RILEGGERE UN PO’ DI STORIA FA BENE: A SANFATUCCHIO SI E’ PARLATO DI FOIBE E… VENERDI’ 10 A MOIANO PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI LORENZONI “VOCE DEL VERBO TRADIRE” IN UNO DEI LUOGHI DEL DELITTO

RILEGGERE UN PO’ DI STORIA FA BENE: A SANFATUCCHIO SI E’ PARLATO DI FOIBE E… VENERDI’ 10 A MOIANO PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI LORENZONI “VOCE DEL VERBO TRADIRE” IN UNO DEI LUOGHI DEL DELITTO
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In una estate in cui i grandi eventi di massa (feste paesane, politiche, concerti ecc.) hanno dovuto fare i conti, ancora, con le restrizioni anticovid e dove non sono saltati del tutto si sono svolti in forma ridotta, non sono mancati invece gli incontri con gli autori e le presentazioni di libri. Se ne sono contate parecchie a Città della Pieve, a Chiusi, a Castiglione del Lago, San Casciano Bagni, Cetona…

Il 3 settembre, per esempio, a Sanfatucchio, frazione di Castiglione del Lago, il locale circolo Pd, in collaborazione con la libreria Libri Parlanti della cittadina lacustre, ha organizzato presso la Casa del Popolo, la presentazione di un libro scomodo. Titolo: “E allora le foibe?“, autore lo storico Eric Gobetti. Il sindaco castiglionese Burico e Alessandro Torrini, dirigente Pd che è stato in corsa per la segreteria regionale del partito, l’hanno definito “un bel contributo alla verità” su un tema controverso e politicamente divisivo.

Il titolo scelto da Gobetti riecheggia una domanda, una specie di mantra che la destra ha spesso contrapposto alle celebrazioni del 25 aprile, alla riaffermazione dei principi antifascisti, in una sorta di guerra di slogan tra revisionisti, negazionisti e duri e puri, senza però mai entrare nel merito dei fatti storici accertati.  Con il suo libro, edito da Laterza nella collana “i Robinson Fact Cheking”, Eric Gobetti prova invece ad entrarci, nel merito. Mettendo nero su bianco dati, fatti, numeri su quella che fu l’occupazione italiana dei territori della ex Jugoslavia (l’Istria, la Dalmazia, il Montenegro…) e il periodo cruentissimo che va dal 1943 al 1945. Come  noto in Italia il 10 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata del ricordo, proprio per ricordare le vittime delle foibe, cioè gli italiani uccisi e gettati nella cavità carsiche dai partigiani di Tito…

Gobetti non parteggia, spiega. “Se è legittimo, infatti, avere delle idee diverse, dall’altra non si può non partire dalle fonti. In questo mio libro, dunque, non voglio contrapporre la mia verità ad altre, ma partendo dalle fonti su cui tutti gli studiosi concordano, dò la mia interpretazione”. Non nasconde che  “su questo tema si è imposta una verità ufficiale fatta di stereotipi e luoghi comuni. Chi li mette in discussione viene immediatamente tacciato di negazionismo”. Per esempio “si sente spesso ripetere che i territori in questione fossero italiani da sempre. È totalmente falso, perché diventano italiani dopo la Prima guerra mondiale e lo restano fino alla fine della Seconda, quindi per poco più di 20 anni”. Gobetti cerca di evitare che il ricordo riguardi solo una parte delle vittime, ma contempli tutte le persone colpite da questa tragedia, senza negare i morti italiani ma aggiungendo anche quelli slavi, “donne e bambini lasciati morire di fame nel campo di Arbe dal nostro esercito”, “i 2500 civili (tra cui diversi italiani) uccisi dai nazisti (e fascisti) nell’ottobre 1943 in Istria, i 500 uccisi dai partigiani (ma non solo)”.

Le celebrazioni legate al 10 febbaio, precisa Gobetti hanno “finito per inglobare non solo le memorie per troppo tempo marginalizzate degli esuli e delle loro famiglie, ma anche dei fascisti, le cui responsabilità sono intrinsecamente legate con il destino di quelle comunità.  Se vediamo chi ha ricevuto le medaglie che il Giorno del Ricordo riconosce agli infoibati, ci rendiamo conto che molti sono ex militi delle organizzazioni fasciste”. La questione delle foibe è un problema complesso che ha bisogno di una narrazione complessa, che coinvolga un accurato studio e confronto delle fonti, non solo scritte e orali ma anche fotografiche, evitando l’uso di immagini decontestualizzate che vengono utilizzate per rinforzare tesi con cui però non hanno nulla a che fare.

Si può fare ad esempio un confronto confronto tra le foibe e l’Olocausto? Secondo Gobetti, no: “Fermo restando che ogni violenza gratuita è condannabile” scrive Gobetti “da un punto di vista storico il paragone non ha alcun senso. Non tanto per l’ordine di grandezza, ma soprattutto per le motivazioni degli aggressori e per la tipologia delle vittime. Le uccisioni commesse sul confine orientale e nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945 non possono essere in alcun modo considerata un tentativo di genocidio e le vittime non sono individuate in quanto appartenenti ad uno specifico popolo”. Un libro, quello di Gobetti che si pone quindi come uno strumento a disposizione di tutti coloro che vogliamo capire la storia andando oltre i miti le verità dei vincitori ma guardando a quello di cui la storia è fatta: numeri, dati, fatti.

E per rimanere in tema di libri e di vicende storiche rilette in chiave letteraria e riportate alla ribalta, venerdì 10 settembre alle ore 18,00 si terrà a Moiano, la presentazione del libro “Voce del verbo tradire” di Marco Lorenzoni, direttore di Primapagina.  In questo caso si trata di 20 storie che l’autore definisce “ignobili”. Storie lontane, lontanissime, ma anche più vicine nel tempo e tutte molto vicine nello spazio, perché riguardanti la “terra di mezzo” e dunque questo territorio, a cavallo tra Umbria e Toscana, da Annibale ai giorni nostri…

L’appputamento è ancora in un Casa del Popolo, e anche in uno dei “luoghi del delitto”, perché alcune delle storie raccontate nel libro hanno per teatro proprio Moiano, Caioncola, la zona del Trasimeno e quella Casa del Popolo…

Nel libro di Lorenzoni c’è Annibale che scendendo verso Roma cerca di evitare Chiusi e devia verso il Trasimeno e lì combatte, con inganno, una battaglia epica contro i Romani… C’è un anello che dicono sia quello dello sposalizio della vergine Maria che una notte sparisce da Chiusi e finisce a Perugia, trafugato da un frate tedesco infedele….. C’è la congiura di Magione contro Cesare Borgia, finita malissimo a Città della Pieve… C’è una carneficina con 500 morti perpetrata a Chiusi dai difensori della Repubblica di Siena, con un inganno degno del cavallo di Troia, ai danni di Ascanio Della Corgna e dei perugini… C’è un garibaldino chiusino che va a combattere coi Mille in Sicilia e poi si ritrova a dare la caccia a Jesse James nel sud degli States dopo la guerra di Secessione… C’è un brigante di Maremma che viene ucciso in casa di una contadina di Chiusi a Capalbio alla fine dell’800…  C’è un partigiano ucciso dai partigiani alla Cartiera di Sarteano; ci sono i Brigasti rossi della cellula di Moiano e quel poveraccio di Luigino Scricciolo scagionato dopo 20 anni dall’accusa di essere un terrorista e una spia e morto di crepacuore per quella faccenda…  Ci sono i neofascisti che la notte dell’Immacolata del ’70 aspettano l’ora x del golpe davanti ad una fabbrica di Passignano… C’è il biondino bello e di ghiaccio che uccide la fidanzatina castiglionese incinta alla periferia di Chiusi Scalo nell’86 e il commissario che lo arresta che muore in circostanze misteriose in Umbria…  C’è la stagione dei “sequestri di persona” che vide Chiusi, Città della Pieve e i paesi circostanti militarizzati e setacciati palmo a palmo… C’è la morte di un dirigente del Monte dei Paschi, volato da una finestra della banca, come Pinelli dalla questura di Milano e un falegname umbro pestato e morto in carcere a Perugia come Stefano Cucchi… Un libro che attraverso 20 storie solo apparentemente locali e un punto di vista particolare racconta di fatto la storia d’Italia

L’iniziativa è promossa dal Circolo ARCI di Moiano e dalla Casa del Popolo. Dialogheranno con l’autore Maria Luisa Meo docente del Liceo Italo Calvino di Città della Pieve e Andrea Chioini giornalista di Cronache Umbre e già volto noto del Tg regionale di Rai 3. Introduce Marco Cannoni.

R.C.

 

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