione post bellica e farle prioritarie ne confronti dei consumi privati ) essendo stati ridotti ad un paese colabrodo.C’è chi dice che se a Berlino ci fossero entrati gli americani per primi avrebbero certamente risparmiato Hitler ed lo avrebbero usato la Germania contro l’Unione Sovietica in ginocchio.La stessa cosa che invece successe con il Giappone dove fu mantenuto per trattato con il reame di quel paese il regime di Hiro Hito facendolo subito schierare contro l’URSS anche se era stato un paese profondamente alleato col nazismo ed averci sganciato sopra 2 bombe atomiche.Ancor oggi il Giappone mantiene tale posizione essendo stata da subito una colonia americana, come Filippine, Taiwan ed Indonesia,Malaysia e Thailandia. Dalle Aleutine a Singapore basta guardare la carta geografica e capire di chi sia l’egemonia nel settore del Pacifico dove si dice che sarà la prossima area di sviluppo che guiderà il mondo, per non parlare poi degli stati che dal medio oriente si affacciano nell’oceano indiano.Non ricordo che tali paesi brillino per democrazia oltre per i loro popoli anche anche per coloro che sono nelle loro galere.E allora prima di puntualizzare su certi argomenti si dovrebbe pensare e vedere che le travi esistenti negli occhi degli altri non rappresentino il contrario dei supposti stuzzicadenti di quelle in casa propria,ma la loro identica dimensione e quantità se non la maggiore.ma questo dipende come una volta ho detto dalla concezione e dalla inveterata visione politica occidentale per la quale noi occidentali nel mondo siamo i soli protagonist ed i soli spettatori. Ma credo che tale affermazione sempre con maggior velocità per fortuna del mondo stia scivolando via e con tale fatto mi spiego anche l’esistenza delle guerre.
Gradirei qualche risposta dei lettori al sopracitato mio intervento, più per curiosità che non abbracci l’area della polemica spicciola e soprattutto per vedere e sentire se all’interno di una qualsiasi interlocuzione (favorevole o contraria che siano ) esistano i presupposti per validare i concetti di come siano portatiavanti oppure all’indietro i diritti umani.Grazie. Carlo Sacco.
Non trovo particolari appigli per polemica spicciola o maiuscola, in quanto dal suo intervento emerge abbastanza chiaramente che, ovunque questi fatti di grave compressione della libertà avvengano, che sia in regimi dittatoriali o nelle cosiddette democrazie occidentali, alla base c’è sempre una ragion di stato (“state of the nation” per gli anglosassoni). Ma nel momento in cui si prende per buono questo assioma (ovvero, sia in matematica che in logia, una preposizione che non ha bisogno di dimostrazione), non si può più andare a disquisire sul fatto che in certi contesti (come l’ Unione Sovietica di Stalin) andasse “bene” perchè c’era bisogno del pugno di ferro per tenere insieme un paese di 9 fusi orari, mentre nella Russia di Putin non va più bene perchè lì vige il più bieco capitalismo, innescato dalle potenze occidentali. Come a maggior ragione non è accettabile in queste ultime, seppure il caso di Assange abbia una matrice totalmente diversa da quella del caso di Navalny, in quanto questi non lotta per rovesciare un regime dittatoriale, ma per difendere la libertà di informazione anche a costo di svelare verità assai scomode. Comunque sia, il denominatore comune, da Stalin fino a Putin e Trump con tutti i loro sodali, è che il potere non lesina alcun mezzo per salvare e perpetuare sè stesso. Diciamo che in certi posti basta poco per attirarsi le ire dell’ autocrate di turno e dei suoi valvassori e valvassini, mentre in altri per trovarsi in guai seri devi rompere parecchio, ma parecchio le scatole, per cui, anche se il concetto di fondo è il medesimo, in tutta franchezza continuo a preferire vivere in una civiltà occidentale. Chi ha dei dubbi, vada a vedere quanti Assange ci sono, e quanti Navalny, senza scomodare le dittature dei vari Videla, Castro, Maduro, ecc.
Giangiacomo, questa diventa una tiritela infinita se si porta ad esempio i massimi sistemi ed ai relativi nomi degli invisi ai ” satrapi ” di turno, ma alla fine la ragion di stato diventa plausibile ed accettabile ed anche di natura ” democratica ” se facciamo riferimento che le azioni degli stati democratici non possano andare a coprire interventi di forza che parlano di esportazione della libertà sulle cane dei fucili, perchè vien quasi da ridere e si vede bene che sotto si celi la volontà di dominio, spesso maggiormente riuscita in questi casi che in quelli dell’altra parte più brutale perchè condotta e permessa UNICAMENTE sotto il segno di quel rapporto storico dello sfruttamento cha ha fatto si che l’emisfero dove noi abitiamo sia il motore che tiri lo sviluppo per la somma di quelle ragioni che sempre ho citato. Comunque credo che semmai ci siamo intesi su quanto sia deteminante oggi ”la ragion di stato” di cui parliamo, in ambedue i casi non credo che ragionando per quantità di persone la cui vita sia stata compressa dagli ultimi 2 secoli a questa parte il sistema occidentale ne possa uscire in condizioni che facciano dire di preferirlo ad altri sistemi, anche perchè sennò si ritorna a sempre al punto di partenza che è quello che ognuno ha le proprie ragioni per dire ciò che dice.Il quadro che stà di fronte è quello della storia non di una sola nazione ma di tutte e se noi preferiamo vivere in questo emisfero perchè ci sono servizi,cibo, servizi sociali, produzione industriale a certi livelli,tutto questo esiste non tanto perchè siamo stati bravi a farceli ed a cucirceli addosso,ma che per averli abbiamo cercato e creato quelle condizioni di pesare sul corpo altrui. Egoisticamente nulla contrasta tale discorso ma nell’oggettività e dando il giusto peso agli avvenimenti dell’esaminare la storia,le chiedo che cosa dovrebbe raccontare un padre al proprio figlio su tale tema ? Non si mangia con le parole e sono d’accordo ma il contesto dovrebbe essere morale.E se morale non lo è, perchè non è morale ? O la morale ognuno è giusto che se la faccia per conto proprio ? Lei mi risponderà che guardando il passato intere popolazioni si sono fatte la guerra fra loro per eliminarsi anche in quello che è il terzo mondo ed avere la preminenza sugli altri sicuramente e che non ci siano mai andate di scartina col far versare sangue ma non è una buona ragione questa per la quale si debba continuare a battere questa strada.Mi viene in mente che il futuro potrebbe essere ancora più fosco della realtà odierna di fronte alla guerra in Ucraina ed in Palestina,ma ricordiamoci che nella storia quel fatidico bottone è stato pigiato 2 volte a Hiroshima e Nagasaki ed in un attimo sono stati fatti 200.000 morti e sono stati fatti quando il Giappone aveva ormai perso la guerra ed era in ginocchio.Pensi un momento a chi era rivolto quel monito,quindi quei 200.000 morti innocenti fatti fuori in un colpo solo giustificava il fatto di compiere quell’azione.Il fatto che lei od altri preferirebbero vivere in questo emisfero occidentale perchè i nomi di coloro che sono in galera negli altri paesi sia secondo lei un numero più grande degli altri potrebbe influenzare le sue scelte di dove poter vivere perchè in un paese governato da ”un satrapo” basta poco per finire in galera ? Vede Giangiacomo, codesto che dice è vero ma questo dipende esclusivamente dal grado di democrazia di quel paese governato dal ”satrapo”.Nei paesi del terzo mondo questo ”status” esiste e la polizia e l’apparato repressivo dello stato non ci và giù tanto di scartina ma loro non hanno ”la democrazia liberale” che abbiamo noi dovuta al sistema della rapina che noi abbiamo applicato su di loro ed in casa nostra questo nella critica politica sono 40 anni perlomeno che non entra in testa a nessuno ma quella che noi gli abbiamo imposto sfido chiunque a poter dire che possa essere una condizione paritaria.Ed è in tale dislivello sia di coscienza, sia anche di mezzi di conoscenza culturali che nascono dal sottosviluppo li è il mezzo per il loro asservimento al motore che tira più forte e che vende il fumo senza arrosto.Ho parlato di democrazia liberale in maniera pure sarcastica perchè non è un segreto per nessuno che all’interno delle nostre ”democrazie liberali” che garantiscono reddito e sviluppo vi sono in numero minore ma mai eliminate ed anzi sono in crescita tutte quelle isole di miseria che sono comuni ad altri paesi.Quindi è la condizione materiale di esistenza sua che fa dire a lei che non camperebbe mai in un paese dove c’è un ”satrapo” ma coloro che ci campano e sono costretti a camparci per forza di cose crede forse che siano esseri viventi peggiori di altri ? Ecco che la loro situazione in gran parte dipende anche da noi e da come ci siamo comportati in passato verso di loro ed anche come ci comportiamo oggi.Come vede il perchè lei preferirebbbe vivere in un paese democratico non fa scoprire l’acqua calda ma chi non ci vive non ci vive per la ragione che nel passato ed oggi anche lì la democrazia sia stata compressa e repressa e spessissimo per non dire quasi sempre noi abbiamo creato tali condizioni.Questa credo sia la vera ragione della differenza perchè meno democrazia esiste e più aumentano i bisogni.
Il ragionamento che lei espone, che peraltro riprende concetti espressi in altre circostanze, a mio avviso contiene una falla nel nesso causale tra la storia delle civiltà messe a confronto,e la loro condizione attuale. Più precisamente, i periodi temporali considerati sono troppo lunghi. Ad esempio, quando io le dico che la popolazione dell’ Urss, per via di un modello socio economico delirante, aveva le pezze al culo fino all’altro ieri, lei mi ribatte che così era perché usciva da una guerra devastante di 5 decenni prima, dimenticando che anche l’ Europa occidentale era distrutta dalla guerra. Cioè, per semplificare brutalmente, il suo ragionamento è un po’ come quello di chi si lamenta che un gol subito non è valido perché viziato da un fallo non fischiato avvenuto non in quell’ azione ma 10 minuti prima! In età moderna e contemporanea, tutto cambia in modo assai rapido, non si può restare ancorati, nello spiegare fatti e situazioni, a nessi causali con altri fatti ormai troppo distanti nel tempo. La verità è che se certi paesi si trovano in condizioni diverse dalle nostre è perché sono sempre stati indietro e il divario è andato accelerando, sia prima che dopo il colonialismo. Anzi, non fosse stato per la colonizzazione occidentale, in certi posti ancora oggi si vestirebbero con le foglie di fico e abiterebbero nelle capanne di paglia e fango. Quindi questa storia secondo cui l’ Occidente avrebbe costruito la sua prosperità sulla povertà di altri non sta in piedi. Una ulteriore riprova è che realtà come la Cina e la Russia, mai depredate dallo zio Sam e altri, fino all’ altro ieri stavano come stavano, e sono diventate quelle di oggi solo dopo essere entrate nella grande giostra degli scambi globali. Piaccia o no, al mondo non siamo tutti uguali : ci sono popoli che hanno partorito intelligenze e talenti fondamentali per lo sviluppo e il progresso della civilta, e altri che non hanno dato alcun contributo in tal senso. E non è per le ragioni che sostiene lei. Di conseguenza, non è per via di tali ragioni nemmeno il divario di democrazia : non dimentichi che in Inghilterra nel 1200 esisteva un abbozzo di costituzione, mentre in quei posti là le persone vivevano praticamente come animali selvatici. Ma ammettiamo, per assurdo, che il suo ragionamento sia fondato: lei cosa farebbe, preferirebbe vivere qui oppure direbbe “no, me ne vado, perché a produrre questa disparità di libertà individuali siamo stati noi”? Io credo che opterebbe per la prima soluzione. Vede, nemmeno Marco, che di destra certo non è, ha alcuna remora nel definire totalitari e illiberali certi regimi, né si avventura in spiegazioni creative alla base di tali circostanze. Mi ribattera’ che lui fa il giornalista e deve limitarsi a esporre i fatti, dopodiché a dare le interpretazioni dobbiamo pensarci noi commentatori…cosa che ognuno fa a modo suo, in base, come ha detto spesso, a come ciascuno si procura da vivere.
Giangiacomo,devo dire che non mi aspettavo una risposta diversa dopo tanto discorrere di mesi sulle pagine di questo giornale sugli stessi argomenti,quando lei mi dice che nel mio modo di argomentare ci sia una falla nel nesso temporale delle relazioni fra civiltà.Si parla di metodo e di giudizio sul divenire delle cose e degli avvenimenti quindi e lei lo paragona ad una prosecuzione di una partita di calcio,quando un gol non dipende da ciò che sia successo 10 minuti prima perchè la cosa interessa tempi troppo lunghi. Vorrei farle notare invece che tali relazioni non siano paragonabili allo sviluppo ed alle cause che succedono in un campo di calcio (e lo capisco perchè lei ha fatto un esempio spicciolo relativo al calcio per rendere l’idea) come possa essere inteso fra ”civiltà” per fatti lontani.Secondo il mio modo di vedere questo è un primo scalino dove il suo discorso inciampa perchè proprio parliamo di un processo causale profondo che plasma la relazione dei fatti fra loro e tali fatti nella consecuzione producono altri fatti in conseguenza di come si siano mischiati e la relazione temporale esiste senz’altro ma esiste e provoca la variante ”dell’acqua del rio negro”quando incontra quella del Rio delle Amazzoni che per centinaia di chilometri il letto del tale grande fiume rimane diviso dall’acqua scura e da quella gialla e fangosa ma alla foce le due acque si sono unite e mescolate e l’una ha preso dell’altra e viceversa e ne viene fuori una tinta nuova.In poche parole è vero che soprattutto nella dinamica politica e sociale ”l’ultimo passo dipende dal primo, il primo passo dipende dall’ultimo”.Troppo faticoso immaginare tutto questo perchè si crede che sia un processo troppo, impegnativo ed alla fin fine forse anche distorsivo di ogni condizione e che possa contenere elementi estranei anche nella temporaneità lontana che lei considera quindi che non pesi ? Io invece credo che nella dinamica sociale soprattutto questo fatto pesi e pesi molto.Non esiste nello sviluppo delle relazioni fra i popoli un punto dal quale si riparta da zero.L’esempio che lei fa per la Cina per esempio è non veritiero perchè probabilmente considera tutti i passaggi che la Cina ha avuto come un processo a tappe,distaccato nel tempo,quel tempo che alla Cina oggi abbia cambiato la memoria di se stessa e quindi si riparta nuovamente da un punto d’arrivo che non tenga conto di ciò che è stato prima.Quando lei dice che l’influsso del colonialismo in Cina è una cosa ormai lontana e che non produca gli effetti che la Cina produce oggi, lei inavvertitamente scavalca e considera nel risultato odierno minimamente presenti ed ininfluenti quelle cause.Penso che lei sappia che la Cina -dal momento che lei l’ha tirata in ballo come esempio – è stata negli ultimi tre secoli un paese chiuso agli influssi stranieri e che quando ha avuto la penetrazione commerciale occidentale è stato un paese vergine che si è aperto a dette potenze che l’hanno letteralmente depredata a cominciare dall’Inghilterra , dagli Stati Uniti,dalla Germania,Olanda,Portogallo e non ultima anche l’Italia.Questo ha portato la Cina a divenire il terreno di scontro feroce di un sistema predatorio che ha fatto qualche milione di morti su cui si è innestato nei tempi moderni il problema della sua divisione fra comunismo,imperialismo occidentale,incluso l’occupazione militare giapponese della seconda guerra mondiale. Il problema di Taiwan per la Cina viene dalla presenza americana ed occidentale in Cina dal momento che gli Stati Uniti sostenevano Chang Kai Shek e che questi fu costretto a scappare a Taiwn che era territorio cinese prima colonizzato dagli americani dove si preoccuparono tenendo ”in caldo” Chang Kai Shek proteggendolo per di essere presenti in qualsiasi momento come spina sul fianco della Cina diventata comunista che oggi come vediamo reclama Taiwan.Quindi vede che un esempio come ce ne sono stati tanti (anche la stessa Russia è stata oggetto della penetrazione dell’Occidente nel periodo dopo la rivoluzione bolscevica quando le armate di Kolciak e dei polacchi con i soldi di Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti erano serviti a far penetrare gli eserciti bianchi nel suo territorio per battere militarmente i bolscevichi ) ma questo secondo lei è troppo lontano per spiegare la Russia post comunista di oggi e non ha lasciato nessun segno nel popolo russo ? Secondo me non è come asserisce lei Giangiacomo e risiamo alle solite quando lei dice che se non ci fosse stato l’occidente avrebbero ancora in Africa le foglie di fico per coprirsi. Questo discorso è -mi permetta- un discorso rozzo che oggi è comune a molte persone- che non considerano i trascorsi e che non hanno nè tempo nè volontà di assumersi il confronto con le cose e reagiscono in questo modo tagliando corto,non solo sbagliando mira,ma alla fine credendo ed autoconvincendosi che ciò che dicono sia ”la verità senza tanti fronzoli”. L’Occidente ha portato di sicuro oltre alla relazione economica anche quella sociale e l’abbiamo anche riconosciuto io e lei nei nostri discorsi ed è quello che anche dice Marx nella sua teoria e questo è stata la molla del cambiamento anche in Africa, ma quando grazie a tale cambiamento i popoli si sono accorti che si potevano liberare dal colonialismo che li opprimeva e fruire in proprio delle loro ricchezze l’hanno fatto e si sono liberati delle potenze coloniali se pur solo in parte sempre perchè il ”sistema coloniale” non è solo quello che ti compera il petrolio al prezzo che voglia lui, le banane o le noccioline,ma è anche quello che ti obbliga ad usare i mezzi economico-finanziari che consentono a tali scambi ed ecco perchè si dice sempre nella critica economica che esista il cosiddetto ” scambio ineguale” per il quale sia difficile togliersi la cravatta che ti strangola.Dopo tutta questa storia in cui di nuovo si è rifatta la storia del mondo mi chiedo- e penso sia lecito chiederselo- a cosa sia servita la nostra- chiamiamola diatriba- sui massimi sistemi e non perchè io voglia convincerla Giangiacomo,non ci penso nemmeno,ma ultimamente ho sentito per la prima volta gente che non avevo mai sentito prima, che evidentemente legge ciò che scriviamo ed ha trovato interessante il nostro disquisire.Le vere argomentazioni credo dovrebbero essere queste che possano aprire varchi su diversi modi di pensare, e sono proprio i diversi modi di pensare che sono destinati a produrre le novità.Qualcuno diceva in passato che ”le novità” provengano dalle contraddizioni e credo che non si sbagliasse,tanto per ribadire il nocciolo che volevo sostenere e ripensando all’acqua del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni che si mescolano insieme alla fine non mi sembra di aver detto nulla di stravolgente quando ho detto che alla foce del delta l’acqua del Rio Negro è meno nera e l’Acqua del Rio delle Amazzoni è meno gialla e come questo avviene nella natura che prende i suoi tempi ”naturali” per mischiare l’acqua,lo stesso avviene anche nelle vicende umane con i tempi di queste e ” l’acqua delle vicende umane” porta con se anche l’acqua del tempo che è stato e la mischia e la confonde con quella odierna.Siamo noi che molte spesso pensiamo oggi di rifare la storia del mondo partendo da ciò che vediamo prodursi oggi accanto a noi.
Mi fa piacere sapere che ci sia qualcuno interessato a leggere le nostre discussioni, e infatti, prima ero io, ma ultimamente ha cominciato pure lei a “buttarla là” in attesa di una prevedibile risposta. Vede, la storiografia ha più metodi nel mettere in relazione i fatti storici, per cui ci sta che ognuno segua quello che più gli aggrada. Io personalmente propendo, probabilmente, non lo nego, anche per la mia formazione accademica, per un’ impostazione di tipo meccanicistico basato sulla ricerca di inferenze causali più dirette. Non calza molto la similitudine del Rio delle Amazzoni e Rio Negro, in quanto lì si parla di un processo continuamente in essere nel presente, e non di un accadimento passato di cui si intente valutare il nesso causale con la realtà attuale. Nel concreto, i fatti da lei citati riguardo a Cina, Russia e anche Africa sono certamente avvenuti, la discussione consiste nel valutare quale sia il loro effettivo apporto causale. E qui, purtroppo (o per fortuna) , diventa un processo interpretativo, in quanto la storia, a differenza della fisica (o meglio, la maggior parte delle sue branche), non è una scienza esatta. E infatti ci sono varie correnti di storiografia, quella marxista, altre più antiche, altre più moderne di matrice anglosassone. Ecco, proprio come ha appena detto, a mio avviso la falla concettuale dei suoi ragionamenti consiste proprio nel creare distorsioni interpretative attribuendo a certi fatti un peso esagerato rispetto a quello reale nella genesi di altri fatti.
Completamente d’accordo con il tuo articolo. Le democrazie non vivono per grazia ricevuta devono essere irrorate di linfa vitale pena il decadimento a cui stiamo assistendo e che stiamo vivendo anche in casa nostra attraverso una lenta erosione.
X Giangiacomo Rossi.Beh se chiama peso esagerato attribuire a fatti come 20 milioni di morti russi durante la seconda guerra mondiale e non comprendere poi il trauma che questo è costato a quel paese che era già ridotto prima della guerra in condizioni che aveva ereditato dai progrom staliniani e considerare il tutto meritevole di un peso che possa essere dato in maniera profonda oppure superficiale a seconda del peso che possa essere dato a questo oppure a quello allora parliamo della Ferrari oppure degli animali delle jungle del Borneo o dei Vulcani dell’indonesia chè forse è meglio.La stessa cosa con gli stessi metri di giudizio può essere applicata per fatti concreti riguardati l’imperialismo inglese in Asia ed in Africa perchè c’è chi dice che abbiano modernizzato quei paesi facendo strade, navigando fiumi, costruendo ferrovie oppure coloro che considerando questi fatti possono dire che tali innovazioni tecnologiche siano state introdotte in quei paesi per portare più velocemente le materie prime e farle affluire all’interno nel cuore dell’Europa o dell’America. In questi casi Gianmarco non ci sono più verità a seconda del peso che si possa dare a questi fatti, la verità è una.Poi c’è anche un altro elemento che preso in senso assoluto possa far pensare ad una cosa che non ci chiediamo mai noi occidentali nei confronti dei popoli che lei dice che avrebbero ancora la foglia di fico davanti.Ma se a loro fosse piaciuto averla, noi con quale diritto siamo andati a colonizzarli, a rompere i loro equilibri delle famiglie, equilibri tribali,fare accordi con chi li comandava e che era un loro ”satrapo” ed era a capo loro e fare una propaganda disastrosa negativa verso quei paesi per poi assalirli militarmente? Qualcuno ancor oggi ci considera come ”crociati” nel vero senso della parola e forse ”crociati” è una espressione un po’ troppo forte ma mica poi poi lontana dalla verità fattuale? Le evangelizzazioni fatte in Africa ed in Asia a cosa sono servite se non a preparare il terreno allo scambio ineguale, alle guerre dell’oppio, alle guere di conquista di Albione fatte con la Compagnia delle Indie ? Cacciati i portoghesi che sono stati quelli peggiori perchè consideravano di loro appartenenza i territori di conquista ci sono stati gli olandesi, poi gli inglesi, poi anche la globalizzazione made in USA.Civiltà finite di consunzione per volere ed avidità predatoria di altri.E su tale tema come si possa attribuire un peso diverso a seconda di come si possano vedere le cose veramente fatico a comprenderlo e lo comprendo solo se penso che dall’altra parte si debba negare qual’è la realtà dei fatti. Tale realtà ha influenzato e stà influenzando anche il mondo di oggi, il mondo che è venuto formandosi dopo la seconda guerra mondiale se pensiamo all’area del Pacifico, a Taiwan, alla ex SEATO, al Giappone ed anche all’Oceano indiano ed ai paesi della penisola araba.Gli effetti li vediamo anche oggi e si ripercuotono ed influenzano profondamente la politica odierna di ogni nazione, delle alleanze, ed anche della lotta per la sopravvivenza di ogni sistema interno e che rifiuta l’assimilazione all’occidente perchè dal punto di vista delle loro civiltà noi siamo gli usurpatori moderni delle civiltà loro e che abbiamo impresso il nostro modo di pensare alle loro civiltà.Prenda per esempio la Cina e l’India, due nazioni storicamente nemiche l’una dellì’altra ma che tutte e due hanno conservato nell’etica delle loro popolazioni la cultura,la religiosità e l’interpretazione del mondo autoctone che sono sopravvissute per millenni ed in due secoli li abbiamo costretti ad adeguarsi o con la forza militare oppure con la nostra tipologia di svilupo che oltre ad essere distruttivo in casa nostra è stato ancor più distruttivo per loro e la loro natura.E allora se non si vuole ammettere tutto questo, tutte le altre storie e derivazioni diventano fatti a se stanti per i quali conviene a noi far passare la nostra luce in casa loro perchè crediamo che quella luce serva per farli vivere meglio.Ho molti dubbi su questo argomento anche se alla rottura di tali equlibri molte di queste nazioni hanno politicamente accettato il nostro modello di sviluppo ma occorre dire che negli ultimi anni anche questo viene messo in discussione perchè popolazioni come i cinesi si stanno avviando dopo una crescita immane fatta in 20-30 anni a questa parte a ridimensionare i consumi non solo dei suoli ma anche di come si possa concepire uno sviluppo capitalistico che è in atto e quali interazioni questo abbia con la politica. Lei Giangiacomo saprà che su 1000 uomini al mondo che detengono le maggiori ricchezze 250 circa siano cinesi.Ecco, questi al mattino quando si svegliano prendono decisioni d’investimento in tutto il mondo non tenendo conto di come proceda l’economia occidentale attuale ma lavorano a lunga scadenza, con l’obiettivo di assicurarsi una lenta ma sicura continuità ed appropriazione delle risorse alimentari ed energetiche.A questi Moody’s fà il solletico proprio perchè per loro non rappresenta nulla,Sono quindi ininfluenzabili da parte nostra e noi li consideriamo come li abbiamo sempre considerati un pericolo per noi perchè usano il metro della concorrenza verso una parte del mondo che invece in maniera produttiva considera che il capitale per rendere deve fornire profitti seguendo il detto ”pochi, maledetti e subito”.A noi interessa l’immediato, a loro la prospettiva e le generazioni, ed è indubbia la cosa che a lungo andare-anzi a medio termine- siano loro i vincenti su questo piano, anche proprio perchè lo sviluppo capitalistico è un elemento ”diabolico” che fà si che quando si sia evocata una novità, di questa non se ne possa fare più a meno e tutto è programmato che tale novità si possa afffermare e vincere prevalendo, pena la sconfitta economica se così non fosse.Loro sanno attendere, noi no, ed è anche questione non solo di politica spiccia ma anche di cultura e di formazione mentale, fino a quando quello che pensavamo non si avverasse mai si stia avverando e cioè che questa specie di ” socialismo” che si avvale di un miliardo e mezzo di uomini in un paese solo, non abbia mostrato di scrollarsi di dosso la propria storia recente(dalla primi del 900 ad oggi come storia che non ha mai rinnegato e vissuta in maniera continuativa) coniugandola con il pragmatismo economico nelle scelte di vita del proprio popolo e non abdicando allo spiccato senso del nazionalismo mantenuto ed annafiato anche a causa nostra occidentale che loro hano sin da subito inteso come scontro di civiltà mentre noi eravamo in casa loro solo per motivi predatori e dello scontro di civiltà a noi interessava ben poco.I risultati di tutto questo si raccolgono anche oggi nelle relazioni che abbiamo con loro.Una considerazione-poi finisco il tedio- ma tutti sanno che la Cina ha per esempio comperato una buona parte del debito pubblico americano e quindi le condizioni esistenziali dei due sistemi si sono legate anche indissolubilmente e si influenzano profondamente l’una con l’altra al punto tale che puta caso mettessero all’incasso il debito americano i primi a saltare sarebbero gli Stati Uniti d’America ed a loro seguirebbe la Cina. In un mondo semprepiù interconnesso procurare guerre come storicamente ha sempre procurato l’America non fà altro che far salire la possibilità di coinvolgimento globale.Nessuno è più esente da nulla.Sembra quasi un equilibrio del terrore che deve però a tutti i costi diminuire e riuscire a cambiare la ripartizione della ricchezza.Chiamiamola come vogliamo, forse decrescita felice anche se a tanti non stia bene in mano tale definizione,ma questa è semprepiù una realtà che si stà affermando e sulla quale noi possiamo decidere poco o nulla.