E LA GIOVANE ELLY MI SCIVOLO’ SUL PERSONAL SHOPPER…
Dalle nostre parti si direbbe “si è cotta un uovo” la segretaria del Pd Elly Schlein a dire in una intervista a Vogue, che per decidere come vestirsi lei si affida ad una “armocromista”, cioè ad una consulente che si fa pagare anche 300 euro l’ora per consigliarti l’abbinamento del maglioncino coi pantaloni e il trench.. Non sia mai che una sbagli il colore. Poi che direbbero i portuali di Genova, tutti notoriamente appassionati lettori di Vogue? Si sa, i portuali di Genova, gli operai di Porto Marghera, o quelli della Lodovichi di Chiusi Scalo sono più fru fru dei mercenari del battaglione Azov che invece leggono Kant…
Anche quel coglione di Abubakar Soumahoro, quando gli beccarono la moglie che coi soldi per l’assistenza ai migranti si comprava vestiti e borse griffate, disse “che il diritto al lusso” è sacro e inviolabile… e lui faceva pure quello che va in parlamento con gli stivali da bracciante agricolo. Non ci fece una gran figura.
Elly è di famiglia benestante, che si vesta bene non è uno scandalo. Diciamo pure che è normale. Che però paghi una “armocromista” per farsi consigliare l’abbinamento dei colori è cosa diversa. Significa che anche lei, la combattiva Elly, la nuova Giovanna d’Arco del Pd, considera la politica una questione di look. Non di idee. Infatti di idee finora ne ha tirate fuori poche. Sul look invece, a quanto pare, è stata molto attenta e puntuale.
Per carità non è la prima che anche a sinistra tradisce un’attenzione particolare verso l’outfit come si dice adesso…
D’Alema, quando era in auge, scivolò sulle scarpe di lusso da più di 1000 euro al paio… E che, mica quando scendi dallo yacht puoi indossare mocassini comprati da Bata… via.. Bertinotti veniva preso per il culo da Guzzanti (e non solo da Guzzanti) per i maglioncini di cashemere e la giacche di tweed stile british cui sembrava molto affezionato, tanto da farne il suo outfit d’ordinanza… Matteo Renzi sdoganò la camicia bianca con le maniche rovesciate su jeans o pantaloni blu. Tutti i comizi e le kermesse – lui adorava le kermesse – le faceva vestito allo stesso modo, un look che piaceva molto anche ai suoi adepti. Anche a Scaramelli e Bettollini… che poi strada facendo se ne affrancò. Sembrava una divisa, come quella dei venditori di Mediolanum.
Nel settembre scorso, quando venne a Chiusi per un comizio elettorale, Elly Schlein si presentò anche lei in pantaloni blu e camicia bianca (foto in alto). Alla Renzi, insomma… A noi non dispiacque in quell’occasione tanto che il giorno dopo titolammo: “Scalda le piazze, ha le idee chiare: e se dopo il voto il Pd si affidasse a Elly Schlein?”. Fatto! verrebbe da dire. Come diceva sempre Renzi. Fin troppo facile fare i profeti, quando in giro c’è solo un mare di nulla. Vedi Letta o Bonaccini.
Non ci era dispiaciuta neanche quella sua dichiarazione – outing – sulla sua relazione con un’altra donna. “Sono una donna, amo un’altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna!” gridò, per rispondere a distanza all’urlo di Giorgia Meloni davanti ad una platea di neofascisti spagnoli…
Ci ha fatto anche piacere che abbia vinto lei le primarie del Pd. Almeno è una faccia un po’ più nuova anche se non nuovissima, e sebbene avesse oltre che per il look una particolare predilezione anche per la candidature. Non si può avere tutto, bisogna anche sapersi accontentare.
Questa cosa dell’armocromista però la fa apparire non una ragazza trendy, non ci sarebbe niente di male, ma un prodotto della politica-spettacolo, della politica che cerca il glamour per bucare lo schermo, piuttosto che la forza di qualche concetto su cui mobilitare la gente. Una politica che è più fumo che arrosto, più scatola che contenuto, uso appropriato del vocabolario per dire poco o niente.
E anche le foto che corredano l’intervista su Vogue Italia, tutte patinate e glamour, frutto di un preciso lavoro di un team di professionisti, nelle quali Elly Schlein appare elegante e in pose studiate, non depongono a favore. Segnano un “salto” rispetto all’immagine di sé giovanile e informale, a volte quasi trasandata, con cui la stessa Schlein si è presentata agli elettori prima delle primarie Pd. Enrica Chicchio, l’ormai famosa “armocromista” di Elly, il salto lo ha pure spiegato su Repubblica: “Elly non ha un look da centro sociale. Abbiamo sostituito l’eskimo con un trench di taglio sartoriale”. Oh yes, direbbe Jannacci. Quell’abbiamo significa che è una cosa concordata. Studiata a tavolino. Chissà quante riunioni avranno fatto per decidere quel “taglio sartoriale”… E mica la segretaria del Pd può metter su un impermeabilino della Upim.
Insomma anche Elly, la nuova star della sinistra di cashmere, morbida come il cashmere, non si discosta da questa deriva della politica. Nel 2018 a farsi fotografare e intervistare da una rivista glamour, “la rivista più autorevole per uomini di successo” fu Maria Elena Boschi: “Niente trucco o quasi, look studiatamente casual, sguardo che vuole essere intrigante davanti all’obiettivo di Oliviero Toscani. Maria Elena Boschi fa la modella per un giorno nel servizio pubblicato oggi dall’edizione italiana della rivista Maxim, che dedica all’ex ministra e sottosegretario la copertina del magazine” così scriveva il quotidiano Il Tempo. Che definì quegli scatti “un’operazione simpatia in salsa glamour informale” della fedelissima di Renzi. Qualcuno storse il naso. Qualcuno pubblicò dei ‘meme’ sui social…
Siamo alle solite Calimero… Qui cambiano le stagioni, cambiano anche i dirigenti, ma alla fine sempre lì si va a cadere. Confrontare le due interviste/foto di Maria Elena Boschi a Maxim e di Elly Schlein a Vogue e trovate le differenze. Un cioccolatino a chi ne trova più di due. Ma non doveva essere un nuovo corso? Una ripartenza da idee e valori diversi? Anche il tipo di testate la dice lunga: un tempo i segretari del partito più importante della sinistra le interviste le rilasciavano a Rinascita o magari al Corriere della Sera, quando proprio volevano dare un tocco di glamour per farsi leggere anche dai frequentatori dei salotti buoni…
Adesso è cambiato il mondo. E quei vestiti da grandi magazzini che portava Berlinguer fanno sorridere.
Renzi e i renziani sono ormai fuori dal Pd, qualcuno se n’è andato proprio in questi giorni perché ritiene la linea Schlein troppo estremista e radicale (vedi i toscani Borghi e Marcucci). In effetti molto “radical” nel senso che al termine radical danno gli americani (Elly ha passaporto Usa) e anche molto “chic” però. Più chic che radical. Almeno a giudicare dai prezzi dichiarati dalla personal shoppers della segretaria, che essendo molto impegnata si deve far aiutare nelle compere. Pagando naturalmente. Se no poverina non ce la fa.
Comunque inutile fare gli schizzinosi… confessatelo: chi al giorno d’oggi non ha il personal shopper e la armocromista? Se una è impiegata o pensionata, o commessa alla Coop non ha diritto ad un look glamour e armonico nei colori?
m.l.
Eccellente
Dietro la volontà dell’apparenza c’è sempre la sostanza,corposa ed importante oppure superficiale e fatua,perchè è sostanza anche quella fatua che fa colorare di fatuo i pensieri e le idee…..Questo vale per tutti. Bisognerebbe invece considerare che dietro il mondo nel quale viviamo oggi l’apparenza è venuta a conquistare un ruolo determinante al punto di far credere che seguire il percorso mediatico ed i suoi valori possa essere questo un sinonimo ed un sintomo di modernità,un inseguire i tempi per non esserne sorpassati e travolti, insomma una camera piena di realismo dove ci si possa cambiare continuamente, una componente della nostra esteriorità, poichè dietro questa risieda il certificato di modernità,intesa in senso positivo,proponente, critico al punto tale che abbia voce in capitolo e sia alla portata dei tempi per ogni problematica che ci si presenti.Tutto il resto evidentemente per molti,appartiene al passato ed a matusalemme.Inizio’ proprio anche un po’ precedentemente al 1968 tale definizione di essere ”matusa”dove il significato era quello di essere ormai ”sorpassati” dai tempi.Ecco l’onnipresenza del complesso mediatico che influenza e faccia anche cambiare il modo di pensare,specialmente nelle giovani generazioni,che abbandonata progressivamente l’osservazione valoriale perchè serve sempre meno in un mondo in continua evoluzione, credono e pensano che la realtà sia quella che venga loro presentata e spesso anche senza un tentativo di critica che spesso viene aborrita sia dal consumismo sia dal fatto entrato come ”liberatorio” delle menti ad esso legate.Perchè spesso per molti il ”consumismo” diciamocelo francamente è il refugium nel quale trovano pace l’irrequitezza e la problematicità del vivere. In pratica il tutto si afferma come necessità e chi se ne stia al di fuori da tale campo sia in ogni caso superato dai tempi mentre nessuno o pochi si rivolgono ai neofiti di tale ”progresso” che in cuor loro si sentono ”alla page” e spesso anche identificano le loro scelte indirizzate dai media come scelte di libertà personale.Che la Schlein su tale argomento abbia fatto uno scivolone anche di carattere culturale sulla ” consigliera armocromista” nessuno lo mette in dubbio ma questo fatto è identificativo della diversità culturale ed anche di come possa essere cambiato il DNA delle persone che ha finito di sicuro per ” dare più spazio al fumo chè non all’arrosto”,perchè alla fin fine il discorso porta inevitabilmente lì. La foto che hai pubblicato di Berlinguer ma come del resto sarebbe stato per molti altri leader politici della nostra gioventù è un immagine che ne cela altre e cioè la ”sostanza” che ne stà dietro, la sobrietà,la ragionevolezza e l’uso del vocabolario appropriato e mai fuori luogo: in pratica l’attendibilità di ciò che uno riesca a dire perchè basato su valori veri.Cosa è che è variato quindi rispetto a tali valori oggi ? E’ variata secondo me una grande componente che è alla base della fonte delle idee e cioè l’autonomia critica formatasi nell’esperienza del confronto e della lotta.Si vede da questo chi abbia prevalso e quale sia stato lo strumento che ha fottuto le classi subalterne negli ultimi 30-40 anni nella loro rincorsa verso il concetto di ”democrazia compiuta” e la risposta non può che essere che quel meccanismo che si identifica come ”apparato mediatico” e la direzione di questo applicata da chi lo manovri. Ecco il ritardo strutturale e culturale dal quale chi crede di difendere gli interessi delle classi subalterne ne dovrebbe tener debito conto. Intendiamoci bene, tutti vivendo in questo mondo ne siamo influenzati perchè sarebbe impossibile non esserlo e la storia ci insegna che per qualche motivo tutto questo sia anche in qualche modo giusto e si accompagni alle libertà individuali delle persone ma un politico-nel caso di cui si parla- dovrebbe essere attento a non esagerare su tale campo che rivela indubbiamente connessioni con il buon senso, con l’economia e con il rispecchiarsi nei bisogni delle persone, in maggior modo quelle che si intende difendere.Ecco perchè nella normalità della vita quotidiana tutti bene o male, chi più chi meno, siamo sensibili a quanto avviene intorno, ma i limiti-soprattutto per un politico dotato di cultura e di osservazione critica- ci dovrebbero essere,specialmente chi sia deputato alla rappresentanza di interessi.Ho detto questo e nello stesso tempo mi viene da paragonare questo aspetto valoriale a quelli della manifestazione della vita e delle relazioni che esiste nel partito democratico americano di Joe Biden, soprattutto da parte della seconda carica dello stato Pamela Harris,quando le si affibbia da parte della maggior parte dei media in Europa ma soprattutto in italia la carica di persona atta a rappresentare le classi che i democratici difendono, per etica, per storia, per rapporti sociali. Pamela Harris è stata eletta ed è una persona la cui meteora individuale e sociale ha brillato in maniera sfolgorante nel panorama istituzionale degli Stati Uniti, sia per successo nel genere di studi compiuti nelle più prestigiose università d’America sia nei rapporti sociali e nelle cariche ricoperte in ogni campo ed in ogni relazione. Ecco bene così, ma mi chiedo come una persona che ha avuto tale escursus di vita possa immaginare e concertare sui bisogni delle classi subalterne, interpretarne i desideri, le finalità, ed in conclusione la politica per portarle ad emergere e progredire nel panorama statico e non dinamico dell’appartenenza delle classi americane, divise da sempre fra la Upper Class e la Lower Class. Probabilmente in tale convinzione è influenzata dal fatto che nella società americana si fà credere che ognuno possa assurgere ad un ruolo determinante per se stessi e per la politica anche venendo da basse classi sociali per le quali la scaltrezza e l’intelligenza messe al frutto dell’uso dell’apparato economico concorrono moltissimo a sfatare l’immobilismo esistente. Oggi come oggi codesta figura si può in qualche modo paragonarla a quella della Schlein la cui famiglia molto abbiente l’abbia fatta studiare in Svizzera,farla immergere grazie alle sostanze possedute a far parte dell’Upper Class statunitense e poi farla arrivare esprimendo posizioni vicine al radicalismo politico (ma solo a parole fin’ora) alla guida del maggior partito della sedicente sinistra in italia. Mi chiedo: cosa abbia masticato tale donna di quell’insieme che Gramsci stesso defini quando parlava dell’ ”intellettuale organico” della tipologia della quale avrebbero avuto bisogno le classi subalterne per sollevarsi dall’atavico status di dipendenza economica e soprattutto culturale? Sappiamo bene quale era la definizione di ” intellettuale” secondo il segretario di quello che fu il partito comunista italiano e che si stemperava nella constatazione che era si di certo la persona colta ed istruita e che poteva elaborare e concepire teorie sociali e valoriali ma che nello stesso tempo fosse una persona che non conoscesse solamente l’astrazione del pensiero ma che conoscesse profondamente ed in maniera riflessiva le condizioni materiali esistenziali che lo portavano ad applicare le metodologie della lotta che si esprimevano nella partecipazione ad un partito. Ecco, ho detto in parole mie quello che secondo me Elly Schlein per esperienza di vita, per censo, per formazione culturale dove pesano anche i rapporti materiali, non rappresenti per me una novità atta a cambiare le sorti del suo partito e ad avviarlo in una risalita nel panorama politico italiano ed europeo, come del resto ancor meno la rappresenta una persona come Pamela Harris nella società americana.Sono anche le caratteristiche dei ” tempi” che hanno la funzione di esprimere la qualità delle persone e quasi certamente questo tempo che viviamo secondo me mostra il ribaltamento e la deformazione dei ruoli, delle idee prodotte non dal caso fortuito o da certe combinazioni empiriche ma dalla reazione del sistema dominante per poter scartare tutte le anomalie che secondo esso potrebbero portare alla sua fine. Così si rivela che chi il sistema appoggia direttamente od indirettamente appoggia il concetto che esso esprime soprattutto sulla giustezza o meno della ripartizione della ricchezza verso i suoi membri.Chi lo contesta e lo vorrebbe cambiare è spinto a farlo perchè vorrebbe partecipare in misura crescente a quella ripartizione che oggi per se stesso e per altri giudica insufficiente.Anche solo da questa visione si evince la fandonia costruita artificialmente che viene spesso portata avanti dall’apparato mediatico che le classi non esistano più.Le classi infatti esistono sempre mentre è variata non la loro funzione antagonista ma sono variati i modi della loro composizione valoriale e di ciò che credono loro stesse che possa rappresentarne l’appartenenza.In tale pensiero si riscontrano molto le peculiarità della società americana ed anglo-sassone che nel tempo sono arrivate ad influenzare quella europea in maniera profonda soprattutto nell’applicazione socio-economica del concetto di consumismo e dei suoi riflessi pscicologici nei comportamenti anche degli stessi italiani. In definitiva potremmo dire che ogni periodo preso in esame ha i propri rappresentanti ma che spesso questi lanciano crociate di cambiamento(Schlein appunto ) ma che rivestono culturalmente tutte le prerogative di un sistema che cambiando nell’esteriorità mantiene ben salde le sue colonne strutturali che si chiamano compressione del lavoro salariato, produzione di beni e servizi che inducono al superfluo non guardando al necessario e la difesa dell’apparato produttivo con i rapporti strutturali esistenti all’interno di questo anche a costo estremo della guerra. Questo è il campo in cui stiamo vivendo e non un altro che ci viene detto che è costantemente indorato dalla parola della democrazia. Basterebbe per sfatare tale concetto il sapere che ”democrazia” è un concetto estensibile anche nel nostro mondo occidentale per la quale a diversi scalini per chi possieda ed ha è democrazia e per chi non possiede e non ha, non è democrazia. Allora a chi ed a che cosa serve lo sventolare di tale idea ? Solamente serve e viene usata per chi ha e possegga, ma oggi anche spesso per chi non ha e non possegga – e che sono i più come numero- è sempre democrazia. C’è qualcosa però che non quadra nel ragionamento di fondo….e ciò che non quadra è il fatto che il numero minore di chi ha si erga a difesa di tale status comprimendo anche non solo i consumi ma anche il pensiero di chi non ha.Ecco credo contro chi e contro cosa occorra lottare.Ma è una grande fatica anche perchè i poveri sono sempre di più e sempre più dipendenti dalle forze che li vogliono poveri,anche perchè la ricchezza di pochi si basa sulla loro povertà,non solo in italia ma in ogni parte del mondo.