I “200 ANNI SUONATI” DELLA FILARMONICA CITTA’ DI CHIUSI
CHIUSI –
“E tanta gente dai portoni cantando sbucò
E tanta gente da ogni vicolo si riversò E per la strada quella povera gente Marciava felice dietro la sua bandaSe c’era un uomo che piangeva sorrise perché
Sembrava proprio che la banda suonasse per lui In ogni cuore la speranza spuntò Quando la banda passò cantando cose d’amorLa banda suona per noi, la banda suona per voi”…
Chico Buarque de Hollanda, nel ’67 scrisse una canzone che parlava della dittatura militare in Brasile, della tristezza della povera gente, che però ritrovava il sorriso se solo per strada passava una banda… In Italia quella canzone la portò al successo Mina, la voce migliore che il Bel Paese abbia avuto… Ecco, quando passa la banda la tristezza e i cattivi pensieri se ne vanno, almeno per un po’. E spunta l’allegria.
Ieri a Chiusi, la “Banda” cittadina, che poi è qualcosa di più di una banda, è una Filarmonica, ha festeggiato i suoi 200 anni. “Duecento anni suonati” come dice il titolo del libro rievocativo sulla storia del sodalizio musicale chiusino, scritto da Enzo Sorbera e presentato al pubblico nell’occasione.
Duecento anni sono due secoli. Napoleone era morto da 2 anni. In Europa e in Italia si era in piena Restaurazione, coi primi moti carbonari a turbare lo status quo ristabilito dal Congresso di Vienna. La gente andava in giro con la tuba in testa. I ricchi. I poveri facevano la fame. I lampioni li accendeva il lampionaio ed erano a… candela. Nella Chiusi del Granducato di Toscana, 40 anni prima che Garibaldi partisse da Quarto per la Spedizione di Mille, un gruppo di cittadini amanti della musica misero in piedi la banda… che da allora, per 200 anni, salvo qualche interruzione per cause belliche o di forza maggiore, ha suonato per le feste ricordate, civili e religiose, per l’arrivo o il passaggio di autorità, per i funerali di cittadini illustri. C’era, la banda, anche ai funerali del figlio del sindaco socialista Oreste Venturini, nel 1921, che si trasformarono prima in una manifestazione politica, poi in guerriglia, con i fascisti arrivati da Perugia che fecero tre morti al Rione Carducci e poi per tutta la notte incendiarono e assaltarono case del popolo e poderi di contadini antifascisti…
Una festa grande quella di ieri, per il 200esimo compleanno della Filarmonica. Vi hanno partecipato la Filarmonica Biancalana di Magione e la “Arturo Toscanini” di Piazze, oltre alle due corali locali, la Jacob Arcadelt e la Corale Città di Chiusi. Queste ultime, con la Filarmonica Città di Chiusi hanno eseguito tra gli altri brani un “Va pensiero” che ha sottolineato l’origine risorgimentale del sodalizio, ormai – si può dire – il sodalizio più “anziano” e più longevo della città.
Centinaia, forse migliaia, di giovani e meno giovani, con la Filarmonica si sono appassionati alla musica, hanno imparato a suonare uno strumento e a suonare in orchestra. Hanno allietato momenti felici e accompagnato circostanze tristi.
Chiusi può andare orgogliosa della sua Filarmonica: 200 anni sono un traguardo di tutto rispetto. E la storia naturalmente non è finita e continua, sotto la guida sapiente del Maestro Roberto Fabietti. Uno che di mestiere fa l’operaio per il Comune, e nel tempo libero suona la tromba e dirige la sua orchestra. Anche questo è un particolare significativo. Agli albori della Filarmonica, probabilmente anche la musica era appannaggio esclusivo della classi dominanti, della nobiltà e della borghesia altolocata. Per le classi popolari non c’erano all’epoca molti spazi di svago e di crescita culturale, oltre le osterie. Per fortuna (e grazie al Risorgimento prima, alla Resistenza e alla nascita della Repubblica poi, le cose sono cambiate…) e oggi a Chiusi un operaio dirige l’orchestra cittadina. Non è un fatto banale. Tutt’altro. Lunga vita alla Filarmonica Città di Chiusi.
m.l.
Grazie Lorenzoni credimi quanto è importante sounare uno strumento assieme ai giovani io sono il più anziano e vedere con quanta gioia i giovani vengono alle prove e ti fanno tornare giovane anche a me.Grazie hai scritto un bellissimo articolo
Come hai sottolineato, la Banda è un organismo complesso, con mille sfaccettature. Una di queste facce è appunto l’attività di formazione. Proprio la formazione ha coltivato una “cantera” di maestri chiusini che parte dal giovanissimo Ermete Monni (aveva 14 anni quando è entrato in banda nel 1864 e fu maestro della banda nel 1871) e annovera poi Giuseppe Nenci (dall’ottobre 1888) e su, negli anni, fino a Giovanni Monni (dal 1905 e poi dal 1931 fino al 1959), poi Egisto Marcucci e poi Franco Giannotti e Roberto Fabietti. La banda non è un organismo democratico, è duramente selettivo: se non hai capacità e non studi non puoi arrivare al grado di Maestro. Se sei bravo, non interessa il mestiere che fai: non è la democrazia, ma il lavoro di studio che fai a portarti alla direzione. Una volta arrivato, devi confermarti. E ti posso assicurare che non è uno scherzo: devi essere all’altezza di mode e di richieste, devi avere capacità di gestire con qualità le relazioni personali, devi avere doti di motivatore. Ettorino ti ha tracciato un quadro eloquente: il maestro “combatte” con classi di età e motivazioni assai diverse. Insomma, non si è maestri per caso né per dono dinastico. Devi essere bravo e parecchio.