CHIUSI OMAGGIA DON MOSE’, IL PRETE DI TUTTI
CHIUSI – Ieri, domenica 2 maggio, con una cerimonia sobria, nel rispetto delle norme di sicurezza anti covid, Chiusi ha reso omaggio ad una figura importante della comunità. Il Comune ha infatti deciso di intitolare la piazzetta dell’Olivazzo, uno dei punti più suggestivi e panoramici del centro storico, a Don Mosè Mannelli, parroco chiusino scomparso nel 2015. Scelta forse non casuale, perché proprio lì a due passi da piazza Olivazzo Don Mosè ci abitava.
E non è causale neanche la scelta di dedicargli uno spazio della città. Perché Don Mosè è stato un prete speciale. E un amico di tutti. Fortemente legato e ancorato all’ambiente del centro storico, Don Mosè è stato la figura di riferimento della chiesa conciliare in una città sede di Curia, che invece è stata a lungo segnata da una Chiesa piuttosto conservatrice. Don Mosè, sotto l’egida del Vescovo Baldini, ruppe gli schemi e per decenni, dalla metà degli anni ’50 a tutti i 90 è stato un formidabile predicatore, ma anche un seminatore di speranze e di valori solidi, un infaticabile e vulcanico organizzatore. Intorno a lui, al Circolo Graziano da Chiusi, nei campeggi estivi, sono cresciute e si sono formate generazioni di giovani… Ma no solo di… chierichetti. Don Mosè è stato interprete della Chiesa del Concilio nel senso che era attento anche a ciò che stava fuori e lontano dalla Chiesa. Si deve a lui la scelta, negli anni ’70 di smantellare il grande altare barocco della Cattedrale, da cui il prete diceva messa volgendo le spalle ai fedeli, con un più spartano altare in pietra, che ricorda la chiesa dei primordi e precisamente quello della Catacomba d Santa Mustiola, da cui guardarli in faccia… Può sembrare un fatto banale, ma non lo fu, perché i quel momento nulla era banale. E qual “cambio di prospettiva” fu l’equivalente della decisione dei comunisti di togliere i ritratti di Stalin dalle sezioni… Perché negli anni ’70 ancora qualcuno ce n’era.
Don Mosè aveva un sorriso e una battuta per tutti… E’ stato un prete attivo e generoso. Per le gerarchie ecclesiastiche anche troppo, tanto che ormai anziano, ad un certo punto fu pure allontanato dalla sua Chiusi e mandato per un periodo in un convento ad espiare i suoi peccati di generosità… Qualcuno tra i suoi amici più stretti si rivolse al nostro giornale per sapere che fine avesse fatto… La Chiesa non ci vai mai tanto leggera. Dopo qualche mese però Don Mosè tornò e fino alla fine, avvenuta 6 anni fa, ha dispensato parole di amicizia e fraternità, senza distinzioni.
Ha fatto bene il Comune a intitolargli un angolo della città, uno dei più belli, lasciando comunque il vecchio nome: “Piazza Don Mosè Mannelli già Piazza Olivazzo” , come fu fanno alcuni anni fa con l’intitolazione di Piazza Duomo al vescovo Carlo Baldini.
E’ giusto che una città renda merito e onore ai cittadini che hanno lasciato un segno. E Don Mosè lo ha lasciato di sicuro.
Durante lo screening di massa di febbraio, davanti al Vescovo Manetti e al presidente della Regione Giani, il sindaco Bettollini annunciò la decisione di intitolare il piazzale adiacente a Piazza XXVI giugno (quello dove oggi si tiene il mercato settimanale) ad un altra figura rilevante: Loris Scricciolo, membro del CLN per il Partito d’Azione, poi dirigente e deputato socialista, vicepresidente del Monte dei Paschi, vicesindaco e consigliere comunale per decenni. Certamente una figura più controversa, rispetto a Don Mosè Mannelli, ma in ogni caso un protagonista di una lunga stagione politica. Ci piacerebbe che anche altri protagonisti della storia e delle vicende politiche e sociali locali avessero anche loro un “luogo dedicato”. Pensiamo per esempio a Leo Vagnetti e Ilario Rosati rispettivamente leader della Democrazia Cristiana e sindaco, consigliere regionale e dirigente comunista, ma anche divulgatore della storia locale.
Da queste colonne, il 31 luglio dell’anno scorso proponemmo l’intitolazione di uno spazio della città ad un altro “concittadino illustre”, nello specifico uno scrittore e giornalista, tra i più importanti della seconda metà del ‘900: Ottiero Ottieri, “Il termine scrittore, anche con l’aggettivo grande, è riduttivo per descrivere la figura di Ottiero Ottieri. Che è stato anche traduttore, sociologo, funzionario di industria e divulgatore scientifico e autore di testi teatrali. E per sua stessa ammissione anche un “intellettuale di sinistra”. Ottieri è morto il 25 luglio del 2002 ed è sepolto a Chiusi. Quella proposta trovò consensi e qualche giorno dopo un primo articolo, il 3 agosto la precisammo meglio, lanciando l’idea di intitolare ad Ottiero Otieri uno “spazio culturale”, ovvero la tensostruttura del complesso San Francesco, che è luogo di spettacoli e incontri, ma anche giardino della Biblioteca Comunale. Insomma un luogo adatta alla figura di uno scrittore. Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale, mettesse in agenda anche questa “delibera” prima della fine del mandato. Il covid finora ha bloccato tutto, adesso con il lockdown allentato, qualcosa si può fare. Il 25 luglio potrebbe essere una data simbolica. Sindaco Bettollini, pensaci…
m.l.
io proporrei anche di intitolare il campino di Rione a Franco Rosati
Qualcuno lo ha già fatto e come primapagina ci siamo detti dichiarati d’accordo: https://www.primapaginachiusi.it/2021/03/chiusi-piange-la-scomparsa-di-rosebio/… Giusto rendere omaggio non solo ai personaggi della politica e della “società civile”, ma anche a quelli dello sport e della cultura.
Ma il giornalista lo sa che è la Commissione Toponomastica a proporre e portare in Consiglio Comunale? Certo che lo sa ma si vede che gli conviene non scriverlo
La commissione toponomastica non è un organo asettico, indipendente e autonomo, né un partito… è un organo del Comune. E non capisco francamente cosa tu voglia dire con questa puntualizzazione. Poi per quanto riguarda le strade e le piazze, è la commissione toponomastica a fare la proposta (magari recependo sollecitazioni di altri), per quanto riguarda altri luoghi (tipo sale, campi sportivi o spazi interni a parchi e giardini o edifici) credo che basti una delibera del Consiglio Comunale)…
Domanda per chi non ne sà nulla sulle procedure: ma è sufficiente che il Consiglio Comunale deliberi una intotalazione ed il fatto può avvenire da subito oppure c’è un rispetto di una data sulla questione che debba rispettare una disposizione sull’impegno che possa avvenire dopo una certa data dopo la morte?
Per intitolare una strada ad una persona quest’ultima deve essere morta da almeno 10 anni, salvo deroghe della Prefettura. A Moro, Berlinguer, Falcone e Borsellino sono state intitolate vie e piazze anche prima dei 10 anni… Per strade e piazze serve indicazione della commissione toponomastica. Per altri luoghi, tipo sale o spazi interno ad edifici, giardini, impianti sportivi, basta una delibera del Consiglio. Nello specifico per intitolare la Tensostruttura San Francesco ad Ottiero Ottieri, per esempio, basterebbe la delibera. E i 10 anni sono passati.