VALNESTORE E PASSIGNANO, IMPORTANTI PROGETTI PRODUTTIVI ALL’ORIZZONTE. PARTE UN PICCOLO RINASCIMENTO INDUSTRIALE?

venerdì 01st, aprile 2022 / 15:25
VALNESTORE E PASSIGNANO, IMPORTANTI PROGETTI PRODUTTIVI ALL’ORIZZONTE. PARTE UN PICCOLO RINASCIMENTO INDUSTRIALE?
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TAVERNELLE – Doveva essere delocalizzata in Croazia, sarebbe stato così uno dei tanti episodi di desertificazione industriale a cui i Paesi occidentali hanno assistito inermi negli ultimi decenni e invece è rimasta in Italia, in Umbria e più dettagliatamente in Val Nestore. Si tratta della PFC Power, ovvero la nuova azienda diche produce trasformatori, nata dalle ceneri della PFC Magnetic, un’esperienza imprenditoriale finita male e con vistosi buchi nei bilanci. I due soci che l’hanno rilevata dal Tribunale sono Giorgio Fornaciari e Stefano Burini. E forse anche il fatto che l’azienda non sia finita in uno dei tanti Paesi dove la manodopera costa pochissimo, è un segno dei tempi che si stanno vivendo: la fine della cosiddetta globalizzazione. Quel fenomeno caratterizzato da una economia finanziaria speculativa che stava come un firmamento sopra i governi e la politica, che infatti soccombevano.
“Il fenomeno del rientro in Europa di molte aziende è un fatto oramai constatabile” asseriscono Fornaciari e Burini.  Dunque tre ani fa parte la nuova avventura industriale, in questo angolo di terra umbra confinante con la Toscana, che per tanti anni era stato uno dei Distretti industriali più significativi della Regione, ma che oggi, a seguito proprio della globalizzazione degli anni passati, si ritrova a fare i conti con una desertificazione industriale che ha fatto scendere gli addetti all’industria da alcune migliaia di unità a poche centinaia. Con un disastroso risultato sul piano economico, un effetto domino che ha portato a chiudere molte attività di quella che fino a pochi anni fa era una vasta rete produttiva, commerciale e artigianale. Sì, quei capannoni un tempo simboli di progresso e benessere, oggi grigi e abbandonati alle erbacce, sono il segno di un eldorado finito che mette tanta angoscia nell’animo.
Ecco perché questo investimento industriale, che al momento occupa cinquanta dipendenti, ma che nei programmi dei due soci dovrebbe arrivare nel giro di un anno appena, a dare lavoro almeno a 150 dipendenti, con un investimento, a breve, di circa 4 milioni di euro, viene vissuto in Val Nestore come un segno di speranza, la speranza di poter guardare di nuovo ad un possibile futuro.
Anche PFC Power, però, come tutte le imprese manifatturiere di questo estremo lembo di terra umbra, soffre della mancanza di infrastrutture adeguate: “Il trasporto incide per il 12% sui costi”. La Direzione aziendale, forte dei tanti contratti per svariati milioni di euro, con aziende importanti anche di livello internazionali, annuncia che presto inizierà la costruzione di un nuovo stabilimento.
Ma all’orizzonte c’è anche la costituzione di un polo tecnologico di ricerca sulla robotizzazione, l’Università di Cassino e quella di Perugia, già sono in contatto. “Noi prevediamo – dicono con entusiasmo i due soci – di poter realizzare anche un’area piuttosto ampia di verde attrezzato, dove poter ospitare i bambini delle tante donne che qui lavorano”. Non fanno mistero in questo di ispirarsi ad Adriano Olivetti, alla perugina Spagnoli. “Nella nostra azienda – affermano soddisfatti – vi lavorano persone provenienti da tutti i continenti e non si prendono i tanto odiati tempi di lavorazione”.
Quello che li ha delusi un po’ è stato l’atteggiamento delle Istituzioni regionali e locali che almeno inizialmente sono sembrate un po’ distratte. Ma proprio in queste ultime ore sono stati avviati contatti con la finanziaria regionale Gepafin che potrebbe entrare nell’operazione. Vedremo…
Che in Valnestore, dopo gli anni della crisi, delle delocalizzazioni, dei fallimenti di quello che era un polo produttivo tra i più rilevanti dell’Umbria, stia cominciando un piccolo rinascimento industriale? Ce lo auguriamo.
Intanto anche dalla sponda nord del Lago Trasimeno arrivano buone notizie circa gli investimenti produttivi. Si parla infatti della realizzazione di un impianto da circa dieci milioni di euro che potrebbe diventare il punto di riferimento per tutta l’Umbria per quanto riguarda il recupero delle materie tessili. Il progetto è della Tsa, l’azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti per l’area del Trasimeno. Recentemente la giunta regionale ha dato l’ok. Il progetto del «Textile hub», che sorgerebbe a Passignano sul Trasimeno, si inserirebbe tra quelli finanziabili con i fondi del Pnrr, nell’ambito dei bandi del ministero della Transizione ecologica.
Renato Casaioli
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