CHIUSI, OLTRE GLI ETRUSCHI C’E’ DI PIU’. MA IL TOURING CLUB LO IGNORA

CHIUSI – Sulla pagina “Le proposte del Touring Club: Colline toscane”, compaiono appunto una serie di proposte, per il week end pasquale. La prima è Chiusi che viene così descritta:
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Luogo dove la storia di un popolo straordinario si fonde con le peculiarità di un paesaggio unico nel suo genere. I musei, i cunicoli sotterranei e le vie del centro storico testimoniano la grandezza di una cittadina fra le più importanti della dodecapoli etrusca.
Il lago con il Sentiero della Bonifica, i piatti tipici come i pici e il brustico e un’atmosfera irripetibile ti aspettano per trascorrere una vacanza slow all’insegna del benessere”. Il Touring rimanda al sito www.visitchiusi.it.
Tra le altre proposte figurano il Monte Argentario, Montefollonico, frazione di Torrita di Siena con l’niziativa “Lo gradireste un goccio di vinsanto?”, poi Montaione, un paio di cantine, una del Morellino di Scansano e una dell’etichetta Col d’Orcia…
Fa piacere, senza dubbio, vedere Chiusi fra le proposte del Touring. E giustamente in molti nella cittadina etrusca hanno rilanciato il post, con likes a profusione. Lo hanno fatto anche il sindaco Sonnini e l’assessore Maura Talozzi, più alcuni operatori commerciali e turistici. Il Touring Club è un mezzo di promozione straordinario. Una “firma prestigiosa”. Qualcuno la proposta del Touring la raccoglierà e verrà a visitare Chiusi. Qualunque iniziativa che promuova la città e il territorio è benvenuta. Ovvio.
Però non è che quelli del Touring, cui il Comune di Chiusi paga una quota annuale, si siano sprecati. La descrizione della città è giusto il minimo sindacale. Forse anche un pochettino meno. Perché Chiusi non è solo “una città tra le più importanti della Dodecapoli etrusca” e un luogo in cui si mangia e si beve bene in un paesaggio bello a vedersi. Chiusi è la città più importante della Dodecapoli, l’unica che giunse a sfidare la nascente potenza di Roma. E’ una città che ha avuto grande importanza anche dopo gli etruschi, in epoca Romana come crocevia di comunicazioni e come uno dei principali insediamenti paleocristiani; ha una cattedrale che è tra le più antiche, se non la più antica della Toscana; è stata una “capitale” per più di 300 anni in epoca Longobarda, al pari di Lucca; è stata baluardo orgoglioso, l’ultimo a cadere, della Repubblica di Siena. A Chiusi lasciò la pelle il signore di Perugia Ridolfo Baglioni e il suo sodale Ascanio Della Corgna fu fatto prigioniero proprio nella notte di un venerdì santo. I due erano intenzionati a far polpette della città e finirono loro nel “buglione”. Chiusi è il luogo dell’antefatto che portò alla realizzazione del dipinto più importante del Perugino e di uno dei più importanti di Raffaello: Lo sposalizio della vergine. Chiusi è l’unica città della zona ad esser citata nella Divina Commedia…
Ecco, questo per dire che è assai riduttivo, banale, alla fine anche ingiusto, descrivere Chiusi solo come una importante città etrusca. Chiusi è ANCHE una importante città etrusca, ma non solo questo. E’ molto altro e dopo gli etruschi ha avuto una importanza anche superiore, per secoli. Non per qualche decennio.
Il Touring Club può anche sintetizzare, per carità. Ma oltre gli Etruschi c’è di più. Di cose da vedere e visitare e da conoscere a Chiusi ce ne sono tante, anche relativamente ad epoche successive. Ignorarle non depone a favore.
Applaudire e rilanciare certe “semplificazioni” come fossero manna dal cielo denota – lasciatecelo dire – un provincialismo e un “minimalismo” da paesello che a Chiusi non si addice. E non giova. Dà un’immagine sbagliata e fuorviante della città.
Chiusi è una cittadina in declino, come tante altre, non riesce ad entrare nei circuiti turistici che fanno la differenza, stenta a farsi notare, a far parlare di sé e quando qualcuno lo fa, anche al minimo sindacale, sembra un fatto straordinario. E invece no, dovrebbe essere la norma. Chiusi può e deve pretendere di più di 7 righe, banalotte, su una pagina del Touring Club. Chiusi, per la storia che ha, per ciò che può ancora mettere sul tavolo (e non solo in tavola) tra cattedrale, catacombe, chiese e storie da raccontare non può essere descritta e trattata come Montefollonico o una cantina in Valdorcia…
E se Montefollonico val bene una gita domenicale, Chiusi, anche se non sembra, è un’altra storia. E vero che Chiusi la discesa l’ha cominciata molto tempo fa e già Dante ne parla come di una città esempio di declino e di disfacimento (nel ‘300), ma nonostante le avversità e una lunga striscia di devastazioni ha salvato buona parte dell’argenteria; nonostante la decadenza, ha mantenuto intatto il patrimonio immobiliare che tutt’oggi può essere mostrato con orgoglio e non a capo chino; è rimasta importante crocevia di comunicazioni, comoda da raggiungere sia in auto, che in treno e pure con i mezzi del turismo slow come la bicicletta…
Insomma, per farla breve, fa piacere che il Touring ne parli, fa incazzare la superficialità e la parzialità di quelle righe. Chi accoglierà la proposta e verrà a passare il week end di Pasqua a Chiusi se ne renderà conto di persona. E resterà stupito.
Marco Lorenzoni
Come sempre l’inadeguatezza della quale tu ti lagni è sintomatica della sostanza a cui fanno capo chi pensa e chi scrive nel caso che citi nel contesto di un paese globalizzato che il turismo fabbrica esclusivamente col metro del consumo ma non quello di una cultura che prepari a comprendere a quale opera d’arte o creazione umana siamo di fronte.Il tutto invece che un estensione della cultura alla percezione dei più in maniera socale e progressiva si configura come un decadimento affidandosi al concetto di mero consumo di cultura e non come arricchimento dell’essere.E’ una catena di montaggio ed il risultato è quello che ci si para di fronte quando si accoppiai pici ed il pecorino nonchè il vino che vengono tanto apprezzati dagli stranieri ma anche dagli autoctoni accoppiati al territorio ed alle opere d’arte che contiene ed alla sua storia, magari inserendoli in gabbie prefabbricate come facenti parte del patrimonio mondiale Unesco.E’ un metodo che mette tutto dentro una pentola, la riscalda e ne trae con gli strumenti della presunta modernità quello che si creda serva alla cultura, che nel caso di Chiusi mi sembra che possa benissimo restare come ultima chanche, perchè le politiche locali dipendono molto anche da quelle centrali in fatto di investimenti e se per caso ad un turista frulli nel’idea di visitare le tombe, il primo scalino scivoloso dell’organizzazione culturale inizia a far grinze e a non soddisfare la richiesta non per una sola ragione, perchè fra diverse c’è quella dei soldi, dell’organizzazione, dei soldi a disposizione mal spesi,del personale che manca perchè l’improduttività di una parte del personale per disposizione di legge non è impiegabile nel trasporto dei turisti, poichè siamo in presenza di stipendi improduttivi da quel lato, che non dico che non ci debbano essere e che non debbano aiutare la gente a campare ma proprio perchè in quel senso improduttivi per la cultura occorrerebbe ricorrere ad altri fondi per assicurare il movimento turistico e la visita alle strutture archeologiche.Abbiamo sempre detto che di cultura si potrebbe campare ma quando l’Ente Pubblico non è all’altezza di produrre tutto quello per il quale è stato creato, di cultura si può anche morire se non si trova una via d’uscita. E fin’ora Chiusi la via d’uscita non l’ha trovata, anche e soprattutto per mancanza materiale di fondi ma anche di immaginazione da parte di chi è preposto ad amministrare quei cespiti.Ed oggi ciò di cui tu ti lagni Marco non è altro che l’espressione di un paese (l’italia ed anche Chiusi) amministrati da una classe politica eletta da persone che ritengono che quando siano entrati in cabina elettorale ed apposto un segno di croce sulla scheda elettorale tutto questo possa porrre fine alle loro responsabilità. Questo in tutti i sensi e per ogni occasione comporta il fatto che la politica sia latitante e affidi le iniziative e le decisioni in maniera nettamente insufficiente ad uomini che non fanno altro che rappresentare una cane che si morda la coda.In pratica detto in parole semplici e crude: tale popolo tale classe politica, con di certo qualche eccezione come sempre . Siamo al punto che la riflessione che hai fatto possa essere del tutto ignorata tanto a chi ”risente le tabelline” stà bene così e sanno bene di non doversi confrontare con nessuno,salvo nel periodo elettorale…giusto come il cittadino normale ed anche malizioso osservi che per esempio in periodo pre-elettorale le strade vengano riasfaltate o riparate.In pratica come al tempo dell’alto medio evo e delle signorie che al popolo si dava il contentino per farli rimpizzare un giorno ed il resto dell’anno potevano pure morire di fame.Oggi i modi sono cambiati e di fame non si muore più, ma la sostanza è quella che ho detto ! C’è solo una diversa parte della quantità che non muore di fame,almeno nel nostro emisfero; gli altri ”emisferi” possono pure aspettare i comodi nostri…e tale principio è quello che ha caratterizzato e caratterizza anche attualmente il nostro modo di pensare. Ma tutto questo dovrebbe avere una fine molto vicina poichè sebbene nella storia il metro di misura si faccia non con gli anni ma con i secoli, noi abbiamo avuto alla ribalta nel 1900 il cosiddetto ”secolo dell’Asia” che ha pesato grandemente nelle vicissitudini storiche del pianeta ( India, Cina ,Russia e Pacifico ) oggi abbiamo il degrado a pelle di leopardo del reddito di buona parte della a popolazione mondiale con la concentrazione sempre maggiore ed in meno mano della ricchezza prodotta ed amministrata. Quindi cosa vuol dire tutto questo ? Agli apologeti del capitalismo come sistema vincente che quando si trovano a dimostrare la sua forza direzionale e la sua ineluttabilità, occorrerebbe dire che forse si siano sbagliati e nemmeno di poco perchè se il ciclo dello sviluppo è tornato ad essere discendente anche con l’aumento della durata della vita media per abitante del mondo,oggi nuovi nemici si affacciano all’orizzonte che si chiamano clima, risorse e loro distribuzione,possibilità di guerre crescenti proprio per i canali comunicanti che ha instaurato la globalizzazione ed a tanti che sorridevano e che tutt’oggi ebetamente emettono i sorrisetti di sufficienza di fronte a questo spettacolo pensando in qualche modo di scamparla, vorrei dire che nulla spesso è più disastroso dall’avere grandi idee(apologia dello sviluppo ) in un piccolo cervello.E’ il concetto alla fine dello sviluppo infinito che cozza contro la loro essenza, e di questi è pieno il mondo e sono anche tutti i giorni vicini a noi, in italia, alla TV ed anche nei piccoli paesi che sembrano distanti dal prendere coscenza di tutto questo e che stanno arrivando alla frutta, soprattutto guidati da comparti politici espressione mediatica di quel pensiero, perchè le loro ragionidi ciò che portano sono una diretta derivazione di tutto quello che dicevamo.Ed il turismo c’entra anche lui…..per il semplice fatto che è una risultante di tutto questo malessere che piano piano si è affermato e che ormai una buona parte della nostra società di tutto questo ne ha preso coscenza ma evita silenziosamente di mettercisi in relazione al punto che quasi sembra che voglia esorcizzare il futuro ma ben sapendo che se la caratteristica della politica è quella che è vero che ” la politica o la fai o la subisci”, abbia scelto di prepararsi per la seconda ipotesi.